Di nuovo il tema di un'amore che finisce, descritto in maniera partecipata e sofferta.
Qui, rispetto a "Non so cos'è", c'è ancora più buio. Non si ricorda più neanche la prima fase, quella della felicità raggiunta. C'è solo la seconda, lunga fase ("per anni, per anni"), quando la luce viene sempre più a mancare, e c'è la terza fase, il dopo, quando ci si sente privati persino della propria identità ("non so più chi sono") e dei propri sentimenti ("cosa penso / cosa sento"). Perchè l'amore aveva comportato il dono di tutto se stessi ("agli abbracci concessi"), e quel tutto ci è stato rubato. L'amore aveva spinto a compiere azioni che in condizioni normali non avremmo mai compiuto ("agli sbagli commessi"), e anche quelle, adesso, ricadono solo su di noi dandoci disgusto (tutto era bugia, falsità, un mondo di "arpie").
I versi scivolano musicali come su un'altalena, che oscilla in continuazione fra una fase e l'altra.
Un altra bella poesia, tristemente contagiosa. Scritta in uno di quei momenti bui in cui si pensa di aver vissuto invano.
Ma il solo fatto di essere ancora vivi, di scoprire che ogni giorno il sole sorgerà ancora, dovrebbe farci riflettere. Più facile a dirsi che a farsi, lo so. |