Recensioni per
Rhopalocera - Sursum Corda
di blackjessamine

Questa storia ha ottenuto 15 recensioni.
Positive : 15
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
11/05/21, ore 19:34

Siamo arrivate alla fine, credimi se ti dico che sono emozionata anche io – e non oso immaginare quanto lo sia stata tu nel momento in cui hai messo il punto fermo finale.
È stata una raccolta che ha subito un percorso travagliato, è proprio vero, e quando ho creduto che non avrebbe avuto più un seguito tu hai deciso di darle un'altra possibilità, e io non posso che essertene grata, perché ci hai permesso di leggere queste finestre meravigliose sui tuoi personaggi.
Ho tentato in più occasioni di commentare e ragionare sull'aspetto stilistico di questo progetto e anche ora che è concluso non posso non lodarne la coerenza e la coesione interne: è una poesia sporca di prosa la tua, qualcosa di estremamente contemporaneo e per tale ragione libero e alla ricerca di quanta più emotività possibile, ma è anche una poesia caratterizzata da un lessico specifico, proprio di questi personaggi e di questa raccolta – in cui si riconrrono immagini e parole oltre che emozioni.
Non posso dirti che correrò a inserirla tra le preferite perché è lì da tempo!
Ecco, vedi, divago come ogni volta, ma ormai ti sarai rassegnata a queste mie recensioni piene zeppe di parole senza senso. Solo che, insomma, come si commenta l'emozione? Come si spiega quello che riesce a trasmetterti un componimento come il tuo, capace di mostrare tutta la forza del legame narrato? Io proprio non lo so, e allora mi arrampico sugli specchi e cerco di dirti qualcosa, perché delle parole le meriti e l'idea di leggere e tacere non mi piace neanche un po' – quindi sopportami e apprezza lo sforzo! XD
Dicevamo.
Siamo arrivate a maggio e questi Ole e Homer mi sono parsi proprio quelli dell'ultimo capitolo di Surya Namaskara, quelli che finalmente si sono ritrovati e che ciò nonostante tracciano ancora linee di demarcazione tra ciò che sono stati, ciò che possono essere e ciò che sono. Bellissimo come ormai non abbia più alcuna importanza la voce narrante, sono un noi e l'uno si confonde nell'altro, dove tutto ciò che desiderano è quella presenza che per troppo tempo è stata assenza.
Tra tutte, la seconda strofa è forse la mia preferita: Maggio è il mese | delle nostre dita distese | (tese, come rose neonate) | a tracciare disegni | di un solo colore trovo mostri l'unione, perché le dita sono distese e tese come rose appena sbocciate – che potranno anche avere vita breve, ma rifioriscono ogni volta, a oltranza – e tracciano disegni di un solo colore che è il loro, è finalmente quel noi che hanno ricercato per tanto tempo e che tu hai inseguito per un anno intero.
Non so, ho sempre il timore di capire poco o non capire affatto e nel caso mi scuso, ma è questo che ho rivisto nell'ultimo componimento, il noi, ed è anche quello che speravo di trovare (anche se non credevo fossimo già arrivate alla conclusione!).
Dovrei scriverti molto altro, ma temo che continuerei a dirti parole senza senso, quindi concludo qui e, oltre a farti tanti tanti complimenti per questo meraviglioso progetto, ti rinnovo il mio grazie per averci creduto e averlo condiviso con noi.
Leggerti è sempre bellissimo e questa raccolta avrà sempre un posto speciale tra le mie letture.
Un grande abbraccio!

Recensore Master
11/04/21, ore 20:27

Che meraviglioso uso delle parole.
Mi sono sentit* trasportare nel tuo mondo onirico, ma così concreto.
Dove il caldo di giugno mi si è posato sulla pelle, dove lo stupore dell'infanzia si è fatto reale.
Quelle ginocchia sbucciate avrebbero potuto essere le mie.
Grazie.

Recensore Master
11/04/21, ore 19:40

Siamo sempre futuro.
Cosa posso aggiungere?
Temo che questa recensione avrà meno senso del solito, ma questa poesia mi ha lasciata piena zeppa di emozioni, e questa volta tutte bellissime. Aprile è il mese dell'età adulta e del tempo in cui hanno smesso le maschere e si confrontano per ciò che sono e provano l'uno per l'altro.
Io, sul serio, trovo meravigliosa questa raccolta, e vera e propria poesia ogni componimento che la compone, dove il lessico è sempre scelto con cura e le immagini aprono finestre su un universo emotivo che è pieno e totalizzante.
La citazione con cui ho aperto la recensione credo dica proprio tutto su Ole e Homer: da un lato il presagio di un adesso che non arriva mai, dall'altro la certezza che ci sarà sempre un futuro ad attenderli – e potrà anche essere lontano, ma ci sarà, questa è una certezza.
Molto particolare il titolo della poesia e bello che sia un verso inserito nella strofa in cui si trovano, mi è parso vederli ammettere di essere l'uno specchio dell'altro, in questo gioco lessicale che unisce e scinde: forse dico una sciocchezza, ma mi è parso anche un modo per dire che sono due parti di un insieme (comete: insieme; come te: le due parti scisse che devono ricongiungersi). Se non ho capito niente, perdonami.
La conclusione, come sempre, riesce a essere di grande impatto, scegli sempre le sequenze perfette per concludere i tuoi componimenti. Neanche a dirlo, ho amato tantissimo quella parentesi, eloquente nel suo esserci e nascondersi.
Scusami se ho detto cose senza né capo né coda, ma ci tenevo a passare.
Tu sei sempre bravissima e questa raccolta è una delle cose più belle che sto leggendo su questo sito.
Un abbraccio!
(Recensione modificata il 11/04/2021 - 07:42 pm)

Recensore Master
14/03/21, ore 19:06

E va bene, non ho resistito, sono di nuovo qui.
Credo di avere un po' gli occhi lucidi.
Questo marzo è breve, immediato, ma quanto è forte?
Sono insieme.
Loro sono insieme e io sto scrivendo un commento che non è un commento, ma un susseguirsi di parole. La prima cosa che ho pensato quando ho letto la seconda strofa è che hanno (e abbiamo assieme a loro) fatto davvero tanta strada: finalmente si camminano accanto, e non ha più neanche importanza capire se la voce narrante sia Ole o Homer, perché entrambi hanno avuto bisogno di questo insegnamento, sia pure per motivi diversi.
È bellissima la consapevolezza che emerge da questi versi, sa di quiete, di un cullarsi in un legame cui ormai hanno capito di doversi arrendere, perché è qualcosa che si agita dentro di loro e fa parte di loro – è sempre un ritorno scrivi, e io mi sono ritrovata a esultare.
E qui non si cercano più, se a febbraio c'erano pur senza cercarsi, a marzo capiscono che cercarsi in fondo non ha senso, perché sei | il piede | che completa | il mio passo – con le maschere cadute, si riscoprono l'uno accanto all'altro sempre e comunque.
Mi ha emozionata, è meravigliosa e io, non so, credo che questa raccolta di poesie sia tra gli scritti più belli ed emotivi che abbia avuto il piacere di leggere su questo sito.
Come ogni volta spero di aver colto almeno una sfumatura di ciò che hai scritto, grazie di condividere con noi le emozioni dei tuoi personaggi.
Ti saluto di nuovo con a presto (spero!) perché ho tantissimo di tuo da recuperare, a partire da Ole e Homer!
Un abbraccio!

Recensore Master
14/03/21, ore 18:45

Ciao, Greta.
Sono qui in punta di piedi, come ogni volta, affascinata dai tuoi componimenti, certa di non averne colto ogni sfumatura.
Tornare da Ole e Homer è sempre meraviglioso, hanno una carica emotiva così enorme che è impossibile restare indifferenti ai loro affanni, a questo amore fatto di lontananze e silenzi – ostacoli che tuttavia non sono mai più forti del legame che li unisce.
Credo di avertelo detto già in altre occasioni, ma trovo che questi due personaggi siano tra le creazioni più belle della tua penna – tra quelle che sino ad ora ho letto, ovviamente! –, non solo perché sono creature tue, ma proprio per la carica emotiva sopracitata, per questa forza che hanno, per la loro capacità di essere personaggi a tutto tondo. C'è una coerenza di fondo in tutto il progetto che stai portando avanti tra raccolte, minilong e oneshot singole che è incredibile e che dà l'idea di quanto tu ci abbia ragionato e ci ragioni su Ole e Homer, su quanto sia solida la storia che ci racconti.
Questo componimento mi ha lasciata estasiata e l'ho letto e riletto per tentare di coglierne quante più sfumature possibili – credo che dovrò rileggerlo ancora! Mi ha dato l'impressione di essere più ermetico degli altri, più sfuggente, così come si sfuggono Ole e Homer nonostante quella che è ormai l'evidenza del loro oltre, del loro non potersi più dire semplice amici. Febbraio li trova insieme e divisi, in bilico tra l'accettare totalmente quello che sono e la consapevolezza che, sì, fuggiranno ancora, la vita li porterà ancora distanti. Eppure, questa volta se lo dicono, ci aspettiamo | anche quando | non sappiamo più di cercarci. Trovo sia una conclusione meravigliosa, capace di riassumere tutto ciò che hanno vissuto sino ad ora: Ole e Homer sono così, lo sono sempre stati, si aspettano a oltranza, anche quando non hanno più idea di cercarsi (né forse di come farlo).
Insomma, alla fine ti scrivo sempre recensioni senza capo né coda, e me ne dispiace perché meriteresti qualcosa di meglio, ma mi lasci sempre senza parole, incantata dalla bellezza dei tuoi versi e del legame che unisce i tuoi personaggi.
Bravissima come sempre, spero a presto.
Un abbraccio!
(Recensione modificata il 14/03/2021 - 06:48 pm)

Recensore Veterano
14/03/21, ore 09:57

Ciao, eccomi qui per lo scambio a catena.

Dunque, ho letto questa poesia e, devo dire, mi ha trasmesso sensazioni contrastanti: sicuramente la speranza di un arrivo che, da ciò che ho intuito, purtroppo non ci sarà mai. Dall'altra tristezza, tanta tristezza proprio perchè, man mano che leggevo, sapevo che queste persone probabilmente, non si sarebbero mai più incontrate.

Ti dico che l'ho letta interamente come originale, per ciò puà essere abbia anche avuto una percezione sbagliata, ma è ciò che ho sentito ed è una delle motivazioni che mi hanno portata a scegliere di recensire questo primo capiotlo di questa tua raccolta.

Il tuo stile mi piace davvero tanto, non ho notato errori ed ho notato quanto riesci ad immedesimarti nei personaggi narranti, come fossi tu direttamente a raccontare: complimenti davvero, non è facile al giorno d'oggi trovare questo tipo di autori ed autrici.

Ti lascio con un grande in bocca al lupo per i tuoi futuri progetti, buona Domenica e a presto!

Recensore Master
16/01/21, ore 18:58

Direi che ne abbiamo fatti di passi in avanti se da Prima ancora di saperti respiro siamo arrivate a Respiriamo comunque lo stesso respiro. Non so, o non ricordo, se tu abbia già ultimato la raccolta o la stia scrivendo man mano, ma in ogni caso sappi che ha una coerenza interna straordinaria e che per quanto mi riguarda è una vera e propria narrazione in versi, dove ogni componimento rappresenta un episodio utile a comporre la trama, a comprendere le emozioni dei tuoi protagonisti – non credo sia semplice dare vita a una struttura simile, ma posso dirti che letta tutta d'un fiato questa è la prima impressione che ne ho ricavato.
Ma ora veniamo a noi.
Insomma, considerazioni generali a parte, ho uno stupendo componimento da (ehm) tentare di recensire – ecco, credo di poter dire così!
Anche qui torna prepotente la mancanza, ma amo come sia una mancanza in crescendo: non è solo più forte, è soprattutto più consapevole. Finalmente qualcosa è cambiato: si sono vissuti, è evidente, e hanno ceduto il passo a quei sentimenti tenuti in gabbia per troppo tempo – e questo ha cambiato tutto, rovesciato le prospettive, fatto sì che ogni attimo distanti fosse un attimo perso completamente, senza appigli, senza possibilità di dirsi ma.
Trovo che la conclusione sia specchio (ormai ti cito!) di questa consapevolezza: la lontananza non sarà mai abbastanza da allontanarli sul serio, non è più tempo di strazio asimmetrico, ora siamo nel respiriamo lo stesso respiro, perché il respiro è uno solo ed è quello che appartiene a entrambi.
Te lo dico, questi due mi emozionano tanto, troppo, sono totalmente ammaliata dal loro legame che valica continenti e fa terra bruciata di tempo e spazio quando sono l'uno di fronte all'altro.
Credo di averti annoiata abbastanza per oggi e mi scuso nel caso abbia frainteso tutto o parte di ciò che ho letto, ma soprattutto mi spiace non essere riuscita a lasciarti rencensioni che non fossero un cumulo di parole senza capo né coda.
Ad ogni modo, tornare da Ole e Homer è stato bellissimo, ho voluto farmi un regalo, e riuscire finalmente a recensire questa raccolta mi ha reso proprio contenta, quindi ti ringrazio ancora una volta di averla condivisa e, se e quando vorrai, sarò qui a leggere i mesi che ci separano dalla conclusione.
Un grande abbraccio!

Recensore Master
16/01/21, ore 18:41

Non so come tu riesca a tirar fuori meraviglie da prompt che non sembrano dir nulla, eppure.
Credo ne avessimo tutti bisogno di questo dicembre mite – io, tu, loro due –, in cui ritroviamo di nuovo un noi. Non siamo ancora al per sempre, ci sono troppe ossa rotte da curare, ma inizia a esserci la consapevolezza che forse è tempo di cascare a terra, lasciarsi andare, denudarsi di tutte le paure.
Hai questa capacità di scrivere attraverso metafore che amplifica la portata emotiva di ciò che scrivi, perché leggo i tuoi versi e immagino scene in cui dapprima figuro le parole che ho letto e poi muto la forma di ogni cosa, tramutandola nel sotto-testo percepito.
Qui mi è parso di vederli in Love, quando si rivedono adulti, quando sono ormai trascorsi troppi anni perché basti un sorriso e qualche parola, quando però sono sempre e ancora specchi – perché è questa la loro natura (e, sul serio, non credo avresti potuto usare metafora migliore).
E mi è piaciuto tantissimo l'uso di un lessico che in qualche modo evoca la carnalità, come faro (!) su corpi che non aspettano altro che abbandonarsi l'uno all'altro, consci che il loro posto sia lì – tra le loro braccia.
Di nuovo ti ho scritto un commento che dice nulla o pochissimo di quanto vorrei, ma quando qualcosa mi piace tantissimo tendo a perdere la capacità di mettere in fila parole – avrei potuto prendermi altro tempo, ma questa raccolta mi aspetta da troppo e non voglio che troppo finisca col tradursi in altri mesi.
A tra pochissimo!

Recensore Master
16/01/21, ore 18:29

Forse ciò che sto per dire non ha alcun senso, ma in questi versi mi è parso di scorgere Homer alle prese con la nascita di quel bimbo inatteso – quell'evento che ha rappresentato per lui uno scossone, che non aveva previsto e che non crede di aver saputo gestire, quello a seguito del quale è riuscito a essere padre ma non compagno, quello in cui avrebbe voluto Ole accanto a sé, sia pure solo per confidarsi e trovare in lui riparo.
Sarà il riferimento al latte, che sino ad ora non è mai comparso, sarà la pancia gonfia che sembra metafora di una gravidanza, ma è stata la prima impressione che ho avuto a fine lettura – e ti chiedo scusa nel caso sia totalmente fuori strada.
Ho amato tantissimo la penultima sfrofa, lì in corsivo, che arriva quando proprio non me l'aspettavo a illuminare il grigiore in cui annega la voce narrante. Mi è parso di sentirla respirare di nuovo, rinvigorita dal faro che lo illumina e gli infonde energia anche quando non riesce a vederlo.
Credo che, tra tutti i componimenti letti sino ad ora, questo sia quello che mi ha trasmesso più amaro, più grigio, come se in questo novembre loro due fossero più distanti di quanto non siano mai stati, impegnati a percorrere strade completamente diverse.
Per fortuna c'è la conclusione, che dà respiro a me e a loro, in cui sanno di ritrovarsi anche se persi.
Ancora una volta, bellissima.

Recensore Master
16/01/21, ore 18:21

Ole.
Il mio piccolo Ole tra tanfo di disinfettante e ambienti sterili.
Torna, qui, quanto ti ho detto qualche recensione fa riguardo al lessico: sale, che torna e torna ora come specchio di mare e ora come maschera di pianto, è una costante forte, che riesce a evocare scenari quasi agli antipodi – e in uno c'è la salsedine che sa di estati trascorse ad aspettarsi, ed in un altro ci sono lacrime che sanno di anni interi trascorsi a mancarsi. E trovo che in questo componimento in particolare emerga fortissimo il ventaglio di significati che addossi a questo termine e che lo rende protagonista dei tuoi versi, capace di schiudere mondi (lo so, mi ripeto, ma è ciò che mi comunicano le tue parole): in particolare, ho amato l'immagine evocata dal sale di pianto che sale e si fa realtà. Torna anche nero e lo fa assieme a cenere, entrambi a evocare un sentimento bruciato e che brucia, una lontananza che filtra sin dentro le ossa e che costringe a pensare e ripensare ai momenti in cui non è esistita.
Meraviglioso, poi, come questa poesia mi sia parsa la controparte perfetta della precedente: se lì in conclusione ritornano, qui stretta tra parentesi c'è l'ammissione di solitudine che emerge in questo strazio asimmetrico – che sembra rimarcare una distanza che pesa e che non consente di camminare allo stesso passo, e che forse è strazio proprio per questo.
Ancora una volta straparlo, e ancora una volta queste finestre sui tuoi personaggi mi conquistano.

Recensore Master
16/01/21, ore 18:09

Questa volta non so cosa dire, e non ricordo se mesi fa fossi riuscita a dirti qualcosa.
Mi rendo conto che queste mie pseudo-recensioni siano ben poca cosa, incapaci di rendere merito alla bellezza dei tuoi versi, però spero siano almeno in grado di comunicarti quanto sia meraviglioso accedere al sito e incrociare parole come le tue – sentite, emozionanti, che schiudono mondi.
Ho perso Homer e ho perso Ole in questo mare di settembre, e li ho visti incupirsi dinanzi a un orizzonte che da un lato è sporco di solitudine e dall'altro brilla di occasioni strette tra le dita. Non sono mai sicura di cogliere tutto o parte del significato dei tuoi versi, ma in compenso sono sicura di rivedere tra queste righe la forza del legame che tiene insieme i tuoi personaggi – che si àncorano l'un l'altro e in qualche modo riescono sempre a ritrovarsi sulla stessa riva.
Ho amato come tu abbia alternato di strofa in strofa lo stato d'animo (mi sono chiesta se anche la voce narrante, ma ho creduto di no, che fosse sempre Homer alle prese con i suoi sorrisi e le sue ombre), riuscendo però a non tradire mai il filo conduttore che è la mancanza e l'inevitabile ritrovarsi, al di là di cosa possa esserci oltre l'orizzonte che attende entrambi.
Anche in questo caso, ho apprezzato tanto l'uso delle parentesi, nelle quali la voce narrante diventa ancora più emotiva e sembra parlare direttamente con la voce di dentro, quella che non conosce ragione e che sa esattamente dove siano l'àncora e il porto, sa che sarà solo ritorno.
Continuo il mio delirio nella prossima recensione!

Recensore Master
16/01/21, ore 17:56

Eccomi di nuovo qui.
Questa non la ricordo, e non so se sia io ad avere una pessima memoria o a non averla letta, al tempo.
Ad ogni modo, sappi che sto amando più di quanto credessi questa rilettura: non solo mi consente di rivivere Ole e Homer con qualche piccola consapevolezza in più, ma riesco a notare la coerenza lessicale su cui (forse anche involontariamente, non saprei) hai costruito questo progetto in versi – respiro e conchiglie sopra tutti sono termini che tornano e si impongono con i loro significati: il primo sa di loro, il secondo ho idea che sappia di una spensieratezza sporca di lontananza, di giornate in cui tutto s'è mosso per poi precipitare improvviso in quella mancanza che continua a imporsi anno dopo anno.
E questa poesia, per me, è la poesia. La chiave di volta degli anni che li hanno visti separati, del loro rapporto perennemente in bilico tra amicizia e di più, di quella notte in cui hanno fatto l'amore e al risveglio non hanno avuto il coraggio di dirselo – perché mentono, ancora impreparati a viversi.
E proprio per questo ho amato più di quanto non sappia esprimere la conclusione, che così messa in evidenza è proprio un pugno nello stomaco: siamo ad agosto, abbiamo ancora tanti mesi dinanzi, ma loro due hanno almeno capito di mentire, mentirsi, ma per ora questa consapevolezza è chiusa nella solitudine e nel silenzio – un mormorio stretto in una parentesi.
Mi ripeto, lo so, ma trovo questi versi bellissimi.

Recensore Master
16/01/21, ore 17:47

Ciò che amo di più di questo progetto, del tuo stile poetico, è lo schiudersi di mondi, la possibilità di lasciarsi emozionare e al tempo stesso chiedersi cosa stia accadendo alla voce narrante, cosa agiti le sue emozioni.
Ancora una volta, mi sono lasciata trasportare dai tuoi versi, ma soprattutto dalla sensazione di vuoto che oggi mi ha lasciato dentro – e alle volte intravedevo Ole e alle volte intravedevo Homer. Anche se, devo ammetterlo, mi è parsa più forte la voce di Homer qui, quello che ho incrociato poco fa, quello che trema e che in fondo al pari di Ole ha camuffato con sorrisi e studi ambiziosi una mancanza che per lungo tempo non ha neanche saputo esistesse.
E forse sono insieme in questo cercarsi senza nome che li spinge l'uno verso l'altro, in questo riconoscersi senza poter restare, nel loro perdersi continuamente e senza la forza di opporsi – perché non è tempo: ecco, oggi li guardo e intravedo quel non è tempo su cui hai costruito due meravigliosi personaggi, che ti ha concesso di mostrarceli dapprima divisi – quasi due estranei – per poi lasciarci scoprire il mondo incastrato tra loro.
Sono sempre incantata.

Recensore Master
16/01/21, ore 17:36

Dunque.
Non ricordo cosa ti ho scritto all'epoca, però un piccolo commento voglio lasciartelo, perché questa raccolta di poesie è stupenda e il numero di recensioni non le rende giustizia – lo so, è un numero che non conta niente, ma diciamo che voglio portare ordine (!) nell'universo.
Come credo di averti scritto in passato, sono certa che questa sia la voce di Ole, nella sua infanzia di silenzi, nel suo aspettare coi palmi arresi di chi per troppi anni ha creduto di essere solo, immerso in un silenzio che nessuno avrebbe mai potuto rompere.
E invece è arrivato Homer.
Homer che è rumore, che il silenzio lo divora, ma che nasce nomade ed è ancora troppo presto affinché arresti la sua corsa, quella che lo porta lontano e rende giugno un mese che sa di nostalgia, dove si tirano le somme prima di allontanarsi, dove loro sono lontani e vicini, perché sia pure dall'altra parte del mondo continueranno a essere respiro.
Come sai, amo tantissimo che la poesia incontri la prosa, dando vita a una narrazione che è poetica nella scelta del lessico, nelle metafore che sono portanti, in quelle figure retoriche che ci impongono un ritmo che sembra replicare il respiro dei protagonisti, ma che al tempo stesso è anche narrazione e in quanto tale racconta una storia fatta di emozioni.
Insomma, lo sai già, amo questo tuo progetto e sono felice che sia tornato a casa (e se ti ho scritto il contrario di mesi fa, mi giustifico dicendo che la poesia è attimi e sensazioni e ogni volta può trasmettere qualcosa di diverso!).
Un abbraccio, a tra poco!

Recensore Master
15/12/20, ore 12:45

Con calma voglio recuperare la long su questi due, ma intanto visto che su facebook mi apparivano queste bellissime poesie, sono entrata direttamente per leggermele e godermele per bene, anche se non avevo capito fossero su harry potter, pensavo fossero cose originali e basta. comunque.
Io di poesia non ci capisco davvero nulla, ma le basi le so e ciò che la poesia, attraverso immagini e suoni dovrebbe evocare particolari stati d’animo nel lettore. E tu qui lo fai splendidamente, con una maestria, una sapienza, una bravura e un talento che mi ha affascinato come poche cose che mi capita di leggere.

Comincio dalla prima poesia. Prima di tutto mi ha evocato nei ricordi D’Annunzio, con La pioggia nel pineto, mi ha lasciato quel ritmo e quella sensazione di nostalgia, vuole essere un complimenti, perché adoro quella poesia e non intendo minimamente che hai copiato qualcosa. Parlando nello specifico di alcuni versi. La prima strofa è magica. Quel silenzio finale lasciandolo lì da solo lo hai caricato di una marea di significato, complimenti. Mi sono piaciute tantissimo le immagini con cui hai richiamato l’infanzia, parli di ginocchia sbucciate e le paragoni a disegni, tutte e due cose così da ‘infanzia’ che insieme anche qui diventano potenti e più suggestive insieme. Quel melassa e densa subito dopo pure li ho trovati evocativi: di affetto, di sentimenti che hanno impigliato i due protagonisti in una rete che però è dolce, come una morte lenta ma dolcissima. Il finale e il titolo sono stupendi. Di un romanticismo stupendo.

Seconda poesia. Quell’ossa-fragili-frantumi-affilate mi ha dato tutta la sofferenza di questo momento, il dolore che offre ma che sembra anche ricevere il personaggio che parla, perché fare male a qualcuno a cui si vuole bene è farsi anche male da soli. Molto triste l’immagine di questo mendicante smarrito e molto bella. Sembra che non abbia più una casa, che non sappia più cosa può chiamare casa. Vertigini-spoglie, queste due parole, di nuovo mi creano un’altra immagine bellissima, di questo vuoto, già richiamato nel titolo, che trova questo personaggio nudo e vulnerabile e fragile, come se non solo fosse sul baratro, ma fosse anche infreddolito e senza vestiti. Quanto dolore. E il sale lo associo alle lacrime. Per trovarti non avrei sentito nemmeno il vuoto sotto i piedi. Wow. Se non è questa una dichiarazione potente d’amore. davvero bellissime, complimenti.