"Non ne verrà fuori niente di buono perché io l'Akito "cattivo" non so farlo!" Ti cito per cominciare questa recensione, così che tu stessa possa renderti conto da sola di quanto tu resti sempre un po' al di sotto nella tua percezione di te stessa e delle tue stesse capacità. Ora posso dirlo? Ma va a cagà, và!
Piantiamola qui, capacitatene Roby, veramente.
Tiè, mo ti lancio i miei occhi e te lo faccio vedere ;)
Detto questo, entro nel vivo e ti dico subito che l'idea balenata così, tra una chiacchiera e l'altra su questo film, doveva trovare una sua espressione e tra tutte e tre, la persona più giusta per farlo eri sicuramente tu. Io sono troppo Spirit cavallo selvaggio -Sarà il segno zodiacale? Mah!- mi sarei persa in elucubrazioni intimistiche senza senso, Alice avrebbe come al solito divagato e sarebbe finita a parlare in un modo o nell'altro di "potere e dominio".
Manco per il titolo siamo state buone, io con le immagini chiave, Ali con i riferimenti.
Niente, nun simm bon!
Almeno abbiamo avuto un nostro utile nello spingerti a buttarla giù e a condividerla con tutte noi <3
Solo tu avresti potuto abbracciare col tuo garbo e la tua sensibilità una storia del genere. (E qui lo so che ti verrà in mente quella famosa battuta dei due in macchina, ma vabbè, mi hai capita X.D lo sai che a dispetto di tutto, quel talento ce l'hai!)
Di questo incipit mi piace moltissimo l’inizio, questa insonnia che sottende quel disagio che piano piano viene fuori attraverso le parole di Akito, il suo relazionarsi con gli altri e i pensieri che sono sempre un po’ in bilico tra la totale convinzione delle sue parole, il suo considerare “gli altri” insensati e incomprensibili solo perché scelgono una vita diversa dalla sua e il dubbio strisciante che forse, sotto sotto, le sue convinzioni siano date dal senso d’inferiorità e dall’inesperienza, due aspetti che l’hanno spinto ad ammettersi di essere meglio degli altri non sulla base dei fatti, ma a mo’ di becero autoconvincimento.
Come per lenire un vuoto interiore silente.
Mi spiego, la natura umana è schietta quando si esprime con naturalezza, non ha bisogno di troppe spiegazioni o giustificazioni.
Se una cosa è così, è così.
Una consapevolezza, così come un modo d’essere naturale, è involontario e non ha bisogno di giustifiche né di troppe elucubrazioni, vien fuori da sé, come naturale conseguenza a ciò che si è, ma Akito pensa, RIMARCA, e il suo DISAGIO è tutto lì, la debolezza delle proprie convinzioni è espressa alla perfezione nelle sue continue sottolineature che puzzano di un disagiante autoconvincimento.
Che brutto il disagio, soprattutto se generato da sé stessi, da una propria deficienza o inettitudine, soprattutto se per essere certi di non averle, di non sentirsi fuori posto, i pensieri, le parole e le azioni hanno una patina stridente.
Ma per fortuna questa è una storia e tu hai sapientemente usato questo rimuginare per creare delle premesse che danno il via al viaggio di questo personaggio.
Questo disagio, se viene fuori latente quando parla di Tsu e della sua famiglia, scoppia quando quel nome scritto su un post it lo trascina indietro nel tempo e fa vacillare quella che a quel punto appare solo come una ruvida e spessa corazza.
Come già ti ha detto Alice, anche a me è piaciuta molto l’assenza d’emozione nei ricordi che Akito ha di Sana, sono secondo me punti chiave molto forti di quel disagio di cui sopra.
Ma guarda un po’?
E qui ti riciterei, ma non voglio essere pesante, ti dico solo che hai creato le premesse perfette per far sì che il nostro Akito, che a questo punto non chiamerei cattivo, ma insicuro e autoconvinto, possa impattare alla grande con qualsiasi cosa ne deriverà da questo scontro.
Vai Roby <3
Ti aspetto con tutto il mio entusiasmo da fangirl <3
Tua Stefy
Ps: Roby continuo a vedere tutto corsivo ;( sarà efp. (Recensione modificata il 16/12/2020 - 03:15 pm) |