Recensioni per
Amore Indegno Di Sopravvivere
di Nina Ninetta

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
05/11/22, ore 18:31

Recensione premio per il contest "questione di omonimia".

Ciao Nina,
Finalmente riesco a giungere anche qui!
Come sempre ho letto questa tua storia con moltissimo interesse.
La prima cosa che mi sento di dirti e che ho trovato il racconto ben strutturato. Sia la caratterizzazione dei personaggi, sia gli eventi della trama si srotolano pian piano. Lentamente davanti ai miei occhi si è dipanato un racconto ricco e complesso.
Lo stile narrativo che hai usato in questo racconto, è molto scorrevole, hai una scrittura fluida, che coinvolge il lettore e che lo rende molto partecipe delle emozioni e dei pensieri dei personaggi, mi è piaciuto moltissimo questo tipo di lavoro introspettivo che hai fatto sul protagonista, l'hai ben delineato e reso a tutto tondo, nelle sue insicurezze, nelle sue paure, nei batti cuori e sentimenti.
Il rapporto tra Lory e Stefano risulta complesso e sfaccettato.
La storia è ovviamente tragica. La morte di Lorenzo è uno spettro che aleggia sul racconto tanto quanto la sua avita e in relazione a questo ti dico che ho apprezzato come tu sia riuscita partire dalla fine a a farci ripercorrere le vite di questi personaggi. Affronti tematiche importanti e potenzialmente triggeranti, ma lo fai in maniera secondo me rispettosa e semplice. Non traspare un giudizio, ma semplicemente il procedere dei fatti e la crescita del personaggio di Stefano.
Perdonami se questa recensione è breve, ma davvero ho apprezzato la tua capacità di raccontare questa vicenda.
L'ipotesi finale mi ha sorpresa. Eppure penso che un finale tragico come quello che ci descrivi sia un epilogo adatto a questo racconto ^^"

Recensore Veterano
07/03/22, ore 22:46

Ciao Nina,

Era da un po' che pensavo di tornare a leggere qualcosa di tua e questa sera, un po' stanco di ingegnarmi con le mie storie, ho pensato che fosse il momento buono.

Questo tuo racconto è davvero triste, ma questa volta la colpa non è solo della tua vena sadica, ma anche del contributo di Spettro. Qui ci rimettono tutti: Lory è stato ucciso da un adulto irresponsabile; Stefano è stato rapito da una relazione irresistibile che, prima di causare anche la sua morte, gli ha rovinato la vita armoniosa e precisa che si era costruito con impegno; Patrizia ha perso un marito e forse qualcosa aveva già intuito quella volta in cui lui l'aveva posseduta come se fosse stata un maschio (o almeno questo è quel che ho intuito io); e la piccola Aurora dovrà crescere senza il suo vero padre. Senza contare i genitori del ragazzo e il paese in lutto...

La struttura del racconto è indiscutibilmente ben studiata per fornire via via rivelazioni sempre più sconcertanti e coinvolgenti. C'è però una cosa che nel momento della scoperta dell'HIV mi ha lasciato perplesso: a inizio racconto Stefano sembra non sapere chi fosse quel suo laureando morto di nome "Lory", però, una volta noto quel che è accaduto tra i due e in particolare la sorpresa giocatogli dal ragazzetto, mi par proprio difficile che non gli fosse tornato tutto in mente sin dal primo istante.

C'è poi un'altra minuscola questione che magari è solo mia. Quando Stefano esce ubriaco dal bed and breakfast, con la mente in subbuglio per il rimorso e la speranza di essere perdonato, hai descritto il paesino innevato con queste parole:
 
È notte fonda e il silenzio avvolge l’intero paesino di montagna, trasformandolo in qualcosa di mistico, vicino alla sacralità.

Ecco... penso non ci potesse essere nulla di più in contrasto con l'animo del protagonista in quel momento. Mi sarei quindi aspettato una descrizione che riflettesse il suo modo di vedere, o una aggiunta per rimarcare quanto quell'aspetto stonasse con ciò che i suoi occhi potevano realmente vedere.

Alla prossima!

Recensore Master
01/01/22, ore 12:21

Goddamn. Credo che questa storia mi abbia allo stesso tempo illuminato e rovinato la giornata, come un pugno sui denti e una thank you card. Una storia che lascia cicatrici scritta in uno stile di cui ormai sono innamorata alla follia. Sono senza parole, ci sarebbe da scriverci un libro su questa oneshot. Bellissima, davvero *.*

Recensore Master
10/05/21, ore 10:38

Recensione premio per il contest "Darkest fantasy II edizione": 2/2

Ciao Nina!
Sono passata da questa storia, attirata dall'introduzione e, anche qui, come per l'altra storia, non posso che profondermi in tantissimi complimenti per la tua bravura nel rendere, di nuovo, una tematica delicatissima e nel saper trasmettere al lettore l'interiorità dei personaggi con grandissima potenza narrativa.
Innanzitutto, ho davvero apprezzato la struttura della storia, questa tua decisione di partire dalla fine, per poi mostrare al lettore, pian piano, come si è arrivati a quel punto, con un viaggio nella mente di Stefano, del suo dolore e della sua interiorità, attraverso dei flashback rapidi, com'è giusto che dei ricordi siano, e con un'introspezione ben dosata, ma approfondita, che nulla toglie al dolore di Stefano, alla profondità e al dramma che vive.
Sei stata molto brava anche nel non lasciar trasparire il tuo giudizio personale sul comportamento dei protagonisti di questa storia, cosa difficile da fare, ma che è imprescindibile quando si scrive qualcosa: chi racconta la storia mostra una scena, una situazione, qualcosa che vuole raccontare, ma il giudizio su ciò che succede spetta al lettore, è suo compito e suo diritto costruirsi una propria opinione, senza che questa sia influenzata da ciò che lo scrittore pensa, senza che questo influenzi chi legge con le proprie opinioni e i propri giudizi. Tu hai saputo descrivere il tutto senza inserire tra le righe il tuo pensiero, ma limitandoti a presentare la situazione così com'è, concentrandoti sui personaggi e sul dolore di Stefano, senza sovraccaricare il racconto con giudizi morali che avrebbero senz'altro stonato, e per questo non posso che farti tantissimi complimenti, perché è segno di maturità in chi scrive, sia personale che "artistica".
La vicenda che hai presentato è classica nella sua struttura di base: abbiamo una malattia terminale, un amore destinato a finire e il protagonista che cerca di scendere a patti con la sua sofferenza. Tuttavia, il modo in cui hai raccontato la vicenda, in cui hai deciso di costruire il racconto, ha reso la lettura piacevolissima, scorrevole e avvincente. Sei stata capace di trascinare il lettore nella mente di Stefano e di mostrare chiaramente la sua sofferenza, delineando il suo rapporto con Lory attraverso i suoi ricordi, in maniera esaustiva e per nulla frettolosa, nonostante tu abbia detto l'essenziale.
Quello che si trova a vivere Stefano è un dramma interiore: ha una moglie, una figlia, una famiglia consolidata, eppure Lory piomba nella sua vita all'improvviso e gli fa scoprire nuove sensazioni, nuove emozioni che non avrebbe creduto di poter provare e che distruggono le sue credenze, tutto ciò che aveva sorretto la sua vita fino a quel momento. Il mondo di Stefano si tinge d'immoralità: in prima battuta, lui cerca di resistere a questi impulsi, di scacciarli e di allontanarli, di rifiutarli, perché ha una famiglia e lui di certo non può essersi innamorato di un suo studente, non può essere attratto da lui in alcun modo. Tuttavia, con il passare del tempo, l'ascendente di Lory si fa sempre più forte, fin quando la sua attrattiva e la sua personalità non costringono Stefano a fare i conti con quella nuova realtà, a venire a patti con se stesso e a lasciarsi andare a quelle nuove sensazioni che lo travolgono. I sensi di colpa sono forti, eppure la loro voce si affievolisce sempre di più, man a mano che la sua vita parallela prosegue e Lory diventa sempre più presente nella sua vita e nei suoi pensieri. E non basta nemmeno la rivelazione della sua malattia a far allontanare Stefano, benché è ciò che abbia da subito provato a fare. Non basta neppure quella verità taciuta, per fargli chiudere la sua storia clandestina con Lory.
In questo quadro, non ho visto Lory come una figura positiva: il suo agito è mosso dall'egoismo. Non gl'importa di mettere in difficoltà una persona che ha una famiglia, di stravolgergli la vita, di potergli eventualmente causare problemi. Lui è mosso dall'idea che presto la sua vita giungerà al termine, e quindi perché non dovrebbe prendersi ciò che desidera? In più, non è stato da subito sincero con Stefano circa la sua malattia: certamente, per lui non deve essere stato facile decidere di parlargliene, di aprirsi, ma data la natura del loro rapporto, nonostante il rischio controllato, Stefano aveva il diritto di sapere da subito. Avere dei segreti, nascondere la verità, non è sinonimo di un rapporto sano, e questo è un parallelismo che si riscontra in entrambi i rapporti da te descritti: Lory mente a Stefano e Stefano menta a suo moglie.
La morte di Lory, per Stefano, è devastante, e il suo cordoglio è ancora più doloroso perché lui soffre in silenzio, da solo, non può dire a nessuno ciò che lo legava veramente a Lory, quello che significa davvero per lui averlo perso. La sua sofferenza si consuma in silenzio e in solitudine. Ed è forse proprio in nome di quella solitudine, unitamente ai sensi di colpa, che Stefano vuole tornare da sua moglie e aggiustare le cose. Ha commesso degli errori e vuole porvi rimedio anche se, anche qui, vuole distorcere la realtà, raccontare a suo moglie una verità a metà, una bugia per cercare di riavere ciò che non vuole perdere, per abitudine, per paura, per senso di colpa. Lory è stato un fulmine a ciel sereno, per lui, ma quando la sua luce si è spenta, non gli ha lasciato altro che la visione di ciò che ha perso con le scelte che ha deciso di fare.
Trovo il finale ipotizzato da Spettro molto azzeccato e in linea con la vicenda e il dramma che la permea. Una conclusione coerente, che va a completare il quadro di una storia intrisa di sofferenza e perdita.
È stata una lettura davvero molto piacevole e coinvolgente. Complimenti e alla prossima :)

Recensore Veterano
08/01/21, ore 22:46

Cara Nina
mi sono ripromessa di recensire gli altir partecipanti e essendo in pochi piano piano intendo lasciare una recensione a tutti.
Innanzi tutto complimenti per il coraggio delle temtiche forti di cui hai voluto parlare. La malattia terminale, l'adulterio, l'omosessualità.
E la descrizione dei personaggi è molto accurata.Concordo con chi ha lodato la struttura narrativa con l'alternanza dei flashback e delle scene al presente
un ritmo che affascina e attrae il lettore e ricorda anche il montaggio alternato dei film.
 
Nonostante non approvi il comportamento dei protagonisti, (ma penso neanche tu) si prova comunque un senso di pietà per la storia di Lory,che per colpa dei pregiudizi del suo paesello, ha tenuto nascosta la sua malattia e non ha ricevuto le cure in tempo. Per Stefano che, nonostante abbia tradito la moglie nel momento più delicato ed importante della loro vita: la nascita della loro prima figlia, alla fine si dispera resosi conto di quello che ha fatto e di cosa ha perso.
La moglie è quella che ha suscitato la mia simpatia, come moglie e madre, mi sono messa nei suoi panni e ho sperato che Spettro facesse sciogliere Stefano nell'acido nel finale. Quando poi ho letto che sarebbe morto in un incidente stradale comunque mi è dispiaciuto per lui. Una storia che ho trovato molto credibile nella sua drammaticità e che pur non identificandomi nei protagonisti ho apprezzato leggere.
Mi è rimasto il dubbio se la madre di Lory abbia appreso il segreto di suo figlio quando la malattia del ragazzo è uscita allo scoperto. Anche lei mi è piaciuta, è stata molto dolce quando parlava di suo figlio e per come ha accolto Stefano. Ti rinnovo i complimenti, inoltre ti trovo migliorata rispetto a Blue Oltremare. Quella storia non mi aveva preso, non l'ho neanche finita, nonostante avesse una trama dolce e carina. Amore indegno di sopravvivere ha uno stile più avvincente ed un maggior spessore. Bravissima e se anche tu vorrai leggere la mia mi farà piacere.
A presto
Clodie Swan

Recensore Master
07/01/21, ore 22:31

Cara Nina, direi che con questa hai scritto la storia più bella della tua carriera (ad oggi, almeno: sono convinto che altre ne seguiranno) e questo sotto più punti di vista. Anzitutto la maturità espressiva con cui descrivi e approfondisci il tuo personaggio, mostrandoci i suoi pensieri, sentimenti e conflitti senza perdere il filo e il "tono" della narrazione, ma mantenendo quella tensione che impedisce al lettore di distogliere gli occhi dalla pagina. L'introspezione c'è, ma ben dosata. Non fa girare la narrazione attorno a se stessa facendo sbadigliare il lettore (ti confesso che a me le lungaggini introspettive fanno venire un sonno, ma un sonno...). Poi - cosa che mi ha assolutamente conquistato, il montaggio delle scene che si susseguono come flashback di flashback, rapidi e forse proprio per questo così incisivi. Ho molto apprezzato questo iniziare dall'epilogo per poi riavvolgere il nastro e mostrarcelo sotto diversi piani temporali. Solo il fatto dell'AIDS mi ha fatto un po' storcere il naso, perché o la storia è ambientata negli anni Ottanta-Novanta oppure dobbiamo pensare a una patologia che ormai, nella maggior parte dei casi, è cronica e più di rado tende a complicarsi fino alla morte del paziente (tra l'altro, nella sua fase terminale il paziente è in preda a molteplici infezioni opportunistiche e sono soprattutto queste a determinare il decesso - cosa che nel racconto non si nota). Forse un altro tipo di malattia grave sarebbe risultato più credibile, ma ciò - oltre a essere un mio parere assolutamente personale - non toglie nulla alla maturità del testo, alla maniera assolutamente verosimile in cui si dipana il dramma interiore di Stefano, con i suoi ricordi, i suoi rimpianti, il suo desiderio infine di riappacificazione con la moglie, che sa molto di timore della solitudine e ancor più di quel mix dolore-sensi di colpa che nella maggior parte dei casi finisce per rivelarsi letale (non oso pensare a come avrebbe potuto reagire la moglie di fronte a certe confessioni, specie con una malattia temibile e una bambina piccola di mezzo... certamente in modo ben diverso da come se l'era immaginato Stefano). Il finale suggerito da Spettro è molto azzeccato e verosimile: nei paesini appenninici o di montagna, specie se isolati e quindi non monitorati, il rischio incidenti causa neve è altissimo. E a proposito del paesino, ho molto amato la descrizione di questo luogo reso fiabesco dalla presenza della neve - che cade incessante come a voler colmare col proprio silenzio e la propria innocenza tutta la storia - e gli accenni alle usanze tipiche di una tradizione regionale che, come la neve, si conserva intatta.
Molto azzeccato anche il vero e proprio inizio della storia, che ci mostra Stefano alla guida mentre ascolta una canzone allegra, in ogni caso travolgente e piena di speranza. Come dire, l'esatto contrario di quel che seguirà a breve...
Cara Nina, tu hai scritto tante belle storie ma questa rappresenta proprio uno scatto in avanti, un salto di maturità letteraria che ti porterà ancora più avanti... complimentoni ancora, anche per il podio ovviamente meritatissimo.

Recensore Master
06/01/21, ore 22:00

Grammatica e stile
Riguardo questo campo il voto è massimo. La storia è assolutamente ben gestita e uno degli errori più gravi riscontrati è una mera imprecisione: incarnato è solo un tipo di pelle. Il termine che avresti dovuto usare è carnato.
Lo stile è scorrevole e ricco d’introspezione, come la traccia del contest richiedeva. I dubbi, i drammi vissuti da Stefano nelle ore successive al funerale di Lory, non sono soltanto frutto del suo carattere ma di uno stile che accompagna l’introspezione passo passo, la riempie, rende il tormento più denso e struggente. Mi vien da ammettere che è un peccato, per la storia così corta.

Caratterizzazione dei personaggi
Lory e Stefano sono protagonisti indiscussi. Verrebbe da dire che gli opposti si attraggono… ma non è così. O meglio: usciamo da questo schema trito e ritrito. Non bisogna esserlo per forza, affinché si possa essere complementari; non bisogna essere l’anima gemella per sconvolgere le fondamenta di una persona da capo a piedi.
Questa storia può essere vista a mio parere in due modi: ammettere che Lory e Stefano fossero innamorati, o che la loro era una forte passione capace di risvegliare istinti sopiti in Stefano. Una capace di fargli mettere in discussione ogni credo, segnando il corso della sua vita.
Stefano è un personaggio dal carattere quadrato, intransigente, stravolto da un sentimento che nemmeno lui riesce a definire. Ha costruito attorno alla sua persona una muraglia di disciplina e solide certezze, invalicabile. Abbattuta da un ragazzo irresistibile, come un’onda anomala.
Anomala… come l’ostinata vitalità di chi sa di avere le ore contate.
Stefano è un personaggio difficile da interpretare e credo che la sua particolarità all’interno della storia dipenda proprio da questo: chiunque si trovi nella situazione di mettere in discussione sé stessi e la propria vita sarebbe confuso. Faticherebbe a riconoscersi nel volto che vede allo specchio. E se non può farlo lui, come potrebbe mai immedesimarsi il lettore?
È amore quello che prova? È odio, un misto dei due sentimenti? Era legato al ragazzo per puro istinto animale, tanto che vedere la sua salma lo riporta alla realtà, a concepire finalmente il casino che ha combinato? Stava provando un forte senso d’irrealtà causato dalla figlia appena nata? Sappiamo che le madri possono provare depressione post-parto…
Come detto, ci sono molte interpretazioni, tante quante i frammenti di una vita spezzata. Causate non da una sbagliata costruzione del personaggio, ma all’opposto da un contesto preciso: influenze esterne, che hanno pesato in modo decisivo.
Anche Lory è un personaggio molto particolare. È morto, il che rende la sua presenza astratta, mitizzata possiamo dire. Viene dipinto come un ragazzo spensierato e solare, ma anche impaurito e sconsiderato. È una mistura esplosiva di contraddizioni, e non sappiamo dove inizi il ricordo piacevole e dove la verità. Sembra un personaggio che si muove per inerzia, spinto dalla frenesia di vivere tutto quello che può e senza badare alle conseguenze. Sembra un ragazzo gentile, vissuto però all’ombra di un paesello d’anziani che l’ha reso troppo innocente e timido verso coetanei con cui, probabilmente, non avrà legato come si deve fino all’età adulta. Normale che un personaggio del genere si leghi ad amanti più anziani e si faccia influenza dalla “moda” di non usare precauzioni. Tutto di lui torna, tutto è confuso, e non possiamo conoscere altro se non la vacua testimonianza di chi l’ha conosciuto; sporcata dal vino o dal dolore.
Io credo che la caratterizzazione dei personaggi sia pressoché completa. Dal dettaglio delle poche sedie messe in una stanza che brilla di luci natalizie alle donne anziane che pregano ancora con il rosario accanto alla salma di Lory; a sottolineare l’ambiente troppo arretrato, stantio e mite, purtroppo, per un ragazzo; a sottolineare la personalità innocente e balocca che avrebbe potuto mostrare; a sottolineare, quel tratto ribelle e ricco di vitalità con i poster a muro.
Un ottimo lavoro.

Padronanza del contesto
Ogni elemento del pacchetto è stato trattato ed è riscontrabile nella narrazione. Il vino, regalo di Lory. L’introspezione di Stefano, anche e soprattutto nel finale: il professore che si chiede perché debba ricevere una seconda chance quando Lory non ce l’ha avuta. Tutti gli elementi del pacchetto sono presenti e ben trattati nel contesto. Non mi dilungo oltre. Quello che avevo da sottolineare è già stato affrontato nella valutazione dei personaggi.

Sopravvivenza?: Death 💀

Evento X preso in considerazione:
Casa in città. Non epifania.

Purtroppo le scelte di questo pacchetto sono guidate, ma meriti di conoscere i motivi di questa interpretazione. Guidare in città, o comunque in un centro abitato, richiede un livello di attenzione alto. Più variabili, troppe perché un uomo ubriaco e non lucido le possa gestire. L’incidente è un evento più probabile. Fuori città, invece, ci sono diversi fattori che avrebbero potuto anche impedire al protagonista di salire persino in macchina.

Segue un’ipotesi di finale:
Stefano, desideroso di tornare da Aurora e pieno di sensi di colpa, guida in un costante senso d’irrealtà peggiorato dall’effetto del vino. Il manto è ghiacciato, si fatica a mantenere il controllo della vettura ma lui non si da per vinto. Un’altra auto sfreccia all’improvviso dalla corsia opposta. Una sterzata brusca e tardiva fa ribaltare l’automobile. Il serbatoio si buca e il carburate scivola lungo la carrozzeria e dentro l’abitacolo. In un attimo è fuoco. Le fiamme avvampano e Stefano è troppo maldestro e nervoso per riuscire a liberarsi in tempo; il soccorritore, troppo anziano e debole per aiutarlo. Aurora è l’ultimo pensiero che lo sfiora, prima che il rosso dilaghi e lo consumi…

Gradimento personale
La storia rientra perfettamente nel tipo di svolgimento che avevo pensato per questo pacchetto. Si respira la criticità del momento per Stefano, i suoi dubbi, resi evidenti anche dal modo in cui guarda la moglie e la figlia. Banalmente, anche la faccenda dei seni ora più grandi della moglie può essere interpretata come un inconscio allontanamento del professore da responsabilità che si sono ingigantite, con la nascita di Aurora. Qui, però, è tutta una mia impressione; non andiamo a costruire una storia nella storia.
Mi è piaciuta. Forse l’unico difetto a cui riesco a pensare è che fosse troppo breve.
 

Recensore Master
05/01/21, ore 19:06

Che storia triste, Nina Ninetta. Non tanto e non solo per la morte di un personaggio, ma anche, e ancora di più, per la condizione di conflitto e di rimorso in cui si trova il protagonista. La storia mi piace per il suo stile, la sua capacità di introspezione e soprattutto per il modo realistico ed equilibrato in cui viene impostata, senza che traspaiano pregiudizi in un senso o nell'altro.