Recensioni per
Amore Indegno Di Sopravvivere
di Nina Ninetta
Recensione premio per il contest "questione di omonimia". |
Ciao Nina, |
Goddamn. Credo che questa storia mi abbia allo stesso tempo illuminato e rovinato la giornata, come un pugno sui denti e una thank you card. Una storia che lascia cicatrici scritta in uno stile di cui ormai sono innamorata alla follia. Sono senza parole, ci sarebbe da scriverci un libro su questa oneshot. Bellissima, davvero *.* |
Recensione premio per il contest "Darkest fantasy II edizione": 2/2 |
Cara Nina |
Cara Nina, direi che con questa hai scritto la storia più bella della tua carriera (ad oggi, almeno: sono convinto che altre ne seguiranno) e questo sotto più punti di vista. Anzitutto la maturità espressiva con cui descrivi e approfondisci il tuo personaggio, mostrandoci i suoi pensieri, sentimenti e conflitti senza perdere il filo e il "tono" della narrazione, ma mantenendo quella tensione che impedisce al lettore di distogliere gli occhi dalla pagina. L'introspezione c'è, ma ben dosata. Non fa girare la narrazione attorno a se stessa facendo sbadigliare il lettore (ti confesso che a me le lungaggini introspettive fanno venire un sonno, ma un sonno...). Poi - cosa che mi ha assolutamente conquistato, il montaggio delle scene che si susseguono come flashback di flashback, rapidi e forse proprio per questo così incisivi. Ho molto apprezzato questo iniziare dall'epilogo per poi riavvolgere il nastro e mostrarcelo sotto diversi piani temporali. Solo il fatto dell'AIDS mi ha fatto un po' storcere il naso, perché o la storia è ambientata negli anni Ottanta-Novanta oppure dobbiamo pensare a una patologia che ormai, nella maggior parte dei casi, è cronica e più di rado tende a complicarsi fino alla morte del paziente (tra l'altro, nella sua fase terminale il paziente è in preda a molteplici infezioni opportunistiche e sono soprattutto queste a determinare il decesso - cosa che nel racconto non si nota). Forse un altro tipo di malattia grave sarebbe risultato più credibile, ma ciò - oltre a essere un mio parere assolutamente personale - non toglie nulla alla maturità del testo, alla maniera assolutamente verosimile in cui si dipana il dramma interiore di Stefano, con i suoi ricordi, i suoi rimpianti, il suo desiderio infine di riappacificazione con la moglie, che sa molto di timore della solitudine e ancor più di quel mix dolore-sensi di colpa che nella maggior parte dei casi finisce per rivelarsi letale (non oso pensare a come avrebbe potuto reagire la moglie di fronte a certe confessioni, specie con una malattia temibile e una bambina piccola di mezzo... certamente in modo ben diverso da come se l'era immaginato Stefano). Il finale suggerito da Spettro è molto azzeccato e verosimile: nei paesini appenninici o di montagna, specie se isolati e quindi non monitorati, il rischio incidenti causa neve è altissimo. E a proposito del paesino, ho molto amato la descrizione di questo luogo reso fiabesco dalla presenza della neve - che cade incessante come a voler colmare col proprio silenzio e la propria innocenza tutta la storia - e gli accenni alle usanze tipiche di una tradizione regionale che, come la neve, si conserva intatta. |
Grammatica e stile: |
Che storia triste, Nina Ninetta. Non tanto e non solo per la morte di un personaggio, ma anche, e ancora di più, per la condizione di conflitto e di rimorso in cui si trova il protagonista. La storia mi piace per il suo stile, la sua capacità di introspezione e soprattutto per il modo realistico ed equilibrato in cui viene impostata, senza che traspaiano pregiudizi in un senso o nell'altro. |