Recensioni per
Sarebbe un pazzo colui che adottasse un modo di pensare solo per piacere agli altri
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Mi piace tantissimo il tuo stile! E i personaggi sono così ben delineati! Davvero una lettura piacevole!

Egregio Sacrogral,
Finalmente sono arrivata alla storia in cui compare per la prima volta il divin Marchese.
Stupenda dall'inizio alla fine. Si capisce che ti e' piaciuto molto scriverla, senza nulla togliere alle altre storie che sono altrettanto splendide.
A un certo punto, quando il Marchese ha invitato a cena i Nostri ho quasi pensato che volesse servirgli del guanciale. 😉
Bellissimo il conflitto tra "istinto e sentimento" che dilania il Nostro Andre'. 
Anche io penso che Andre' e il Marchese', circostanze permettendo, potrebbero diventare dei buoni amici.
Sono entrambi dei romantici, ovviamente ciascuno alla propria maniera.
Che tocco di galanteria la rosa bianca lasciata fuori dalla porta della camera di Oscar.
Una delle storie salite sul podio.
Tra le devote lettrici,
Galla88
 

Allora, un omaggio, una dedica son doni preziosi, se l'omaggio è un racconto, un tuo racconto, diventa dono inestimabile.
La penna scivola lieve e libera e crea questo racconto bellissimo che ha tante verità, tante riflessioni che fermano il tempo di chi vuole ascoltare il silenzio.
Il marchese de Sade, personaggio scomodo, con una fama quasi diabolica che lo ha sempre accompagnato. Se la sua presenza inquieta André, non scalfisce l'innata spavalderia di Oscar.
È intelligente il marchese de Sade, ha capito in poco tempo che lui è pronto a tutto per lei, che stare accanto a lei è l'unico posto in cui vuol essere, qualunque esso sia, perché lei è bella, forte, coraggiosa e ottiene tutto da lui, semplicemente perché è lei.
E sente il demone che lo accompagna André, che lo tenta e che lui cerca di soffocare, il marchese tenta André, lo sfida a seguire il demone, a prendersi ciò che vuole, a prendersi lei. E lui non può neanche tollerare che il marchese pensi a lei, lei così pura, così trasparente, così lontana da tutti, così amata e desiderata.
Il marchese tenta lei, prendersi André, perché lui farebbe di tutto per lei, inutilmente perché anche Oscar è pronta a tutto per difendere lui.
Cede al marchese André e racconta il momento più doloroso della sua vita, le sue paure, il dolore provato e la consapevolezza di non aver sprecato neanche un giorno della sua vita perché era accanto a lei.
Dopo le confessioni del marchese, lì davanti a quella porta, André si ritrova a combattere con il suo demone che lo incita a prendersi ciò che desidera follemente, a prendersi lei. Arresa tra le sue braccia, sarebbe facile cedere ancora, sarebbe umano.
E lui finalmente capisce che desiderare non è sbagliato, fa parte dell'amore, che la vera forza è nell'amore che lo lega ad Oscar, che non conosce barriere o confini. La sua forza è tutta in quell'amore.
E, chissà, forse un giorno lui seguirà il consiglio del marchese, ed entrambi potranno bere alla salute di un nuovo mondo.
Tu che crei mondi meravigliosi, racconti incredibili, tu che lo sai, tu che metti la tua anima nella scrittura, che hai sempre qualcosa di unico da dire.
Grazie.

“Non c'è bisogno di essere una stanza per sentirsi infestati dai fantasmi, non c'è bisogno di essere una casa. La mente ha corridoi molto più vasti di uno spazio materiale ed è assai più sicuro un incontro a mezzanotte con un fantasma esterno piuttosto che incontrare disarmati il proprio io in un posto desolato.”
~Emily Dickinson~

E il freddo ospite non manca all’appuntamento con la coscienza, parla come il grosso grillo parlante che si vuole schiacciare per non dover ascoltare o con le parole sfrontate e sincere di un pover’uomo che è perfetta sinossi tra il beato diavolo e il suo oscuro doppio cioè il povero santo.
Sintesi e non soluzione della dicotomia
tra bene e male che partecipa della stessa natura, simile e dissimile, dell’uomo.
La storia è una sorta di spin off degli altri due tuoi racconti sul “bisogno” nel senso che ne è l’introspezione e il banchetto allestito per i commensali dell’io è ricco di ricercata prelibatezza, anche speziata di noir. Con Anthony seduto a capotavola, Clarissa all’altro capo e con Oscar, William, Sigmund, Edgar e con Jekyll insieme con Hyde ai lati lunghi del tavolo.
Ospiti d’onore Cathrine e Heathcliff.
De Sade è l’antieroe, l’uomo dominato dalle passioni più indicibili ma vinto anche lui solamente dalla parte meno buia di sé, cioè quel bene che André fa risplendere come sotto il sole cocente di un giorno d’estate, in un trionfo di luce e bagliore. 
Per Oscar è diverso, vive ancora nel buio del mezzogiorno e dovrà raccogliere la tempesta prima di veder l’alba.
Quelle labbra sono il primo soffio del vento di burrasca, la rosa, invece, è l’accettazione di sé e del resto, con tempo tutto arriverà.

Alla prossima,
Minaoscarandre

Caro Gral è stata sorpresa gradita ritrovarti fra queste pagine.

Uno scritto che inizia in “media res” e che procede quindi con una narrazione non “lineare” e a più livelli.
La pièce è catartica, ironica e altamente allegorica, ha la complessità delle cose belle e studiate, rifugge banalità di stile e di contenuto e, soprattutto, gioca con la mente dei personaggi e dei lettori.

Il tempo del racconto è scandito per lo più dall’eloquio diretto dei dialoghi, a due e a tre, ricalcando spesso la tecnica e i tempi di scena del teatro menandreo.
La storia è una metafora in sé e l’intreccio, è intessuto da allegorie a volte doppie e triple, altre nascoste, di cui ne sono magnifico esempio i nomi di quei cinque cavalli, prosopopea di vizi e allusione ad altre verità, forse anche omaggio alla conoscenza storica e operistica dell’autore oppure tentativo dello stesso autore di ingentilire, in musica, colui che di quegli stessi vizi ne è personificazione. 
E a proposito di prosopopee, visto che ci sono, volevo dirti che quella della Francia è bellissima, sicuramente l’autore deve aver ascoltato qualche leggenda o la voce di qualche sirena.

L’ampio uso di figure di pensiero non è però sfoggio di bravura fine a se stessa perché esse sono usate in modo “creativo” e non si limitano ad abbellire un contenuto già dato ma ne delineano uno diverso.

Lo scrittore dice la verità mentendo e mente dicendo la verità e nel frattempo, in questa storia, tutto quadra e torna a posto. 
E André è un predestinato, un po’ come Enea, fondatore di una stirpe di uomo diversa e forse già anche estinta.

Complimenti davvero, qui ti sei superato. Testo letto e riletto anche in questo pomeriggio uggioso.

A presto, sempre tua Fiamma.