Recensioni per
Non sono mai stato tanto attaccato alla vita
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Master
24/07/21, ore 10:27

Caro autore,
Essendo tua "filologica" e insindacabile opinione che all' utente Lenovo 2015, cioè alla sottoscritta, faccia difetto una vera e totale capacità di giudizio, recensiva e generale, sei vivamente invitato a rimuovere la dedica a lei corrisposta in apertura a questo tuo scritto.
Impossibile, alla luce delle recenti tue dichiarazioni scritte (in forma privata) e di quanto già avvenuto in sede di recensione pubblica, non recepire la breve formula qui riportata come un ulteriore, però antecedente, "metro di giudizio e di bocciatura" nei riguardi dell' interessata.

Recensore Veterano
11/04/21, ore 15:32

Allora, vi son arrivata dopo un lungo viaggio a La Disperazione e vi ho trovato chi scriver sa, vi ho trovato ciò che cercavo.
Un uomo è lì che osserva nella penombra, quel mondo variegato di disperati che arrivano a La Disperazione per dimenticare se stessi. E la morte sorride loro da quel dipinto, certa che un giorno andrà a trovare tutti.
Non si entra a La Disperazione per cercar speranza o felicità, però può capitare che entri per caso, o per il destino, la vita.
E l'uomo osserva un gesto rubato, un brivido che scorre tra due giovani, consapevole l'uno, inconsapevole l'altra. Non si rendono conto, quei due giovani, che la felicità è in quell'istante, che bisogna viverlo mentre scorre lieve sotto un tocco leggero. Che la felicità si vive e basta. Che non aspetta, che è momento da afferrare e godere.
Che l'amore è quel brivido che fa tremare lei, che gela le spalle, che ha donato a lui un attimo di Paradiso.
Trema anche il poeta visionario, ha visto per un istante la vera felicità illuminare La Disperazione. E quel brivido io l'ho sentito.
A volte, il non cambiare idea vuol dire avere la certezza di aver trovato qualcosa di incredibile. A volte la realtà che muta è promessa di mondi meravigliosi. Il tutto che si ha tra le mani serve a far diventare leggenda.
Io ho trovato la tua scrittura, non cambierò idea.

Recensore Junior
25/01/21, ore 12:18

Gral, mio carissimo!
Il testo è dimostrazione bellissima della tua capacità di passare da un genere ad un altro con una facilità sorprendente.
Dalla non realtà della fiaba si è finiti senza sussulti di sorta - e che i puristi di genere e movimento letterario perdonino i blasfemi accostamenti - in un realismo ossimorico romantico unito a quel forte simbolismo che è sempre imperante nei tuoi racconti.
Dall’alto della focalizzazione zero il narratore onnisciente omodiegetico, Michel Gobemouche, osserva verità contrastanti, forse opinabili, assolute e non, irraggiungibili chimere e realtà di cui non si ha ancora coscienza.
Le ardite dita di André a simboleggiare il desidero di volere di più, gli occhi chiusi di Oscar ad alludere alla cecità nel non saper riconoscere quello che si ha già e poi anche l’unica speranza del lettore, vana ed irrisoria, che loro, troppo belli e troppo pieni di vita, possano eludere la Morte che tutto uguaglia.

Le sequenze dialogiche del testo narrativo fermano la storia in un’immagine senza tempo mentre, paradossalmente, sono proprio le sequenze riflessive statiche che la muovono.
Una dinamicità conferitole dai pensieri espressi dall’io narrante che assumono anche fattezza di consiglio e monito di vita.
Dunque è persona saggia e dalle idee chiare questo Gobemouche, che l’onnisciente coincida con lo scrittore?

Mi accorgo solo ora, che vi sono rientrata, di quanto la Disperazione mi fosse cara, mi era mancata, spero solo di trovar presto l’occasione di tornarvi ancora.

Ti aspetto sempre, sempre solo tua Fiamma.

Recensore Veterano
24/01/21, ore 14:08

Ciò che è opposto concorda e dai discordi l’armonia più bella.
- Eraclito -

Un affresco “tenebroso” la cui luce l’artista Gobemouche - come fosse Merisi - cattura in un riflesso che è rivelatore della sua propria stessa bellezza e leggenda.
“Loro” sono luce che tutto illumina su quel muro di taverna e di umanità e ne oscura lo sfondo tragico riverberato dall’eco dalla fisarmonica. 
Persino l’elemosina, di Dostoevskiano sapore, ipocrita latrice di mendicità, si monda dello scuro connotato per rivestirsi della luminosità di gesti limpidi e tersi.
Una luce da “riflettore” filtra le immagini esaltandole mentre si consuma l’epifania del piacere nell’attimo eterno dove tutto si ferma e cede il passo alla veglia dei sensi. Un tocco regalato con intento e ad occhi aperti, per osservare e non essere visti, un bacio languido a occhi chiusi per sentire ed essere ascoltati.
La verità è quella di una Sibilla la cui voce, ispirata dal nume, riecheggia e colpisce senza ornato e senza unzione.
Drammaticamente è illuminato il percorso oscuro del desiderio, il dionisiaco che comporta un vivere così intenso che trabocca e  cozza coll’apollineo Amore ma con cui si fonde in una unità superiore.
Sono il Kaos e il Kosmos in equilibrio armonioso proprio come nel chiaroscuro dell’affresco, dove l’ombra consente alla luce di  risplendere né sconfitta da lei né vinta da se stessa.
E fa venire meno il fiato questo tuo André “armonioso” e consapevole, eppure anche lei, che di quell’armonia ha avuto un solo e squisito assaggio, ti si stringe al petto in un abbraccio dalla purezza ed innocenza disarmante. 

Intimo e sensuale, intriso della leggerezza dei giorni felici e dove davvero sembra che tu, poeta, li abbia racchiusi tutti e due nella loro immensità nelle tue capienti e capaci mani. 
A presto,
Minaoscarandre 
 

Recensore Master
20/01/21, ore 10:47

Eccomi nuovamente immersa in uno dei vostri racconti, nel quale ricreate atmosfere fuori dal tempo, come scritto nella recensione postata al tempo della pubblicazione e che spero abbiate piacere di ritrovare emersa dai miei archivi.

“Mio caro Cavaliere, vi trovo particolarmente ispirato in questi ultimi periodi. Sarà l’approssimarsi della stagione autunnale, che porta un vento di intimità con le sue atmosfere soffuse e meditative. Avete voluto spaventarci portandoci nuovamente alla “Disperazione”, luogo che sembra essere diventato il ricettacolo dei mali del mondo, nella sua versione più estesa, e dei malesseri che intossicano Parigi, volendo dare una visione più contemporanea. Ma quello che invece siete riuscito a fare è stato creare, anche per i derelitti che nella locanda venivano a cercare un momento per alleviare le loro pene o i loro problemi, un puro attimo di eternità, raccontandoci a cosa hanno assistito i vostri occhi stupefatti e forse anche un poco increduli. Due giovani che sembravano avere accentrata in loro tutta la luce dell’universo conosciuto, che per puro caso si sono venuti a trovare in un luogo che ospita povera gente. Non sembrava lo avessero fatto per divertirsi o prendersi gioco di chi aveva meno di loro, semplicemente erano capitati in quel luogo che poteva benissimo valerne anche un altro. Si sono immersi nella loro personalissima bolla e si sono estraniati da tutto ciò che li circondava per assaporare la loro compagnia e la loro vicinanza, come se fosse l’unica cosa vera e preziosa a cui ambire. Il bel moro ha parlato con semplicità di concetti potenti come l’amore e il desiderio, ma con una voce suadente, alla bella donna bionda abbigliata da uomo, che è stata al suo gioco e lo ha ascoltato e, a quelle parole e al suo tocco delicato, ha tremato provando un brivido di piacere. Sono riusciti a catalizzare tutta l’attenzione degli astanti su di loro, che nulla facevano di particolare per attrarre l’attenzione altrui, semplicemente loro erano. Gli sguardi della gente tutta e persino di quell’uomo a cui nessuno rivolge mai la parola, il famigerato e famoso boia di Parigi, avevano interrotto il loro pensare e sono tornati a riprendere ciò che avevano lasciato in sospeso per assaporare anche loro un attimo che sapeva di magia. Gli occhi di Michel, narratore d’eccezione, si sono riempiti di ciò a cui hanno assistito trasformando l’uomo in un poeta che, forse per la prima volta, è stato in grado di comporre veri versi d’amore poiché l’amore l’aveva visto passare dall’uno all’altra in quella coppia così stranamente assortita. Un piacevole altro viaggio fra le vostre atmosfere che sempre riportano luce anche dove regna il buio. Un ringraziamento e un doveroso inchino anche questa volta. La vostra dama d’altri tempi vi saluta e spera di risentirvi presto!”