Recensioni per
Batto le mani nella nebbia, nessuno mi sente
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
09/02/23, ore 19:56

Proseguono i miei recuperi e le mie riletture (non troppo a caso, stavolta), Cavaliere.
Dimmi tu, dopo l'ultima visita alla Disperazione, come potevo esimermi? Tra l'altro io questa storia qui la ricordo con smisurato affetto e immutata malinconia.
Girodelle non è un personaggio che amo particolarmente, va detto, ma tu riesci - a prescindere dal personaggio scelto - a trascinarmi con uguale entusiasmo nei tuoi racconti.
Questo è decisamente amaro ma è anche di una profondità rara: ricordo che mi ha sempre colpito per la necessità di essere visto di Victor - così disperata - e la speranza rassegnata che accompagna lo sguardo di André.
Inoltre tu hai una dote rara e preziosa: dai spessore e peso a tutti i personaggi, indistintamente, anche quando si muovono con spocchia in ambienti a cui - chi ti legge - è affezionato.
Mi è piaciuto moltissimo il rimarcare l'indipendenza di Oscar, facendo quello che lei avrebbe voluto anche quando proprio non ne ha la calma, attraverso le parole di André. I ricordi veicolati dagli incontri delle loro labbra e le lacrime di Girodelle sono i punti che più mi hanno emozionata e questa è una cosa di cui si ha bisogno sempre. Grazie, grazie davvero sempre per la compagnia delle tue letture. Omaggi devotissimi, Cavaliere.
Fantasmino un po' più trasparente del solito

Recensore Veterano
13/04/21, ore 13:49

Allora, un disperato che ha tutto nella vita, che tutto ha avuto, entra volontariamente ne La Disperazione.
Ha perso la speranza il conte Girodelle, lui che pensa di essere il solo che può amare lei, che può darle tutto ciò che una vita agiata può offrire, cerca una spiegazione, un motivo. E lo cerca dal suo rivale, indegno ai suoi occhi eppure unico rivale, inspiegabilmente il suo rivale.
L'altro è lì che, altrettanto disperato, pensa a lei, ad ogni momento condiviso, alle sue labbra assaporate, svestite, a ciò che neanche lui può avere. Perché lui non può scegliere, perché il suo cuore lo ha donato a lei senza rimpianti, con la consapevolezza che lei è libera. Che nussuno, neanche lui, può toglierle la libertà di scegliere.
Essere liberi non è fare ciò che si vuole, è poter scegliere. E lei è libera.
Sfida il rivale il conte, sporca il nome di lei, perché in realtà ha capito, ha sentito l'amore che lei non ha dichiarato, e che è stato rivelato da labbra svestite che non vogliono conoscerne altre.
L'altro… la sua furia per difendere lei, che è l'unica cosa per cui vale la pena vivere.
Sospeso in quel limbo tra luce e ombra, comprende il conte che vi son cuori che son in sintonia, che son destinati a restare insieme. Che nella nebbia, lui non può essere ascoltato da chi vorrebbe. Lei è libera. Lui non è mai stato un rivale per l'altro, perché non ha mai avuto rivali l'altro.
Io ti sentirò sempre battere le mani nella nebbia. Io ascolterò sempre ogni tua parola, anche nella nebbia.

Recensore Master
15/02/21, ore 11:10

Carissimo
Molto maturo questo tuo scritto e certamente molto più maturo di quanto mi era apparso la scorsa volta.
Credo che la "nebbia" di cui ci scrivi, in realtà, avvolga tutte le creature umane, indistintamente.
Con rammarico poi, perché si tratta di una tragedia assai triste (anche se forse in essa una certa percentuale di verità, purtroppo, sussiste), che tarpa le ali e mina ogni "infrastruttura" di qualsiasi forma superiore di credo, accolgo e compiango, un po' per tutti, quel: "la speranza, benedetta speranza, che si infila in ogni pertugio, che impedisce la visione lucida", di questo tuo Girodel e, in fondo, tuo e di tante altre persone, reali o fantastiche.
La speranza, cioè probabilmente il vero soggetto di questo tuo scritto.
Come riuscire nell' arduo cimento di perseguirla senza barare o disperarsi?! Boh!
Certo la purezza di cuore è, immancabilmente, essenziale al raggiungimento di ogni buon fine.
E' molto bello apprendere che tale dote rifulge nell' animo di ognuno dei personaggi di cui ci hai raccontato su queste righe. Si, c'è molta sincerità presso questa tua locanda!
Beh... ancora una volta non posso far altro che complimentarmi, di tutto cuore, con te.
Con affetto L.

Recensore Veterano
24/01/21, ore 13:48

Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto, tu plasmi la tua immagine. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine. Pico della Mirandola "Oratio de Hominis dignitate".

Componimento traboccante di pensieri densi come quella nebbia che acquieta il battito di mani e piedi ma rotondo come l’amore nel suo contatto svestito e che ho riconosciuto.
Uno scritto sui “massimi sistemi”, in bilico tra bene e male, libero arbitrio e libertà e dove si consuma il dramma dell’incomprensione.
Il grande inquisitore che domanda all’uomo illimitatamente libero “perché è venuto ad infastidirlo”, e la forza delle parole di lui è la stessa del bacio che brucia.
Due uomini e due mondi a confronto resi uguali dalla stessa speranza e medesima disperazione ma dove André ha già vinto la sua battaglia e si stupisce che la guerra inutile lo bracchi ancora. 
Nobiltà, bellezza e sprezzante offerta di una di giustizia retributiva non possono nulla su un uomo a cui il libero arbitrio ha riconsegnato l’essenza del suo essere “divino”, un uomo il cui Amore si fa strumento che annulla l’umana finitezza.
Due uomini in fondo uguali e ne è conferma quel pianto finale dove il vinto, accetta la sconfitta. Non so se abbia compreso davvero che il profumo di violette non è soltanto emanazione aristocratica ed ex nihilo del rango o del favore di un Dio, ma è stato bello ritrovarlo certamente arreso difronte alla libera scelta di Lei, magnifico da parte sua averle riconosciuto la libertà che André rivendicava e da parte dello scrittore averci raccontato risvolti che riempirebbero una voragine.
Scritto pregno e che spinge a riflessioni di più ampio respiro, grazie. 
Minaoscarandre 
 

Recensore Junior
22/01/21, ore 14:33

Mio Gral,
sei in grande spolvero! Una scorrettezza sintattica è cosa seria ma non ho potuto fare a meno di apprezzare siffatta disinvoltura nel passare da uno strumento di ricerca espressiva allo iato d’espressione sul volto di André, quello sì che sarebbe stata la vera “anomalia”! Certamente molto poco sintattica ma assolutamente di pensiero, e ho sorriso.
Se fosse un artificio retorico, Girodelle, meno flemmatico e più volitivo del solito, sarebbe una sillessi che non tiene conto che, nell’enunciato della vita, André non potrà mai essere il secondo soggetto messo in formale e arbitraria relazione con un predicato col quale manca di collegamento di significato.
André è il paradosso logico che conferma il limite dei sillogismi della logica formale. Un uomo al di fuori degli schemi, che agisce secondo un sentire tutto suo e che rimanda a diversa conclusione.
Girodelle ha uno sfogo amaro di rabbia, di disperazione e pieno dell’umanità dell’uomo comune, di ogni uomo infatti, che sa di non aver più nessuna speranza, battuto da un rivale che gli è superiore e che gli impartisce la classica lezione di vita.
Spiace vederlo sconsolato ma un po’ se l’è cercata, troppo pieno di sé e delle proprie certezze per accettare qualsiasi rifiuto, ha dovuto farsela stampare sul volto quella verità inconfutabile che lei non lo vuole!

Un testo che infiamma, una scrittura piena, consapevole, sicura di sé e priva di qualsiasi tentennamento, sei davvero bravo e sai che ti aspetto sempre con la penna di fuoco e fiamma pronta solo per te.

A presto, un abbraccio, sempre solamente tua Fiammetta.

Recensore Master
20/01/21, ore 10:32

Eccomi nuovamente con un altro commento, ritrovato nel mio personale archivio e postato come scritto originariamente.

“Caro Cavaliere, siamo tornati insieme a Voi alla Disperazione, luogo che Vi attira e Vi porta alla riflessione. Ci avete fatto un ennesimo affresco di quella varia umanità che transita, forse senza lasciare traccia di sé in quel luogo che per alcuni diventa luogo di perdizione, oppure luogo ove perdersi e annullarsi. Questa volta ponete a confronto il Conte di Girodelle che, sotto mentite spoglie, ha l’occorrenza di sapere cosa sia quel qualcosa che lega Madamigella Oscar a quell’uomo che pensa di incontrare nella locanda più malfamata di Parigi. Deve cercare di entrare nella sua mente per comprendere cosa ci sia in lui che non va e che lo mette sempre in una posizione di sudditanza rispetto ad Andrè Grandier, proprio lui, il servo di casa Jarjayes, lui che è sempre vissuto a fianco della donna da lui amata senza che lei lo sapesse. Quella sera la donna comandante avrebbe dovuto scegliere il miglior partito per accasarsi, secondo il volere paterno, ma ancora una volta è stato nuovamente messo da parte per l’uomo che ora ha di fronte e che lo osserva, sapendo benissimo cosa si agiti nel suo cuore e nella sua mente: l’ennesimo rifiuto. Ma Oscar, Andrè lo aveva capito, doveva essere libera, libera come l’aria, libera di scegliere per se stessa, libera anche da lui, poiché lui comprendeva il valore che aveva la possibilità di scelta per Oscar. Il conte non potrà mai comprendere quanto profondo sia il legame fra di loro, tanto da essere, lui, disposto a morire per lei, poiché ogni cosa fatta per lei, vale la pena farla. La disfatta questa volta per il conte è totale: qualsiasi cosa egli faccia sarà sempre perdente agli occhi di Oscar e ora, cosa che forse un recesso della sua mente aveva già capito tanto tempo prima, è una affermazione che deve fare più a se stesso che all’uomo che di fronte a lui lo guarda, ormai la collera sparita dal suo volto e lo sguardo costernato poiché anche lui ora prova il suo stesso dolore. Molte ombre si sono addensate sulla Disperazione e su tutti gli astanti che hanno assistito al confronto fra i due uomini, capendo che in ballo ci fosse qualcosa che era al di sopra di qualunque cosa loro potessero comprendere, era un confronto che aveva luogo ora, ma veniva da lontano, aveva solo la necessità di venire certificato senza ombra di dubbio, cosa che è avvenuta e che lascerà il conte a pensare che il suo rango poco conti nelle questioni di cuore e Andrè, vittorioso ancora una volta, ma con una immensa sofferenza nel cuore per non poterla avere. Amarezza che accomuna i due uomini. Alla fine avete voluto riportare uno sprazzo di luce in tutta questa nebbia che ha avvolto tutto di sé, facendo risaltare ancora una volta la nobiltà d’animo di André e di questo Vi ringrazio. Sempre molto interessanti e cariche di significato queste vostre incursioni estemporanee nelle vite dei nostri amati personaggi che ne permettono una conoscenza sempre più profonda ad opera della vostra magistrale penna. Spero di rileggervi quanto prima. La vostra dama d’altri tempi vi saluta cordialmente.”