Recensioni per
La versione di Foret
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
18/04/21, ore 16:29

Allora, a volte accade. Accade che un racconto sussurri piano, che quel sussurro piano piano diventi un'eco che rompe il silenzio. E quel momento, quel bisbiglio restino nella mente a riempire i vuoti, i silenzi, le ombre.
A La Disperazione non vi son solo i disperati, lì dietro il bancone accanto a Joss le Petit, si può incontrare un ragazzino che ha un dono speciale.
Foret, che ha per nome quello di una foresta, salda e ricca di misteri, semplice e complicata. Lui che guarda il mondo con innocenza e purezza, che osserva i disperati della taverna con ingenuo candore.
Lui che sa riconoscere il bene e il male, che sa riconoscere la giustizia e l'ingiustizia, che non sa odiare perché si deve farlo.
Foret protetto e amato dai disperati, perché anche i più umili hanno una dignità, un senso dell'onore che nessuno può togliere loro. E persino lei, la vecchia Signora, vede in lui la Luce, quella purezza che rende speciale Foret.
E vede un mondo migliore, Foret, vede un mondo dove le ingiustizie potranno essere riparate, vede un mondo dove non si dovrà più soffrire senza speranza.
Foret sa vedere l'onestà anche in chi dovrebbe odiare perché appartiene ad un altro mondo più fortunato.
E gli capita anche di vedere il vero amore, che mette l'altro ptima di tutto, per cui nessun sacrificio è mai troppo.
Vede tante cose Foret, anima pura e candida, e lì, a La Disperazione la sua storia è appena iniziata.
Leggere te è fede in una magia, cesellato in un diamante questo racconto brilla di luce propria. Ancora mille volte, mille volte ancora.

Recensore Junior
22/01/21, ore 14:08

Caro il mio scrittore, ti ringrazio subito per averci restituito le “nostre” storie, questa puoi, la tua ultima, era e resta a metà tra sfida e avvertimento.
Il testo in effetti, per annovero di anomalie, si presenta nella forma di un gigantesco anacoluto metastatico.
Quasi per assurdità e contrasto, la sua squisita raffinatezza e ricercatezza stilistica sono raggiunte tramite l’uso di scorrettezze sintattiche e sgrammaticature volute e impiegate come strumento di ricerca espressiva. 
Il nome scelto per l’io narrante - per contestualizzazione di lingua - traslato per assonanza dal derivante Forrest, adesso orfano di qualche fricativa, con una vibrante che diventa allofona e che fa a meno di un circonflesso, ne è solo la prima di una lunga serie.
L’uso reiterato di artifizi retorici - pleonasmo, paronimia, paronomasia, annominazione, metonimia, onomatopea, epizeusi, antifrasi -  si riappropria del suo carattere inconsapevole, tipico del linguaggio parlato, per mezzo del  soliloquio spontaneo e ingenuo di chi la sa lunga.
La scelta del linguaggio conferisce alla narrazione una forza comunicativa straordinaria nonché immediata mentre è proprio Foret  l’origo che interpreta i deittici, è lui l’ego-hic-nunc che rende questo racconto fattibile, deus ex machina che raccoglie tutto e tutti.

Sicura di esserci andata troppo leggera, alla prossima farò di meglio.

Sempre solo tua

Fiamma.

Recensore Master
20/01/21, ore 10:26

Caro Sacrogral, mio amato cavaliere, sono molto lieta che tu e la tua penna siate tornati a far capolino fra queste pagine, che sarebbero rimaste orfane dei tuoi lavori e che con tanta passione e trasporto ci avevi donato, durante tutto il corso di un anno difficile per tutti, e questi tuoi racconti sono stati un modo per estraniarci dalla realtà circostante e talvolta opprimente, riuscendo a fare in maniera di alleggerire sia il cuore che la mente. Esse sono tornate dove devono stare, insieme alle altre molte e varie storie che popolano questo fandom, segno che le problematiche che ti hanno visto protagonista in questi ultimi tempi sono rientrate e si spera definitivamente archiviate. Questo è un sito di scrittura e di lettura, nel quale ho sempre pensato che solo questo dovesse esistere, un posto dove ritagliarsi del tempo per se stessi e condividere con altri una medesima passione. Null’altro!
Ho notato che da ieri hai ripopolato le pagine con tutti i tuoi racconti, e io, da tecnico quale sono, mano a mano che scrivo una recensione che mi interessa, la archivio, per poi poterla ritrovare, oltre che con lo scritto anche con l’eventuale risposta dell’autore. Ecco perché posso riproporti quanto ti avevo scritto a suo tempo, sperando di farti cosa gradita.
Inutile dirti che spero di rileggerti quanto prima, e voglia tu accogliere in questo frangente un caloroso “bentornato” sia da me che dalla dama d’altri tempi, anche lei felice del tuo ritorno per poterti rileggere a lume di candela. Un caro saluto (per il momento).
Qui di seguito la vecchia recensione, esattamente così come era stata postata al tempo, senza apporre alcuna modifica per il momento contingente, ad uno dei tuoi ultimi racconti a cui mi sono avvicinata e che mi ha conquistata.

“Mio caro cavaliere, siete tornato a farci dono della vostra compagnia, nonché della sensibilità della vostra penna, che, in questo scritto in particolare, ha toccato le corde dell’animo del lettore finale. Avete chiamato a raccolta proprio tutto l’universo del quale ci avete raccontato in più di una storia, tutti insieme, ognuno con i suoi problemi, i suoi tratti caratteriali e le sue fragilità. Ci avete motrato un mondo e degli eventi attraverso la lente dello sguardo di un protagonista d’eccezione, questo giovane Foret, il quale osserva disincantato tutta quella varia umanità che gli passa vicino, osservatore privilegiato e colmo di disarmante umanità. A tratti il racconto era difficile da seguire, per me personalmente, dato dal metodo utilizzato per narrare, ma più si va avanti nella lettura si diviene parte integrante di un tutto molto più grande, in grado di svelare verità ed emozionare fino alla commozione. Un settecentesco Forrest Gump, in tutto e per tutto, descritto mirabilmente dalla penna di uno scrittore, non di un semplice appassionato ad una storia che ci coinvolge tutti quanti. Ovviamente, come vostro solito, ci portate una ventata di cultura e anche di curiosità, e così, non conoscendo l’autore menzionato nelle note iniziali, sono andata cercandolo per farmi un’idea, ancor prima di leggere il vostro scritto, e allora ho compreso tutto quello che ho poi letto con un occhio e un atteggiamento diversi. Un modo, il vostro, del tutto particolare per continuare a sognare insieme sulla magnifica e prolifica storia di Lady Oscar, con tutto l’universo che le ruota intorno, donando la possibilità di raccontare mille e una storia. Occorre avere un narratore d’eccezione che ci accompagni e ci prenda per mano, per conoscere le strade e i luoghi di Parigi ove incontrare certe persone e diventarne amiche, carpirne i pensieri e i sentimenti, persino di quelli da cui si vorrebbe e dovrebbe stare lontani. Tutti insieme a disegnare un affresco vivo e vibrante di forza, coraggio, passione, complicità, generosità, uniti alla vostra enorme ed esuberante fantasia. Tante cose ci sarebbero da dire che riguardano la storia in sé, della quale ci avete messo a conoscenza, con i suoi personaggi non dimenticando quasi nessuno, passando dal boia di Parigi Sanson sempre accompagnato dalla Nera Signora, a Gobemouche, al locandiere Joss, a Bernard Chatelet e soprattutto a loro, Oscar e Andrè, nella loro indissolubile commistione di amore e amicizia. Non mi resta che ringraziarvi e rendere omaggio con un inchino alla vostra umanità.Un affettuoso saluto dalla dama d’altri tempi. Elena”