Recensioni per
L'ultima Statuetta
di dirkfelpy89

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
22/01/22, ore 20:32

[Recensione premio per il contest "103 Times King" - 1/2]

Ciao dirkfelpy, eccomi qui a consegnarti la prima recensione premio! ^^
Sai, Agatha Christie per me è qualcosa di sacro, letteralmente. È l'autrice che mi ha introdotto alla lettura vera e propria, colei che con i suoi libri mi ha appassionato fin da quando ero ancora una bambina e che mi ha fatto venir voglia di scrivere.
E questo libro, poi... questo libro è letteralmente ORO.
Io penso che chi non ama questa donna e questo libro abbia un grande vuoto dentro sé XD e se non la apprezzano, è solo perché non la conoscono, altrimenti non me lo spiego!!
Comunque, ho apprezzato moltissimo questo tuo voler entrare nell'introspezione di Vera e di voler provare a immaginare ciò che stava provando mentre poneva fine alla sua vita; inoltre, penso che tu abbia sfruttato benissimo il cliché che hai scelto - a proposito, pure io avevo partecipato al contest e non mi spiego come mai non fossi passata a leggere la tua storia, visto anche il fandom! -, perché è proprio ciò che è successo a lei: ha ripensato a tutto ciò che ha fatto e non ha fatto, a ciò che avrebbe potuto evitare o che rifarebbe da capo pur di inseguire un amore, seppur doloroso.
E mentre leggevo questa OS ho riconosciuto il tuo stile e il tuo modo di entrare nell'intimo del personaggio, ho avuto come l'impressione che tu abbia preso Vera e l'abbia fatta tua, in un certo senso; le hai dato vita con il tuo modo di scrivere, non so, ho come rivisto un po' di ciò che ho trovato nella storia per il nostro contest. E quando un autore ha uno stile riconoscibile, secondo me è fenomenale e soltanto da stimare! :)
Complimenti per come hai gestito l'azione e l'introspezione, i sentimenti e i momenti che dovevano essere più incisivi e diretti. Hai trovato un buon equilibrio e leggerti è stato davvero piacevole ^^
Spero di poter passare al più presto a rilasciare anche l'altra recensione, ma per il momento ti ringrazio ancora per aver condiviso questo piccolo testo e alla prossima ♥
(Recensione modificata il 22/01/2022 - 08:32 pm)

Recensore Veterano
11/10/21, ore 17:40

Vera Claythorne è una figura affascinante nella sua complessità.
Divisa tra amore disperato e perfidia omicida, angelica fuori e demoniaca dentro, soffre per aver perso l'uomo che amava ma solo alla fine inizia per davvero ad avere rimorso per la terribile azione compiuta, da lei vista sempre come un gesto d'amore in precedenza.
Se 10 Piccoli Indiani fosse stato in prima persona credo che il finale sarebbe stato proprio così :)

Recensore Junior
19/05/21, ore 11:55

11° Classificata al contest "Let's Cliché! indetto da _Vintage_ sul forum di EFP - L’ULTIMA STATUETTA DI DIRKFELPY

- Grammatica e stile: 9.4/10
C’è qualche errorino che ti segnalo qui sotto, ma in linea generale la storia è corretta dal punto di vista ortografico:
[…] togliere la vita ad un'altro essere umano […] C’è un apostrofo di troppo. Essendo un maschile, la corretta forma è un altro essere umano. -0.10
[…] anche di quanto sarei potuto essere di conforto […] Per rispettare la concordanza, la forma corretta è sarei potuta essere. -0.10
[…] pende da un gancio al soffitto […] L’espressione è poco chiara, sarebbe meglio renderla con un gancio del soffitto, perché da e al insieme correlative indicano rispettivamente due complementi di moto. -0.10
[…] forse è la mia giusta punizione […] Manca il punto. -010
[…] e la cosa giusta da fare […] Errore di battitura, dovrebbe essere è. -0.10
[…] un ultima impiccagione […] Manca un apostrofo, essendo un femminile la forma corretta è un’ultima impiccagione. -0.10

Per quanto riguarda lo stile, sebbene sia molto semplice, rispecchia molto la cruda realtà della tua storia. Proprio perché hai scelto di raccontare forse il punto più irrisolto di tutto il romanzo, il tuo stile accompagna la decisione di Vera con una crudezza ed una realtà a dir poco disarmanti. Mi è piaciuta molto la scelta di rendere il racconto al presente, come se la situazione fosse proprio davanti agli occhi del lettore, e ho apprezzato molto anche il tuo modo di seguire il flusso dei pensieri della protagonista, nei suoi ultimi istanti di vita.
Anche l’utilizzo della punteggiatura è perfetto, non presenta sbavature e, nel complesso, si presenta in maniera efficace nello sviluppo della suspense che crei volutamente, soprattutto prima dell’ultimo paragrafo.
Un ottimo lavoro, complimenti!

- Caratterizzazione dei personaggi: 8.5/10
Una caratterizzazione massiccia e che, in qualche modo, si soffermi particolarmente sull’introspezione di Vera non c’è, ed è anche normale che sia così perché hai dato la priorità allo sviluppo narrativo. Tuttavia, il flusso di pensieri della protagonista fa in modo che certi aspetti della sua personalità emergano per via dei fattori esperienziali che ha vissuto: risulta sicuramente più facilitato chi ha letto il libro, ma questa storia potrebbe tranquillamente esser letta anche da un lettore che non abbia mai neppure intravisto il libro, e questo perché dai una descrizione abbastanza dettagliata della vita della protagonista, del suo amore per Hugo, della sua paura, dei suoi ricordi che si fanno via via più sfocati.
Persino le statuette, che sono così importanti per il racconto, ricalcano e scandiscono perfettamente il ritmo dell’introspezione, come a voler caricare di pathos il paragrafo finale.
Purtroppo la storia è corta, e non hai avuto abbastanza spazio per soffermarti magari un po’ di più sui pensieri di Vera, sulle sue sensazioni, emozioni, ripensamenti, angosce. Sarebbe stato sicuramente un approfondimento utile e dilettevole, perché il modo con cui l’hai descritta – seppur in maniera non del tutto completa – mi ha certamente accattivata.
Nonostante questo, però, ammetto che la storia mi è piaciuta così com’è, lasciando un alone di mistero dietro di sé che sicuramente piace al lettore. Quindi bravo, davvero.

- Utilizzo del cliché: 14/15
Tutta la vita davanti agli occhi, almeno a mio avviso, era uno dei cliché più complicati da trattare, perché bisognava tenere conto di tutte le varianti che potevano essere coinvolte all’interno di tale luogo comune. Tu invece hai scelto la versione più classica, quella un po’ infelice e un po’ rammaricata, salvo poi ricoprirla anche d’un alone di serenità, quasi arrendevolezza da parte di Vera. Della serie, è così che doveva andare fin dall’inizio.
In quest’ottica d’idee, hai sicuramente conferito al cliché una sua presunta originalità, giacché hai reso la protagonista consapevole del suo destino, di ciò che sarebbe accaduto. E Vera rivive sì la sua vita, seppur in maniera forse un po’ troppo sommaria, ma al contempo sceglie di riviverla, non le capita tra capo e collo perché sta morendo e non pensava che potesse accadere. Questo fattore di consapevolezza è stato sicuramente il punto di forza di questo parametro, che è stato, insieme allo stile, il pregio più bello di questa storia.
Ci tengo anche a specificare qualcosa, per me, di davvero importante: Dieci piccoli indiani, almeno a mio avviso, è uno dei racconti più belli e affascinanti della Christie. Se vogliamo, è una vera e propria ode alla psiche delle persone, alla suspense, al colpo di scena. A me capita spesso di storcere il naso di fronte a fanfiction su questa autrice, eppure sono rimasta piacevolmente colpita, dico sul serio.
La tua sensibilità ti ha permesso di concludere qualcosa che nel romanzo rimane un po’ in sospeso, e da questo punto di vista il tuo utilizzo del cliché, oltre che utile, è stato anche molto realistico, in linea con la storia della Christie.
Anche qui, bravo davvero!

- Gradimento personale: 4.6/5
Io adoro la Christie e i suoi romanzi. Dieci piccoli indiani, in particolar modo, è un capolavoro. Credo che tu sia stato incredibile nella stesura di questo racconto, e forse la cosa che mi ha un po’ interdetta è stata la brevità con cui si è conclusa. Mi rendo sempre conto di voler leggere – egoisticamente – più di quel che l’autore può concedere – come in questo caso, perché, in realtà, la tua storia va benissimo così com’è.
Forse mi sarebbe piaciuto leggere un po’ di più delle motivazioni che spingono Vera alla scena finale, cosa la porta a ricercare in maniera così viscerale la risoluzione di quella dannata filastrocca, cosa pensa quando calcia via lo sgabello e così via.
La verità è che, leggendo questa storia, sono rimasta affascinata e perplessa al tempo stesso, vogliosa di sapere cosa sarebbe accaduto, tuttavia consapevolmente ignara.
Forse il bello di questa storia è proprio questo: una donna, con sentimenti, emozioni e rimpianti che riguarda alla sua vita come a qualcosa di prezioso, ma ormai irraggiungibile, qualcosa di molto lontano che non può più esser raggiunto e che porterebbe sempre ad un’unica soluzione.
Una storia bella, affascinante, piena di brio ed emozioni, complimenti.

Totale: 36.5/40

Recensore Junior
16/02/21, ore 23:18

Aghata amore mio. Cosa si nascondeva in quella rispettabile testa inglese?
Mi è molto piaciuta la tua interpretazione dei fantasmi che si agitavano nel cuore di Vera prima di darsi la morte. L'atmosfera è in linea con quella del romanzo che non si sa se sia un giallo, un horror o cos'altro. Sicuramente è angosciante e non lascia scampo. La nenia monotona della filastrocca già da sola basta a ghiacciarti l'anima. Sai cosa mi piace di questi romanzi, quelli di Aghata, come quelli di Simenon con il suo ispettore Maigret? La descrizione dell'animo umano, il fatto che alla fine sono sempre le stesse cose che muovono l'essere umano all'omicidio: l'amore/l'odio, l'avidità e l'invidia. Nei romanzi gialli di Fred Vargas ho ritrovato tutta la prorompente semplicità di questi due amatissimi scrittori. Grazie per aver riportato alla mia memoria tutta la mia passione per loro.

Recensore Master
23/01/21, ore 22:31

Ciao!
Allora ti dico subito una cosa, questa storia mi è piaciuta tantissimo. Anche io partecipo allo stesso contest e avevo visto la storia da un po’ ma finalmente riesco a leggerla. Mi piace molto come hai strutturato il tutto, il tuo stile è fluido, semplice ma che crea una sorta d’impatto dentro che lascia basiti. L’ultima frase, meravigliosa. Complimenti