Ciao!
Finisco di leggere questa storia con il cuore un po’ strizzato. Ammetto di aver cercato fra le note un What if, qualcosa che tenesse accesa la mia speranza che quello che Teddy stava vedendo fosse successo davvero, Tonks fosse lì a fargli la linguaccia e Remus a guardarlo con tutto l’amore paterno. Quindi, arrivata alla fine, ho dovuto ammettere la sconfitta e stare un po’ male, insieme a lui. Trovo questo racconto, comunque, di una delicatezza unica. Amo come maneggi i personaggi e vai a cercare il loro punto dolente; quello di Teddy molto simile a quello di Harry (che, infatti, poi si scopre consolarlo a suo modo, l’unico che conosce). Immagino Teddy di fronte allo specchio delle Emarb, a vedere quella coppia così atipica che sono i suoi genitori. Ma tanto belli, tanto veri, tanto pieni di vita e d’amore – per lui, uno per l’altro – anche se solo riflessi nella superficie di uno specchio. Ho adorato che i capelli di Teddy, mentre fissa Remus, assumano il suo colore, come a testimoniare – senza rimedio – che qualcosa di loro (un colore, il poterlo cambiare) è rimasto indelebile in lui. Mi è piaciuto anche il richiamo a Nonna Meda, l’unica che gli è rimasta (lui l’unico che è rimasto a lei) e me li immagino insieme a farsi forza, per continuare a vivere anche lontano da quello specchio. Sono sicura anche che Remus la guardasse con timore e rispetto: un Lupo Mannaro non è quello che ogni madre vorrebbe per sua figlia, glielo avrà fatto presente, si saranno scontrati. Però, alla fine, lei è stata ripudiata dalla sua famiglia per qualcuno che amava e sono sicura non avrebbe mai inflitto a Tonks lo stesso dolore.
Anche se è la prima volta che scrivi di Teddy, secondo me hai centrato perfettamente quello che è il punto di vista “dell’orfano”, di un bambino che ha saputo chi sono stati i suoi genitori – cosa sono stati – e che non può fare a meno di cercarli, dove può.
Complimenti davvero!
Un abbraccio |
