Buonasera caro, eccomi qui con piacere sul tuo profilo in uno dei fandom che apprezzo di più, di cui ho scritto, ma su cui ora preferisco leggere. Intanto mi presento ufficialmente: sono Stefy, ed è un piacere averti incontrato nel gruppo di scambi del Giardino.
Già lo specchietto della storia ha attirato la mia attenzione: le parole scelte per la descrizione della trama lasciano presagire tanta roba, molte cose decisamente pesanti a livello di concetto – così come è l’opera originale – e poi i tipi di pairing… ahhh, leggo shonen ai e già mi perdo. Ho un debole per l’introspezione a cui do un’importanza fondamentale, e dove ci sono temi delicati e violenza, beh, ci devo essere anche io. Ok, basta, che sennò mezza recensione mi va solo per l’introduzione!
Sono… sono stupita, stupita davvero perché vedere la storia che comincia dal punto di vista di un gigante che ha le sue abitudini, il suo quotidiano, il modo di parlare e pensare adatto ad uno della sua specie, fa strano. E a tratti una tenerezza disarmante. In poco spazio riesci a contestualizzare il tutto e a rendere vivido ciò che sto leggendo, entro pure in empatia con il protagonista di questa parte. Sono giganti che vivono e lavorano nella foresta gigante al di fuori delle mura, e sembra tutto così “normale” se mi puoi passare il termine: veder arrivare l’armata ricognitiva a cavallo mi riporta dolorosi ricordi, e a loro crea disagio, apprensione, insomma, in fondo hanno a che fare con piccole bestie che non riescono a riconoscere benché forme minute uguali a loro, e penso siano in soggezione. Uno stallo di poco, pochissimo visto che non può durare.
Sembra che i cattivi qui, di fatto, siano gli esseri umani.
Più leggo e più sento una sottile punta di angoscia proseguire di pari passo con le parole, mi stai aprendo un mondo che va molto al di là di ciò che potevo immaginare trovandomi davanti a questa storia.
E continuo pure ad empatizzare con loro, perché sembra che ormai quasi tutti abbiano perso memoria di ciò che furono, continuando ad andare aavanti costruendosi una sorta di quotidianità, ma la femmina incinta… ecco, questo proprio mi ha scombussolata, sono partita per la tangente. Colui che l’ha colpita immagino sia uno dei pochi – l’unico, forse? – che ricorda, che ha riscoperto, che sa. E cosa sa? Che sono mostri, abomini, che non dovrebbero procreare. Mi sembra ingiusto, ingiusto non per Paradis e i suoi abitanti umani, ma ingiusto per loro che stanno solo tentando di andare avanti senza sapere nulla di più.
Riescono a percepire, capire abbastanza, questi giganti, comprendere che ciò che sta tentando di eliminarli, se non sono loro stessi, è organizzato, segue regole precise e un allenamento ben studiato. Le scene attive di interazione tra gigante/gigante e gigante/uomo sono entrambe spiazzanti, li muovi in maniera differente ma con ingegno e correttezza verso il canon. Mi sembra di vederlo, di sentire la rabbia di lui, era riuscito ad andare avanti, difendersi e difendere colei che amava e il figlio in grembo.
E poi la morte.
Lo sterminio della famiglia.
Lo sento il suo dolore, forte e chiaro, e fidati che ora non sto certo pensando a omini che si muovono e cercare di dare un volto e un nome, ora non mi importa. Non mi interessa perché la mia attenzione è totalmente catalizzata sul POV dei Titani.
Un epilogo triste, tristissimo. Ho il cuore spezzato. Grazie. In positivo ovvio, perché hai fatto qualcosa che ha reso la mia curiosità morbosa, a livello altissimo. Empatia, sofferenza, sorrisi nei piccoli momenti di quotidianità di questi esseri che, di fatto, volevano solo continuare la propria esistenza. Non tutti ovvio, alcuni sapevano, altri erano completamente inebetiti, ma il protagonista aveva una sua routine, una famiglia, qualcosa per cui lottare. Il tutto mosso con esseri apparentemente di poco intelletto, più verso l’istintività, spirito di aggregazione parziale e aiuto nelle faccende di grande importanza.
Erano loro i protagonisti, era su di loro l’attenzione. E nomi non mi servivano affatto, conoscendo l’opera, i posti dove si svolge e i personaggi che la animano, non ho avuto bisogno di identità o toponimi, assolutamente: Petra, Erwin, Levi e tutti quanti, eccoli… ecco coloro che sono andati avanti, l’armata ricognitiva, la salvezza dell’umanità. Piccoli animali domatori di cavalli, come ha detto ormai sfinito il gigante in casa propria, spinto da cupa curiosità, piccoli animali sanguinari che vivono in gabbia es escono per sterminare.
Cosa devo dire? Complimenti, sul serio: la tua prosa è affascinante, il tuo modo di raccontare cattura, non è un testo terra terra, il linguaggio è ricercato quel tanto da far comprendere la pesantezza di certi sentimenti e sensazioni e la dura realtà che ci stai per mostrare, con gli occhi di chi solitamente sarebbe stato un essere senz’anima, vuoto sacco di ex umano che vaglia il terreno alla ricerca di altri umani da distruggere. Nulla più lontano da questo, hai fatto qualcosa che ricorderò perché davvero, una storia simile deve essere conosciuta, letta e diffusa per chi ama il fandom. L’utilizzo dei flashback in corsivo aiuta a rendere chiari i vari passaggi, i momenti tra le varie ambientazioni, e il tutto si fonde in questa cupa sensazione dapprima piccola che cresce, cresce e si evolve nella consapevolezza dell’intento della storia.
Chi è il mostro qui?
Il Gigante, o l’uomo? E con questo, ho detto tutto.
Non ho riscontrato errori di sorta, il testo è pulito, graficamente molto gradevole e ben suddiviso a livello di impaginazione. Il lavoro fatto sulle varie apparizioni è accurato e perfettamente in linea con ciò che hai voluto mostrare e che potrebbe, perché no, essere verosimile. Hai lavorato molto sul creare contrasto, sull’instillare il dubbio, sul mettere il lettore davanti non ad una verità assoluta, ma ad una domanda. Non dai la risposta, in fondo, lasci che ognuno possa interpretare infine. Ti tieni super partes, non giudichi, lasci a noi esprimere ciò che ha lasciato questo tuo What if? Che ho trovato straordinariamente efficace.
Ecco, come sempre mi sono lasciata andare ai sentimentalismi, mi succede quando leggo qualcosa che mi colpisce come questa OS impegnativa ma non pesante a livello di lettura, che tocca tematiche strong ma che non vengono svilite o sottovalutate. Sangue ce n’è, e parecchio, dolore, ferite fisiche e all’animo, e colte in modi differenti. Morte, morte di chi a mio parere non meritava nemmeno in quel momento, ma d’altronde, la storia viene raccontata solo dai vincitori, giusto? Così hanno sempre insegnato, così va avanti il mondo.
Sono felice di aver incontrato un autore del tuo calibro, mi auguro davvero di poterti beccare ancora, scambiare con te sarà un piacere immenso. So di aver molto da poter leggere qui, puoi darmi molto, e il mio cuore di lettrice non vede l’ora.
Alla prossima caro, buon lavoro e buona ispirazione! :3 |