Oh mamma, ma la malinconia di questo capitolo.
Quando Homer si è svegliato, io devo dire che non ho pensato nemmeno per un momento che Ole se ne fosse andato senza di lui. Non è nel carattere di Ole, secondo me. Homer forse è il tipo di persona che potrebbe prendere e andare all'avventura da solo, ma Ole credo che vada al mare principalmente perché ci va Homer. Non sto dicendo che il mare non gli piaccia, non lo so, ma credo che Ole non si muoverebbe in un ambiente che conosce poco senza essere accompagnato da Homer. E poi alla fine è lì per stare con lui, non semplicemente per la villeggiatura o i paesaggi.
La parte del gatto mi ha fatto sorridere tantissimo, tipico comportamento da gatto, ma mi è anche piaciuto il fatto che sia diventato un escamotage per approfondire un attimino il padre di Homer e per fargli dire quella cosa importante, che a volte le persone normali fanno fatica a stare dietro a Homer e a Cecilia - che in effetti in questo sono molto simili e forse il rapporto fra i genitori di Homer assomiglia un po' al rapporto fra Homer e Ole stessi. Non credo di aver capito mai così bene la frase sugli opposti che si attraggono, fino a questo momento. Pensavo che fosse solo una frase fatta e invece non avevo mai considerato che forse dopotutto si bilanciano e si equilibrano a vicenda. Per capire questo concetto mi basta pensare a quando vedo le mie amiche e loro mi trascinano a camminare per i parchi, cosa che di mio non farei mai, ma che so che mi fa bene. Anche i genitori di Homer hanno questo rapporto che è un po' un conflitto, un po' un compromesso, un po' un bilanciarsi a vicenda: lei è sicuramente una persona attiva ed estroversa mentre lui mi sembrerebbe un tipo più riflessivo e più tranquillo. Come appunto Homer e Ole.
Mi è piaciuto molto il momento in cui sono in campagna insieme. Una fortuna che quel giorno si siano svegliati troppo tardi per andare al mare all'alba, anche se beata stamina dei giovanissimi, io con una sola notte in bianco sono uno zombie il giorno dopo e ci metto una settimana a recuperare il ritmo circadiano giusto. Invece loro sono abbastanza in forze da inforcare le biciclette e addentrarsi nelle campagne. Il modo in cui descrivi lo scenario è molto suggestivo, sembra proprio di poter essere lì, ma hai il potere di descrivere la campagna per come dovrebbe essere nell'idea romantica degli scrittori e dei pittori, non per com'è davvero: nello specifico, nel mondo reale La campagna è un bellissimo quadro si è vista da lontano ma un incubo di insetti se ti ci cali dentro. Per questo quando loro due si sdraiano nell'erba io non posso fare a meno di pensare "😱😱😱 formiiichee!!" ...ma io ho un odio per gli insetti che forse questi due ragazzi sono troppo pragmatici per condividere.
Ho trovato bellissima questa frase: "E che ha deciso di portarci Ole non perché vuole mostrare all'amico uno scorcio particolarmente suggestivo, ma perché sente che Ole appartiene a quel posto – a quelle sensazioni, a quella serenità e quella pace che sanno rimettere ordine nel cuore di Homer". È commoventissima. Talvolta si legge nei romanzi qualche frase come "sei tu il mio posto sicuro" o simili, ho sempre pensato che fossero smancerie che non avevano senso, invece questo brano un senso ce l'ha. Mi piace tantissimo come questi due si completino a vicenda.
Mi è anche piaciuto il riferimento allo sbrogliare i pensieri, come dire, per riprendere il discorso della sera prima e far capire all'altro che non è stato dimenticato. Può darsi che abbiano lasciato tutto in sospeso con quel contatto fisico che non si capisce se li abbia portati da qualche parte, però nessuno dei due rinnega quello che è successo la sera prima.
Devo dire comunque che in questo capitolo faccio un plauso a Ole per aver avuto il coraggio di parlare apertamente con Homer. Capisco benissimo che cosa intende quando dice che Homer è una forza trascinante, che lo spinge a fare anche cose che non sarebbe nella sua natura fare o che addirittura non vorrebbe fare, e io so che Homer non vuole "esagerare" ma a volte non è la singola cosa che ti porta troppo lontano dalla tua comfort zone a essere "esagerata", è la reiterazione delle piccole cose.
So che Ole non è davvero infastidito da tutte le volte in cui Homer lo trascina a fare cose che lui non avrebbe fatto ma che forse non sono poi così importanti. So che Ole ha in mente qualcosa di ben più importante, su cui tornerò tra poco. Però sarebbe anche legittimo essere infastidito per il fatto di essere sempre trascinato a fare cose, è un po' come dire che sotto sotto non sono compatibili e che Homer stia cercando di cambiarlo. Io penso che in realtà Homer voglia solo trovare una sorta di terreno comune su cui potersi muovere visto che è vero che sono due persone molto diverse, e quindi un compromesso significa incontrarsi a metà strada.
Ma per tornare alla cosa che dà fastidio a Ole, anche qui io lo capisco benissimo. È come se Homer non gli consentisse di essere triste, e non soltanto di mostrarlo, ma proprio neanche di pensarci. Se sospettassi delle cattive intenzioni in Homer potrei anche parlare di "toxic positivity", ma non credo che sia quello il caso. Credo che Homer sia onestamente spaventato all'idea di soffrire. Per Ole soffrire è consolatorio, credo, perché per le persone riflessive è sempre molto facile vedere il lato negativo della vita, e affrontarlo ammettendolo è il modo migliore per non sentirsi inseguiti dall'ansia di qualcosa che sappiamo esserci ma che non abbiamo la possibilità di guardare in faccia. Invece soffrire è facile, è come passare la lingua sul dente per capire quando inizierà a fare male.
Per Homer al contrario soffrire è qualcosa di brutto e basta, qualcosa di cui forse non ha esperienza, oppure qualcosa che per tutta la sua vita si è rifiutato di ammettere. Ad esempio, Homer potrà anche essere un genio e di sicuro questa vita movimentata e senza radici gli permette di avere moltissimi stimoli intellettuali, quindi in un certo senso gli va a genio e avrà anche formato la sua spiccata intelligenza; allo stesso tempo non ci credo che questa mancanza di radici non abbia portato con sé almeno un po' di dolore e di effetti negativi, ma forse Homer finora si è sempre concentrato su quelli positivi. Per i bambini è particolarmente difficile riconoscere che una situazione possa portare gioia e dolore contemporaneamente, e Homer non è più un bambino però non ha neanche l'allenamento mentale per sopportare questo tipo di situazioni ambigue.
Almeno, diciamo, preferisce affrontarle solo quando diventa inevitabile. Homer non vede il senso di soffrire prima del tempo, Ole trova intollerabile doversi forzare a provare solo gioia quando in realtà prova anche dolore, io lo capisco benissimo, sono il tipo di persona che a giugno è già di buonumore perché ad agosto andrà in vacanza, e ad agosto è già ansiata perché a settembre ricomincerà a lavorare. Essere incapaci di vivere il presente perché sappiamo che finirà è una specie di maledizione. È come se l'unica consolazione possibile possa arrivare solo dalla promessa dell'eternità: Ole non può essere felice con Homer, non completamente felice, perché sa che sta per finire tutto.
E può anche darsi che questo sia solo un arrivederci, ma è un arrivederci pieno di incertezze. Che significa arrivederci se non c'è alcuna certezza di quando ci si rivedrà? Sei mesi? Un anno? Due, cinque, dieci anni? E tutto questo dopo un'estate molto bella in cui ci si è salutati con un arrivederci che non preparava assolutamente al tempo variabile che si sarebbe dovuto trascorrere separati...
È carino il finale in cui c'è questo riavvicinamento tra loro. È carino che alla fine li danno insieme e che si appoggino l'un all'altro, anche se mi sembra sempre come cercare di costruire un castello di sabbia appena prima che arrivi l'alta marea. Bello sul momento, inutile nel lungo periodo.
Io spero che non passino anni prima che questi due si rivedano comunque 😢 |