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Recensore Veterano
23/02/21, ore 14:37
Cap. 1:

Che grande dispiacere! Anche dalle mie parti ce ne sono tantissimi, amano starsene nei campi e nei canali a prendere l'umidità locale. Spesso li si trova in coppia: uno cinerino e uno albino. Non so per quale motivo si scelgano così spesso di colori diversi.
Mi sono alzata stamattina e in preda all'insonnia ho letto questa tua poesia. Hai suscitato in me un profondo dispiacere, davvero. Sono dei bellissimi animali, è un vero peccato che abbia concluso i suoi giorni in mezzo alla sporcizia.
Ci sarebbe molto da dire anche riguardo la gestione dei rifiuti in alcune zone d'Italia... Ma è meglio se taccio o finirei per rovinarmi la giornata.
Hai fatto bene a onorare quella povera bestia con il tuo scritto. Un abbraccio in lutto!
Jean

Recensore Veterano
23/02/21, ore 10:44
Cap. 1:

Buongiorno caro Francesco,
hai scritto questi versi con un trasporto tale da avermi provocato un profondo malessere allo stomaco. Mi hai letteralmente trascinato nel mezzo della scena, per un attimo ho condiviso il tuo stesso dolore ed il tuo stato d'animo. In fondo tanti uomini airone stiamo osservando ed ascoltando da oltre un anno, capitati in realtà sconosciute a dover fronteggiare nemici invisibili, impossibili da sconfiggere. Tanti uomini airone esanimi e straziati in mezzo a scorie di ogni genere. Ed altrettanti uomini airone stanno ancora volteggiando nei cieli di amici e cari spariti. Non so quando e se riusciremo a farcene una ragione, smettendo anche noi di volteggiare nei cieli deserti della morte.
Grazie per avere condiviso questo frammento di infinito.
Ti auguro, tra paure, pensieri e speranze di trascorrere una serena giornata.
Un abbraccio
Roberto

Recensore Master
23/02/21, ore 10:12
Cap. 1:

Caro Francesco, questa volta non hai scritto una poesia, bensì hai dipinto un quadro, con pennellate decise che ci fanno comprendere il tuo stato d’animo.
E’ stato anche come scorrere le immagini di un film di altri tempi, quello del realismo italiano anni 50 di De sica, Germi ecc... e la loro cruda verità.
Mi è parso di vederti mentre vagavi per la città, osservandola nella sua realtà, poi l’occhio cade sull’airone solo e lasciato a marcire fra i rifiuti senza essere notato da nessuno.
Come l’occhio anche il cuore si è stretto pensando alla solitudine di quella creatura ed ecco sorgere dal profondo della tua umanità la preghiera che l’airone potesse tornare insieme ai suoi compagni e, come se il cielo ti avesse ascoltato, percependo quanto stessi provando, un nuovo airone ha preso a volteggiare nel cielo, forse sperando che il suo compagno potesse riprendere la strada che avevano iniziato insieme.
Un vero e proprio racconto trasformato in poesia tramite la tua abilità nel saper trasformare piccoli particolari, che ad un altro occhio non sarebbero apparsi importanti, e rendergli la dovuta giustizia.
Appena ho letto il brano sono rimasta per un po’ di tempo a immaginare quanto avessi visto e vissuto, sorprendendomi per la vividezza (non so se il temrmine sia corretto) del tuo narrare.
Ancora una volta non posso che complimentarmi con te e la tua sensibilità. Un affettuoso saluto. Elena

Recensore Master
23/02/21, ore 06:57
Cap. 1:

Buongiorno,
qui è pieno di aironi, garzette, ma soprattutto di gabbiani...
Poveretto però quello defunto!
Gli animali ahimè sono come le persone, quando si giunge al capolinea non c'è altro che si possa fare.
Bellissima poesia, intensa come l'attimo da te vissuto.