Recensioni per
Stai zitto
di LostRequiem

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
07/03/21, ore 16:25
Cap. 1:

(Si alza, da lontano, un suono simile ad un ronzio)
(Dopo alcuni secondi, il suono comincia a crescere lentamente, non differentemente dal crescendo del THX)
(Comincia a scorgersi all'orizzonte la sorgente del suono, il livello d'intensità del quale comincia a superare la soglia del dolore in decibel)
(La sorgente sono io, sostenuta in aria dagli atomi impazziti del mio corpo)
(Sto violentemente tremando come un'assemblea di cinquecentomila martelli pneumatici, portando il mio corpo ad un calore incandescente)
(Se poggiassi anche solo gli alluci a terra provocherei un terremoto che farebbe affondare diverse parti di vari continenti e un buon numero tra atolli, arcipelaghi, penisole e isolotti)
(Sto viaggiando vicino alla velocità del suono per andare a schiantarmi direttamente tra le tue braccia come un Superman infernale)
(Non hai scampo)
IO SONO SEPOLTA
MORTA AMMAZZATA DI MORTE VIOLENTISSIMA
La dedica finale è stata come l'ultima badilata di terra sulla mia bara, come l'ultimo punto inciso sulla lapide. Ti amo.
Allora.
Ricapitolando.
Autori seguiti.
LostRequiem ha pubblicato qualcosa di nuovo: cazzo, sì.
Titolo: intrigante. Descrizione: sentore di capolavoro. Tra i personaggi, Skull Kid: l'eccitazione a mille come quella di un ermellino fatto di caffeina con le palpitazioni.
Il testo.
Qui devo prendere un respiro, perché ho i muscoli delle braccia così tesi che mi fanno male.
Comincerò così: credevo fosse Skull Kid a parlare a sé stesso.
Ancora adesso, nonostante la magistrale rivelazione (bastardo d'un pezzo di legno!), non sono sicura se sia la crudele entità vera e propria ad aver fatto il suo nido nella mente del nostro povero spaventapasseri, o se invece sia stato lui stesso a dare al suo disagio, alla sua disperazione, la voce di Majora che tanto lo aveva ferito in quei tre fatidici giorni.
Perché Skull Kid si detesta, si detesta, si detesta, e detesta tutto quello che fa e tutto quello che viene da lui stesso: ha fatto proprie le colpe di un dio sadico, e non riesce a dimenticare il peggio di sé stesso - ma d'altro canto non riesce a neanche a ricordare il meglio perché tutti i momenti più felici sono legati a chi con lui non c'è più, e la sua mente diventa una feroce partita di scacchi che ha come campo di battaglia il suo corpo, questa cosa che muove e che non vuole, non vuole, non vuole... Se ne disfarebbe volentieri, ma non ci riesce: perché il suo corpo in qualche modo deve essere un regalo per quando il suo unico amore tornerà (perché tornerà, tornerà, dovrà tornare, dovrà assolutamente tornare). Deve essere un regalo, per fargli vedere che lo ha aspettato felice, trepidante, senza paura! Perché sapeva che sarebbe tornato, e quindi non doveva disperarsi. Si aggrappa a ricordi a lui cari e li stringe forte, forte come deve rimanere - perché questo corpo, questo ricordare, questo essere vivo, è il suo regalo per Link: e non può sciuparlo, e fargli sapere che si è disperato.
E quando torna, probabilmente, Link lo vede che si è disperato. Che ha voluto morire a tutti i costi. E lo abbraccia come può, con quel suo corpo di luce nella forma di un lupo, e lo rassicura - è colpa sua se ha dovuto aspettare così tanto, e gli dispiace, gli dispiace veramente. Non si lasceranno più. Mai più. Così avranno il tempo di amarsi in quel modo tenero, in quel modo semplice e quieto e affettuoso in cui i bambini si amano fra di loro. Con calma.
Il modo in cui contrapponi le frasi più cariche d'odio a quelle che invece trasudano di una tenerezza malinconica (le prime sono molte e grandi e pesanti come mazze chiodate, le seconde invece sottilissime, come se potessero spezzarsi in ogni momento) è magnifico. Il ritmo che risulta è incalzante ed enfatico, e le parole che evidenzi amplificano il tono delle frasi senza rallentarle. Quei momenti in cui le parole sembrano quasi lanciate sulla pagina, un po' come gli schizzi di Pollock - mi fanno venire i brividi.
Porca vacca ho scritto un bel po'. Scriverei ancora di più ma da una parte non credo di avere più la voce con cui ruggire le tue lodi al mondo come un'idra in punto di morte, dall'altra credo di dover fare i compiti e ho spesso l'intero pomeriggio a piangere su questo capolavoro.
Aspetta che controllo.
Sì, effettivamente ho dei compiti da fare. Volevo fare una gag in cui scrivevo "Buone notizie! Non ho compiti" ma no. Purtroppo ho, veramente, i compiti che mi aspettano. Azz.
Un grosso, colossale, gigantesco abbraccio,
An13Uta

p.s. (un ananas vola nella tua finestra. Ispezionandolo da più vicino, è in realtà ananas solo per metà: svitandolo, infatti, si scopre che la parte inferiore è una ciotola contenente una cheesecake)
p.p.s. (dalla cheesecake balzo fuori io, che piango ancora, e ti do un altro abbraccio)