Buonasera cara, che piacere essere di nuovo qui! Stavo cominciando la rassegna dei titoli e dei fandom presenti sul tuo profilo e vedere l’ultimo aggiornamento con SnK, mi ha portata a fermarmi immediatamente. Non potevo lasciarla perdere, nono! Poi se leggo angst e introspezione… ci vado a nozze, è tutto un insieme di presupposti a portarmi ad adorarla, me lo sento.
Reiner è in assoluto uno dei miei personaggi preferiti e vederlo trattato così mi fa un male, ma un male che nonhai idea: un male necessario però, perché dopo il grande, immenso dolore provato, la fuga, le ferite non rimarginate se non alla fine, l’incapacità di svegliarsi subito… sa di essere tornato a Marley, a casa sua. Anni di questo desiderio vengono finalmente messi da parte per quella sensazione bellissima che gonfia il suo petto debole e scosso dagli sforzi e dalle troppe ore di sonno. Lo sento gioire e sospirare internamente, per un attimo vedo i suoi lineamenti stendersi per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, e ora?
Ora una sola, semplicissima, necessaria domanda. Dove è lui?
Dove è Bertoldt?
Caspita, ripensando al manga e all’anime ho visto tante volte il momento in cui viene catturato, e l’epilogo per il portatore del gigante colossale, ma ora che lo vedo negli occhi di chi lo ama, beh, è tutta un’altra cosa. Il dolore è tale da essere assordante anche nel più cupo dei silenzi, perché fa male, fa male vedere come tutte le promesse di Reiner di tornare a casa assieme siano andate completamente in fumo. E la reazione di Zeke in tutto questo lo mostra come uno che sta andando avanti per il suo scopo, sorvolando purtroppo su tutto questo. Il loro ritorno a Marley significa una sola cosa, d’altronde, no? E questo anche Reiner dovrebbe capirlo.
Il flashback mostrato a Paradis col 104° è straordinariamente emotivo: vedere Reiner così coinvolto mi fa comprendere di ritrovarlo in uno di quei momenti in cui riusciva a stare bene con loro, con coloro che avrebbero dovuto far estinguere. Si diverte, si sente coinvolto, si perde con loro e poi accade.
La crisi, il malessere, gli occhi chiusi, il buio. Colori, odori, voci, volti sconosciuti di cui ha la certezza di dover riconoscere l’identità non riuscendoci. Bertoldt è l’unico che sa come fare, e la sensazione di averlo vissuto tante altre volte fa capire come i due abbiano tanto tempo passato soli alle spalle, e l’amico sa cosa fare, fino a che la confusione si fa meno pressante: il lavoro che fai qui sulla confusione mentale dei ruoli del ragazzo è straordinariamente efficace e molto chiara, brava. Stai lavorando su di lui in modo perfetto, affiancandogli un compagno che sa complrenderlo, aiutarlo, amarlo a modo suo. Perché questi si amano, qui è un dato di fatto, ma di un amore che non si esprime a parole ma si ricerca nei gesti, nei pensieri, nell’aiutarsi e nel farsi aiutare. Molto intenso il susseguirsi delle varie fasi della crisi, riesci a far capire come si sente e cosa accada nel suo cervello, come un sistema che va in black out e che impiega un po’ per tornare attivo, un sistema che sa aggiustare soltanto Bertoldt.
Avere a che fare con un tipo come Porco è particolare: la sua mente è molto pratica ma coglie certi particolari che altri probabilmente lasciano andare… le cose sono due, o Zeke sa e tace, o Pieck ha ragione, beh, fatto sta che Reiner è molto scosso e non certo perché si è sentito dire di dover essere mangiato per passare il gigante. No, il suo essere restio alla vita è strano, fa di tutto per evitare di restare con gli altri come se dovesse fare sempre qualcosa da solo ed il sospetto continuo dell’altro è più che fondato.
Oh…
my…
L’hanahaki… sei una delle pochissime tra le persone che leggo, che utilizza questa affascinantissima malattia nelle sue opere. Tu non sai, ma io amo questa condizione, la amo in tutte le sue struggenti, dolorose definitive sfaccettature. E se già adoravo prima tutto questo, ora sono ad un livello superiore dei miei sentimenti per questa storia. E Falco a guardare tutto, piccolo lui che corre e prende i petali per sé… chissà che farà, chissà se li conserverà o li spargerà sulla tomba, oppure li porterà a casa, o peggio dagli altri… Ma niente, io non ce la posso fare a vederlo struggersi così tanto, non posso non posso ci sto malissimo, e lo sai che è così perché tu vuoi portarmi nella sua testa e nel suo cuore, in un sentimento che c’è e c’è stato ma di cui adesso il protagonista ha forte consapevolezza. Sono convinta che continuerà a soffrire fino alla fine, perché l’amore che prova nei confronti di Bertoldt è ed è sempre stata l’unica cosa che l’ha portato ad andare avanti.
Il viaggio nella testa sconvolta di Reiner è un mondo incredibile, sfaccettato, fatto di sentimenti molto forti, tanto forti da sconvolgermi: chi gli sta attorno semplifica o non capisce, o peggio, non vuole capire, ma confido nell’ingenua innocenza di Falco che potrebbe essere l’unico a capire con semplicità ciò che sta accadendo davvero. L’introspezione del personaggio è straordinaria così come la sua caratterizzazione, e inoltre tratti bene anche tutti gli altri che compaiono, mantenendone indole, carattere e modo di agire e pensare con gli altri. Il testo è scritto con cura, senza refusi, con particolare attenzione, la trama coinvolge e stravolge, ci si sente in piena empatia con colui che soffre non solo per la mancanza, ma per lo stesso sentimento che prova. Sono sorpresa, persa, sono sconvolta e mi sento emotiva quando parli di lui così, non posso non sapere come andrà a finire quindi spero di tornare presto qui da te cara. Alla prossima e buona ispirazione! :3 |