Wow, sono di nuovo il primo a recensire? È un onore per me, pensavo di non farcela stavolta, preso com'ero da altre letture e altre scritture.
Ti confesso che la prima cosa che ho fatto è stata come sempre quella di leggere l'Angolo Autrice. Mi piace andare a ritroso. E poi si tratta come al solito di pensierini divertenti e adatti a mettere voglia di continuare nella lettura del capitolo.
Madre Ernestina Culetto… Ah ah ah, la vendetta più efficace è da sempre stata la satira!
È molto interessante che la suora distingua immediatamente Marta fra la folla di giornalisti. Il motivo appare chiaro subito dopo dal contenuto del flashback in corsivo.
Flashback che fra l'altro è stato scritto in maniera magistrale.
Non è facile inventarsi a sangue freddo una sfilza di improperi perversamente raffinati come quelli che metti in bocca a Marta.
Non deve essere neanche facile - aggiungo - mantenere la gelida calma che sfoggia Madre Ernestina. Una freddezza che già da subito non depone a favore della religiosa.
Non che Marta sia poi questa santarellina, intendiamoci :) Non vorrei essere oggetto delle sue aggressioni a base di morsi e calci negli stinchi. Devono essere terribili da subire!
Il capitolo presenta poi due confronti/scontri.
Il primo, quello fra Madre Ernestina e Madre Silvia, l'ho trovato un po' dispersivo, nel senso che non si capiscono molto bene le posizioni - in disaccordo, sembrerebbe - sostenute dalle due religiose.
Il secondo, quello fra Madre Ernestina e il commissario Riva, anche se inizia "con un largo sorriso di benvenuto", mi sembra che degradi rapidamente verso toni anche troppo esasperati.
Fra l'altro mi risulta poco comprensibile la scarsa furbizia della suora. Fossi stato in lei, almeno durante il primo colloquio col commissario, avrei fatto leva sul rispetto dovuto all'abito, che qui invece viene chiamato da subito senza mezzi termini "straccetto nero", facendo incattivire la controparte.
Bah, ognuno è fatto a modo suo. "Diretta. Scostante. Autoritaria." "Doveva aggiungere anche vendicativa e astiosa, alla lista dei difetti di quella suora."
E infine abbiamo una new entry, Ludovico.
Faceva una vecchia canzone, le cui parole erano state scritte da Vittorio De Sica:
Domandagli un favor, te ne fa due,
gli cerchi mille lire e sono tue,
e se gli chiedi il naso, non si sbaglia
lui se lo taglia e te lo dà.
Lodovico, sei proprio un vero amico
di stampo antico, non sai dir no.
Lodovico, sei dolce come un fico
più caro amico di te non ho.
Ma in questa storia, conoscendo i nostri polli, mi sa che di dolce c'è davvero poco!
Alla prossima!
P.S. Correggere: "reguardì", "stresso" |