Buongiorno cara, eccomi qui per continuare a leggere la tua storia. Posso ammettere che al momento questo è stato il capitolo che ho preferito finora? È profondo, caotico e a tratti disperato soprattutto nelle emozioni: il modo in cui Camus evolve non come maestro ma come essere umano qui dà di fatto peso all’esistenza dei bambini accanto, perché senza di loro… è come se lui sarebbe… perso.
Qui ammette la prima volta di tenere davvero molto a Hyoga, con Isaac è diverso, si sa già che è così e che lo proteggerebbe da qualsiasi cosa, pur di vederlo stare bene e soprattutto averlo accanto. Ma proprio per ammissione questa stessa serie di sensazioni le avverte anche per il nuovo allievo, che oltretutto si mostra molto più irsuto di carattere, meno cedevole e decisamente ocn una tempra – di cuore, non di corpo – più forte del previsto. Mi devo comunque ricordare che si tratta di bambini di 8 anni con dei traumi, abbandonati in mezzo al gelo con una missione pseudo/probabile/suicida con un ragazzo che fa del proprio meglio non solo per vederli sopravvivere, ma crescere e maturale a livello emotivo.
E fondamentalmente la sua sfida più grande è proprio questa, la più difficile, quella dove a tratti si sente impotente: la sua emotività e quella degli altri. Perché a livello fisico conosce ciò che serve – allenamenti, freddo, corpo, sopravvivenza, tempistiche – ma ciò che gli manca è saper tenere testa e non perdersi con chi si intestardisce.
Difficile, eh?
Anche perché Hyoga è strettamentet legato al suo passato e non riesce in alcun modo a lasciarlo andare, né per cercare di vivere meglio, né per sopravvivere in modo meno pericoloso. Non è la prima volta che è vicino a farsi male se non a uccidersi, ma qui si supera tutto: le incazzature, la paura, il ruolo e la posizione soprattutto. Il finale lascia presupporre che vivano più come una famiglia a livello affettivo, che non come semplice maestro e allievi. E questo fa riflettere Camus più di altro perché è proprio quel distacco che dovrebbe aiutarlo a gestire le situazioni in modo più congeniale all’idea stessa del plasmare un futuro cavaliere, degno dell’armatura dei ghiacci.
I dialoghi qui parlano molto più di tutte le fasi descrittive, il modo in cui li hai impostati aiuta a capire toni, ritmi e soprattutto sensazioni provate. Qui noto che infatti il discorso diretto impostato su Camus è differente rispetto all’inizio proprio perché si lascia trasportare da ciò che vive e ha vissuto. Isaac merita tanto tanto amore, piccino lui, che farebbe di tutto per vedere stare bene gli altri anche a discapito della sua stessa vita. E Hyoga? Lui ha così tanto dentro, così tante cose strappate e un solo piccolo appiglio, la sua esistenza stessa in Siberia lì con loro.
Le atmosfere ricreate rendono bene su cosa si sta vivendo, il come e il dove, e di quanto possa essere letale effettivamente vivere lì senza la coscienza del gelo che può portarti all’altro mondo per un semplice sbaglio. A contrasto diretto con il calore delle parole, dei gesti, del cuore che batte e che cerca di vincere la morte.
Vabbè mi sono proprio persa in questa lettura mi sa, ma mi è piaciuta davvero moltissimo! Col tuo stile poi, è perfetta nel fare immedesimare il lettore nella scena e fargli provare quelle sensazioni di disagio, tensione e voglia che finisca sempre tutto bene, e questo non è affatto scontato. Insomma, qui potrebbero davvero lasciarci le penne quando vogliono, dico, eh. Non è scontato uscirne vivi, e soprattutto indenni più che altro, anche di equilibrio emotivo con un bambino che ne ha abbastanza labile pure.
Alla prossima cara, buon lavoro e buona ispirazione! :3 |