Recensioni per
Viaggio nel passato
di Dorabella27

Questa storia ha ottenuto 70 recensioni.
Positive : 70
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
15/04/22, ore 19:56
Cap. 2:

Françoise Athenais de Jarjayes, ricorda il nome di Françoiise Athenais de Montespan la favorita del re Sole....complimenti vivissimi

Recensore Master
16/03/22, ore 01:49
Cap. 9:

Come cominciare? Io proprio non lo so, magari dalle scuse per i soliti orari da vampiro? Ma ormai alcune di voi dovrebbero esserci abituate eheh; oppure, non so? Da quanto ti sia grata per questa lettura? Meglio.
Quando l'ho iniziata ti confesso che non avevo neanche vagamente idea della somma bellezza in cui mi sarei imbattuta né dei fiumi di lacrime che avrei versato, questa è una storia particolarissima e dal gusto impalpabile e deciso, di quelli che ti restano impressi e che difficilmente dimentichi.
In questi capitoli sei riuscita a trattare la complessità della perdita e tutto il dolore che questa veicola - ineluttabilmente - con sé e sei riuscita a parlare d'amore e di rimorso e redenzione senza tralasciare la cupezza del periodo storico.
Di solito non sono una grande fan di Fersen, pur riconoscendone il rilievo, ma tu, qui, sei riuscita a farmi empatizzare totalmente con lui; con André viene naturale, ma lui?
Credo tu sia riuscita ad imprimere nella tua storia tutta l'abnegazione che ha esercitato su questo amore scomodo e osteggiato in favore, quasi paradossalmente, dello stesso sentimento.
Tornare a palazzo con lui è stato per me fonte di grandissima nostalgia e tanto che sei stata convincente, all'inizio, io stessa ho intravisto Oscar a cavallo e solo dopo ho appurato trattarsi di Françoise; allo stesso modo è stato bello chiudere con l'immagine dei due uomini distesi sul prato con lei come fosse Oscar (qui ho proprio tirato fuori un singhiozzo, temo). Inoltre hai svolto un lavoro di caratterizzazione straordinario con la ragazza: ricorda tanto Oscar e allo stesso modo se ne discosta completamente. Sei stata davvero bravissima nel rappresentare il rapporto tra lei e André: di norma direi che lui senza Oscar non avrebbe potuto vivere ma tu, attraverso la nipote e il loro rapporto quasi simbiotico, hai fatto in modo che trovasse lo slancio per non lasciarsi andare. Meraviglioso è il modo in cui il tuo André si lasci ammantare dalla nostalgia e la lasci diluire solo in presenza di colei che più di tutte gliela ricorda e che più si avvicina alla figura di una figlia.
Di lei ho apprezzato lo spirito a tratti ribelle, la sagacia e la natura selvatica ma pregna d'innocenza e gioventù; fare in modo, inoltre, che conoscesse Napoleone da vicino e ne subisse in qualche modo il fascino non solo ne dà credibilità ma trovo sia pure uno splendido omaggio alla Ikeda.
Per ciò che concerne André, devo ammettere che il modo in cui si sente vicino ad Oscar solo tra le cose che l'hanno circondata in vita, sia quanto di più realistico vi possa essere. Non è forse così per molti di quelli che hanno sofferto una perdita? Ricercare la persona perduta nei gesti quotidiani, in un oggetto, un luogo o la scrittura credo sia una che tutti abbiamo fatto almeno una volta e forse proprio per questo credo di aver sofferto con il tuo Grandier e contemporaneamente di aver gioito insieme a lui per il tempo in più che hai loro concesso.
La tua Oscar è perfetta secondo me e si avvicina tantissimo, troppo, a quella che ben conosciamo: pronta a difendere André davanti al cognato, sofferente e ricalcitrante ad accettare il destino delle persone che una volta hanno fatto parte della sua vita e pronta (nonostante la malattia) a cercare di ottenere tutto quello che di buono può dal tempo che le resta e André e sua nipote sono appunto tutto ciò e molto di più.
La lettera e quella sorta di ammenda sono esattamente una cosa che le avrei visto scrivere/fare e per questo, per un attimo, ho immaginato potesse essere andata così. Questa è stata una lettura emotivamente devastante ma a tratti terapeutica, come ti ho scritto anche in posta, perché a volte è giusto lasciare che certe emozioni vengano fuori e credo che nulla in questa storia mi abbia lasciata impassibile: ho sospirato per entrambi gli amori dissolti che hai scelto di narrare, ho provato una pesantissima rabbia per Robespierre e per la sete di potere da cui si è lasciato avvolgere - o effetto Lucifero, per dirlo con le parole del controverso Philip Zimbardo - finanche a mostrare un'aggressività passiva ma non per questo meno temibile e fagocitata dal suo stesso ego; ancora, sono riuscita ad immaginare come e con quanto amore Oscar abbia cercato di proteggere la sua famiglia, anche a costo dell'orgoglio e con evidente sforzo, e quanto l'abbia premurosamente amata e accudita (nei momenti più critici) André. Non mi vergogno a dire di aver letto il tutto con una punta di masochistica cupidigia e di essermi sinceramente commossa in più punti. Eccetto Robespierre non credo vi sia un personaggio da cui non mi sia lasciata travolgere e credo che la scelta di affidare l'immortalità del tutto alla parola scritta e al ricordo, imperituro dinanzi ai morsi del tempo, sia una scelta brillante quanto condivisibile.
Ah, un'ultima cosa: dopo "Natale ad Arras" devo ammettere che è stato un piacere rileggere di Clothilde più da vicino: è un personaggio travagliato ma interessantissimo. Grazie per avermi strappato, a proposito di quest'ultima, una grossa risata con la proposta di Françoise a Fersen (senza tralasciare le lezioni di svedese, insomma sei riuscita a mitigare un po' la malinconia e lo hai fatto con dei tempi narrativi impeccabili)! E infine, poi giuro di non tediarti oltre, complimenti per la scelta dell'aspetto della lapide: Oscar Grandier avrebbe di certo approvato. Ancora tantissimi complimenti e a presto,
A.

Nuovo recensore
21/10/21, ore 18:53
Cap. 9:

Eh beh, adesso ho capito. Di solito accetto poco le storie in cui uno dei due sopravvive all'altro o altra, ma questa è bella, anche se molto triste. Mi piace pure Fersen che di solito sopporto poco.

Recensore Master
12/09/21, ore 09:01
Cap. 9:

Un finale alternativo ancora più doloroso dell'originale, con Oscar e André che sono sopravvissuti per vedere la tragica fine di tutte le persone che avevano amato e il crollo, a uno a uno, dei loro nobili ideali. Nessun mondo (quello aristocratico rappresentato dal turpe cognato e quello nuovo, ma già vecchio, incarnato dal nevrotico Robespierre) è buono e ogni cosa è deformata.
Sembra che non possa esserci gioia per Oscar e André. Lei se ne è andata in un modo, forse, più spietato che nell'originale, impotente, castrata nelle sue peculiarità, senza poter scaraventare Robespierre giù dalla sedia come si sarebbe meritato, perché quell'omuncolo rinsecchito e consumato dalla nevrastenia, che lei stessa ha contribuito a mettere nel posto che occupa, ora, li tiene in scacco tutti. Il vero fuco della scena, secondo me, è lei e non André. Non conosciamo le circostanze della morte di Oscar, ma è facile immaginare che si sia aggravata dopo la morte della Regina e, infatti, è morta nel 1794.
André, sopravvivendo a lei, è sopravvissuto a se stesso, così come Fersen dopo la morte di Maria Antonietta. Dopo la fine delle loro donne, la vita non ha dato loro una continuazione, ma un protrarsi nella sala d'attesa prima dell'ineluttabile, in un susseguirsi di ricordi senza nulla più aggiungersi.
L'André originale, probabilmente, non sarebbe sopravvissuto a Oscar, ma sarebbe sprofondato nell'alcool o avrebbe compiuto un gesto estremo. Questo è stato più forte di quello vero e si è aggrappato tenacemente ai ricordi e a una famiglia acquisita un po' ammaccata come ammaccato era lui.
Questa dolorosissima storia mi conferma nel convincimento che non c'era alcuna possibilità per questi personaggi. La storia li avrebbe comunque sopraffatti e disintegrati, mettendoli di fronte al fallimento dei loro ideali, tanto da fare apparire misericordioso il finale originale.
Per questo, io, nella mia storia, ho ipotizzato un what if che facesse cambiare tutto affinché nulla cambiasse nelle loro vite. Col Direttorio, prima e, con Napoleone, poi, nulla di buono ci sarebbe stato per loro.
Fersen è ancora più disperato di André, perché, oltre ad avere perso la donna amata, non è riuscito a piantare radici e non ha un posto da chiamare "casa". E' facile che i due non si rivedano più e Fersen, infatti, non è distante dalla sua tragica fine.
Ritroviamo il Robespierre dell'ultima fase della sua vita, paranoico, esaurito, sospettoso, sempre più isolato, come l'ho descritto anch'io ne "La leonessa di Francia". Minaccia e offende, perché non ha basi più solide su cui esercitare il suo potere.
La Marchesa è una Oscar andata a male. Avrebbe potuto essere come la sorella (l'orgoglio Jarjayes l'aveva), ma una vita claustrofobica, ingenerosa e priva dei mezzi adeguati per reagire con la dovuta forza morale l'ha deformata, mandata alla deriva e ne ha trasformato i pregi in qualità irritanti e in stati d'animo risentiti.
La ragazza è ribelle perché non si sente accettata. Sarà felice, un giorno? Non lo so. In primo luogo, l'allegria che ostenta è forzata, così come quella dei due uomini è simulata, a uso e consumo di lei. In secondo luogo, molte cose in cui crede sono fondate su presupposti sbagliati, su pietose bugie, raccontate dagli altri o da lei stessa auto raccontate. Il padre non era un brav'uomo come le è stato fatto credere e Napoleone, che tanto ammira, si rivelerà essere la iattura dell'Europa, ambizioso e distruttivo mentre Hortense de Beauharnais, di cui è amica, sarà una donna inquieta e capricciosa. Avrà anche lei il suo triste bagaglio di delusioni e di disillusioni. In terzo luogo, l'unico affetto della ragazza è André, un uomo buono e premuroso, ma privato dalla vita delle cose più care, che non è non sarà mai per lei un modello di vita felice, spensierata e aperta a un futuro felice. La maledizione dei Jarjayes, secondo me, continuerà.
A presto!
(Recensione modificata il 12/09/2021 - 09:02 am)

Recensore Veterano
05/09/21, ore 19:03
Cap. 9:

Sono due giorni che cerco le parole giuste ma non credo di averle trovate. È un finale che racchiude in sé ciò che è stato tutto il racconto, struggente malinconia e magistrale delicatezza.
La semplicità e la purezza che hanno sempre accompagnato la vita di lei, si ritrovano in una lapide bianca che testimoniera' in eterno l'amore tra due persone eccezionali il cui ricordo continuerà a vivere finché ci sarà qualcuno in grado di rinnovarlo. E il futuro è già lì e porta un nome che è stato anche il suo...
Triste ma inevitabile anche l'ultimo saluto tra due uomini testimoni di un'epoca ormai finita tra le pieghe del tempo ma che è riuscita a plasmare un'amicizia vera.
Grazie per questo viaggio nei ricordi di due uomini diversi ma allo stesso tempo più simili di quanto si possa pensare. Spero tu abbia già in serbo qualche altra storia;)
Un abbraccio, a presto.

Recensore Master
05/09/21, ore 16:34
Cap. 9:

Ciao Dorabella,
Ma lo sai che mi hai strabiliato? Ho visto distrattamente il capitolo, pubblicato ieri,ho creduto fosse un omaggio alla figura del conte Fersen cui ieri ricorreva il genetliaco, ebbene oggi leggo,con più attenzione e mi accorgo che siamo già arrivati alla fine .
Un viaggio nel passato abbastanza breve ma di quei viaggi che lasciano il segno. Come quello della tua penna tanto lieve ed elegante quanto incisiva e sorprendente.
Complimenti Dorabella per aver dato un senso ed uno scopo a due sfortunati amanti che però, in maniera verosimile,senza risvolti improbabili, hanno avuto la possibilità e la gioia di amarsi anche se per un limitato numero di anni.
Non era facile per i fans di Nvb concepire un André senza Oscar ma tu hai raccolto la sfida e ne hai fatto un lavoro egregio. Brava
(Recensione modificata il 05/09/2021 - 04:36 pm)

Recensore Veterano
05/09/21, ore 15:29
Cap. 9:

Mai avrei pensato che André potesse sopravvivere alla morte di Oscar, mi sembrava quasi un andare contro natura,  un volersi accanire, alimentando le sue sofferenze, eppure in questo racconto così meravigliosamente doloroso, ho capito che è giusto così, che c'è un tempo opportuno per ogni cosa.
Per André era il momento di continuare a vivere, per donare il proprio affetto a chi ne aveva bisogno, e non a caso sua nipote, sembra raccogliere nel suo carattere tanto della voglia di vivere e della personalità di Oscar. Poi c'è Fersen, come lo abbiamo conosciuto, un uomo capace di donare amore e affetto, un amico sincero che ha vissuto convintamente nell'ammirazione per questa donna straordinaria, che per lui è stato un esempio di vita e un riferimento costante. In ultimo c'è l'incontro con lei, nella cappella, con quel nome inciso, che mette i brividi e dilania il cuore. Ed è come un ritrovarsi nuovamente insieme, in un viaggio nel passato che vivrà per sempre, in un insieme di ricordi inestimabili.

Recensore Veterano
05/09/21, ore 12:45
Cap. 9:

Cara, carissima Dorabella,
nel mio animo si agitano sentimenti contrastanti: da una parte sono lieta ed emozionata per la pubblicazione del nuovo capitolo dall'amatissimo Viaggio nel passato, ma dall'altra c'è anche la triste consapevolezza che si tratta dell'ultimo (e ciò da' alla lettura un retrogusto dolceamaro).
Vivace e spensieratissimo il picnic sull’erba a Chartres: avrei voluto esserci anche io in quella fantastica  comitiva, e che merenda luculliana! Molto tenero Fersen che ammette di aver ricevuto più di quello che ha dato nell'ambiente familiare ed accogliente di Palazzo Jarjayes.
Non ti dico quante lacrime ho versato nel paragrafo finale (e mi scende pure una lacrima ora che scrivo): una tomba spartana e senza fronzoli per una donna straordinaria (Oscar Grandier).
Andre’ e Fersen sono un'accoppiata vincente: entrambi nobili d’animo e così intensi, un tempo rivali, ma accomunati dall’amore e dal fato.
Il Conte, che non riesce a pronunciare il nome della sua più grande amica, e' semplicemente dolcissimo. Andre’ da’ all'amico  una lezione bellissima: non conta tanto l’avere una tomba su cui piangere, quanto tenere vivo il ricordo di chi si è amato. Certo, la morte non si può sconfiggere, ma in questo modo tutto non è perduto.
Bellissima e realistica la frase finale, perché è universale: in fondo per noi che restiamo la vita va avanti comunque.  Brava, brava, brava! Mi hai fatto davvero emozionare.
Menzione d'onore va alla tua scrittura che e' sempre pulita, fluida e impeccabile e tratta i personaggi e le situazioni con rispetto, garbo e delicatezza, senza mai cadere nel melenso.
Grazie di cuore per questo splendido Viaggio nel passato, che ci ha accompagnato ed emozionato nelle ultime settimane e che, purtroppo, è giunto alla fine.
Spero di leggerti presto con altri racconti in modo da potermi consolare.
Un abbraccio 🌹 , G.
(Recensione modificata il 05/09/2021 - 12:48 pm)

Recensore Master
05/09/21, ore 12:14
Cap. 9:

Cara Dorabella, sei giunta in punta di piedi alla fine di questo tuo delicatissimo racconto, che ci ha mostrato i vari volti che può assumere il ricordo nelle persone, sia in positivo che in negativo.
Inizi con il farci partecipi di quella loro giornata fuori dagli schemi di Palazzo Jarjayes, dando così libero sfogo alla vitalità e alla fantasia di Francoise, che non si fa remore dell’etichetta e condivide, nel vero senso della parola, quel tempo che i due uomini le hanno regalato. Lei poi ha una vera adorazione per André, il quale sembra cullarla, con i gesti e le parole, come se davvero fosse sua figlia, e lei sente tutto questo amore che gli restituisce con il suo trasporto.
Anche Fersen si è beato, in queste giornate, di quella leggerezza instillata da Francoise, in mezzo a tutta quella ridda di ricordi che paiono lontani nel tempo ma che sono invece così attuali e quasi tangibili, forse perché il latore di tutti quei ricordi è lì vicino a lui, con la sua presenza che riempie gli spazi resi vuoti da una mancanza importante.
Tutto a palazzo gli ha parlato di lei, anche senza fare il suo nome, lei era in ogni dove e André pareva la percepisse sempre vicina.
Ma nel momento del commiato dai viventi di palazzo, Fersen sente l’esigenza di poter salutare Oscar nella sua dimora e André lo accontenta, affinché possa portare via le sensazioni che gli sono riaffiorate alla mente e che hanno cullato il cuore alleggerendolo.
Una grande verità quella di Fersen nell’affermare che André ha la possibilità di piangere su una tomba e poter così sentire ancora accanto la sua amata, mentre non a tutti è data questa consolazione. Ma André, nella sua saggezza, gli fa presente che solo coltivando il ricordo nella giusta maniera l’amore che si è provato continuerà ad esistere non permettendo di cadere nell’oblio dimenticando ciò che è stato.
Due uomini accomunati da un eguale dolore, ma se uno prova rimpianto l’altro trova pace nel ricordo di quanto vissuto insieme.
Molto bella l’immagine di Fersen con la mano appoggiata sulle lettere del nome di Oscar, Oscar Grandier, quasi a voler sentire il calore della persona, a cui lasciare una ultima carezza, in segno di stima e profondo affetto, e portarlo via con sé. Una donna eccezionale che poteva essere affiancata solo da un uomo egualmente eccezionale come André, il quale ha saputo capirla, sorreggerla, proteggerla, amarla sempre e comunque, da quando ne aveva memoria. Una considerazione che il conte fa dentro di sé in quel luogo che ispira la riflessione. Come riflessione è quella che il conte manifesta ad Andrè affinché continui ad aver cura di lei, oltre che di se stesso, in uno slancio da amico ad amico.
Una stretta di mano fra due uomini, che sanno a priori di non rivedersi più, a rinsaldare una amicizia vera.
Bellissimo questo tuo viaggio nel passato narrato con una delicatezza estrema che ha fatto sentire i personaggi di cui ci hai mostrato uno stralcio di vita vivi e quanto mai veri in tutta la loro imperfetta umanità.
Grazie e ancora complimenti, insieme ad un affettuoso saluto.

Recensore Master
05/09/21, ore 01:07
Cap. 9:

Un finale struggente e dolce al contempo. In quel cognome (Grandier, dopo il nome di Oscar sulla lapide) è sottinteso il coronamento di un sogno, che pur essendo stato breve, ha comunque dato un senso compiuto all'amore di Andrè.  E nell'affermazione di Fersen sulla nobiltà d'animo di Andrè ho letto un riconoscimento di autentica parità tra lui ed Oscar, di unicità nel loro essere "speciali", in cui, come lettrice, mi sono riconsciuta.
Grazie per questo finale alternativo, che nulla toglie agli eventi della Storia.

Recensore Veterano
04/09/21, ore 17:58
Cap. 9:

Dorabella carissima,
leggere quest'ultimo capitolo di "Viaggio nel passato" nel giorno in cui ricorre la nascita di Hans Axel mi fa particolare piacere.
Ciò che ci mostri ci spezza il cuore. E non c'è modo di consolarci.
Il dolore, che pervade il racconto, si intreccia tuttavia ad una dolcezza, che vive nel passato e aleggia sul presente, che ci prende per mano e ci conduce fino alla fine, dove tutto si ricompone ed acquista un senso.
Françoise è una ventata d'aria fresca, ma non è, banalmente, il passato che rivive, quanto piuttosto, la vita che va avanti. La vita che va avanti, nutrita, non soffocata dal ricordo di ciò che è stato.
Tutto si ricompone ed acquista un senso nel momento in cui due amici si ritrovano e condividono un uguale sentire, che non ha bisogno di parole. Quando Hans Axel comprende che non tutto è perduto.
André, con la sua "quieta fermezza" domina la scena, ed è giusto che sia così, ma Hans Axel, accanto a lui, accanto a loro, non sfigura di certo, perché ha un cuore grande e sentimenti nobili. E perché riconosce e ammira la nobiltà negli altri. Nel passato come nel presente.
Il racconto è di una meravigliosa delicatezza.
Grazie, Dorabella.
A presto.
Octave

Recensore Master
04/09/21, ore 16:47
Cap. 9:

E' bella ma molto triste, comunque mi è piaciuta anche nella sua tristezza complimenti.

Recensore Master
04/09/21, ore 16:24
Cap. 9:

André e Fersen sono diventati veri amici, uniti dai sentimenti per Oscar; un finale triste ma coerente.

Recensore Veterano
28/08/21, ore 18:39
Cap. 8:

Un episodio raccontato con la consueta maestria, talmente ben costruito da poter essere davvero parte della storia originale. E dove viene sottolineato ancora una volta quel legame unico e particolare, che va oltre le parole ma quando ci sono, sono parole in grado di risollevare il cuore.
Un caloroso saluto mia cara Dorabella...a presto!

Recensore Master
28/08/21, ore 17:13
Cap. 8:

Eccoti nuovamente, cara Dorabella, con un capitolo che ci mette al corrente del sentire di Oscar e André, rivisitando parzialmente il periodo del Cavaliere Nero e quali fossero stati i loro pensieri in quei frangenti.
Erano giorni complicati quelli, a cercare di capire quale fosse l’abilità di quel ladro nell’essere sempre al corrente delle loro mosse, tanto da fare in modo da non venire mai catturato. Ore a dargli la caccia e ore a riflettere su come metterlo nel sacco. Ore stancanti e sfiancanti che toglievano riposo e lucidità ad entrambi, ma sempre con André che si preoccupava di Oscar, che vedeva oltremodo tesa per non riuscire nell’impresa nella quale si erano imbarcati.
Ma, in mezzo a questo frangente, sei stata in grado di inserire l’odiosa figura del Marchese di Marivaux, facendoci percepire tutta la sua pochezza e facendo risaltare, ancora una volta, quanto fosse molto più nobile André con il suo comportamento, e poi con le parole pronunciate, con tono glaciale di sfida, da parte di Oscar rivolgendosi al cognato. Un cognato che non aveva il benché minimo rispetto per niente e nessuno, tanto meno quelli che considerava inferiori, come il povero cocchiere o peggio André, capitato sulla sua strada per caso, a ricevere il perentorio ordine di ripulire ciò che lui aveva sporcato. Ma Oscar a quella ennesima mancanza da parte del cognato non ci sta e reagisce alla sua maniera intimandogli, a denti stretti, di ricomporsi prima che la moglie e sua madre vedessero in quale stato si era ridotto con i bagordi che ancora gli insozzavano sia gli abiti che la bocca, con parole non degne di un nobiluomo.
Oscar è rimasta scossa dalla scena e, nel loro silenzioso percorso per recarsi alla reggia, chiede ad André di perdonare il comportamento del suo miserevole cognato nei suoi confronti. Ma André ancora una volta minimizza, ma in cuor suo si sorprende di quanto Oscar a volte non lo conosca pienamente. Lui sa che ci sono nobili e nobili e lei è una nobile ancora di un mondo a parte, diversa da chiunque, una persona che lui riesce a leggere in profondità e le è grato e commosso, non solo per essere andata in sua difesa, quanto per avergli risparmiato ciò che lei riteneva una umiliazione.
Molto d’impatto la chiusura di questa finestra che hai aperto e che vede André sentirsi a proprio agio solo fra le cose e i luoghi che hanno condiviso in quel loro breve periodo vissuto insieme, come se in ogni cosa sfiorata da Oscar potesse sentirla viva e presente, come se davvero non avesse mai lasciato quella casa e lui. Mentre la difficoltà di sentirla veramente è nella cappella di famiglia dove effettivamente qualcosa di tangibile di lei è sepolto.
Sei incredibilmente abile e sensibile nel descrivere le scene che vuoi raccontarci, in maniera tale da riuscire a renderle visibili, tanto da avere come l’impressione di guardare anziché di leggere. E così posso immaginare loro due giocare a scacchi, o semplicemente abbandonati a leggere un buon libro, o lei che sfiora gli oggetti mentre passa e in questi momenti cogliere André nell’attesa che lei si manifestasse, tanto era forte il legame che avevano instaurato tra di loro.
Complimenti. Un caro saluto.

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