Cavolo quanto è realistico. Ci sono le contraddizioni che caratterizzano la mente umana, la "vocina cattiva" che uno cerca subito di zittire anche se non ne ha la forza, la sensazione di trovarsi davanti l'abisso quando tutto pare perduto. L'episodio del cane mi ha colpito tanto (la sensazione di affondare il sorriso nel pelo si scontra con un lampo che lacera quella gioia; la contrapposizione tra le due cose e la delusione che segue sono state come stilettate in pieno petto.)
Alla fine Vic non si alza in piedi sul molo per poi voltarsi verso le persone, non tiene con sé il cane, non si asciuga la lacrime mentre guarda l'alba. Per questo è realistico. Quando crolla un castello di carte sembra impossibile rimetterlo in piedi (e forse lo è, nell'immediato) ma la verità è che ci vuole tempo. Immagino un Vic futuro che riuscirà a essere felice come quando il cane gli leccava la faccia.
Spero di rileggerti presto!

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Buongiorno,
un breve testo di una profondità introspettiva sorprendente!
Il fatto è che è stato come leggere appunto la descrizione di un momento di vita, niente di assolutamente sconvolgente, non uno di quei testi dediti all'azione, ma appunto solo un profondo momento di vita.

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