Buonasera.
Perdere un figlio, in ogni circostanza della vita, accidentalmente o meno, è sempre doloroso. Dal momento del concepimento, la donna diventa madre e ciò che custodisce e protegge nel suo grembo è suo figlio.
Essere consapevoli che quella creatura non potrà vivere costituisce un dolore così grande, che nemmeno la lingua italiana riesce ad attribuire ad esso un nome. In effetti, se ci pensiamo, un figlio che perde un genitore è un orfano, una moglie che perde il marito e viceversa è una vedova o un vedovo. Non esiste, però, un termine che possa definire un genitore che ha perso un figlio.
Ed è proprio questo dolore cupo e senza nome che ha sotterrato Aleicia. Eppure, in questa sofferenza buia e densa, si può scorgere uno spiraglio, per quanto piccolo ma estremamente significativo, di luce: un figlio è per sempre. È stato pensato dall'Eternità prima di incarnarsi nel suo ventre e, ora, è dal Cielo che guarda la madre, con quella dolcezza che la donna avrebbe riservato senz'altro al bambino, stringendolo a sé.
Racconto commovente, complimenti!
Arianna |
