Recensioni per
Dissolvenza
di sacrogral
Carissimo Sacrogral, |
ILLE MI PAR ESSE DEO VIDETUR....mi piace molto l'allusione al carme 51 di Catullo, che è centrale in un altro tuo racconto, che ho amato moltissimo, e lo sai. E, in fondo in fondo, davvero PAR DEO ESSE VIDETUR chi, fra la felicità -un miraggio di felicità ? - e quel che è giusto fare, quel che sente, a pelle e a coscienza, giusto, sceglie questa seconda opzione. Però, lei, come darle torto, continua a cercarlo, perché sa che ci sono rinunce che sono, in fondo, dichiarazioni. Un mondo dove è illegale scrivere su carta? Forse, ci arriveremo. Ma non ancora. Pensa che io mi chiedo sempre, quando leggo qualcosa che mi piace particolarmente, che scrittura ha l'autore, e come faceva le G Victor Hugo, e se Flaubert faceva le M e le N rovesciate o con la gobba, ....e se Sacrogral ha la scrittura inclinata a destra e scrive con la stilografica (come non so fare io). Che bella sorpresa averti trovato anche in questa sezione: scoperta per vie traverse, piluccando qua e là, come da un cespuglio di lamponi durante una gita in montagna. E quando trovi il cespuglio giusto, vuoi non sfruttarlo sino in fondo, con ingordigia felice? Grazie, nobil cavaliere; omaggi devotissimi; bello è sapervi grato per questa seconda sorpresa agostana. In fede, sinceramente vostra Dorabella. |
Caro Graal, |
Caro Cavaliere, |
In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia: giro negli appartamenti nella penombra, passeggio per le vie silenziose di Uppsala e mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l’enorme betulla a due tronchi, mi sposto con la velocità a secondi, e abito sempre nel sogno: di tanto in tanto faccio una piccola visita nella realtà. |
Mio carissimo, |
Allora, quando nulla imprigiona la tua penna, le idee, il tuo Talento emerge ad illuminare la mia mente. |
Hai ragione, non si può capire, si può solo sentire. È come essere in una stanza buia, sconosciuta e sentire freddo e caldo insieme, sentire i brividi sulla pelle e non sapere perché, sentire un peso proprio lì al centro del petto che cresce e ti avvolge. Ma poi si intravede uno spiraglio di luce. Davanti un quadro la cui vista ti rimanda contorni sfocati, che la ragione ancora non afferra. Quelle pennellate di colore, quegli incisi nel susseguirsi dei capitoli, quelle definizioni così vere e chiare e assolute ti abbagliano e ti lasciano senza fiato. Ma ti accorgi che ancora qualcosa ti sfugge, che ti manca lo sguardo d'insieme. Allora cominci ad arretrare, un passo alla volta, perché per capire a volte bisogna fare un passo indietro, prendere la giusta distanza come si fa con i quadri impressionisti. E il senso di quel disegno diventa chiaro e terribile, pugno allo stomaco come Guernica, realtà terribile e amara e spaventosa, difficile da accettare perché non così distante dalla realtà. Si può vivere felici in un mondo che inneggia ad una falsa libertà ma che in realtà te ne priva? Si può amare veramente quando la coscienza è morta, cancellata dal conforto di sicurezze materiali, dalla mancanza delle ansie e dei dubbi che non ti fanno dormire la notte? Ecco che la penna diventa arma più potente di una pistola, addirittura di una fotografia, strumento attraverso cui far scorrere il libero pensiero; la "verità " come unico appiglio a una vita solitaria piena di un amore distante ma sempre presente, mai sopito, mai mutato. Non c'è rancore verso una scelta "sbagliata" figlia della voglia di accontentarsi di una felicità facile ed edulcorata. Finché questa forza immensa è nell'uomo nulla è impossibile, nessuna rinuncia è troppo dolorosa. Ma se anche le sue mani verranno controllate che cosa ne resterà di quell'amore puro, che attraversa il tempo e lo spazio? Di quell'amore ideale che si scontra con desideri reali e piegati ad un compromesso, illusione di una facile via d'uscita, di un'altra vita sognata e forse possibile? Un'anima in bilico, il desiderio, forse la certezza, che il proprio io in realtà non sia lì. |
“Tempo presente e tempo passato |