Allora, io innanzitutto sarei curiosa di sapere che cosa intendi tu per “una storia più allegra”, perché io, sinceramente, sono arrivata alla fine che non avevo un nodo alla gola, no – direttamente un cappio c’avevo, mannaggia a te. A un certo punto ho pensato che se alla fine di tutta questa sofferenza non ci fosse stato uno spicciolo di speranza ti sarei venuta a cercare, perché, davvero, non si scherza in questo modo con il cuore delle persone.
Detto questo, mi aspettavo un tuo ritorno su queste sponde e, naturalmente, tu lo hai fatto col botto. Ho amato l’idea di fondo di questa shot, in cui tutti si sono salvati dalla morte ma, ahiloro (e ahinoi), non da loro stessi e dai demoni che si portano appresso. In particolare, i due laidi ragazzi che ben conosciamo qui hanno dato davvero il meglio di sé. Bruno, dopo aver toccato con mano a quali conseguenze abbiano portato le sue decisioni, semplicemente dice basta: qualcosa dentro lui si spezza e diventa intollerabile da sopportare, tanto da spingerlo ad andarsene senza nemmeno aspettare che Leone rinvenga del tutto dal coma. Leone che, dal canto suo, non riesce a comprendere il comportamento di Bucciarati e, giustamente, s’incazza. S’incazza ma, ancora una volta, rispetta gli ordini del suo capo, e non va a riprenderselo a Milano. Decide di aspettarlo, o di lasciarlo andare, le due cose sfumano e comunque Leone ancora una volta non può fare a meno di sentirsi lasciato indietro, di sentirsi inutile, inadeguato e comunque mai abbastanza, soprattutto nel momento in cui scopre che Bruno ha ricontattato tutti tranne lui. Ammetto che qui ho vacillato e l’unica cosa che sono riuscita a pensare è stata: “Leone, mandalo a fan*ulo e pensa prima di tutto a te stesso”. E lui in qualche modo lo fa, perché non c’è altra via d’uscita, perché Leone deve imparare a camminare sulle sue gambe, non dipendere da nessuno, nemmeno da Bruno. Ciascuno di loro deve imparare a dominare i suoi demoni e, giustamente, deve farlo da solo; provarci almeno, in modo da arrivare al punto in cui un futuro insieme sia anche possibile, ma soltanto se entrambi tirano fuori tutto e finalmente parlano chiaro. Cosa che, soprattutto a Bruno, riesce difficile. Bruno fugge, non parla, si nasconde quasi, è consapevole che il suo comportamento può essere fraintendibile da Leone (soprattutto da Leone), ma ciò nonostante si allontana da lui, lo tiene lontano, perché in fondo è anche lui un ragazzino spaventato da un sentimento che è evidente non è in grado di gestire. Nessuno dei due probabilmente lo è, non all’inizio quantomeno, e infatti a ferite si aggiungono ferite (e poi scuse, e accuse e scuse, senza ritorno). Ci vuole tempo a riprendersi, dopo essere letteralmente morti e risorti. Ci vuole tempo e questi due se lo sono dati, magari inconsapevolmente, magari odiandosi in certi momenti, ma senza arrivare mai a essere indifferenti l’uno all’altro. Il finale lascia aperto uno spiraglio di cui, obbiettivamente, avevo bisogno.
Ho amato le incursioni degli altri personaggi, in particolar modo di Trish, e il suo rapporto con Leone, che ancora una volta dimostra di essere un disastro per quanto riguarda sé stesso, ma al contempo è innegabilmente una persona capacissima di prendersi cura degli altri. Mi ha fatto molto sorridere il modo in cui hai tratteggiato la loro “convivenza”.
In conclusione, mi devi un cuore nuovo, dolcezza. Considerati in debito.
Alla prossima, è sempre un piacere immenso leggere di loro, e leggerli scritti da te e dalla tua penna insuperabile :*
Con tanto, tanto, tanto affetto,
padme |