Molto godibile questa poesia.
Pensata accuratamente.
Scritta magistralmente. Belli i versi.
Come una carezza delicata che stimola la riflessione.
Lo scopo di noi umani è, forse, lo stesso, sempre e da sempre: vivere una vita completa. Capire a fondo quello che ci circonda. Entrare nei cervelli, nelle anime e nelle cose. Non fermarsi "alla superficie delle cose". Cogliere la bellezza, senza accontentarsi di "dettagli irrilevanti". Che poi, non è altro che una delle multiformi apparenze dell'amore.
È suggestivo vedere quante siano le strade che portano alla meta.
Io ho sempre cercato la semplificazione.
Individuare le componenti elementari di tutto. Costruire tabelle periodiche degli elementi. Come Chapman che classifica i cinque aspetti costitutivi dell'amore.
Tu sembri ricercare un certo allontanamento dalla semplicità. "È semplicistico". È come se tu cercassi di approcciarti direttamente alla sfaccettata complessità.
Io ho sempre cercato la giusta distanza. Non troppo vicino, per non vedere le cose sfocate, come un vecchio obiettivo fotografico. Tu quasi condanni "osservare / la realtà e le cose / da distante".
Ma al di là di queste mie vuote acrobazie mentali, di questi funambolismi, si staglia la terza strofa, chiara, inoppugnabile. Un accorato monito.
"Immergiti / in profondità". Un piccolo sforzo per non restare a galla, e un successivo lasciarsi andare. E stupisciti: "sorpreso"... "inaspettata"...
Mi lascia una lieve tristezza il tuo ultimo verso, in cui leggo un pizzico di acrimonia: "che non credevi esserci". Gli eletti all'amore sono "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua." (Ap 7,9). Ma l'amore è sempre più una bestia rara.
Un caro saluto. |