Dorabella dei nostri sogni... Ormai, anche di quelli più proibiti... :)
Io questa tua prima "signora in rosso" ho avuto il privilegio di poterla "ammirare" in anteprima. Ne sono stata commossa e onorata. E in quella prima lettura, a ogni parola che mi scorreva sotto gli occhi, ma che dico, nelle vene, tu lo sai... è stato un crescendo: iniziale straniamento, disagio montante, attesa... del tuo guizzo... Il guizzo di Dorabella! E infine... meraviglia.
Mi hai scosso nel profondo, e non era affatto scontato. Perché, tu lo sai bene, io non solo sono fatta in modo da poter tollerare, e neppure immaginare, la benché minima mancanza di rispetto verso Oscar, verso la sua persona, la sua anima sublime e il suo essere metà unica e inevitabile di un "uno" (e uno solo). Ma io sono anche fatta in modo da non riuscire a concepirla con nessun partner che non sia... LUI... La prima che alla sola idea di lei con... GIRODELLE?!? Sul serio?!? "Ma mi faccia il piacere!" (Cit.) Non so se questo sia un limite... So solo che per me questo .. Semplicemente È. E' così. Punto. Eppure... Eppure... Poche cose mi sono sembrate più possibili, più credibili... O meglio più "incredibilmente possibili" di questa tua Oscar con Girodelle. Mi spiego meglio.
Mettiti per un attimo nei miei panni... Oscar sposata con il suo secondo in grado dalla chioma fluente... Colui che, alla sola idea... "a me viene solo da ridere (cit.). Oscar non solo unita per la vita a un uomo che non è André ma, di quest'uomo, alla totale e (qui) insultante mercé fisica... Apparentemente persino coinvolta, presa, partecipe... Oscar nel letto di Girodelle.. Che dire... sacrilegio... NO, NO, NO... Proprio NO!!!
E invece qui... Si. Diamine... Assolutamente SIII...
SI. Perché in questa alcova di perversione non è lui, il conte dalla chioma fluente... Il protagonista... Lui è solo la voce narrante... Voce narrante della sua stessa ossessione. Un'ossessione che udite udite... non è Oscar! Quella Oscar che ce lo siamo immaginati concupire per vent'anni, e che tante ff ci hanno mostrato desiderare e spesso possedere carnalmente, con soddisfazione più o meno aperta di entrambi... Certo, lei è il suo oggetto del desiderio, il suo amore impossibile, il suo sogno proibito. Ma la sua ossessione è ben altra... Ed è molto più profonda. Disturbante. Esiziale. Inestirpabile.
La sua ossessione è Oscar+André. È l'ineluttabilità dell'1+1. Di quell'1+1 che, contro ogni legge logica e matematica, farà sempre 1. Una somma perfetta di cui, cambiando gli addendi, né Girodelle né nessun altro al mondo, potrà mai essere parte.
Nella volutamente maniacale, assaporata e (diciamolo, nostro malgrado), sensuale lentezza di quei preliminari - che a me personalmente turbano e disturbano anche più della cruda brutalità dell'amplesso successivo - il racconto ha da subito il ritmo e la tensione giusti.
È il livello di ambiguità dei punti di vista tra il Girodelle narrante e la Oscar narrata (così sfuggente da non farci capire mai quanto davvero presente e/o parte attiva alla narrazione), sapientemente e splendidamente dosato, a creare quel limbo, ma al contempo quel netto discrimine tra reale e immaginato, tra sogno e realtà; quella linea sottile tra ciò che avrebbe potuto essere, e di fatto È (la perfezione di quell'"unico e inevitabile uno" ) e ciò che avrebbe potuto essere, e di fatto MAI SARÀ (perché mai potrebbe essere, ovvero l'inconcepibile unione di "altri due").
Il messaggio è così nebulosamente chiaro e potente, addirittura violento, come tu Dorabella volevi che fosse.... Che diamine, f***e i sensi, ma in primis il cervello. Quello di Girodelle, ma soprattutto il nostro.
Il punto di genio è l'insinuarsi di André (di quel..."villano ripulito") in quella camera da letto. O meglio, nel nostro sguardo di spettatori increduli in quella camera da letto. Punto di genio perché qui non è Oscar che, a letto con un altro, ha la rivelazione, l'immagine ricorrente, il pensiero balenante, oppure fisso e ossessivo di lui, come in altre ff...
È André che, svelandosi ossessione ventennale dell'altro, per noi che leggiamo diventa la parte più reale non solo del sogno, perché inizialmente non sappiamo sia tale, ma della narrazione. Più onirica del sogno. Più reale del reale.
Anche se mai nominato, ed evocato solo al momento cruciale nello sprezzante epiteto che tradisce, nuda, l'ossessiva ossessività dell'ossessione (quel servo)... André in quella stanza da letto c'è dal primo minuto, e anche da molto prima. Qui, nelle stanze della mente, André è il solo, torreggiante e ingombrante protagonista. Motore immobile dell'intera vicenda. Fisicamente tra loro come presenza densa, tangibile e interamente pervasiva.
Aleggia in quello sguardo iniziale, assorto, spiato e "rubato" di lei... Che tradisce... Stanchezza... O forse altri pensieri? È nascosto in quella arrendevolezza, controllata ma forse non del tutto inesperta di mani maschili, di lei a farsi spogliare, ammirare, toccare? Chissà... Di sicuro André si palesa, almeno a noi, un sussulto che spezza il respiro, in quel mantello che, di certo, lei non si sarà mai fatta aiutare a togliere da nessuno... Perché noi lo sappiamo... E ci sembra che questo Girodelle in qualche modo dentro di sé lo sappia a sua volta... Il mantello Oscar se lo lascia porgere, appoggiare sulle spalle, e forse anche togliere... solo da una persona.
La parte André è in assoluto la più potente e la più riuscita. "Prende" (e uso il verbo non a caso) letteralmente la scena. E non solo perché é André e noi fan lo amiamo, lo desideriamo, vediamo solo lui con lei... Perché magari vorremmo esserci noi (parlo per me e credo per tante delle lettrici di questa ff!) sotto la quercia, nella biblioteca di palazzo Jarjayes... Ma non è solo questo... È perché qui lo vediamo con gli occhi di Girodelle: lo vediamo ergersi in tutta la sua muscolare e carismatica grandezza, immagine pervicace e tarlo assillante sempre nella testa, al solo pensiero di "lei"... "Quel servo" ha una forma reale in quella testa sontuosamente crinita, talmente reale che quando si manifesta è davvero lì tra loro.
È André, unico e solo, ad avere fisicamente e realmente Oscar, in questa storia: anche se è il sogno e la fantasia di Girodelle, e anche se in questa fantasia che ahinoi, Dorabella, sai renderci a tratti fastidiosamente plausibile, è Girodelle a prenderla e possederla nel modo più terribilmente carnale che possiamo pensare... È André... È solo André... Ad averla realmente qui, non Girodelle. André e solo André, nei meandri della sua stessa mente.
Perché se nella sua fantasia - e nell'ambiguo riflesso di quello specchio che a un certo punto confonde ulteriormente i punti di vista - Girodelle presume di avere Oscar con sé nel gioco della seduzione... e a un certo punto percepisce di sentir rispondere, chissà... forse di buon grado... o forse suo malgrado, quel corpo... È nell'immagine del servo che quella Oscar con lui sinallora enigmatica, fluttuante, imperscrutabile anche quando potrebbe sembrare coinvolta... È nell'immagine del servo, in ogni singolo amplesso - immaginato persino mentre lui, finalmente marito, la sta per possedere - che questa Oscar diventa, ai suoi e ai nostri occhi, inequivocabilmente e irrimediabilmente presente e parte attiva della narrazione.
Dannatamente "presente" .. Perché nell'immagine del servo, a colpire come uno schiaffo non è tanto il pensiero del servo che prende Oscar... Ma di Oscar che sta prendendo il servo. Che assapora il corpo del servo, che si dona senza riserve e senza tabù e si prende lì, solo lì, solo con lui, il suo stesso piacere, la mano stessa di lei a guidare quegli amplessi, anche quelli più sfrontati e "indecenti" ... È questo a violentare e tormentare la mente del povero Girodelle.
È lì che cambia davvero il rating. È in ciò che avviene nella testa, e non nei corpi dei due che nella stanza da letto si stanno toccando. Il materializzarsi di André rompe gli argini, mette l'acceleratore e spinge in quarta la fantasia nella sua dimensione più materiale e carnale. E il sospetto battente di una carnalità non esclusiva devia la mente a cercare nuovi appigli: ed è lo switch decisivo... The point of no return.
La rivelazione, ovvio solo immaginata... Di scoprirla illibata. Miraggio quasi insperabile vista l'età di lei e la continua, conturbante presenza accanto a lei di "quel servo" ... Una verginità dal nostro Girodelle forse disperatamente auspicata per anni, qui solo sognata, ma in modo così reale da "toccarla con mano"... Una pia illusione che facendosi onirica certezza conforta la mente, ma anziché salvarla la manda alla perdizione.
È lì, di fronte alla tanto anelata purezza della rosa, e al primato di coglierla, che tutto precipita... E il raffinato seduttore, l'esperto amante, il marito adorante aprono le gabbie e liberano il campo alla bestia.
È forte, è crudo, è greve, è animale, quanto accade dopo. Sul corpo di Oscar ma soprattutto nella mente di Girodelle. È angosciante e per noi, per me, potenzialmente disgustoso. È quello che fino a ieri avrei semplicemente definito inconcepibile verso la "mia" Oscar. Inconcepibile come l'evidente e incontrollata reazione del corpo di lei a... Quello. Eppure... Eppure... Dopo il primo moto di sconcerto, sinanche di rifiuto, nel momento più brutale, rabbioso e scioccante... Pur con quella spina di dolore ficcata dentro al pensiero dell'inaccettabile profanazione della mia adorata Oscar, ciò che ho provato è stata una lingua di sottile e perversa soddisfazione... E di lucida verità. Perché persino in quel momento di folle appagamento, di bestiale e violento possesso, in quel senso di apparentemente totale e incontestabile vittoria... Il nobile marito-padrone cede l'alcova a "quel servo"...
Già, perché anche nel momento atteso e agognato da 20 anni, per quest'uomo ormai irriconoscibile il godere finalmente, interamente, vendicativamente del corpo di lei... Il piacere di poterla sentire totalmente e incontrovertibilmente sua non viene realmente succhiato, assaporato, sublimato... Il sogno che si consuma non è avere lei, ma poter dimostrare a "quel servo", e a tutto il dannato mondo che pensa lei sia stata "di quel servo", che lei è sua... E di nessun altro prima.
Nei segni del possesso protervamente lasciati in bella vista sul corpo... In quel ventre che crescerà subito, con arroganza, contro ogni iniziale promessa fatta a lei, contro ogni rispetto della libertà di lei di scegliere anche da "sposata" il proprio stile di vita... Se poter essere o meno sposa e soldato... Se poter ancora essere, come è sempre stata, artefice del proprio destino, prendendo in mano una vita vissuta da sempre fuori da schemi e convenzioni.
Ed è qui... Proprio a questo punto... Che arriva LEI.. Lei in carne e ossa, a svelare l'inganno... Lei che nel ritorno alla realtà si staglia ai nostri cuori nella sua adamantina purezza, nella sua integrità inviolata, nella sua identità unica e intangibile, mai toccata, mai sporcata... Nella sua densa e incontrovertibile presenza alla narrazione. In quel misto di piglio marziale necessariamente esacerbato dal nuovo ruolo di comandante dei soldati della guardia, unito a un'intensa, vibrante fragilità...
Qualcosa che ancora una volta Girodelle, che crede di conoscerla, scambia per stanchezza... Ma non è solo stanchezza... noi sappiamo cosa c'è in quegli occhi stanchi... C'è l'immagine di "quel servo"... Di cui, forse, a distanza di tempo, ancora sente l'ardore di un bacio rubato (o forse no?), la forma del corpo e il calore della pelle... Quel servo, alla cui vista tra le schiere del suo reggimento ha provato un tuffo al cuore... Quel servo, che di lì a pochi giorni, pestato a sangue in armeria, le mostrerà in modo incontestabile cosa sia l'amore. Quel servo... Non solo nel sogno.... Ma in ogni singolo attimo della realtà, anche quando assente, sempre densamente, fisicamente tra loro.
Alzandosi da quella poltrona, e rimandando ogni cosa a un prossimo incontro, questo Girodelle può continuare a reiterare il sogno. Continuare a illudersi che presto lei sarà sua. E solo sua. Ma noi sappiamo bene (tu, immensa Dorabella, ce l'hai appena dimostrato) che MAI lo sarà.
Che dire... Splendido. Per me, esperimento riuscito. Più che riuscito. Non è affatto facile scrivere in rating rosso. E per quanto mi riguarda, ancor meno facile è che il sedicente (spesso tutt'altro che seducente) rating rosso riesca davvero a prendermi. O a (sor)prendermi. Non è solo questione di lessico, di espressioni, di immagini. L'erotismo per me è più un fatto di intenzioni, sensazioni, immaginazioni. Nei racconti erotici che amo leggere - gli unici che considero veramente erotici - l'orgasmo dei sensi non può non passare in primis per l'orgasmo della mente. Ed è lì, solo lì, che esplode l'orgasmo del cuore.
E questo tuo racconto ho amato perdutamente leggerlo.
Nell'attesa del prossimo guizzo di "rouge"...
Brava. Bravissima
Tua OA76 (Recensione modificata il 02/11/2021 - 06:42 pm) (Recensione modificata il 02/11/2021 - 06:46 pm) (Recensione modificata il 02/11/2021 - 06:47 pm) (Recensione modificata il 02/11/2021 - 06:53 pm) (Recensione modificata il 02/11/2021 - 06:57 pm) |