Ciao tesoro <3
Con giusto una settimana di ritardo (mea culpa, mea grandissima culpa) arrivo finalmente a commentare (oddio, diciamo che ci provo, ma non garantisco il risultato) questa storia che definire spettacolare è riduttivo.
Io ogni volta rimango incantata dalla capacità che hai di creare situazioni e immagini che sono dei veri e proprio mondi, siano essi “fisici”, come il tetro castello del Conte – sembra anch’esso protagonista, tanto la sua presenza è “tangibile” all’interno della storia -, o l’imperversare della tempesta sul golfo di Napoli, oppure “mentali”, viaggi affilati e tentacolari nella psiche di un Abbacchio che mai come in questo racconto ci viene restituito in tutta la sua tragica forza. È un personaggio decadente, Leone, decadente e decaduto, non solo agli occhi impietosi della società (che lo tollera ancora solo per via del suo cognome, senza però esitare nel malignare alle sue spalle), ma soprattutto davanti a sé stesso – ancora una volta, Abbacchio si trova a commettere lo stesso errore, a “vendere” la sua coscienza per trenta denari e pagandone la più cara delle conseguenze. Eppure, nei circoli della Napoli bene non è certo la morte di un sottoposto il peccato più grande a lui imputabile, no: perché un uomo si può uccidere, ma non si può amare, allora esattamente come ora (giusto per non aprire parentesi dolorosissime). Ed è nel momento in cui Leone non ha più niente da perdere, quando già è caduto in una spirale di autodistruzione che non vie di scampo, che una scia di misteriosi omicidi lo portano al castello dal quale sa già, una volta entrato, che non uscirà più.
Ho amato tantissimo l’atmosfera che hai saputo creare, tetra e claustrofobica esattamente come i primi capitoli del capolavoro di Bram Stoker. C’è tutto lo smarrimento, e il terrore di Leone ma anche la malìà di queste due creature quasi ultraterrene, che esercitano il loro potere di seduzione su Abbacchio fin dal primo istante. Bruno vestito di bianco e con i suoi modi garbati, sembra quasi un angelo: come si può non rimanerne abbagliati? Ma Leone è sbirro, certo capisce immediatamente che c’è qualcosa che non va, e se razionalmente non lo accetta – non lo può accettare – subito, a livello inconscio già sa cosa si trova davanti. Il Conte gli promette l’oblio, gli promette un sonno eterno dove non esiste più la colpa o il rimorso: in fondo, poca cosa sono le piccolezze degli uomini, davanti all’immensità di una vita immortale.
Leone ha coraggio, ne ha più di quanto lui stesso sia disposto ad ammettere: Leone non fugge, non è fuggito da Napoli anche se ne avrebbe avuta la possibilità, non fugge ora davanti ai suoi carnefici, che tali poi non sono, come lui non ne è una vittima, ma un prescelto, qualcuno che loro vogliono accanto, che vogliono eleggere a loro pari. E così Leone mangia la mela dell’Albero del Bene e del Male… e vede tutto.
Ahhhhh alla fine avevo il cuore in gola per l’emozione, perché davvero sei riuscita a trasmettere ogni singolo fremito che ha scosso il corpo e l’anima di Leone, tanto che anch’io sono riuscita a vedere tutto. Hai un talento incredibile e io non smetterò mai di dirtelo e di ammirarti con tutta me stessa per questo.
A presto spero, ancora con loro, ancora con le tue straordinarie storie <3
Un bacione e buon Halloween\Samhain (mai lettura è stata più adatta alla giornata!) :*
Con immenso affetto,
padme |