Carissima Beeble,
mi sono sforzato, staccando la spina alla mente, svuotandola dei pensieri, rinunciando a ogni senso estetico, di capire a fondo la tua poesia.
Faccio così con tutte le poesie che leggo. Le tue sono poesie con cui lo faccio di più. Contengono messaggi nascosti. Tenuti al caldo dentro coperte cucite a mano con pazienza e maestria.
Stavolta non ci sono riuscito.
Hai scritto in modo tremendamente personale. Troppo.
È qualcosa di magico mettere per scritto i propri pensieri negativi. Anche se nessuno leggerà mai quelle parole. È un modo per liberarsene e per stare meglio.
Ma stavolta è come se non avessi scritto parole complete e ben formate. Solo mezze parole.
E ho come la malinconica sensazione che la scrittura non sia riuscita, stavolta, a liberarti.
La rabbia, il senso di colpa ("sono bastarda"), tutto il brutto, esce via da te, ma ti avvolge ancora senza allontanarsi. Forma come una nebbia che ancora ti impedisce di vederci chiaro.
Manca qualcosa. Come l'eccipiente di una pillola.
O c'è qualcosa di troppo. Come cartacce di giornale che ancora incartano gli oggetti.
Dimmi, lo puoi, che sto diventando pazzo a forza di giocare con pensieri e parole. Ma volevo farti arrivare lo stesso il mio messaggio.
Ti saluto con affetto. |