Io se potessi ti farei una statua.
Immagino che questo discorso sia stato in qualche modo già affrontato, non lo so; questo però non mi impedisce di farti comunque i proverbiali 92 minuti di applausi. Perché sì, puoi rilasciare tutte le interviste che vuoi e dire il cavolo che vuoi, ma questo serve a poco se tutto quel che hai fatto in sette libri e dieci film (quasi undici) è dimostrare il contrario. Anche a prescindere da considerazioni estemporanee, è il modo stesso in cui è concepita la società magica a dare ben poco spazio a qualsiasi tipo di inclusione, dato che essa stessa è per sua natura esclusiva e abilista: ci si rientra solo se si possiede un determinato requisito (la magia, se non ce l’hai, sei fuori), conditio sine qua non che, guarda caso, si tramanda principalmente attraverso sangue. Per la stessa sopravvivenza di questa società, ogni condotta che non contribuisca attivamente alla nascita di “nuovi” maghi e streghe è come minimo da biasimare, se non da condannare esplicitamente. Tutto questo per dire che ovviamente ha ragione, alla fine mondo babbano e mondo magico sulla questione omosessualità non divergono – non lo fanno per ragioni sia interne che esterne alla storia stessa, il che lascia un bel po’ di amaro in bocca, perché le occasioni per essere incisivi su questo punto c’erano e sono state buttate tutte quante bellamente alle ortiche. Continuano a essere buttate alle ortiche, perché adesso di nascondere la polvere sotto il tappeto se ne potrebbe fare tranquillamente a meno. E invece. Credo che tu possa immaginare il perché la tua annotazione finale mi tocchi così da vicino. Il discorso comunque merita ulteriori approfondimenti, ma ora è meglio che ci dia un taglio, per il bene di entrambe ^^'
Perdona dunque lo sproloquio, ora torno alla tua storia, perché ogni volta che Gilderoy prende di nuovo corpo e voce attraverso la tua penna io non posso non esserci (se sono molesta però dimmelo). È sempre un’esperienza incredibile osservare come tra le tue mani questo personaggio – che nel canon in effetti è poco più che una macchietta – assuma una profondità e una nitidezza di contorni disarmante. Alla fine empatizzare con lui è inevitabile, pur con tutti i difetti e le condotte scorrette che mette in atto. La sua solitudine fa male, fa male a noi e fa male a lui, che si riempie la vita di tutto ciò che il successo e la celebrità gli possono dare (e intendiamoci, è quello che vuole, è questa la strada che si è scelto), solo che a volte il silenzio di una casa vuota è difficile, è impossibile da sopportare, e allora si cerca un po’ di calore altrove. Ho amato l’introspezione di Gilderoy, il modo in cui da una parte scende a patti con ciò che è e con i suoi desideri, imparando a non considerarli sbagliati, e dall’altra (con gran senso pratico, perché tutto si può dire tranne che Gilderoy viva in una sorta di paese delle meraviglie incantato e non sia dotato d’intelligenza), s’impone di tenere ben separati questi due ambiti della sua vita, quello privato e quello pubblico, perché se è vero che uno scandalo può dare una fiammata improvvisa alla sua notorietà, dall’altro è al contempo perfettamente consapevole che dopo un incendio non rimane altro che la cenere, e lui vuole che il fuoco rimanga acceso, ma che sia ben controllato, e alimentato a dovere per durare il più a lungo possibile. Solo che. Solo che a volte basta un niente per ritrovarsi senza la terra sotto i piedi, senza più punti di riferimento, a incespicare nel buio della notte dopo essere stati travolti da uno sguardo destinato a restare e a non perdersi tra i tanti altri che lo hanno preceduto. A volte semplicemente si perde il controllo, perché anche Gilderoy è un essere umano, anche Gilderoy è fatto di carne e sangue.
Attendo con estrema impazienza la seconda parte di questo racconto <3
Lo sai, vero, che leggerti è sempre un'esperienza meravigliosa?
Ti abbraccio e ti bacio forte :*
padme |