Valutazione del contest: Cinque passi nel delirio, di Setsy
Gaia Bessie con: Italiani
grammatica: 4.50/5
ma, quella pelle biscottata, = queste virgole non formano un inciso corretto
Le petit fleur = La petite fleur, perché in francese fiore è femminile
stile: 10/10
Lo stile che hai usato è davvero adeguato al testo, anzi è in sua funzione. In apparenza è semplice, ma trasmette il suo messaggio con molta forza. Quell’ “Italiano” spezza la narrazione, crea una linea di demarcazione tra le sezioni, e in storie brevi come le drabble non era facile ottenere questo effetto. All’inizio c’è un’introduzione, una presentazione del personaggio, e poi c’è la specifica vicenda, che è stata esaustiva in tutte le drabble. Pur mantenendo un registro medio, abbastanza scorrevole, hai usato un buon repertorio di termini grazie al tuo vocabolario sfaccettato, le frasi si susseguono con quell’effetto intermittenza che ha dato personalità al racconto. La voce narrante che oscilla tra panoramica e “normale” in terza persona è stata una scelta audace, perché si rischia spesso di perdersi nel suo meccanismo… in questo modo i personaggi sono osservati dall’alto, ma riescono anche ad esprimersi, perché ci sono degli scorci sui pensieri, e la sola parola diretta che sentiamo, “Italiano” (più la dichiarazione del vampiro) sembra guardare il lettore negli occhi. Pur essendo ambientata in un riconoscibile passato che – se non davvero lontano – ormai è un po’ estraneo a noi contemporanei, le vicende sono eterne, si può dire, e riescono a creare coinvolgimento. Il tono della narrazione è un mix di quello preciso dell’autore e quello più elementare dei personaggi. Non a caso viene specificato che solo il vampiro – che non è chiaramente un “vero” emigrante, ma un viaggiatore, piuttosto, uno che cavalca le epoche a suo vantaggio - ha infatti un accento che è fatto di “suoni antichissimi”, ma con un finto italo-americano a mascherarlo. L’intera storia è intrisa di un’atmosfera grigia, forse quella dei freddi porti che accoglievano queste navi malmesse che costituivano la speranza di tante anime. Sembra di vedere uno strano limbo, dove nessuno può restare quello che era. Ma non solo nel colore dei capelli, o prendendo false intonazioni, è una perdita di identità profonda.
caratterizzazione di tutti personaggi: 10/10
Il personaggio protagonista è uno, Luigi. Gli altri sono piccole comparse, che vanno benissimo così, cioè gli schiavisti che hanno una specie di ironica (a modo loro!) comunicazione con quest’uomo che africano non è. Luigi è proprio un italiano, non c’è che dire: con i difetti tipici quanto con la capacità di reinventarsi, di arrivare da emigrante – immagino con la valigia di cartone cara ai filmati d’epoca – e che si fa strada in qualche modo. Certo, nella tua storia questo è stato triste, perché in ogni versione ha dovuto perdere la propria identità per acquisirne una più accettabile socialmente. L’ha fatto con un mix di rassegnazione e disinvoltura che lo ha reso molto sfaccettato, non un eroe da romanzo. È una raccolta che fa pensare, che ci ricorda chi siamo stati, tramite questo personaggio che – naturalmente non da vampiro o da spacciatore di acolici, capovolgimenti che funzionano benissimo – ha solo buone intenzioni, che sia aggrappa a quello che può essere familiare; una pizzeria, un negozio di fiori, un duro lavoro. Risalta molto il fatto che l’affermazione sia nelle versioni negative, che vengono “ricompensate”, mentre nelle altre riceve solo maltrattamenti. In qualche modo resta comunque vittima della maschera che gli altri gli fanno indossare.
resa delle cinque tipologie di drabble: 9/10(2+2+1+2+2)
Povero Luigi. Già nella prima bellissima drabble, che era a tema libero, si delinea quale sarà il suo genere di vicenda. Essere uno straniero in terra altrui non è facile, e la persecuzione che subisce è di un razzismo quanto mai stupido, perché gli americani neppure esisterebbero senza emigrazione, visto che hanno sterminato i nativi. La finta provenienza irlandese è anche adatta per l’accento. La trasformazione in donna è riuscita davvero bene, grazie a quei tocchi delicati per cui la figlioletta è portata per mano, e il business è quello di un negozio di fiori. La Francia è naturalmente associata a qualcosa di femminile – e i capelli rossi sono molto sexy e affascinanti, quindi la scelta è comprensibile e molto riuscita. La variazione storica purtroppo risente di un problema (non solo tuo ^^). Hai dimenticato la richiesta del bando di indicare nelle note le date esatte delle drabble, così mi sono trovata in difficoltà con una specifica. Diciamo di essere prima nel 1900, e quindi tra il XVII° secolo e il 1800 in questa. (Vado a spanne, poi ci sono per ogni chiarimento). Luigi appare un italo-africano che sarebbe stato comunque deportato dallo Stato Pontificio, e visto il periodo indicato, venduto agli schiavisti inglesi per essere portato in America. Ho cercato ovunque, ma non ho trovato nessuna notizia di un traffico simile, quindi ho dovuto abbassare un po’ il punteggio. Mi dispiace perché è la più particolare, non avrei mai pensato a qualcuno che in tempi lontani guadagnasse a farsi passare per africano rispetto ad italiano – di qualsiasi regno o stato si parli. Hai mostrato come sia facile per chi ha il potere decidere di usarlo per far del male a chi si trova in stato di inferiorità materiale… Nelle ultime però Luigi si è rifatto! Non dovrei essere contenta perché prima si trasforma in un convincente mafioso alla Scorsese, e in versione mostro approfitta di povere donne, ma il suo essere vampiro lo pone finalmente al di sopra del giudizio altrui. Ora è lui che può vantarsi di essere italiano; si tratta della sua vera origine, ma ormai l’ha superata, essendo qualcos’altro.
titoli: 4.80/5
Ammetto che dare un voto a questi titoli è stato incredibilmente difficile. Sono spartani, ma hanno senso. Rientrano in “the less, the best”, ma sono così semplicissimi; ti sei buttata senza rete di salvataggio, e questo lo devo apprezzare. Quello che ha un significato sfacciato è l’ultimo – che preferisco – che vira bruscamente da un elenco di comuni nazionalità ad un mondo diverso, senza confini come li intendiamo abitualmente. È come l’approdo definitivo di Luigi dopo un serie di tentativi, come se fosse proprio sempre lo stesso uomo che “passa” ad essere donna, alla pelle di diverso colore, alla cattiveria e poi a gettare via la parte umana di sé, quella che risponde alle sofferenze, o deve vivere da criminale. Già in “Italiano”, Luigi si vota al male rientrando alla base, si può dire, e poi, come azzerando i tentativi precedenti, sprofonda nella perdita di umanità. Di sicuro un merito della raccolta di titoli è il loro legame; non proprio concatenato, ma che forma una serie completa.
gradimento generale: 3/3
Questa raccolta è stata una sorpresa, a partire dai titoli che hanno inquadrato con precisione i passaggi da uno stato all’altro del personaggio. Il tema del razzismo è importante e – purtroppo – non c’è un momento in cui non sia attuale, basta cambiare gli attori del dramma e si può vedere un copione tristemente noto ripetersi nel tempo. Anche se l’ultima drabble è giusta come da richiesta, è un horror classico, mi pare di vederci anche una metafora della condizione di paria delle persone senza più identità e riconoscibilità nella società umana. Hai sviluppato un racconto impegnato, senza fronzoli o sbavature di stile.
totale: 41.30/43
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