Recensioni per
Occhi ocra e zaffiro come fiori di lino
di Iria

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
28/08/22, ore 18:23

Ciao, eccomi!
L’ho già detto e mi ripeto, ma sono davvero ammirata dalla mitologia che hai creato per questo mondo, è così intricata e particolareggiata che sembra davvero frutto di secoli di storie tramandate da passate culture. A ogni capitolo aggiungi un tassello che non solo ha peso nella trama in sé, ma che è interessante anche preso “a parte”. Non conosco praticamente niente dell’albero della vita e di Malkuth e quindi non so quanto sia originale e quanto rivisitazione, ma è davvero affascinante.
E mi ripeto pure nel tentare di fare ipotesi, che probabilmente di riveleranno sbagliate (o perché ho frainteso, o perché non ci arrivo proprio perché ho bisogno di ferie e non capisco più niente) però Azazel, hhmmm… visto che non ci hai narrato la sua storia a caso, non sarà Seraphim destinato a incarnare Azazel, o almeno una parte di lui?
Kendra dice non è ancora il momento, quindi posso supporre che sia una cosa che richieda una certa maturità, sia per comprendere che per accogliere quel potere… o che sia necessario un sacrificio, una morte e una rinascita perché ciò accada. Visto quanto Kendra sembri già conoscere il futuro che si prospetta al figlio, e quanto ne soffre, potrebbe essere così. Se posso fare un paragone un po’ azzardato, sempre in merito a scritture sacre, mi verrebbe in mente la Madonna che già era consapevole di quello che attendeva Gesù Cristo, e poteva solo assistere e aspettare il dipanarsi degli eventi. Ovviamente ci sono un sacco di differenze fra le due situazioni, e continuo a pensare che le origini di Kendra non siano completamente umane, ma immagino che il sentimento materno sia simile… qualcosa tra il dolore, l’orgoglio, il desiderio di protezione, la rassegnazione.
 
Venendo al ‘presente’, al nostro Seraph nella locanda. Il suo essere premuroso si estende oltre ai fratelli, ma è attento anche alle persone che gli sono vicino, come Brianne. Spero che con l’arrivo di lei alla locanda, Seraph abbia almeno trovato un’amica; anche se c’è ben poco che lei possa fare per lui, avere dalla tua un volto sorridente e un po’ di comprensione può almeno far sentire meno soli.
Non ti so dire però l’irritazione che mi ha suscitato l’incidente al tavolo, con il soldato prepotente che ha afferrato il polso di Seraphim; sia per l’azione in sé (non desiderava che gli riempisse la caraffa? E allora poteva limitarsi a un cenno), che e soprattutto per le sue parole volgari, offensive e completamente esagerate. E meno male che dovrebbe essere di nobile famiglia! Potrà essere un soldato indurito da tante battaglie, potrà essere stanco e pieno di responsabilità e preoccupazioni, ma c’è un limite! E causando un attacco di panico a Seraphim lo ha più che superato (che dolore doverlo vedere vivere sempre così in allerta).
Anche se qui ti confesso che ho un dubbio di interpretazione: il nobile ha afferrato il polso di Seraph e gli ha posto quella domanda così, solo perché gli andava di chiederlo (ed evidentemente non conosce le regole dalla buona creanza), o aveva bloccato Seraph appunto perché non voleva altra acqua, e quando lui ha rovesciato gli ha posto la domanda con il senso “ma sai farlo il cameriere o no?”.
Quale che sia la risposta, un individuo spiacevole, almeno in questo primo impatto.
Per fortuna il figlio sembra una persona migliore, e incarna quell’idea di gentilezza ed empatia verso i più deboli che mi piace immaginare associata alla figura di un nobile cavaliere. E direi che tutto lascia intendere che rivedremo questo giovanotto: l’interesse che dimostra fin da subito, lo scambio di sguardi, il suo intervenire durante l’incidente alla locanda e l’andare dopo a cercare Seraph… ma soprattutto, ci sveli il suo nome in un modo che sembra proprio dire “e ora il mio destino si legherà al tuo”.
O magari sono io a sperare che Seraphim abbia incontrato un alleato che ritroverà in futuro, perché questo giovane, con la sua delicatezza e attenzione, è proprio l’amico di cui avrebbe bisogno. Il suo guanto d’arme però è verde, mentre quello che porterà in futuro Seraph è carminio, quindi corpi diversi?
 
Ho tanta curiosità di vedere la svilupparsi del tutto, e allo stesso tempo lo temo perché so che sarà una grande sofferenza per Seraphim… e credimi, io amo l’angst, ma qui fa più male del “solito” angst, forse perché lui è così giovane, così solo e ha così tanto sulle sue spalle.
 
Ancora una cosa. Come forse ti ho detto, io non sarei in grado di disegnare qualcosa nemmeno per salvarmi la vita, quindi non potrei mai realizzare una fanart sui tuoi personaggi. Di recente però ho scoperto Nightcafè; inserisci un input di cosa vuoi veder realizzato, scegli lo stile, e l’intelligenza artificiale lo realizza per te. Così ho provato a inserire il prompt “Time and Matter fighting” , ho aggiunto un'immagine base di un cielo rosso tempestoso, scelto lo stile sinister, e lui mi ha tirato fuori qualcosa di… incomprensibile ^^;;; ma che rende bene l’idea di caos, direi.  Se vuoi vederlo vai sulla mia pagina 
 
https://creator.nightcafe.studio/u/Nostalgiaplatz
 
e scendi fino a trovare “Battle of Time and Matter”. È il massimo dell’omaggio artistico che posso riuscire a porgerti!
Nightcafé ha di recente inserito un nuovo algoritmo per creare immagini più realistiche, quindi in futuro proverò a realizzarne una con lo stesso prompt e questo nuovo algoritmo chiamato Stable e vediamo cosa tira fuori.
 
Intanto ti saluto, e spero tu stia passando una buona estate. Per me ci sono ancora tre settimane, prima delle ferie, e mi sembrano più lunghe che mai.
 
Ciao, a presto!

Recensore Junior
03/06/22, ore 23:26

Ciao!
Sempre più in ritardo, ma alla fine arrivo. Scusami, ma è proprio un periodo in cui il tempo mi sfugge fra le mani, e non trovo la concentrazione per fare niente in maniera decente.
Per me in questo capitolo la parte più triste, quella che più colpisce, è data dai ricordi dei momenti sereni sulla spiaggia, nell’infanzia di Seraphim. Quando si rievoca un momento felice di un personaggio che invece nel presente si ritrova sommerso dal dolore e dalle difficoltà, mi sembra che per contrasto il presente sia ancor più insopportabile. In questo caso particolare ancora di più, perché non solo Seraph non ha più la propria madre, ma ha visto l’orribile metamorfosi del padre, che è anche peggio che averlo perso nella morte. Ancora una volta mi chiedo quanto, e come, Kendra presagisse del futuro, e come riuscisse vivere con serenità quel periodo, sapendo del destino che si preparava.
Forse erano premonizioni simili alla visione/incubo a occhi aperti che Seraphim ha avuto nella prima parte del capitolo? Qualcosa che lui ancora non sa del tutto interpretare, ma che lei invece doveva aver ben compreso. Anche in questo caso, conoscendo già gli avvenimenti futuri, agli occhi di un lettore è tutto ancora più terribile.
 
Quanto mi spiace poi che Seraphim e i suoi fratelli non siano riusciti a godersi il giorno di festa… per quanto lui non possa veramente viverlo in maniera spensierata, considerato che Thorn gli farà scontare quelle ore libere, che deve sopportare gli sguardi delle altre bestie che abusano di lui, e che deve convivere con le conseguenze dei propri traumi anche durante una festività. Però, almeno, avrebbe tratto gioia dal regalare un giorno di festa ai suoi fratelli, nel vederli allegri ed entusiasti come tutti i bambini dovrebbero essere, nel trovarsi nel mezzo di un evento come quello. E invece…
Non sono stata in ansia per loro, visto che sappiamo già gli eventi futuri e che quindi nulla di fatale poteva accadere ora, però che pena per tutti… per il loro spavento, per i sensi di colpa. Hai riportato l’angoscia dei fratelli più grandi rendendola davvero tangibile. Capisco anche che Seraph si senta colpevole ed egoista ad aver “caricato” Grisha della responsabilità di tenere d’occhio il fratello più piccolo, ma che altro poteva fare? Nella vita di tutti i giorni non ha scelta (oddio, la scelta sarebbe di mollarlo in qualche tempio, orfanotrofio o simili, ed è comprensibile che non voglia farlo, né per Xandros né per Grisha), e in una festa tanto affollata e caotica non ci vuole niente per perdere di vista un bambino: basta un attimo, come si dice… e lui è così stanco e consumato che è già tanto se riesce a stare in piedi e a mantenere un po’ di lucidità.
Ma ormai so che in questa fase dalla sua vita Seraphim si colpevolizza per tutto, non si perdona nulla, non crederebbe a quanto è straordinario e coraggioso nemmeno se comparisse scritto in cielo con le stelle. Vorrei tanto che avesse un po’ più di autostima, ma capisco che è difficile, visto tutto ciò che sta passando e la mancanza di una figura adulta e meritevole che gli sia di sostegno.
Saltando al momento in cui Seraph ritrova Xandros e lo salva dal venire schiacciato dal destriero… ecco, ovviamente ho riconosciuto il guanto d’arme carminio, come quello che Seraph stesso, adulto, indossava nel primo capitolo; quindi nel futuro apparterrà al medesimo ordine cavalleresco. Però ormai ho il cervello condizionato da film, serie tv e letture con paradossi temporali, universi alternativi, viaggi nel tempo, che una particina della mia peraltro scarsa materia grigia sostiene “è lui, è lui, è Seraph del futuro!”.
Questa parte del mio cervello porta a sostegno della sua tesi la frase che il cavaliere pronuncia “Non è ancora il momento”, incurante del fatto che potrebbe benissimo essere una rassicurazione generica, o anche una predizione, perché il cavaliere ha avvertito qualcosa di peculiare in lui. E gli occhi azzurri, anche, mentre il viso non viene descritto, e il cavallino di legno, e il fatto che conoscesse il nome...
D’accordo che mi piace fare ipotesi in corso di lettura, ma qui forse ho esagerato ^^ e poi gli autori ogni tanto si divertono a seminare falsi indizi, giusto? Però a volte sono indizi veri. Aahh, voglio sapere! Conosceva il nome, sapeva di chi era il cavallino, ma forse si trattava di percezioni dovute a una capacità magica, e trovandoci in un fantasy non sarebbe un’evenienza tanto strana.
Resta probabile che questo cavaliere torni in futuro nella vita di Seraph, lo salvi e lo addestri, gli faccia scoprire qualcosa sulle proprie origini… insomma, che possa diventare quella guida e quel sostegno che auspicavo e di cui Seraph ha tanto bisogno.
Eppure mi trovo anche a pensare che se davvero il cavaliere era il Seraphim di un tempo ancora a venire, mi domando che effetto gli facesse vedere il piccolo Xandros vivo e vegeto (a meno che non ci siano sorprese anche riguardo la sua fine!)
Un altro splendido capitolo! Che, come hai potuto leggere, mi ha lasciato con domande e ipotesi. Mi spiace aver tardato tanto a commentare, ma prima proprio non ci sono riuscita; spero di essere più celere con i prossimi.
Intanto rinnovo i miei complimenti e ti auguro buon fine settimana :-)

Recensore Junior
03/04/22, ore 21:22

Ciao!
Eccomi, con particolare ritardo, mi spiace! Ero certa di riuscire a commentare prima, ma il periodo si è rivelato più intenso del previsto.
Molto interessante la prima parte, riesci sempre a creare mitologie (ma anche vere e proprie cosmogonie) suggestive ed elaborate; sono sempre molto originali, ma mi piace anche quando riesco a cogliere qualche piccolo riferimento a miti esistenti.
La storia di Shamash/Azazel è tragica, e hai reso bene il “respiro” del mito, nelle atmosfere e nella narrazione; c’è passione, e sangue, dolore e bellezza, crudeltà e compassione. C’è luce e c’è ombra, e c’è una sensazione di inevitabile, negli eventi che si sono susseguiti dal momento in cui Shamash ha deciso di andare fra i mortali. E stando fra i mortali, nei panni Azazel, alla fine ha forse peccato d’ingenuità, se così posso dire, anche se non è il termine adatto e non basta a racchiudere tutto. Un essere più antico del creato e così potente, però inesperto nelle emozioni umane, quindi incapace di prevederle, e di valutare reazioni e conseguenze. Provo davvero pena per lui, per un destino che è nato dall’amore per i mortali… il troppo amore, nel continuare a vederli come erano stati, e non come erano diventati. Come hai detto, la sua visione era – tragicamente – limitata.
 
Riflettevo poi su Metatron: Shamash aveva dato loro due dei suoi raggi, e poi Metatron prende anche un pezzo del cuore di Shamash, quindi potremmo dire che l’essenza di Shamash è più forte in lui che in Sandalphon? E il fatto che Metatron abbia usato un pezzo del proprio cuore per riparare quello di Shamash crea quindi fra loro un legame indissolubile?
Perché ripensavo alla scena nel primo capitolo, e alla gemma di luce che Seraphim estrae dal petto di Joel, e mi chiedevo se ci fosse qualche legame, se essa fosse originata dal raggio di Shamash, o dal suo pezzo di cuore, e se da quello dipendesse ciò che ha permesso a Joel di rinascere fino a incontrare di nuovo Grisha. Ciò spiegherebbe il suo sollievo nel trovare la gemma e la sua rassicurazione sul fatto che sarebbe andato tutto bene (anche se con tempi molto lunghi!): la gemma è indispensabile per la rinascita di Joel.
Non mi addentro in ulteriori ipotesi, aggiungo solo che sono molto curiosa di scoprire come il Seraphim ragazzino dalla vita difficile che conosciamo sia diventato il giovane che abbiamo visto all’opera nel primo capitolo; ti avevo già detto che sospetto le sue origini siano completamente umane, e se è così esse potrebbero avere un peso anche in ciò che è diventato e in quello che è stato capace di fare.
 
Che Seraph sia nato il giorno della festività, poi, ha un che di profondo, di simbolico, sia che ciò sia legato alle sue origini, sia che si tratti di un caso. Che tenerezza/tristezza fa il suo panico nel vedere che i suoi fratellini non si trovano a casa, e il suo colpevolizzarsi perché sarebbe potuto capitare loro qualcosa di male.
Preoccuparsi per il non trovarli in casa è comprensibile, ma auto-accusarsi di pigrizia e disinteresse… lui, che sta sacrificando così tanto per Grisha e Xandros, che sopporta l’insostenibile con la speranza di riuscire a portarli via e dare loro un futuro migliore! È vero, anche questo incolparsi, mettendosi nei suoi panni si può capire; deriva dal suo carattere, dal suo animo generoso e pronto al sacrificio (bella e veritiera la distinzione fra sacrificio e martirio), e dal timore di perdere l’unica cosa bella e luminosa della sua vita, la sua unica gioia, e simbolo di purezza, in tanto dolore. Anche il fatto che sia tanto giovane secondo me ha un peso in questo suo colpevolizzarsi. Vorrei davvero che avesse accanto una persona amorevole, un adulto in grado di sostenerlo e rassicurarlo, di toglierli qualche peso dalle spalle.
Xandros è un bambino dolcissimo, che dolore pensare al destino che lo attende. Leggere un prequel, sotto certi aspetti, ti rassicura per la sorte di alcuni personaggi: per quanto misera sia la loro situazione, sai che in qualche modo se la caveranno… per certi altri invece di uccide proprio, sapendo che puoi rinunciare a tutte le speranze.
Almeno una speranza mi resta, riguardo qualcuno: che Thorn faccia una brutta, bruttissima fine!
Bel capitolo anche questo. La lunga parte dedicata alla mitologia non spezza la narrazione, anzi, secondo me la arricchisce, e la scena famigliare tra i fratelli dipinge in maniera perfetta il loro legame, il modo profondo in cui tengono l’uno all’altro. Quei tre, quando sono insieme, sono come un piccolo, luminoso, mondo a parte. Non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo, e allo stesso tempo lo temo!
 
Ora, buon inizio settimana e buona scrittura! 
 
PS Non ho ancora deciso la mia canzone preferita del nuovo album degli Amazing Devil, ma è può essere che finirà con l’essere la stessa che hai linkato tu, perché è proprio bellissima.

Recensore Junior
04/03/22, ore 15:14

Ciao, eccomi!
Questo è stato un altro capitolo tosto, ma lo sono stati tutti finora, e ormai capito che lo saranno pure i prossimi. Resterò sempre in attesa che Seraph trovi pace e serenità, e quando succederà... non ho vini o liquOri iper-costosi con cui brindare, quindi festeggerò mettendo il mio profumo più lussuoso, che centellino come sacra reliquia.
Seraph, e il suo senso di colpa; sì, le vittime spesso tendono a colpevolizzarsi, a trovare macchie e mancanze nel proprio comportamento, e sarà una reazione emotiva e naturale (non so, forse nasce da un'illusione di poter aver controllo su cosa ci capita: 'se mi comporto bene non mi succederà niente di male', e invece il male è imprevedibile, può capitarti a prescindere da qualunque tua azione), ma accusarsi di essere fragile e debole è qualcosa che fa ancora più male. Per me lui non è né l'una n'è l'altra cosa; al contrario, così giovane, ha dimostrato un'incredibile forza interiore, generosità e coraggio. E se invece parliamo di forza fisica, pure l'avesse, la userebbe contro il padre? Per difendere i suoi fratellini sì, per difendere se stesso non so, credo si tratterrebbe... che la userebbe il tanto che basta a non farsi colpire, ma non pesterebbe il padre come merita.
E poi indecente? Ma ragazzo mio, perché?
Capisco meglio invece il desiderio di restare lontano dall'alcol, temendo tutti i mali che può far emergere: la violenza, la mancanza di autocontrollo, la crudeltà. In fondo aveva conosciuto un padre gentile, prima che il lutto e la bottiglia lo trasformassero in un mostro. Nonostante ciò, non riesco a immaginare per lui una simile metamorfosi, nemmeno fosse costantemente tanto pieno di alcol da strizzarlo.
Ma veniamo a Thorn. Avevo già accennato alla cattiva impressione che mi aveva fatto, con la faccenda delle uova, quindi già lo consideravo un individuo meschino, immagina adesso! Invitare Seraph a fregarsene dei suoi fratelli sarebbe già stato abbastanza per dare la misura della sua bassezza, ma quello che ha fatto poi a Seraph passa il limite. È stato viscido e disgustoso, lo è ancor di più perché sa benissimo che Seraph non può permettersi di fuggire, che quel lavoro gli è indispensabile. Non è troppo violento fisicamente, ma questo non rende la scena meno difficile, forse anzi aumenta il ribrezzo: il modo in cui lo fa bere, in cui lo immobilizza non sono meglio di schiaffi o pugni.

Si prova distintamente la sensazione di quanto Seraph si senta intrappolato e senza possibilità di scelta, terrorizzato e nauseato: ogni gesto che descrivi, ogni sensazione fisica, ogni pensiero, riescono a immergerti appieno nell'incubo che Seraph sta vivendo. La meticolosità con cui descrivi è estremamente efficace, e dà un'impressione di incubo e costrizione.
Thorn non usa brutalità, e le sue parole sono ricoperte di un miele nauseante, ed è così inebriato di lussuria che magari crede di stare facendo un favore al ragazzo: di “svezzarlo”, di facilitargli la vita offrendogli persino dei soldi (ulteriore umiliazione). Mi chiedo che avrebbe fatto, se quando poteva Seraph si fosse divincolato, fuggendo. Lo avrebbe inseguito e ripreso, costringendolo con la violenza? Gli avrebbe permesso di andarsene? Però poi l'avrebbe come minimo licenziato. Certo delle brutte conseguenze ci sarebbero state, come di certo aveva in mente l'assalto da un bel po'.
Fa schifo come uomo (o mezzelfo), e fa schifo anche come predatore sessuale, perché con il tempo, la gentilezza, un po' di affetto e di generosità, magari sarebbe riuscito a circuire la sua vittima senza doverla obbligare. Attenzione! Non dico che sarebbe stato giustificabile, meno grave o meno criminale! Solo che un ragazzo tanto giovane e in difficoltà come Seraph, senza una figura adulta di riferimento, avrebbe potuto farsi irretire da un atteggiamento gentile e premuroso, e cadere nella trappola credendo di avere trovato un porto sicuro. Un predatore del genere riuscirebbe persino a creare una situazione di dipendenza volontaria, nella sua vittima, o almeno potrebbe crearle la convinzione di dover cedere per gratitudine. In questo caso avremmo un predatore disgustoso sì, ma anche di perversa intelligenza. Thorn per me è una bestia stupida e schiava dei propri istinti, miserabile fino all'ultimo (spero di aver reso bene quello che intendo ^^ non condono la prevaricazione sessuale, è una considerazione su come condurre un gioco di potere).
Un altro trauma per Seraph, un altro tentativo di estraniarsi da tutto... mi chiedo per quante volte potrà riuscire a portare la propria mente “altrove” mentre il corpo subisce, prima di spezzarsi: c'è un limite alla sofferenza che una persona può sopportare.
Ho provato una rabbia, quando la moneta è scivolata fra le assi! Povero Seraph! Pure se era frutto di una violenza, pure se vederla doveva farlo sentire sporco e devastato, almeno era qualcosa che, messa da parte, avrebbe reso di un piccolo passo più vicina la fuga che desidera.
Con tutti i brutti pensieri che gli riempiono la testa, con la paura e la sofferenza quotidiana, altri al posto suo chissà che avrebbero fatto; se non uccidersi, o abbandonarsi alla corrente e al degrado. Ma lui hai suoi fratellini, e per loro va avanti, ed è così nobile; forte e coraggioso, anche se forse non se ne rendo conto.
Lascio un pensiero su quanto è adorabile il piccolo Grisha, premuroso e sensibile. Vederlo così fa amare ancora di più l'uomo che diventerà, e fa comprendere ancora meglio il trauma e il dolore che l'hanno accompagnato per tanti anni, quando credeva che Seraph fosse morto.

Sono stata prolissa come al solito, e pensa che mi sono pure trattenuta -.- Complimenti anche per questo ottimo capitolo, e scusa eventuali refusi, come sempre ho scritto di getto e qualcuno me lo sono lasciato dietro di sicuro.
Buon fine settimana, e buona scrittura!

Ps: l'altra volta ho dimenticato di dirti che ho ascoltato la soundtrack che mi hai linkato, e l'ho trovata proprio bella e d'atmosfera, adatta ad accompagnare l'ispirazione in un mondo come quello in cui si muovono Seraph e gli altri. Io non riesco molto ad ascoltare musica quando scrivo, però mi piace farlo per “preparare il terreno”, e a seconda della storia, via di requiem celtici, gothrock o musica classica.
Comunque al momento la musica che più mi carica è Burn Witcher Burn XD

Recensore Junior
12/02/22, ore 21:45

Ciao!
Eccomi di nuovo qui, e questa volta non so proprio da dove iniziare il commento, quindi provo a farlo dalla madre di Seraphim, perché come ti avevo detto ho ipotesi… tra l’altro spero che non ti infastidisca che le esponga, visto che facilmente potrei dire qualche scemenza. Mi scuso se sarò più sconclusionata e disorganizzata del solito! Mi ricollegherò un po’ anche al capitolo due.
Allora, salta all’occhio il rapporto speciale che Seraphim ha con la madre, e certo si può pensare che sia perché lui è il maggiore dei fratelli, ed essendo un po’ più grande è quello che più la può capire, quello a cui può affidarsi. Anche dirgli che è la cosa più preziosa che lascia al mondo sembra intendere che ha qualcosa di diverso dai propri fratelli, nonostante certo ami i due più giovani allo stesso modo.
Anche, nei racconti che faceva a Seraph, nelle parole che gli rivolgeva, a me sembrava esserci di più: la leggenda che Seraph ricorda nel sogno, raccontata da Kendra, mi sembra qualcosa di più del voler raccontare al proprio figlio una storia. E le parole che gli rivolge poco prima di morire mi fanno pensare.
 
“Papà soffrirà. Non capirà.”
 
Un marito innamorato soffrirà per la morte della moglie; se poi lei è morta per le conseguenze di un parto può anche darsi che incolpi il neonato e provi distacco verso di lui… ma qui lei ha messo in guardia Seraph come se fosse certa che l’uomo se la sarebbe presa violentemente con Xandros, e poi con gli altri figli, come se già sapesse della metamorfosi che avrebbe subito: non un lasciarsi andare alla deriva nella disperazione, non un dolore votato all’autodistruzione, ma uno volto alla distruzione di chi ha attorno. Un soccombere alle tenebre. E poiché il Michail di prima non sembrava una brutta persona (Seraph ha anche bei ricordi di lui), io vedo della vera preveggenza in lei, non solo della legittima apprensione. O almeno la capacità di scrutare negli animi vedendone tutto il potenziale, nel bene e nel male, come verità, non come ipotesi.
Anche il fatto che gli abbia parlato di Materia e Tempo in un modo che mi sembra piuttosto maturo, benché Seraph fosse ancora piccolo, mi fa pensare… era come se lo stesse preparando, da sempre. Ma qui forse sono io che rimugino troppo!
 
In ogni caso, la mia impressione è che Kendra abbia “origini altre” (diciamo ^^), e che Seraph ne porti in sé l’eredità. In fondo lo abbiamo lasciato per morto nella storia precedente, per ritrovarlo vivo in questa; vivo, e a quanto pare anche ben a conoscenza di tutto ciò che è capitato a Grisha, e della natura celestiale di Joel. Come se l’avesse sempre seguito da lontano? O come se anche in lui ci fossero doti di preveggenza, magari sbocciate dopo la sua morte (o quasi-morte) e rinascita? Per tacere ovviamente di ciò che ha fatto estraendo la gemma dal petto di Joel. Poi c’è il fatto che sia stata particolarmente sottolineata la storia di Rahab, e l’immaginare di Seraph di rifugiarsi nella profondità del mare…
Scusa se magari mi sono fatta tutto un film che non ha niente a che fare con quello che hai in mente tu!
 
Venendo a questo capitolo nello specifico, è davvero dolce-amaro vedere Michail com’era; sembrava un buon padre, a giudicare dalla scena che hai rievocato, e questo rende ancora più difficile accettare quel che poi è diventato. Povero Seraph, che continua a volergli bene nonostante tutto, che ricorda la gentilezza e l’amore di un tempo, nonostante ora sia costretto a sgattaiolare in casa sperando di sfuggirgli, e a proteggere e provvedere ai fratelli, lui che è poco più che un bambino. Al suo posto, verrebbe spontaneo odiare, saturarsi di rancore, fuggire pensando solo a sé stessi; lui invece non prova odio, e mette sempre gli altri davanti a sé… una persona così, purtroppo, è davvero destinata a soffrire più degli altri, non fosse che per la sua sensibilità.
È difficile commentare l’abuso che Joel subisce in questo capitolo; un incubo per lui, un felice sogno ubriaco per il padre, che credi avere fra le braccia la sua amata. La lettura suscita disgusto, e uno strano tipo di pena. Seraphim è una vittima, ma in un certo modo lo è anche Michail: di sé sesso, dell’alcol, dei proprio demoni; non lo si può giustificare, né perdonare, ma resta comunque un senso di ingiustizia, misto a rabbia. La voglia di colpire quest’uomo fino a farlo tornare in sé. Chiedergli “che penserebbe tua moglie vedendoti ridotto così, vedendo come tratti i vostri figli?” Pena, perché soffre e non si accorge della possibilità che ancora avrebbe di essere sereno, persino felice, crescendo il frutto del loro amore, e rabbia per lo stesso identico motivo. Ma non escludo che se ne renda conto, e che per questo provi disgusto per il proprio comportamento, che però invece di placarlo finisce per esacerbare ancora di più il suo lato distruttivo.
 
È realistico l’atteggiamento di Seraphim in questa situazione: sopportare, subire e cercare di estraniarsi. Non ha la forza fisica per opporsi al padre, e se il respingerlo lo facesse destare dalla sua illusione alcolica, chissà con quanta violenza reagirebbe. Hai descritto tutto benissimo, rendendo una sensazione di disagio e disgusto che quasi si riesce a sentire sulla pelle, e lo hai fatto con tatto e sensibilità; con una delicatezza che non ha smorzato il tutto, ma anzi lo ha reso più incisivo.
 
Come avevi anticipato in quello scorso, è stato davvero un capitolo pesante e cupo, una lettura dolorosa; ma è stato anche ricco, con le informazioni che hai dato su questo mondo, la sua religione e le sue leggende: molto suggestivo, mi piace davvero, complimenti per tutta le cura che ci metti!
 
Ho già letto anche il quarto, come sempre arriverò coi miei tempi a commentarlo ^^… anche quello è stato una lettura pesante (nel senso migliore del termine), ma se per Michail si può avere anche una sorta di disgustata commiserazione, Thorn provoca solo disgusto; già mi era stato antipatico al pensiero  che per lasciare qualche uovo a Seraph gli ha tolto soldi e pranzo, ma ora proprio mi auguro che muoia male.
 
Grazie ancora per questa storia, e a presto! Buona domenica e buona scrittura :-)
 
 
 

Ciao, eccomi qui, scusa se ci metto sempre un po’!
 
In questo capitolo cominciamo a conoscere davvero Seraphim, da vicino, e davvero è come abbiamo imparato a conoscerlo tramite Grisha: compassionevole, generoso… premuroso e coraggioso. Già molto maturo, perché la vita non gli ha lasciato altra scelta, già colpito dal dolore, e tuttavia non ha perso la gentilezza. Avrebbe il diritto di odiare tutto e tutti, di essere aggressivo, indifferente... e invece no, è l'opposto.

Ci sono tante domande che mi sto facendo su di lui; le parole della madre mi fanno pensare che avesse una natura speciale rispetto ai fratelli, e che lei ne fosse ben consapevole, così come lo fosse anche del futuro difficile che si preparava per lui. Che per lei non fosse una semplice sensazione, ma una certezza L’impressione è rafforzata da quanto ho letto nel terzo capitolo, quindi tornerò sull’argomento, comunque diciamo un’origine al di là dell’umano, per entrambi.
So già le cose che gli capiteranno, ma pure non fosse così, si percepisce l’ombra che incombe su di lui, e non solo per la violenza che subisce in casa; povero Seraphim! La persona che dovrebbe proteggerlo è quella che più gli fa del male, il luogo che dovrebbe essere il rifugio sicuro è quello in cui più è in pericolo.  Un ragazzo meno buono di lui sarebbe già fuggito, abbandonando i fratelli al loro destino.
E il padre, se padre si può definire! Proverei pena per il suo dolore, se non lo sfogasse sul proprio figlio, ma così che si può fare se non odiarlo? O forse c’è fin troppa nobiltà, nell’odio: per lui si può avere solo disprezzo. Avrei anche capito se, incolpandolo della morte della moglie, non avesse voluto nemmeno guardare Xandros, o se l’avesse rifiutato affidandolo a qualche tempio, ma tentare di ucciderlo? Non può esserci dimostrazione più concreta della follia che ormai si è impadronita di lui. Chissà, se riflettesse, se aprisse gli occhi su quello che proverebbe la moglie, sapendo ciò che fa passare ai figli…
Ma non credo sia in grado di rendersi conto, vero? L’uomo che era non esiste più.
E il piccolo Grisha! Oh, pulcino! È un bambino adorabile, sensibile e vivace; anche lui, nonostante la vita difficile, è un bambino puro, un’anima luminosa; merito di Seraphim, se riesce ad avere un barlume d’infanzia, sorrisi e un po’ di felicità. In lui vedo le similitudini con il Grisha adulto, ma anche le differenze, quelle che hanno radici nella notte orribile che lo aspetta.
 
Bel capitolo!  Come sempre una scrittura scorrevole e intensa, immagini evocative, ma soprattutto capitolo perfetto per dipingere il personaggio di Seraphim e renderlo con pienezza. Già avevamo potuto conoscerlo un po’ attraverso gli occhi di Grisha, ma qui abbiamo lui in prima persona, e si vede che la sua immagina non era filtrata dal ricordo di un fratello minore che gli voleva bene e che è carico di sensi di colpa: davvero Seraphim è così: generoso, coraggioso, pieno d’amore e di spirito di sacrificio. È privo di pregiudizi, come poi privi di pregiudizi si sono dimostrati sia Grisha che Joel.
E poi ci sono tutte le emozioni che le lettura suscita: compassione per la vita difficile di Seraphim, pena per come ha visto la madre morire, senza poter far nulla. Orgoglio per la forza e il coraggio che dimostra, tenerezza per il suo rapporto con i fratelli, disprezzo per il padre, disgusto per il pescatore e il suo sguardo cupido e viscido… proverei speranza, se non sapessi ciò che già so sul futuro.  (beh, in verità, visto che lo abbiamo ritrovato vivo quando lo credevamo morto, la speranza esiste!)
Avendo già letto il terzo capitolo, come ho detto prima, ho ancora più domande, e ipotesi, su di lui (e sulla madre), ma le tengo per il prossimo commento ^^; per ora dico solo che anche lì sei riuscita a suscitare tante emozioni diverse, e malinconia, con quel ricordo di un’infanzia felice e perduta, all’inizio del capitolo.
 
Appena riesco dunque commenterò anche il prossimo capitolo; non so quando, perché il tempo libero è poco e le cose da fare tante (sigh!), ma non mancherò!
Intanto rinnovo i miei complimenti, ti ringrazio ancora per questa nuova storia con un personaggio splendido, e ti auguro buona domenica e buona scrittura!
 
A presto :-)

Recensore Junior
03/01/22, ore 23:15

Ciao!
Finalmente riesco a commentare… solo adesso, nonostante abbia letto il capitolo ormai da tempo. E ho letto anche il secondo, e spero di trovare presto il tempo di commentare anche quello.
Ho anche riletto il capitolo 8 della “fic madre”, con la morte di Seraphim.
Se era davvero morto.
Io credo di sì, perché con una ferita del genere allo stomaco, e per la descrizione che hai dato, non sembrava certo uno svenimento. O forse lo era, e poi qualcuno è intervenuto a salvarlo, come Zaphkiel salvò Grisha. A guarirlo, o magari persino a riportarlo in vita, se era spirato, perché ci troviamo in un mondo fantasy, e quindi chissà.
Di certo posso dirti che è una svolta che non mi sarei aspettata, mai avrei immaginato che un sequel (o un prequel) di Give me back my heart, you wingless thing sarebbe stato incentrato su Seraphim! La natura e il carattere di questo personaggio erano stati evidenti già alla sua prima apparizione, ma in questo capitolo (e ancor più nel secondo) la sua anima gentile e compassionevole viene alla luce ancora di più. Sono curiosa di conoscerlo meglio, di sapere tutto quel che gli è accaduto, anche se so che ci sarà da soffrire.
Intanto, almeno, penso che l’averlo ritrovato darà a Grisha un po’ di consolazione, un po’ di forza, nonostante l’enormità del dolore che sta provando. Che strano trovare una così grande fonte di gioia nel mezzo di un dolore tanto accecante… come si fa a sentirsi felici, quando si è schiacciati da un lutto così insostenibile? È commovente che Grisha, in mezzo a un tale abisso, abbia provato comunque un’istintiva fiducia e tranquillità nei confronti di quello che, per il momento, era uno sconosciuto.
 
Allo stesso tempo mi chiedo come mai Seraphim si sia fatto vivo solo adesso, perché il suo arrivo proprio in un momento del genere non mi sembra casuale, così come la rassicurazione “andrà tutto bene”, dalle sue labbra, non suona come una frase di circostanza. Se in qualche modo teneva d’occhio il fratello, perché non è andato da lui prima? Di sicuro avrà avuto ottimi e categorici motivi, e dalle azioni che compie è  chiaro che ha fatto molta strada, da quando era un ragazzino che cercava di proteggere i suoi fratellini e di risparmiare un po’ di soldi per poter fuggire. Io sono una pessima persona, quindi, al posto di Grisha, mi arrabbierei anche, scoprendo che era vivo ed era stato in silenzio così a lungo… ma sarebbe solo una sfuriata, per poi rifugiarmi nel suo abbraccio.
 
Poi devo ripetere ciò che ho più volte detto per la fic precedente, cioè che amo tantissimo la tua scrittura, è uno stile intenso ed evocativo… è denso, ma non pesante, e in questo capitolo mi dà anche un’idea di “tempo sospeso”, di ingranaggi del destino che ancora una volta si muovono. E credo di aver già detto anche, ma pure qui mi ripeto, che amo tantissimo tutti i riferimenti ai profumi, sia perché è un fatto comprovato che la memoria olfattiva abbia un impatto fortissimo a livello emotivo, quindi vederne i protagonisti travolti è un bel tocco; sia perché amo i profumi, e cerco di immaginare come potrebbero essere dal vivo una fragranza con le note che citi.
Per esempio, miele, fiori di lino e pane; sono note che separatamente si trovano in diversi profumi (il miele soprattutto, ovviamente); così  ho provato a cercarne uno che le racchiudesse tutte, e ho scoperto “Miracle of roses” di Miguel Matos, che tra le sue note ha il pane, il miele e diversi fiori, soprattutto la rosa, anche se purtroppo non quello di lino. Ha anche il latte, e una nota di incenso di fondo, che mi piace associare a personaggi con una bella profondità d’animo e saggezza, proprio come Seraphim. Ahimé, dal vivo non l’ho snasato, ma solo scoperto su Fragrantica. Comunque nella mia testa ho deciso che nel nostro mondo Seraphim indosserebbe questo profumo, ecco!  (scusa la divagazione ^^)
 
Grazie per questa nuova storia! <3 Buona scrittura, buon anno, e a presto con il commento al secondo capitolo! :-)