Una bella poesia.
Intrisa di decadente romanticismo ("il muschio / a ricoprire le ossa") e di erudizione ("Le miniature e le pagine scritte").
Già dal titolo, e dall'incipit, grandioso, "Lasciate che sia…" - che ricorda alla lontana quel meraviglioso incipit di Neruda, "Questa volta lasciate / che sia felice…" - si percepisce la tua raggiunta capacità di lasciarti abbandonare.
I ricordi… Io faccio di tutto per ricacciarli, specialmente quelli belli, specialmente quando sono solo. Sono bastardi, ti aggrediscono nei momenti in cui sei più fragile. Vengono da un passato che non esiste più.
Tu no.
Tu sembri accoglierli. Ti fai cullare. C'è dolore, è vero - come dici nell'intro - ma c'è pure un pallido raggio di sole nel limbo in cui ti trovi, in attesa della donna nuova. O meglio, c'è la luce cerulea della luna.
E a quel tenue riflesso, freddo come il ghiaccio, appaiono la terra lieve, la nebbia, l'oblio.
Un bell'omaggio a un lontano ricordo felice, "le tue braccia".
Complimenti! |
