La pioggia è da sempre un tema ricorrente e consumato.
Ma la tua è una lettura spettacolare, come sempre, che arricchisce e stordisce.
Suggerisce affacci su realtà a fatica immaginate nelle vite sbiadite del quotidiano.
Insegna l'arte e fa venir voglia di metterla da parte, onde evitare inutili scimmiottature.
Assonanze e vezzeggiativi ravvicinati: tamburello / un pochetto.
Persino le iniziali: picchietta… / pizzica pianino. Pullula… pianti… promesse…
Paragoni ripetuti con emozioni diverse: "come un verso appena pronunciato".
Strofe dal bell'incipit battente, onomatopeico (di solito il suono è "plic", perché mangiarsi le "c"?).
Fascinoso sfoggio di parole mai dette: pitter patter, petricore.
Pioggia sulle ceramiche: c'è un che di morboso, "pulcioso".
E tutti i versi trasmettono passioni e introspezioni e illuminazioni.
"Spalancata nella paura": parole opposte che si esaltano riacquistando pienezza di significati.
Viene voglia di spingere al massimo la lettura. I "pli" che attirano le iniziali dei versi successivi: Placida, Prude, Piena, Piccola.
È incredibile come ogni volta che rileggo ci trovo nuovi giochi e nuove emozioni. Come nelle vere opere d'arte.
Sq
Smetto qui di sciupare con l'aridità delle analisi, e mi chiedo se tutto ciò ti viene spontaneo o è frutto di meditazione. Dopo quasi un anno di incubazione.
Bravissima, non ho parole. |