Pezzo evocativo nella sua brevità.
Mamiya qui non dedica alcun pensiero al nemico caduto, non gli dedica alcun rimorso. E' ben consapevole di quanto poco il suo avversario avesse di umano...ha la forza di quella consapevolezza. Invece che esitare in inutili dubbi, userà il suo cadavere come gradino, per elevarsi al di sopra di quella condizione che il mondo post-atomico vorrebbe imporle: quella di debole in quanto donna, di PREDA in quanto donna. E Mamiya ci dimostra che non è la preda di nessuno, e può essere predatrice, se vuole.
Ho sempre preferito il personaggio di Mamiya a quello di Julia. Purtroppo gli autori sembravano preferire la "donna angelo" che deve indicare la via agli eroi (maschi), mentre Mamiya doveva "smettere di combattere, e pensare solo alla sua felicità in quanto donna".
Beh, io preferisco i personaggi femminili in grado di decidere il proprio destino. E ho sempre considerato un'occasione mancata il non vedere mai nessuna donna di una Scuola di arti marziali degna di questo nome (Hokuto e Nanto in primis... ma anche la tecnica Taizan di Ryuga poteva appartenere a una donna).
Niente, tocca accontentarsi di vedere Mamiya con i suoi yo-yo |