Recensioni per
Francamente, caro, me ne infischio anch'io
di Yanez76

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
14/07/23, ore 03:05

Ciao,

Mi son detta che non aveva senso rimandare oltre e, dato che son ancora ben sveglia e interessata al tuo lavoro, eccomi qui!

Premetto che la mia conoscenza sull’opera deriva tutta dal film; continuo a promettermelo, ma non ho mai neppure visto il libro dal vivo. Credo che questo tuo omaggio abbia demolito l’ultima resistenza: acquisterò il romanzo.

Leggendo la tua presentazione alla storia, mi sono venuti un paio di pensieri, che cercherò di esporti il più brevemente possibile; ma non garantisco, perché, come ti dicevo, questo è in assoluto il mio film preferito: mi infervoro!

Non ho mai pensato né desiderato che Rhett tornasse da Rossella: lui, per me, è l’eterno scapolo; un uomo libero, seppur prigioniero dei suoi stessi demoni e delle sue idee o idealizzazioni di se stesso. Inoltre, -come dici anche tu- lui ha già consegnato tutto l’amore che aveva per un essere umano diverso da lui... e quell’amore è durato, quasi per ironia, giusto il tempo d’un balzo. D’altro canto, immagino che per un padre innamorato, il tempo con la propria creatura sia sempre troppo poco; e il loro è stato oggettivamente troppo fugace.
Quel: «Come papà...» Realizzazione, e: «Come papà?!», mi risuona in testa; poi rivedo la camera illuminata solo da qualche candela e un uomo sconfitto che veglia il corpicino del suo unico, vero amore terreno. Non può lasciarla andare, non può consegnarla alla fredda terra, ai vermi, all’oscurità, non la sua creatura; non lei, che così tanto teme il buio. Ho idea che, una parte di lui, avesse continuato fino all’ultimo ad attendere un suo risveglio; infatti, se non sbaglio, a un certo punto Mammy dice qualcosa come: «Ha detto di far piano, perché la piccola dorme», o qualcosa di simile... Mi ha sempre spezzato il cuore.
Di Ashley ti dirò tra un poco.
E, per concludere la parte dedicata all’introduzione, ti dico che sono d’accordo: il ‘‘politically correct’’ a tutti i costi... ma anche no. Un conto è il rispetto, un altro l’esser privati della libertà d’espressione: un confine labile, ma che con un pizzico d’impegno si trova sempre. Non possiamo riscrivere o cancellare la Storia solo perché qualcuno si risente... anzi, dobbiamo smettere di farlo: questo è rispetto.

Primo, superficiale commento sul testo: scrivi benissimo, dico davvero.

Hai fatto un lavoro fantastico e ho il desiderio di spiegarti il perché di questo complimento, che complimento è fino a un certo punto, perché lo penso davvero.

Per tutto il testo, ho avuto la sensazione di guardarmi -leggermi- una versione di Via col Vento di un altro universo, con dinamiche che hanno preso un tutto loro, differente corso: ho sentito le loro voci (in italiano, perché in inglese l’ho visto solo un paio di volte e non possono competere con le altre novantotto), li ho visti muoversi e vivere.
E’ manifesto che tu abbia ben chiari i personaggi, la loro natura e la loro psicologia. Li prendo uno a uno.

Hai descritto e portato alla vita una tua versione di Ashley che funziona e rimane completamente coerente con quella dell’opera: un uomo saturnino, onesto e insicuro, non sul mondo, solo su se stesso. Le lodi, i complimenti che rivolge a Rossella sono iperbolici ma sinceri, perché lui non è davvero capace di mentire; penso lo ritenga deplorevole. Mentre per se stesso ha solo rimproveri e tende a sminuirsi per qualunque cosa; neppure in questo caso c’è menzogna o inganno, nel suo animo.
Mi ha stesa, lo confesso, il: «Sono un soldato del Sud, saprò ben premere un grilletto…» Pare di sì, Ashley, pare di sì!
Anche il fatto che, in questa tua versione, si faccia più audace, è perfettamente credibile: la carne è carne. Inoltre, mantiene la sua compostezza e, soprattutto, una coerenza con la sua naturale indole sottomessa.

Anche la Rossella che hai messo in scena è quella Rossella: una donna che è tutt’ora un enigma, per me... E’ una donna che cerca di nascondere le sue fragilità, ma che mi ha sempre fatto chiedere: ma ne ha davvero? Il suo è l’atteggiamento di una donna insicura che si fa burbera e pratica per sopravvivere, ma lei non è insicura, non è fragile, anzi, tutto l’opposto! E’ gelida e calcolatrice, avvezza all’inganno come solo un demonio. E’ una macchina da guerra, destinata a sopravvivere a tutto e tutti, a costo d’essere lei la distruttrice, l’assassina. Forse è ciò che più mi rappresenta il cosiddetto ‘‘peggior nemico di se stesso/a’’.
Riportare qualche sua frase o camuffarla o scimmiottarla per farla apparire tale, non avrebbe mai potuto avere un risultato neppure vagamente simile al tuo: hai capito come funziona, se non altro, come ragiona. Quindi grazie per non aver rovinato il personaggio che, ancora oggi, mi dà più da pensare; ma anzi, grazie per averla portata in scena in una nuova versione, in una nuova dinamica o vita.
Oh, e non hai neppure dimenticato il suo rapporto conflittuale col cibo; e «perdindirindina» xD
L’ho adorata profondamente.

Poi, vabbè, Mammy è Mammy! Entrando in quella stanza, nel giro di istanti, il suo fiuto l’aveva già informata d’ogni singola azione, d’ogni singola dinamica, forse persino d’ogni singolo pensiero. Lei mi ha sempre dato l’idea d’una donna in grado di capire, di sondare e palesare l’animo umano come nessun’altra creatura. Un’intelligenza, una sensibilità che ha sempre dovuto camuffare con un po’ di innata ‘‘burberità’’, perché sia mai che una schiava, per di più nera, osi rivolgere seri rimproveri al padrone o alla padrona bianca; e lei lo faceva, ed era geniale, il suo modo. Nella sua schiavitù, lei è sempre stata libera, più libera di qualunque bianco. Quasi paradossalmente, facendola schiava, le hanno fornito i mezzi per essere la cosa più simile a una donna emancipata, quando l’emancipazione femminile, se andava di lusso, era esser definite ‘‘delle frigide, ma dai facili costumi, zitelle... forse pazze, isteriche’’ e così via.

‘‘Sono riuscito a rendere un credibile omaggio ai personaggi della Mitchell?’’, era la tua domanda. La mia risposta è: sì, assolutamente sì! Te lo dico da fan sfegatata, che avrebbe facilmente potuto risentirsi per un nonnulla (in realtà no, non è nella mia indole: serviva a rendere l’idea)!
Una grandissima attenzione ai dettagli -qualunque dettaglio- che non è passata inosservata, ci tengo tu lo sappia.

Sai cos’è forse la cosa che ho adorato di più in assoluto, del tuo lavoro? La riflessione a fine del capitolo secondo: ‘‘Entrambi sapevano perfettamente che nessuna avrebbe mai preso il posto di Melania nel cuore di Ashley e che, quanto a Rossella, il suo unico vero amore era in realtà la rossa terra di Tara.’’
Una donna morta e un pezzo di terra: due elementi non così differenti. Una donna morta ti darà sempre la dolcezza del suo ricordo; la terra i dolci frutti dei suoi campi. Ma quei due sono umani, carne viva che necessità del calore e dell’intelletto che solo un altro essere umano è in grado di regalare... solo che sembrano incapaci di accoglierlo davvero. Sono due esseri dannati che, forse, solo nella loro dannazione -singola e condivisa- possono trovare qualcosa che rassomigli a un’umanità, a un affetto, a una passione. L’amore, come dici e lasci intendere, è un’altra cosa.

Alla fine di tutto, brevemente, ti dico di non aver mai fatto il tifo per Ashley; nonostante ciò, ho trovato estremamente gradevole la tua rappresentazione, fino al punto di dirmi ‘‘perché no, dopotutto?’’.

Mi dispiace aver scritto un tale papiro, ma non è che potevo dirti «bravo» e andarmene, no? Certo, magari potevo condensare, ma, quando mi prendo bene, il dono della sintesi... eh... che roba è? Si mangia?
Ho dovuto, rendere omaggio al tuo omaggio; spiegarti il perché mi sia così piaciuto.

Probabilmente sto dimenticando qualcosa, ma tra poco, se non la smetto, mi denunci, sì? :)

Complimenti, davvero!

A presto,

-Agp.