Recensioni per
Tra le pieghe del tempo
di Rosmary

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
12/01/24, ore 18:08

Ciao, Rosmary! <3
Ho amato tantissimo questa storia. Perchè è una storia che mi fa arrabbiare, che mi fa pensare, che come donna mi colpisce particolarmente.
Elena colpevole, Elena innocente. Elena omerica femme fatale, Elena steriotipo della donna trofeo. Elena il cui nome mai verrà dimenticato, il cuo nome verrà sempre assocciato al tradimento e alla guerra. Elena la cui voce, vera, sua, noi non potremmo mai ascoltare. 
Grazie, Ros, per averlo fatto tu. Per averle dato una voce, per aver spezzato le sue catene, regalandoci questo squarcio nel suo io.
Complienti!
Un abbraccio,
Bella

Recensore Veterano
07/01/23, ore 15:40

Ciao Rosmary, nella calzetta della Befana ho trovato le tue storie e sono stata felicissima, perché davvero ho l'imbarazzo della scelta.
Ho deciso di iniziare da questa tua sulla mitologia greca e non potrei esserne più felice perché mi ha davvero toccata nel profondo.
Elena è un personaggio complesso che viene sempre raccontato come un'oca svampita e tu sei riuscita a renderle giustizia, dandole finalmente una dignità e una profondità che le è stata negata per secoli. Mi è piaciuto moltissimo come questo dialogo interno la porti man mano alla consapevolezza della situazione sua ( e delle donne in generale) e non si tratti di un'epifania improvvisa.
Elena è una vittima come le altre e al contempo il perfetto capro espriatorio su cui viene vomitato l'odio di due popoli che si trovano invischiati in questa guerra fratricida voluta dall'alto, per un semplice capriccio tra dei.
Il tuo nome non si perderà nei secoli avvenire.”
“Eppure sarà perduto nei vuoti scavati dalla colpa.”
Siamo a poche righe dall'inizio e già il senso di questa colpa ci colpisce allo stomaco perché, in un modo o nell'altro, sappiamo di averlo condiviso e perpetrato questa catena di shaming della vittima che ci lega tutti. Allo stesso tempo  è un perfetto racconto di un mito e qualcosa di estremamente attuale: quante persone sono convinte che se qualcosa di brutto accade  è per colpa loro, per come si comportano o come sono vestit* o semplicemente perché non sono abbastanza?
Elena non sa vedersi in altro modo che come colpevole perché  è quello che vede riflesso negli occhi degli altri.
In più per lei non ci può essere pace proprio ( almeno per come l'ho letta io) a causa della solitudine, di quel fossato che la divide da tutti gli altri, con la consapevolezza amara che anche se avesse provato a ribellarsi nessuno le avrebbe creduto. Mi è venuto spontaneo comparare questa tua Elena così umana e profonda con l'ideale dell'eroe, raccontato sempre senza macchia e senza paura. E lei ne esce decisamente vincitrice.
Elena è viva e soffre, e forse soffre tanto più quanto più diviene consapevole di essere solo una pedina, privata di ogni libero arbitrio o potere.
Il finale è doloroso ma assolutamente coerente: Elena è tutti noi,l'emblema dei nostri sensi di colpa senza senso. Eppure spera, almeno per un momento, che possa esistere un futuro migliore in cui essere liberi.
La tua storia è bellissima e non ha niente da invidiare ad altri storytelling del mito ( ovviamente quelli riusciti, non certe monnezze che escono solo perché in Hype)...amerei moltissimo leggere altro di questa tua Elena.
Complimenti davvero.
Un abbraccio
Flo
 

Recensore Master
17/09/22, ore 16:29

Cara Rosmary,
ti avevo anticipato la mia ammirazione per questo componimento e finalmente eccomi qui, a recensirlo con somma gioia. Emerge subito l’isolamento della figura di Elena e la sua complessità, ma anche la sua consapevolezza di essere stata una scusa, un mezzo per raggiungere un fine. Questo, naturalmente, non fa sì che lei sia immune dal fare autocritica, dal capire come il proprio sia stato usato e abusato per giustificare il bisogno dei guerrieri di fare una guerra strategica, nel primo grande scontro tra Occidente e Oriente che la storia ricordi. Del resto, sotto le rovine di Ilio c’erano già altre rovine, così dissero gli archeologi che la trovarono e la studiarono.

Allo stesso modo, oserei dire, Elena guarda alla propria situazione instaurando un dialogo secco con sé stessa o con un altro ideale, a seconda di come la si voglia interpretare. E la sua analisi è secca, impietosa. Il suo nome sopravvive al tempo, sì, ma legato al tradimento verso Menelao e alla fuga con Paride. Fuga in cui appare in un duplice modo (come vittima e come donna innamorata). Ma l’amarezza che rimane a Elena per essere condannata a venire indicata come colei che scatena una guerra lunga dieci anni e dalle infinite conseguenze è quasi un oltraggio.

Perché lei è consapevole che a muovere Menelao e Agamennone non è lei come donna, ma il status di trofeo, di donna più bella del mondo, di moglie di. Ma sa anche che se non fosse conveniente, per i Greci, muovere verso l’odiata Troia di Priamo questo terribile smacco verrebbe cancellato o ignorato o ripagato con qualche omaggio. La colpa di Elena è essere donna. Desiderata e desiderabile, ambita e consapevole della propria bellezza, vissuta come una maledizione che le impedisce un’esistenza normale, ma la costringe a essere contesa come un trofeo e a dover trovare scusanti per il proprio fascino. Questa consapevolezza è sì un approccio moderno, ma è un approccio dello scrittore moderno che vuole analizzare la vita di un personaggio mitologico, storico o che rappresenta un vero e proprio archetipo, ponendo l’attenzione su quello che a noi moderni interessa. Ed è grazie a questa attenzione e sensibilità che qui non abbiamo un’Elena anacronistica, ma un’Elena capace di vedere gli interessi politici dei greci e del marito e persino quelli di Paride, ugualmente colpevole di aver preteso un trofeo ottenuto a prescindere dalla volontà di Elena stessa (mi riferisco al fatto che Afrodite promette l’amore di Elena a Paride, in cambio della mela alla più bella.

Persino la scelta d’innamorarsi da sola, per proprio volere, è tolto a questa donna accusata di essere troppo – troppo ambita, troppo bella, troppo poco umile, come dici). Insomma, io credo di aver delirato un po’ in questa recensione, ma ho davvero adorato questo taglio critico alla figura di Elena – critico e appassionato, dalla sensibilità moderna ma che pure non storpia l’antico. Ma che tu sia un’autrice bravissima, d’infinito talento, non avevo dubbi <3.
Un abbraccio forte,
Shilyss

Recensore Master
05/09/22, ore 11:45

Ciao, Rosmary!
Tu non sai quanto io sia stata felice di trovare un tuo aggiornamento, e non sono sicura che con questa recensione riuscirò a dirtelo appieno e come vorrei.
Ultimamente ho sempre troppo poco tempo e mi sembra di lasciare sempre dei commenti rapidissimi e per forza di cose un po' superficiali, e in questo caso nello specifico vorrei davvero potermi prendere più tempo e lasciarti un'analisi un minimo più sensata, perché questa storia se la merita tutta, ma insomma, proverò a fare quello che posso.
Io sono commossa.
Questa storia mi ha davvero commossa, mi ha commossa tanto e ha dimostrato ancora una volta quanto la letteratura possa fare per parlare di temi grandi, di cambiamenti sociali e di intrecci che ci rendono quello che siamo partendo da radici molto lontane.
Ho adorato questa tua riflessione su Elena, e ho adorato il modo in cui hai saputo guardare al mito con uno sguardo moderno, che sa tenere insieme tutta una serie di riflessioni che sono fatte di cambiamenti e trasformazioni: è uno sguardo che, direi, è necessario, ed è stato davvero bellissimo poterlo leggere. Credo che questo sia un racconto che va ben al di là della portata di un sito come questo: ha un valore universale, che innalza la discussione e costringe a confrontarci con riflessioni ben più ampie, ed è bellissimo poterlo fare anche in questo contesto.
Mi è piaciuto davvero tanto come hai articolato questo dialogo che forse non è un dialogo, ma solo una riflessione di Elena, che mette al centro il concetto di colpa e le permette un'emancipazione anche nella sua propria riflessione sulla propria condizione. Perché di colpa si parla sempre, quando si parla di Elena (e di tutte le "Elene" che sono seguite, che poi forse sono semplicemente tutte le donne), ed è bello e giusto che questa colpa assuma un ruolo e uno sguardo tutto diverso, sottolineando quanto questa visione sia sempre stata filtrata dallo sguardo giudicante e maschile, che la colpa non se l'è mai voluta prendere, trovando sempre il modo di affibbiarla a qualcun altro. A qualcun'altra, a qualcuna non abbastanza umile, a chi non ha tenuto lo sguardo abbastanza basso, a chi non rientra nei canoni, a chi sta ai margini.
Insomma, è davvero una lettura che mi ha commossa, e vorrei davvero riuscire a parlarne di più e meglio (forse non ho nemmeno tutti gli strumenti per fare tutte le riflessioni che vorrei fare), ma ti ringrazio davvero di cuore per aver scritto questo racconto e per aver scelto di condividerlo in questo contesto.
È qualcosa di prezioso.
Complimenti davvero!

Recensore Veterano
01/09/22, ore 15:29

ç.ç
Io sono entrata praticamente per caso su EFP e ho trovato questo. Non ho neanche letto l'introduzione, niente: la sezione mi è bastata e penso di aver fatto la cosa migliore della giornata.
Inizio dalle tue note perché le ho trovate molto interessanti e un ottimo punto di partenza per approcciare la FF per via della dichiarazione d'intenti che manifestano. L'encomio di Elena è un testo fondativo della mia esperienza scolastica, perché è davvero tra i primi esempi di filosofia che hanno gettato dei semi in me, sbocciati poi nella scelta di intraprendere Filosofia all'università. Vederlo citato da te e in questo contesto mi ha dato molta gioia, perciò grazie. Mi fa piacere sapere che abbia avuto l'occasione di segnare anche te!
Sulla questione dello sguardo moderno, con me sfondi una porta ormai del tutto aperta: è semplicemente impossibile pretendere di assumere un punto di vista così lontano nel tempo e nello spazio, e che peraltro si annida nelle pieghe del mito e della leggenda. A volte ho la sensazione che l'unica vera giustizia che possiamo offrire al passato è proprio quella di guardarlo con gli occhi del presente, perciò credo che tu abbia fatto il possibile per rispettare il materiale originale - la sezione secondo me va bene, a proposito - ma senza tradire, allo stesso tempo, quello che sei tu, con la tua esperienza complessiva di persona viva nel 2022.
Arriviamo alla storia. Ho avuto i brividi per l'intera raccolta, e li ho ancora mentre la rileggo per scrivere un commento. E' una storia in crescendo: hai saputo dosare le riflessioni e le parole con grande classe, portando avanti un'idea importante e dandole il giusto tempo per farsi strada nella mente di chi legge. Mano a mano che ci si avvicina verso la fine, infatti, cresce il dolore, cresce la pena, cresce il desiderio di abbracciare Elena, di andarle vicino e dirle che non è sola, che è capita, che non l'abbiamo mai meritata. Fa malissimo, ma allo stesso tempo questo ti fa onore: sentire un trasporto tanto forte verso un personaggio di fantasia non è così inusuale per me, ma sicuramente non accade tutti i giorni. La penna di chi scrive e le tematiche giocano un ruolo fondamentale in questo e devo dire che il mix che ho potuto vedere esploso qui ha reso possibile l'affetto e l'empatia che provo ora nei confronti di Elena - della tua Elena.
Mi è piaciuto tantissimo il fatto che la consapevolezza non sia immediata, ma un percorso, un viaggio. E' estremamente realistico: di rado chi è vittima di una violenza, soprattutto quando non è fisica ma fa riferimento a un modo di pensare diffuso, a una costruzione sociale difficile da scardinare, se ne rende conto in fretta. Elena rientra nel copione: si riconosce come colpevole perché così l'hanno additata. La sua identità non viene dall'interno, ma dagli occhi e dalle menti di chi l'ha guardata e le ha cucito addosso una funzione e un ruolo, che lei abbraccia perché non sembra conoscere altro. E' così che va il mondo, gli uomini isolano e mortificano chi risulta colpevole ai loro occhi, perciò perché dovrebbe essere diverso per lei? Perché Elena dovrebbe essere qualcos'altro e qualcun'altra rispetto a quello che le hanno detto di essere, a parole e con i gesti? Una parola su tutte: il suo stesso nome, quel nome che i Greci urlano, in nome del quale sembrano combattere. Il costante segno della colpa e del peccato; un nome che è un complemento di causa più che un vocativo: è a causa sua se le persone muoiono.
Ma col tempo la macchinazione le diviene chiara. Lei non c'entra niente, non l'ha mai fatto: la guerra che si sta combattendo in nome suo è affare di uomini e del loro onore, della loro società, delle loro mascolinità fragili e tossiche che si annientano a vicenda per provare gli uni che non meritavano un affronto come quello subito, gli altri che hanno avuto tutto il diritto di compierlo. Elena da colpevole si riconosce come un pretesto, una scusa. E questo nessuno gliel'ha detto: l'ha capito da sola (forse, chissà, con l'aiuto delle Moire, capaci di pietà più degli uomini), e la sua identità - che non è mai stata realmente sua - le si sgretola tra le mani mentre realizza che agli eroi di lei non importa nulla, né in positivo né in negativo. Continuano a perpetrare la narrazione della colpa, di Elena peccatrice, di Elena oggetto rubato - che ha addirittura voluto farsi rubare - e che deve essere riportato a Sparta, ma lei è innocente, lo è sempre stata. E sempre lo sarà, nonostante le Bolle future che la condanneranno di nuovo (parliamo del Malleus Maleficarum?). Ma non è facile uscire dalla gabbia. Non è facile alzare la testa e affrontare non uno, ma addirittura due popoli che sembrano pensarla allo stesso modo. Non è facile dimostrarsi innocente quando tutti gli altri ti credono colpevole sulla base non di prove incontrovertibili, ma dell'onore tradito, della consuetudine del possesso - della necessità di giustificare un massacro durato dieci anni. Ma Elena ora sa: non è lei che deve cercare il perdono. Di chi, poi? Gli dèi non si curano di loro, gli uomini non si curano di lei. Elena non deve niente a nessuno: questo le dà potere, almeno su sé stessa. Le dà il potere di costruirsi una nuova identità, questa volta scaturita dalla sua presa di coscienza. Questa volta, nel dolore e nella difficoltà della propria condizione, Elena è una persona attiva, almeno mentalmente, capace di autodeterminarsi foss'anche solo nell'etichetta che sceglie di appuntarsi al petto.
Poi è arrivato il paragrafo finale e mi ha dato il colpo di grazia. L'idea che nulla possa scacciare del tutto la sua colpa, nemmeno la riscrittura della sua storia, mi ha stretto il cuore. L'amarezza della riflessione sull'onda del "Elena se l'è andata a cercare" mi ha fatto tremare. La parte in prima persona mi ha fatto scendere una lacrimuccia e l'ho trovata davvero toccante. Dici - le fai dire - una cosa disarmante: Elena è una figura che ha vissuto in tutti i tempi. E' vero. Più ci penso, più è vero. Lo è come personaggio di una delle due opere che, eurocentrici da millenni, abbiamo avuto la presunzione di ascrivere a prodromi della letteratura occidentale; ma lo è anche come donna, come figura femminile in una società patriarcale che giustifica il proprio machismo sulla pelle di chi è innocente, deresponsabilizzando i veri colpevoli. Elena sono io ed è tutt* coloro che non rientrano nel gioco delle parti che ci viene assegnato alla nascita. E' inquietante doverlo dire, ma purtroppo il Futuro non è ancora pronto a lasciarla andare, non ai suoi termini. Lo sarà, lo saremo tutti, di questo io sono incrollabilmente certa, ma ahimé non oggi. Però una cosa, secondo me, tu sei riuscita a farla: le hai dato voce e le hai dato luce. Su questi lidi, almeno, l'ombra non esiste più.
Io spero davvero di aver colto tutti gli aspetti che questo racconto aveva e ha da offrire. Se ne ho perso qualcuno per strada, raccontamelo, ti prego, perché questa storia merita davvero tanto. Ti ringrazio di cuore per averlo scritto: le challenge non vanno davvero sottovalutate! La sfida stavolta non era decisamente delle più facili, ma l'hai portata a casa con un'abilità e una sensibilità tali da farmi quasi pentire di non aver preso parte all'iniziativa a mia volta! :') No, scherzo, è un periodo complicato per la scrittura e 5 prompt in un colpo solo mi avrebbero stesa, però sono senz'altro qui ad ammirare la bravura altrui e a bearmi di questo nuovo gioiello. :')
Di nuovo grazie e alla prossima! <3