Recensioni per
IN COLLEGIO NON HO MAI CANTATO
di Dorabella27

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
10/01/23, ore 20:00

Ciao Dorabella...originale e unica per non dire geniale questa biografia romanzata del grande Alessandro Manzoni, che conosciamo per il supremo capolavoro dei " Promessi sposi', e' un' approccio nuovo e stimolante per avvicinarsi a questo " supremo" esponente della nostra letteratura......CHAPEAU

Recensore Veterano
23/11/22, ore 15:37

Carissima Dorabella,
leggere le tue parole, così ricche, così accurate, così chirurgicamente selezionate, dedicate al Manzoni che si studia a scuola e poi ci si porta dietro per tutta la vita, mi ha fatto ripensare a tutti quei ritratti ottocenteschi di lui.

Sempre serio, sempre elegantemente sobrio nell'abbigliamento, sempre composto nella postura, sempre accuratamente pettinato (basette comprese), sempre. Che sia un ritratto giovanile o che sia quello di lui più anziano e ingrigito, che siano anche le ultime fotografie in cui lo si vede curvo e imbiancato con la mano ad arpionare la solita tabacchiera, non trovi che sia sempre di una eleganza davvero d'altri tempi?

Eppure nessuna camicia candida, nessuna giacca dal taglio impeccabile, nessun morbido paletòt (ti piace paletòt?), nessuna cravatta annodata con perizia possono togliere quell'espressione dolente, quella ruga tra le sopracciglia, quelle guance scavate, quelle labbra sottili e inquiete, quegli occhi sempre cerchiati.

Il tormento che ci si porta dentro e che in qualche modo trova la strada per mostrarsi anche fuori, mi pare.

E tu scavi nelle ragioni di un'inquietudine, nelle cause delle paure, nelle memorie di una infanzia e di una giovinezza per tanti motivi fuori dal comune e, nel finale, regali ad Alessandro una pacificazione dell'anima che ha il volto dell'amata Enrichetta.

Sempre brava, cara Dorabella,
Settembre

Recensore Junior
21/11/22, ore 23:43

Ciao Dorabella,

sta bene Alessandro? Quello di “Sentir e meditar”, per intenderci, quello che “Mai torcer gli occhi dal Santo Vero” o roba così, quello ventenne e poi mondano, dei “menage a trois” (o a “troi”, come scrissi io, da gaffeur robusto) e dei salotti illuministi – Alessandro passato dalle mani di beghine e suore a quelle della madre, finalmente, la bella Giulia Beccaria, che c’è da sognarsela la notte; due secondi, gli ci saranno voluti, per entrare nell’atmosfera parigina.

Sta bene. Via, c’è da dirgli, che c’è a chi va peggio.

Guarda che Manzoni nella vita ha seppellito due mogli e gli s’è ammazzato il figlio cui non ha pagato i debiti di gioco. Una piaga di agorafobico, con rispetto parlando.

Ma gioco, Dorabella, non mandarmi maledizioni.

“In collegio non ho mai cantato”. È un bel titolo. Sarà stata più dura la vita per lui che per altri? Sai, io penso a Giacomo. I confronti si fanno male, specie fra geni; ma se penso a cosa deve essere avere come madre (peggio come moglie) Adelaide Antici, che i figli non toccava mai (le facevano schifo, che dici?), mi chiedo se Alessandro non fosse fatto di vetro, per i tempi che correvano.

E poi, i Verri. Buoni, quelli. Per carità, intellettuali coi controco****ni, ma quando si tratta di affari di famiglia l’Illuminismo si lascia da parte, Accademia dei pugni e Caffè van bene per giocare a carte, non per prendere le parti di donne in difficoltà. Io, per Giulia Beccaria, mi sarei esposto. Ma parlo da figlio del popolo.

Da giovani – ora son diversamente giovane – si scherzava fra amici, dicendo che Giovanni Verri aveva lasciato in eredità al figliol per forza prodigo un manoscritto, e quel manoscritto era il FERMO E LUCIA.

E poi. Allora il marchese de Sade, a suo modo, ha preso anche te. Attenta, Dora, quell’uomo è come la gramigna. Si è insinuato nelle crepe della letteratura, come un rivoletto d’acqua nelle fogne – se fai tanto di parlarne una volta, non te lo stacchi più di dosso.

Ora ti cito, a caso: “…si intratteneva amabile, con quel sorriso che solo uno sciocco, o chi lo conosceva superficialmente, poteva credere indulgente, con se stesso, con l’interlocutore, con il mondo”.
Mica male, eh. Forse non tanto da provocare un attacco di panico – ma che ne so, io? – però mica male.

Niente male nemmeno tu che citi lui (ma Alessandro, non il marchese) e si vede come uno che è 'quasi' qualcuno, pieno di dubbi come lo sono i grandi, perché solo i medi-mediocri credono di avere la verità in tasca.

Io poi, spero, che la conversione abbia avuto altre radici che credere di aver smarrito la moglie. Spero facesse un po’ letteratura. Hai presente De André? “Lo sa che io ho perduto due figli?” “Signora, lei è una donna piuttosto distratta”.

Insomma, chi son io per scherzare su Manzoni? Ma si scherza perché si umanizza. Tu invece hai umanizzato senza scherzare. È un bel dono saperlo fare. Ed è una bella storia. Scritta in punta di penna. Ne raccomando la lettura a chiunque passasse di qui per caso, e avesse l’abitudine di leggere le recensioni prima delle storie.

Sacrogral ringrazia, porgendo doverosi omaggi, devotissimi.

Recensore Veterano
20/11/22, ore 09:04

Ecco che abbiamo conferma, leggendo questa biografia così magistralmente romanzata, che dietro ogni grande opera ed ogni grande artista c'è spesso un'esistenza segnata da sofferenze, materiali o psicologiche (hai restituito a Manzoni molta della sua umanità: l'ho immaginato bambino, con i geloni sulle mani).
E che spesso dietro una grande scelta (la sua conversione?) non ci sono eruditi ragionamenti filosofici, ma "accidenti" di vita. Alessandro perde sua moglie; è lei a ritrovare lui; e lui ritrova la fede.
"Ma soprattutto doveva cambiare vita, doveva trovare un lasciapassare verso la pace, verso la quiete"...questo passo mi è piaciuto moltissimo.
Un caro saluto

 

Recensore Master
17/11/22, ore 23:57

Cara Dorabella,
Volevo lasciare anche io qualche parola di commento a questa tua bella rivisitazione degli anni giovanili del grande Manzoni... Era mia intenzione farlo lestamente, ma, non essendo affatto semplice il mettersi a disquisire di temi culturali con chi di cultura vive, eccomi, inevitabilmente, in ritardo.
Sento molto vicino al mio cuore il finale di questo tuo scritto, perché comprendo molto bene le vicissitudini di "lui" e, praticamente, adoro "lei", fulgido esempio di giovane animo femminile reso invincibile dall' amore più ardente. E qui mi parte un grande sospiro al semplice superficiale ricordo di quanto è costato quell' amore a troppe donne di casa Manzoni! Per una madre che si fece, fondamentalmente, gli affari suoi quante altre, compagne e figlie, invece, finirono col rimetterci parecchio del loro.
Ho letto della tua scelta di accostare la figura del perfido antico insegnante e uomo di Chiesa, da te qui descritto con grande maestria, al Marchese de Sade... Non sarà troppo indulgente tale tuo giudizio? E' mia umile opinione che, per quanto siano tante le mie riserve nei confronti di quel nobile transalpino, la perfidia del persecutore infantile del Manzoni si sia spinta oltre ogni sistema di misurazione inventabile, cioè ben oltre quella del "Divin Marchese".
Povero piccolo Alessandro, fatto segno di troppa cattiveria! Sfortunato in casa e martoriato nel mondo.
Fortunato oltre ogni dire, come scrivevo righe fa, in età adulta, grazie a tutte quelle presenze femminili che l' hanno aiutato a diventare, o ad essere del tutto, il grande spirito letterario e umano, regalato all' umanità intera, che solo i superficiali non arrivano a riconoscere.
Al di là delle nostre reciproche realtà, cara Dorabella, che trasformeranno la mia imminente affermazione in un connubio tra l ' umoristico e la più lampante delle realtà, lasciami "dire" che hai scritto molto bene, trasportando efficacemente chi si trova a leggere all' interno dell' esistenza del Manzoni e della sua epoca. Un vero viaggio nel tempo. Una intensa immersione storico/letteraria.
Anche qualcosa di inaspettato, volendo, ma decisamente gradito.
Un caro saluto

Recensore Master
17/11/22, ore 10:45

Ciao Dorabella. Sono lieta di commentare un tuo scritto tra gli originali con il riferimento a Manzoni dove emerge il tuo amore per la letteratura. Mi é piaciuta l'espressione riguardo il quadro di soggetto galante. Ho ripercorso tutto nella mia mente e ho apprezzato il tuo impegno nell'immergermi in questo scritto tra realtà e fantasia. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 17/11/2022 - 10:46 am)

Recensore Master
15/11/22, ore 21:59

Carissima Dora, che sorpresa trovarti qui!
Devo dire che il tuo stile inconfondibile ed elegante non si smentisce mai, mi è piaciuto come hai raccontato una parte così misteriosa del percorso di vita di Manzoni. Tutto l'amore che nutri per lui arriva dritto al cuore del lettore e, personalmente, adesso, lo guardo con un affetto rinnovato grazie al tuo attentissimo sguardo. Grazie per la lettura, felicissima come sempre di averti letta. Un carissimo saluto,
A.

Recensore Veterano
14/11/22, ore 22:33

Carissima Dora,
Quanta 'ciccia' mi stanno regalando in questi giorni i miei autori preferiti: anche se in questo caso ci starebbe bene un ‘quanto Manzo' (concedimi la battuta 😉).
È una vera delizia ed un vero piacere trovarti in questa sezione con questo racconto incentrato sulla leggenda della conversione del Manzoni, a seguito di un attacco di panico in mezzo alla folla, provocato dall’improvvisa scomparsa della moglie. La tua visione così introspettiva e delicata si accompagna a dei flashback sugli anni della gioventù legati ad episodi per nulla piacevoli e a traumi mai superati che permettono al lettore di scavare nel profondo della psiche di Don Lisander.
Grazie per aver condiviso e una buona serata,
G.
(Recensione modificata il 15/11/2022 - 03:47 pm)

Recensore Junior
13/11/22, ore 19:12

Carissima Dorabella! Ma che dono di grande bellezza mi hai fatto oggi con questo racconto! Quanta delicatezza nello sviluppo della trama e che introspezione sorprendente e coinvolgente! Ho sentito dentro risuonare nel cuore il dolore profondo del giovane Alessandro condannato a una vita senza sorrisi, il tagliente terrore dell'antico aguzzino, la silenziosa e timida tenerezza per la madre e la tata... Mi hai indotto a provare sotto la pelle la sensazione di soffocamento di Giulia per la schiacciante vita di Milano e a casa del conte e ho potuto immaginare facilmente il suo rifiorire ("come l'ultima bellezza dell'estate") nel contesto parigino, in cui l'amore e la vita hanno potuto riprendere a scorrere assieme al sangue nelle sue vene.
Quanta empatia, quanta umana e partecipata pietà nella tua descrizione di Alessandro giovane sposo, in fuga dal "suo male" e alla ricerca di un respiro di quiete (da se stesso e dalla propria sofferenza). Ho trattenuto il fiato per lui, finché il sollievo non lo ha colto e finalmente uno sguardo amato e amorevole si è posato su di lui.
Non ho abbastanza parole per complimentarmi con te per questo racconto in cui la storia di intreccia con l'empatia, in cui la grandezza trova posto nel quotidiano, in cui trasmetti un infinito rispetto per le vite tante volte banalizzate da studi frettolosi o da lezioni scolastiche prive di vera partecipazione e comprensione. La tua storia è insieme un riscatto e una dolcezza. Solo un animo sensibile come il tuo e la tua profonda coscienza culturale, poteva dare vita a righe tanto intense e coinvolgenti.
Complimenti. Grazie per la bellezza.