Bimba,
io te lo avevo detto di avvisarmi, sennò il racconto su Nerone rischiavo di perderlo. E infatti a momenti lo perdo. E avrei perso qualcosa.
A me, Nerone, non sta proprio simpatico. Vederlo così descritto mi dà un bel senso di straniamento, perché nella tua penna simpatico mi sta.
Passi a volo d’angelo sull’uccisione di Britannico – ma io sono con Ottavia, quella fu una vigliaccata anche per questa dinastia di gente grande e senza scrupoli; e Nerone, mentre il bambino, perché bambino era, aveva le convulsioni, lì tranquillo, a mangiare e bere, dicendo qualcosa tipo: “Sarà uno dei suoi attacchi di epilessia”. Solo per quello, c’è da giurargliela.
E poi, in un’altra vita, io ero Petronio arbiter, e di Nerone c’ero amico, finché non ha capito che valevo dieci volte lui. Visto con che classe mi sono ammazzato? E con me non c’era nemmeno una donna che mi amasse tanto da farmi dimenticare la morte. E almeno io ho spezzato il mio sigillo, che il mio nome non fosse sporcato dall’imperatore. Avresti dovuto vedere le facce dei senatori, quando il mio testamento fu letto.
Poi, Dora, io – ma Sacrogral, non Petronio – ho sempre avuto un debole per Agrippina. Hai voglia Seneca e Afranio Burro a guardare in aria, quando si parlava di farla fuori, io quella donna me la sarei sposata. Sarei campato due mesi al massimo, va da sé.
Ma, bella Dora, nella tua penna diventa tutto qualcos’altro. A momenti mi prende un colpo a sentire “Anneo”. Boia, ora Seneca diventa Anneo – diventa un amico o qualcosa di simile, come dev’essere, però che coraggio il tuo. Si vede che lo maneggi. Si vede che ci parli. Il famoso dialogo con i classici.
E la disinvoltura di quell’OCELLE. Sembra un dettaglio, forse catulliano ma non azzardo, ma è inserito con una spontaneità così da professionista che resto basito.
Aggiungo un dettaglio, per l’appunto, ma minimamente in polemica con Melianar che mi ha preceduto - si può dire? Lo dico - , a cui faccio i miei auguri per il nuovo anno e porgo devotissimi omaggi, e che se ben capisco la dinastia Giulio Claudia se l’è fatta in vena - a me le note han fatto comodo. Mi sembra che con quelle Dora abbia rispettato anche un lettore meno fornito di strumenti, come io mi dispiaccio di essere; e convengo con la sensibile lettrice che sia un racconto pieno di tenerezza – e di buon gusto: lo smeraldo è una bella pietra.
Alla lettura del romanzo di Dumas padre ci penso, ma non garantisco.
Omaggi devotissimi,
Sacrogral, ai tuoi ordini |