Ciao Marti!
Finalmente riesco ad arrivare da questa storia che ho amato. Quando ho pensato a questo pacchetto, ho pensato proprio a questo, a quello che tu hai messo in parole. Quindi non posso che esserti davvero grata di aver sviluppato questa storia così, proprio come speravo. È stata una serie di coincidenze strane che ci ha portato a scrivere della stessa coppia e della stessa tematica, in due modi però talmente differenti che saremmo da perfetto manuale di stile ahahah
Ho trovato perfetta quella adorazione malsana di Mundungus, che è l’uomo dei mille espedienti. Potrebbe prenderla, spezzare la barriera che è il suo profumo, farla propria “nella stalla sudicia che è casa sua” (immagine che mi ha colpita come uno schiaffo in faccia!) e, allo stesso tempo, non riesce a non vederla quasi eterea, idealizzata. Nella sua immaginazione, è più bella di quanto lo sia in realtà: labbra più piene, occhi scuri che si fanno finalmente liquidi, i freni che sempre ha addosso che si slacciano e la lasciano andare. Nessuno la amerebbe come lui, nessuno la vorrebbe come lui. Hai reso questo concetto in maniera affilata e perfetta, facendoci scendere dentro il suo desiderio, centro quella fantasia che lui stesso si rende conto di essere tale.
Ma il capolavoro di questa storia secondo me è questa frase: “Non lo saprà, perché le donne come lei preferiscono gli innocenti in prigione ai criminali a piede libero”. Wow. Non mi aspettavo l’arrivo di Sirius in questo quadro ma è una scelta davvero calzante. Perché aumenta ancora di più il divario tra lui e lei, aggiungendo questo elemento di paragone: Sirius, anche dopo la prigionia, sporco e logoro, rimane quasi “regale”, rimane Black, rimane signore. A differenza di Mundungus, che è sempre stato uno scarto per tutti, non solo per Emmeline, lì nell’Ordine. So che Sirius è un personaggio che non apprezzi particolarmente ma alla fine è vero che rimane “toujour pur” anche cadendo a pezzi e qua hai reso benissimo il paragone con chi puro non è stato mai, né a pezzi né intero. E questo si riversa quasi nella rabbia che lo sguardo algido di Emmeline gli fa salire. Glielo vorrebbe chiedere se il controllo lo perda mai, se si sia mai ubriacata, se puzza ogni tanto. Come se dicesse: sei mai reale, Emmeline? O resti lì a cavallo tra realtà e immaginazione? E la risposta non può riceverla, perché la domanda non può essere fatta.
Insomma, questa non è una recensione, solo un piccolo sclero che forse non ha reso quanto quanto quanto mi sia piaciuta questa storia. Grazie di aver partecipato alla Challenge, spero di trovarti anche con qualche altro pacchetto!
Nel frattempo, ti ringrazio e ti mando un abbraccio grande |