Recensioni per
Schweighöfer See
di Artica

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
13/02/23, ore 11:20

Ciao^^
Premetto che non conosco per nulla il contesto da cui hai tratto questa vicenda, anche se mi incuriosisce parecchio, per cui mi comporterò come se si trattasse di una storia originale.
Siamo nel bel mezzo di una guerra contro gli Orrori. Non so cosa siano, ma già il nome fa pensare a qualcosa di molto brutto e molto pericoloso. Qualcosa che deve essere inseguito e distrutto, ma che al momento della vicenda è lontano e non può fare danni.
E poi conosciamo i due personaggi: Sigwald, un ussaro, e Jan, un cavaliere in armatura pesante. Da subito i due appaiono totalmente diversi fra loro: l'ussaro scanzonato, a tratti giocosamente provocatorio, guascone; l'altro serio, cupo, poco incline a concedere confidenza.
Però la situazione è del tutto particolare, il luogo è calmo, i dintorni piacevoli. Sebbene sia freddo, spira un clima di pace e tranquillità.
Dato il suo carattere, Sigwald si tuffa a capofitto nella nuova situazione: la assapora, ne gode ogni aspetto. Per quanto l'acqua sia fredda, lui la mette subito a paragone con quella della sua terra, rendendola ipso facto familiare, gradevole come tutte le cose con cui si è cresciuti.
Provoca allegramente Jan, un po' scherzando e un po' prendendolo in giro.
Jan sulle prime non accetta le provocazioni, facendo appello alla sua disciplina e al fatto che cedere a tali provocazioni sarebbe una grave mancanza per un cavaliere del suo rango, ma noi lettori capiamo bene che c'è qualcosa dietro alla motivazione che lui offre a Sigwald e a se stesso. L'idea, poi confermata dallo svolgersi della vicenda. è che il giovane cavaliere sia in realtà spaventato da quello che potrebbe succedere se effettivamente decidesse di cedere. L'ussaro probabilmente lo sa, o l'ha intuito, e anche nel suo comportamento cogliamo qualcosa come un piano architettato in anticipo: far sgambare i cavalli, raggiungere una zona deserta, con un be laghetto. E poi...
E poi forse non lo sa neanche lui, perché quello che si coglie di questi due è che vengono da una quotidianità di battaglie, probabilmente cruente e orribili, e una volta che si trovano lì, faccia a faccia, da soli, non sanno bene come procedere.
Jan è commovente nel momento in cui anche un semplice tocco è in grado di scatenargli un turbamento profondo come quello che hai descritto. Dà l'idea di essere un affamato che riceve finalmente un tozzo di pane e lo reputa il cibo più squisito del mondo, per il solo fatto che si tratta di cibo.
Sigwald dà l'idea di essere più disinvolto, ma solo in apparenza, probabilmente solo perché è di carattere più espansivo.
In ogni caso, i due si danno quel poco di piacere che le circostanze consentono, e di nuovo il lettore ha l'idea che anche quel poco, in quel contesto, sia tanto.
In effetti, sono solo due ragazzi, che si trovano a dover combattere una guerra che si intuisce senza esclusione di colpi.
Ben lo comprende il colonnello Müllerschön, che dopo aver messo in evidenza tutte le incongruenze di un racconto imbastito in tutta fretta per giustificare qualcosa di non giustificabile, li congeda sorridendo sotto i baffi, ben consapevole che ogni tanto un po' di svago non si nega a nessuno.
Dopo tutto questo papiro, ti faccio i complimenti per il tuo stile fluido e piacevole, che porta avanti la narrazione senza alcuna fatica, senza mai costringere il lettore a interpretare frasi poco chiare o contorte. Tutto è nitido, visivo, senza orpelli inutili. Anche i piccoli particolari che dissemini qua e là, come ad esempio le due armi l'una accanto all'altra sulla sponda, fanno capire tanto con una semplice immagine.
Grazie per questa bella storia, che ho letto con molto piacere e che mi ha lasciato la curiosità di sapere di più sui giovani protagonisti.
A presto!