Prima Classificata: Dark Sider – Ghiaccio e Sangue
Grammatica e stile:
A livello grammaticale la tua storia è ineccepibile. Non solo hai dimostrato tutta la tua competenza nella gestione e nella costruzione delle frasi impostando la narrazione al passato, ma anche al presente. Soprattutto all’inizio, con la scelta che reputo eccellente di accendere l’attenzione del lettore con un flashforward che mostra i protagonisti inermi in mezzo al mare e al gelo, sferzati dal malumore e dal freddo. I refusi si contano sulle dita di una mano (due) e se anche ne avessi mancato qualcuno, tra una rilettura e l’altra, il loro numero è così esiguo da essere assolutamente trascurabile ai fini di questa valutazione.
C’è solo un’insidia che voglio sottolinearti:
“In pochi istanti, la posizione della principessa era stata diramata tra gli eserciti, e quello era stato il momento in cui i generali avevano deciso che la loro alleanza fosse terminata (era terminata).”
Questo è il caso in cui una frase dev’essere costruita in termini di certezza, non di possibilità. Il fatto che l’alleanza termina con la scoperta della posizione di Emeryl è una certezza: loro l’hanno deciso. Un caso limite che può trarre in inganno, e ce ne sarebbe un altro che però non ho citato perché alla fine l’ho giudicato coretto. Nulla di tutto ciò, comunque, ha inficiato il voto finale, visto che parliamo di una situazione isolata e il resto del racconto non presenta imprecisioni.
A livello di stile, devo ammettere che sono rimasto combattuto. La narrazione è altalenante, ma attenzione: questo termine non viene usato per esprimere criticità. Si comincia al presente nelle prime fasi – una scrittura molto evocativa, molto ricercata nei termini, introspettiva, crea subito un certo coinvolgimento nel lettore -, poi si torna indietro nel tempo e non mi riferisco soltanto ai mesi. Il racconto muta, si plasma a seconda del bisogno che ha questa storia di esprimere sé stessa. Accelera andando indietro (inteso come tempo verbale), poi si stabilizza, va avanti. Dall’introspezione si passa a una narrazione votata a collegare i puntini, che fa un sunto sull’evoluzione dei personaggi e dei loro rapporti, che getta le basi della trama e mette in moto eventi che succedendosi si diramano verso quel futuro (che torna ad essere il presente), e si chiude con un focus ancora più marcato sui pensieri finali di Kevst.
È uno schema molto particolare. Non so se sia un esperimento o una nuova fase del tuo io scrittore. Quello che posso dire con certezza è che l’inizio è stato magistrale. Davvero molto coinvolgente e mi ha tenuto sul pezzo. Una narrazione ricca di pathos e di dettaglio, diretta.
Tutto ciò, tuttavia, non fa che ampliare la forbice di differenza che si sente tra le varie fasi della storia. Su come esse abbiano un differente risalto. Perché, come ho detto, questo racconto è camaleontico. Si adatta al momento. Cerca, nei limiti che ho imposto, di dare non solo un ordine a tutto ciò che accade, ma di farlo con una certa coerenza. Ecco, credo proprio che questo stile si possa definire coerente. Mira a definire e raccogliere tutto ciò che è importante, lo comprime, e lo fa ruotando intorno a quell’unico personaggio di cui abbiamo il punto di vista. Lo racconta, lo rende un protagonista, quasi un antagonista, un servo, un amante… un martire. Sposta la concentrazione su di lui, ne esalta i pregi e i difetti, lo rende il centro di tutto. E chiude la storia insieme a lui: con uno strappo netto.
L’idea certamente è giusta per dare una certa continuità e naturalezza agli eventi (difatti si ha l’impressione che i rapporti si evolvano con il giusto decorso del tempo), ma al tempo stesso sembra quasi spaccare la storia in tante sezioni troppo diverse tra loro.
Per chiudere la disamina sullo stile, sono consapevole dei limiti stringenti che ho imposto e davvero entusiasta di come tutti vi siete ingegnati per fronteggiare il problema. Capisco benissimo che non tutto poteva essere trattato con la giusta dose di dettaglio, anzi ritengo che deve essere assolutamente premiato il tentativo provare qualcosa di diverso. L’unico neo che ho trovato (e si rapporta a quello che dirò nell’ultima sezione) riguarda la costruzione dei periodi. Grammaticalmente perfetta, ma a volte sono davvero lunghi e in netto contrasto con gli altri, in cui la narrazione è visivamente più dinamica e coinvolgente.
IC:
Emeryl è senza dubbio il cuore pulsante di questa storia. A differenza di Kevset, che rappresenta i nostri occhi all’interno di questo universo, lei è il fulcro della lore e della trama. È il fattore scatenante nonché il punto di congiunzione che porta i vari protagonisti a raggrupparsi intorno a lei. È una maga potente, astuta, una donna che sa ragionare a mente lucida anche nella situazione più complicata, traendone il massimo profitto: se esistesse un definizione più accurata di esperienza, fornitemene una. Una maga/strega alle prime armi sarebbe andata nel panico, avrebbe ceduto al dolore, avrebbe perso il controllo della situazione. Lei invece dimostra che della ragazza che fu ne ha conservato solo l’aspetto: il cuore e l’acume sono quelli di una donna forgiata per portare a termine la sua missione. Per quanto spaventosa possa essere, per quanto dolore debba sopportare nel tragitto. È una principessa esiliata che conserva la sua dignità, la sua presenza si sente e non è solo frutto del maggiore “minutaggio” che le hai fornito rispetto agli altri personaggi. Immagino che solo una donna del genere potesse avvicinarsi a Kevset in modo così intimo. Senza averne paura e dimostrando che il passato, in particolar modo le circostanze del loro primo incontro, non definisce la natura di un rapporto. Può essere coltivato. Può nascere qualcosa di più potente dell’asservimento. Cedere per primi qualcosa, per ottenere in cambio un dono più prezioso. Gli ha affidato la sua vita… e Kevset alla fine gliel’ha salvata di sua spontanea volontà.
Ma non c’è solo il lato saggio o il lato calcolatore. C’è la passione, la fragilità, la grinta. Direi che ci siamo.
Garni mi ha lasciato la stessa sensazione di completezza. Il carattere è quello, e ho apprezzato che le sue azioni sono costantemente fonte di guai per il gruppo. Il rapimento di Emeryl è avvenuto anche per causa sua; dico anche perché mi è sembrato comunque pianificato abbastanza da riuscire anche senza che Garni compromettesse il party; correggimi se sbaglio. È giovane, ha uno spirito irrequieto. È arrogante per certi versi e passionale.
Out of the contest, ti dico che manca giusto di un piccolo approfondimento; da una gestione così accurata come la tua me lo sarei aspettato. Nel racconto, le sue azioni possono passare per quelle di un giovane uomo, competente e impavido, ma avventato. Un combinaguai, per intenderci. Il gruppo si è adeguato fino ad accettare queste esuberanze… fino al rapimento di Emeryl. Una scena, un monologo magari, in cui lui mettesse a nudo i motivi dietro le sue scelte eccessivamente imprudenti, invece di lasciare solo il messaggio, attraverso gli occhi di Kev, che lui ha imparato la lezione. Mi sarebbe piaciuto leggerlo (come mi è piaciuto, ad esempio, il confronto tra Kev e Emeryl sui loro passati).
Anche Stella mi sembra ben caratterizzata, sebbene la trovo la meno riuscita del quartetto. È un personaggio che, come plausibile che sia, ci mette molto ad aprirsi; forse solo Kev ci avrebbe messo di più, in altre circostanze. È una principessa in fuga, una donna dal carattere gentile ma provata da un fardello e da un trauma che si può solo immaginare. Il suo comportamento è distante, schivo, perfettamente in linea con la sua lore. Manca, magari, di qualche fregio del suo regno che la renda anche fin troppo riconoscibile. Del suo passato infatti si è detto molto, ma allo stesso tempo non ho trovato così marcato quel conflitto tra il bisogno di nascondersi e l’impossibilità per lei di abbandonare davvero quelle insegne del suo sacerdozio, del suo passato, che inevitabilmente tradiscono la sua appartenenza a Iberia.
Di Damien mi è piaciuto vederne evidenziata la natura mite, quasi remissiva se messa a confronto con il resto del gruppo; anche il fatto che Kevset all’inizio detesti alcuni dei suoi atteggiamenti per lui fin troppo leggeri mi è piaciuto molto. È chiaro come il sole quanto sia preda di un “freno emotivo”, qualcosa che gli impedisce di acquisire quella sicurezza necessaria a compiere l’ultimo passo verso la grandezza. E finché non ci riuscirà, rimarrà un guaritore, un personaggio che agirà sempre alle spalle del gruppo per sostenerlo, mai per proteggerlo. Difatti, il suo ruolo nella vicenda per quanto importante non è mai “attivo”. Solo di supporto, per guarire o, nel caso della battaglia finale, sostenere la sua consanguinea nel sigillare il Dormiente.
Di lui non è stato mostrato molto altro, ma è qui che ci tengo a mettere il punto. Damien non è stato caratterizzato in modo esaustivo (in un altro tipo di valutazione, gli avrei dato un voto molto inferiore), lui è stato ruolato, ed anche molto bene. È IC e la sua lore risalta pur non essendo mai citata. Come in un’avventura di D&D, in cui un personaggio non si presenta agli altri snocciolando sin da subito nome, cognome, codice fiscale, lui non rivela nulla che non voglia o (per esperienza o per carattere) non rivelerebbe.
Gradimento personale:
La storia mi è piaciuta. Soprattutto la parte iniziale, come ho già scritto sopra. L’idea d’impostare la narrazione al presente e descrivere gli affanni di Kevst, sia al livello fisico che mentale, è stata magistrale. Benché abbia la sua importanza relativa, anche la scena in cui esorta Kavor a riprendersi e continuare a condurre la barca l’ho trovata altrettanto significativa. Non solo da un’idea di che personaggio sia Kevst, ma aggiunge quel pizzico di realismo che esalta tutto ciò che è stato detto: il problema del freddo è concreto, quel tizio morirà di ipotermia prima ancora di sbarcare, è già più di là che di qua. Potrebbe salvarsi, forse, andando sotto coperta. Ma è troppo importante arrivare a Iberia, anche a costo vederlo morire.
La storia prosegue su questo livello di dettaglio anche dopo. La battaglia della Torre d’Opale, la fuga di Emeryl, l’acume di Kevst nell’avvicinarla senza essere attirato in inutili scontri; è stato disposto a rompere la gamba di Emeryl, pur di fermarla. Ogni evento descritto è crudo, reale, e il fatto che il punto di vista sia proprio di Kevst arricchisce tutta la storia dei particolari che solo un tipo attento come lui potrebbe distinguere e tenere di conto. Ma più evidente di tutto è l’alternanza di cui parlavo prima, questi cambi di forma nella narrazione che mettono in evidenza un fine ben preciso: raccontare una storia che sia il più completa possibile. Dare credibilità all’inizio, allo svolgimento, alla fine. Creare armonia mettendo dentro tutto il possibile.
È un obiettivo che vi siete posti tutte e tre.
Ho premiato a livello di stile questa ricerca di una soluzione, ma se parliamo della storia in sé si nota che il lavoro non è esattamente equilibrato. Ciò che si cerca di raccontare in 30.000 parole è troppo esteso per essere trattato con lo stesso livello di enfasi dall’inizio alla fine. Da qualche parte si deve accelerare, per cercare di chiudere il cerchio, e questo nella tua storia si sente particolarmente proprio in quei punti nevralgici. Per una Stella che a un certo punto si rivela come principessa al resto del gruppo, abbiamo un Kevst e una Emeryl che approfondiscono la loro relazione finanche un ad avere intramezzo amoroso e un dialogo intimo sul proprio passato. Si crea una storia praticamente a più velocità.
L’idea di base non è sbagliata. L’ho apprezzata, anzi. Ed è proprio per questo che ti suggerisco di utilizzarla di nuovo, ma senza limiti di parole. Dove puoi gestire ogni singola scena e personaggio come meglio credi, senza dover centellinare o scegliere su chi mettere il focus e chi lasciare più in secondo piano.
Certamente mi trovo più a mio agio nei panni dell'autore, piuttosto che del giudice xD
Però sono contento di averti vista partecipare. Spero davvero che questo contest ti sia piaciuto.
A presto! |