Cara Celeste,
ho molto apprezzato questa tua poesia, svolta come un racconto, dalla quale si evince però un carico di dolore che ha avviluppato la tua sfortunata protagonista.
Quante volte ci ammantiamo di solitudine, per qualche difficoltà che magari si è interposta sul nostro cammino, solo perché non abbiamo l’opportunità di condividerla con altri. Ci rinchiudiamo nel nostro guscio e quasi facciamo in modo che nessuno si accorga di noi, della sofferenza che ci portiamo appresso.
Gli altri, anche se ci osservano, non sempre sono in grado di capire l’interiore tormento che ci dilania, poiché sono troppo indaffarati nei loro personali percorsi da non gettare un’occhiata anche a chi gli passa accanto.
Quando ci si sente soli, purtroppo, si diventa invisibili agli altri; un volto bagnato dalla pioggia non permette di comprendere che ciò che vedono non sia solo acqua bensì lacrime quelle che lo ricoprono.
Sono momenti di amarezza totale per l’incomprensione altrui che è palese, ma occorre trovare la forza da dentro per contrattaccare e vincere questa sensazione: in fondo, quando il cielo si rasserenerà, la pioggia smetterà di scendere e, forse, anche le lacrime si asciugheranno, quando gli occhi incontreranno un altro sguardo che sarà capace di riportare la quiete dell’animo.
Sempre un piacere leggerti e lasciarsi trasportare dalle tue parole.
Un abbraccio e un augurio di buon proseguimento per tutto.
A presto! Elena |