Dannatamente malinconica questa poesia.
La tumulazione di un amore non lascia che cenere, cenere che finisce negli occhi e brucia. Fa male.
Tutti i sensi, e la mente, che avevano conosciuto pienezza - felicemente (l'aggettivo è fuori luogo, lo ammetto) descritta nella penultima strofa ("Eppure…") - ci danno contro, io contro io, ci accusano di fantasia, illusione.
Il riavvicinamento è reso estremamente complicato dal sospetto di insincerità che aleggia "come il fumo delle sigarette" e dall'impossibilità di perdonare, perché le colpe non esistono o si cercano dove non ci sono.
Straziante, quell'intimità ribaltata in estraneità. Da mettere cinicamente in conto in tutte le storie d'amore. |