333 lo chiamano un numero angelico, e questa specie di poesia o scrittura dal genere non catalogabile (del resto tutte le grandi scritture non possono essere classificate) è piena zeppa di coincidenze e riferimenti.
Ancora una volta devo usare il termine “geniale” per definirla.

Sono rimasto a bocca aperta alla citazione dei Proverbi. 3:33 appunto. Ambivalente: maledizione e benedizione.

A proposito di ambivalenze, è solo una coincidenza che vai a scrivere di notti cupe e senza luna proprio la notte della superluna, la vicinissima luna piena, e oltretutto “luna blu”, la terza di quattro lune piene per stagione? Fatto piuttosto insolito, dato che le lune piene per stagione sono comunemente tre.

Tornando ai tuoi versi ticchettanti, come l’andirivieni di un pendolo, mi convinco sempre più che esistono porte che non dovremmo mai aprire. Una di queste è quella che dà sul mondo degli Inferi. Basta uno spiffero, perché questa si spalanchi e si venga travolti da torbidi venti di tempesta.

Ma fin dove è colpa nostra oppure colpa del destino? Basta un nulla per diventare assassini: travolgere in auto un pedone e magari scappare sopraffatti dalla confusione mentale.

Confusione che è riuscito a mettermi addosso il tuo potente scritto. Con quell'ultima strofa, e quell’ultimo verso, “pareva oramai Inferno qualsiasi loco”.
Per fortuna lasci sempre un minimo di spazio all'ironia e alla finzione, con quel “loco” per fare rima con “gioco” :)
Un abbraccio.