Recensioni per
Terra d'Infinito
di Maya_06

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
19/05/25, ore 11:16

Una poesia bellissima che meritava davvero di essere pubblicata.
Si legge e rilegge volentieri, senza stancarsi.
Parole lievi che ti accarezzano, come brezza leggera, di quella che non dà fastidio.

Complimenti.

Recensore Master
17/05/25, ore 15:23

E così, Maya non scrive solo in prosa ma si diletta anche in poesia, con risultati davvero notevoli che le hanno valso la pubblicazione del suo lavoro.
Ma qui è Arianna che entra in scena con una vicenda di vita vissuta, che si mette a nudo, e che afferisce ad un suo momento particolare condiviso con qualcuno che le era molto caro e che, ora purtroppo, si è eclissato per ragioni che giustamente non conosciamo e forse è anche corretto che restino celate.
Rimane questa poesia, che prende spunto da un rapporto importante, il quale ha donato sia all’una sia all’altra persona una marea di emozioni che, indipendentemente da come possano essere state, hanno segnato una tappa di esistenza, che ha lasciato in eredità attimi gratificanti, che si sono incisi nel cuore e nella memoria, insieme a quelli meno piacevoli che, però, hanno contribuito alla crescita interiore di entrambe, sicuramente di Arianna che ce lo dimostra raccontando la bellezza e la sofferenza di un legame con parole che volano e portano in alto.
Mi è piaciuto particolarmente l’attacco di questa poesia, poiché si evince che nonostante il dolore della perdita o della rottura, non lo si voglia nascondere o non si desideri andare in un luogo che possa far dimenticare questo passato recente, anche se è stato motivo di sofferenza interiore.
Per un breve lasso di tempo Arianna ha consegnato la sua anima a questa persona, che l’ha tenuta e trattenuta fra le mani per poi lasciarla andare, poiché forse le condizioni erano mutate, ma la Coccinella resterà sempre impressa in una parte di Arianna come un caro ricordo da accarezzare, poiché nel frattempo è diventato parte di lei, come qualcosa di inscindibile da cui non si può prendere le distanze, in quanto sembrerebbe voler rinnegare ciò che è stato e ciò che si è vissuto.
Un componimento di livello, anche per il lessico utilizzato che ha contribuito a veicolare la profondità dei concetti espressi, per i quali occorre una lettura approfondita, al fine di entrare pienamente in empatia con essi ed essere così investiti dalle sensazioni che aleggiano tra le parole, nonché per le immagini che ha saputo creare e che offrono al lettore la possibilità di visualizzare qualcosa che, normalmente, viene tenuto racchiuso nella parte più profonda di se stessi poiché ritenuto prezioso e privato.
Un ottimo esordio in questa sezione che è sempre lieta di accogliere nuovi autori e autrici in grado di regalare tramite il loro personale sentire una svariata gamma di punti di vista su ciò che sfiora l’animo delle persone.
Un caro saluto e complimenti.

Recensore Junior
17/05/25, ore 11:47

Nell’epoca dell’estetica dell’istantaneità, un componimento poetico ci riconduce con audacia al cuore della lirica più intima e visionaria, là dove parola e sentimento si fondono in un testo che è bello come una trasfigurazione. L’incipit “Ove mai vi dovesse esistere un luogo”, anonimo o volutamente impersonale, si offre come un esercizio di memoria, in bilico tra il ricordo e la condanna, tra l’amore idealizzato e il dissidio interiore.
Fin dall’incipit, la poesia si configura come una dichiarazione controcorrente: “Io non v'andrei”. In un mondo che spesso auspica l’oblio del dolore, l’io lirico rifiuta ogni fuga, ogni redenzione offerta dall’eventualità di un “luogo” dove le “funeste memorie” possano dissolversi. Questo rifiuto è, al contempo, un atto di resistenza e di fedeltà. Non vi è vittimismo, bensì un’accettazione quasi sacrificale dell’esperienza vissuta, incarnata da una figura femminile che appare e svanisce come un’epifania: “ella mi si palesò... Fuggitiva, maliziosa, aggraziata, leggiadra”. Quattro aggettivi dei quali il primo rivela forse la natura più profonda, gli altri sono una qualificazione successiva, ma è sul primo che inevitabilmente si fissa immediatamente l’attenzione del lettore riportando lo scenario alla sua primigenia sostanza.
Il cuore semantico del componimento risiede nel simbolismo evocato dalla coccinella, creatura minuta ma potente nella sua carica metaforica. La coccinella – fragile ma audace – diviene alter ego di quella figura evanescente forse un tempo amata e forse dello stesso io poetico, condannato a un “moto perpetuo” nel quale “vi posai la mia anima”. L’immagine dell’infinito, attraverso il “moto circolare”, non è solo una figura retorica, ma il perno intorno a cui ruota la condizione esistenziale di chi si trova a dover ricordare il passato, che sia con tormento o con irrisolvibile dualismo.
La tensione binaria si manifesta con forza nel finale: “Fiamme impetuose alla mia destra, ghiaccio inerte alla mia sinistra”, polarità archetipiche di passione e assenza, di ardore e paralisi emotiva. Ma il vero centro, ci dice l’autore, è l’umanità stessa, “al centro”, un crocevia ma al tempo stesso una rivendicazione di esistenza, di equidistanza che forse è uno slancio verso l’alto. Non è forse quando si ascende al cielo che è possibile, con un solo colpo d’occhio, cogliere paesaggi tanto diversi? A questo nucleo – che è il cuore stesso della contraddizione umana – appartiene la figura destinataria dei versi, enigmatica e ambivalente: “forse innocua coccinella, forse insidiosa spina”.
Lo stile si distingue per un lessico ricercato, a tratti arcaizzante, che richiama la lirica classica e la poesia simbolista. L’uso calibrato delle metafore naturalistiche e delle immagini poetiche contribuisce a creare una musicalità che è tanto eterea quanto tagliente. Forza e delicatezza insieme. Il componimento non si lascia leggere con superficialità: esige tempo, immersione, empatia, ma si lascia leggere con piacere, restando denso e sfaccettato, che si fa interprete di una condizione umana tanto eterna quanto contemporanea: l’impossibilità di separarsi dalle proprie ferite quando esse coincidono con ciò che di più vero abbiamo amato.

Recensore Master
16/05/25, ore 21:16

Eccomi qui, Arianna, amica tanto cara al mio cuore.
Oggi finalmente posso chiamarti col tuo nome.
E mai nome fu più bello.
Il tuo nome, che in greco significa "pura",
e mai conobbi nessuno dall'animo più puro, più limpido, più trasparente del tuo, amica mia.
Tu che di solito ti fai chiamare Maya, come una grande dea, in realtà sei dolce e delicata come una farfalla o, ancora meglio, come la coccinella dei tuoi versi.

Sono venuta qui, oggi, a leggere finalmente una tua poesia.
Io che di te finora conoscevo solo la prosa.
E sai che ti dico, cara?
Che se con la tua prosa mi hai deliziato,
con questa poesia sei riuscita ad incantarmi.

Ma, partiamo dal testo.
Siediti un attimo qui accanto a me, mettiamoci comode. Vuoi?

Partiamo dall'incipit. E che incipit!
"Ove mai vi dovesse esistere un luogo
Laddove tali funeste memorie possano eclissarsi, 
Io non v'andrei."
Che meraviglia!
Un incipit che inizia con un avverbio/congiunzione.
Ti ho mai detto, cara, che adoro gli avverbi?
Li amo alla follia e ne faccio largo uso.
Li trovo poetici, evocativi,
non so per quale motivo.
Forse mi piacciono perché danno il giusto ritmo.
Sono in qualche modo musicali.
È come se facessero fare al componimento un balzo in avanti.
Non pare anche a te?

E poi il senso di quell'incipit!
Ah, quale meraviglia!
Tu che coraggiosamente affermi te stessa, la tua libertà di resistere, di stare dove vuoi tu. Tu che vuoi stare proprio nel luogo dove i brutti ricordi permangono, non sfumano, non scompaiono alla vista.
Un luogo dei ricordi.
Ricordi dove con te c'era stata una creatura
"Fuggitiva, maliziosa, aggraziata, leggiadra... "
Tu parli di questa creatura come di una coccinella.
Intuisco possa essere stata una persona.
Una persona cara al tuo cuore.
"Animo di coccinella, fragile ma audace."
Una persona con l'animo di una coccinella. Sublime!
Per me la coccinella è un insetto straordinario.
Intrepido, ma allo stesso tempo delicato.
Una persona così doveva essere una persona a dir poco speciale.
Preziosa più di un diamante.
Ma poi parli di "Forse innocua coccinella, forse insidiosa spina."
Ne deduco che quella creatura tanto speciale forse ti ha fatto soffrire.
Il tuo cuore "rimasto lì, 
Intrappolato in quel moto perpetuo" ne ha risentito.
Forse sei rimasta scottata.
"Fiamme impetuose alla mia destra, 
Ghiaccio inerte alla mia sinistra".
Ma tu non vuoi fuggire da quei ricordi amari.
Perché quei ricordi hanno anche qualcosa di dolce
a cui tu sei legata.
Ricordi che sono un pezzo di te.
Anche se quella coccinella magari è volata via
dentro di te rimane qualcosa di lei, forse la parte migliore.
E non è tempo buttato 
quello trascorso a ricordare.

Arianna, scrittrice dall'animo di poeta,
che vuoi che ti dica?
Hai scritto una poesia delicatissima,
dallo stile raffinato ed elegante.
Un componimento di alto valore artistico.
Io non sono una critica letteraria,
ma ritengo che il premio che hai ricevuto sia stato più che meritato.
Sei stata bravissima.
E per me è stato un vero onore poter leggere questa tua poesia
che tanto contiene di te.

Ti esorto a continuare a scrivere versi.
La poesia fa parte di te.
Il tuo sguardo arriva lontano. Vede ciò che gli altri non vedono.

La tua prosa è magnifica, ma sappi che i tuoi versi sanno ammaliare.
È un privilegio per me esserti amica

Ti abbraccio con tutta la forza che ho
A presto
Manuela