Recensioni per
Ulysses
di Beatrix Bonnie

Questa storia ha ottenuto 33 recensioni.
Positive : 33
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
27/01/12, ore 18:00
Cap. 11:

Ecco qui come promesso la valutazione del contest^^ ancora complimenti per il primo posto a parimerito^^

Originalità 9,5

La storia è tutta ambientata durante la seconda guerra mondiale e parla di un uomo come tanti durante quel periodo così doloroso, però pur essendo un argomento trattato molto spesso il racconto è decisamente coinvolgente, ricco, pieno di spunti interessanti e di descrizioni splendide. Purtroppo però se alcune situazioni sono decisamente originali ( come l’idea del passato gay del vecchio) alcune situazioni sono proprio degli espedienti classici ( parlo dei soldati che si accampano in casa e del conseguente tentativo di violenza)
Caratterizzazione personaggi 10
Ogni singolo personaggio, anche il più secondario è trattato con dovizia di particolari, con attenzione ad ogni dettaglio. Queste cose, unite al fatto che all’interno del racconto si muovono sia personaggi inventati che personaggi storici rende il tutto molto ben strutturato e realistico.
Consequenzialità causa effetto 10
Io non sono una grande appassionata di storia perciò per dare questa valutazione con criterio ho dovuto aprire wikipedia, giusto per avere la certezza che i fatti storici inseriti fossero coerenti con la realtà. Per quel che ho potuto capire sei stata molto attenta a che tutto tornasse, all’interno del racconto.
Anche la narrazione di per sé, al di là dell’attendibilità storica, è sempre scorrevole e completa. Non c’è stata neppure una singola volta nella quale io sia stata costretta a rileggere un passaggio o in cui non abbia capito qualche cosa. Perciò anche per questo parametro punteggio pieno.

Gradimento Personale 10
Questa storia mi è piaciuta tutta, dall’inizio fino alla fine. L’ho letta tutta d’un fiato senza mai prendermi una pausa. Io non amo troppo il genere storico, molto spesso lo trovo “pesante”, per via dei troppi riferimenti a fatti realmente accaduti. In questa storia invece, tu hai saputo miscelare molto bene la realtà con la finzione e questo mi ha coinvolta totalmente nella lettura.

Recensore Master
30/09/11, ore 00:18
Cap. 11:

Sono d’accordo con te, il finale è stato una particolare miscela di eventi lieti e tristi, a cominciare dal protagonista, che deve da una parte sentirsi finalmente felice oltre ogni umana parola per essere potuto tornare in patria vivo pur mutilato nel corpo e con la mente di ricordi decisamente spiacevoli, quando non raccapriccianti, ma anche con il tormento interiore, simile a un senso di colpa, nel pensare a quelli che non sono tornati, soprattutto verso chi gli aveva fatto da mentore fin dall’inizio nella sua vita militare e che gli era stato vicino nelle varie traversie che i due avevano affrontato (non ho problemi a pensare che i due sarebbero rimasti amici anche da civili, si dice che chi trovi un amico trovi un tesoro, credo che difficilmente possa essere più vero questo proverbio che non in casi drammatici come può esserlo una guerra), immagino che il protagonista si sentisse non solo il dovere di sostituirsi alla fredda burocrazia che, militare o civile che essa sia, tende a considerare pressoché solo come numeri le persone, nel caso di specie qui si tratterebbe di una macabra ragioneria, ma allo stesso tempo il ricordo di chi non c’è più non deve eclissare la volontà di vivere, di tornare (sia pure con oggettivi cambiamenti) alla vita di un tempo, di poter rivedere le persone che per più di un lustro sono state lontane da lui, che hanno vissuto una vita che, sia pure al riparo da bombe e proiettili, non ha loro risparmiato alcuna traversia, si potrebbe dire che entrambi non siano più quelli dell’inizio del conflitto, la guerra ha inciso profondamente su di loro, ma quel che più conta non ha intaccato la loro dedizione l’uno per l’altro, che li ha portati seppur distanti alla medesima tenace determinazione, l’uno nel resistere alle potenze dell’Asse sia per terra che in mare, l’altra alla presenza molesta di individui turpi e alla discesa sociale e, quel che più conta, entrambi sono risultati vincitori, lodevole anche il comportamento dei loro figli, soprattutto il secondogenito che del padre non aveva saputo niente se non da quello che gli diceva la madre, ma che in tutta la vicenda hanno sperato caparbiamente di poterlo rivedere.
Quanto al disegno, a mio avviso è molto bello, trovo particolarmente riuscito sia il momento scelto che la visuale offerta all’osservatore, mi pare esprima bene il senso di apprensione della protagonista (ed a comprendere meglio questa difficilissima fase di triste connubio tra angoscia e speranza aiuta non poco la didascalia apposta nella pagina di DA).
In sede di commento finale, ti faccio con piacere i più sinceri complimenti, il tema della guerra mi ha sempre affascinato moltissimo (forse perché, tra tutte le attività umane, è qualcosa verso la quale si ha un atteggiamento estremamente ambiguo, viene esecrata, ma è stata praticata fin dalla notte dei tempi, è presente anche oggi e probabilmente lo sarà anche nel futuro), come anche il ritorno alla vita civile, che non sempre è sereno, in questo caso sembra esserci stata un’eccezione..
In sintesi, una storia che non m’è dispiaciuto affatto leggere, sia per la scelta del tema che per la narrazione in sé, e che dimostra una volta di più (se ancora ce ne fosse bisogno) come non sia affatto cosa vana trascorrere del tempo in compagnia dei frutti del tuo ingegno.
A presto
Gianfranco

Recensore Master
29/09/11, ore 08:56
Cap. 11:

Mi sono commossa, dico sul serio!
Quando Rebecca riabbraccia Gerald, e anche quando William lo ritrova mi sono emozionata, ma nel momento in cui Gerald ha conosciuto per la prima volta suo figlio Connor mi sono commessa seriamente. Ma anche quando Gerald fa una deviazione per andare a trovare i genitori di Josh... poveretti, mi hanno fatto una pena immensa perché, anche se possono essere fieri di loro figlio, una medaglia al valore non potrà mai sostituirlo. E' terribile che per loro sia finita così...
Però almeno per Gerald, Rebecca e i loro figli c'è stato un lieto fine, anche se nella scena a Edimburgo ho temuto che qualcosa sarebbe andato storto davvero.
Ma per fortuna la guerra è finita e ora tutti e quattro potranno ricominciare a vivere la loro vita. Se lo meritano!
Bravissima Marta, hai scritto veramente una storia bella, emozionante e realistica!
Giulia

Recensore Veterano
29/09/11, ore 02:30
Cap. 11:

Privjet!
Hai proprio ragione. Hai superato te stessa, pensavo non sarei riuscita a commuovermi di nuovo ed invece due volte in una sera! Devo dire che da quando Rebecca ha cominciato a preparare tutto con cura così minuziosa e così tanta aspettativa non ci credevo più nel ritorno del soldato. Ti giuro, mi sono salite le lacrime agli occhi per autentica pena (non in senso dispregiativo). Sapevo che avresti ripagato Rebecca eppure mentre lei era lì alla ricerca disperata del marito, non vedendolo arrivare, con i figli appresso, mi ero convinta che sarebbe finita in un modo straziante.
Purtroppo neanche se avessero saputo che Josh è l’artefice indiretto della meravigliosa scena finale ( senza di lui la scena della ricerca di Rebecca sarebbe stata come temevo)i suoi genitori avrebbero trovato un po’ di consolazione. E’ un merito grande, eppure credo che chiunque con quel sano egoismo che nasce dall’amore, in fondo in fondo,  preferirebbe vedere tornare a casa colui che ama piuttosto che sapere della sua nobiltà d’animo.
Bè, la scena finale è trionfale, una perla. Non posso dire nulla, non devo dire nulla, è perfetta così ( e te lo dice una che è per i finali della serie “niente da fare”). Complimenti ancora, ancora ed ancora. Mi spiace terribilmente che questa storia si terminata, spero di seguirti in qualche altra tua strabiliante opera.
 Auf Wiedersehen!

Recensore Veterano
29/09/11, ore 02:12
Cap. 10:

Privjet.
Si, tutti ci aspettavamo che Josh sarebbe morto, era un eroe sin dall’inizio e gli eroi non vivono mai a lungo, altrimenti non sarebbero tali. Ebbene me lo aspettavo, ma non mi aspettavo di provare un così forte dolore nel leggere. Si, perché con la tua incisività e la tua brevità hai saputo dire tantissimo. Non voglio più parlare di questo. Sappi solo che mi hai fatto emozionare. Invece Gerald qui ha compiuto una vera e propria metamorfosi. Si, prima era stato promosso, ma rimaneva pur sempre una specie di sparuta creatura in balia della guerra, qui invece ha perso quel tratto infantile e di codardia. Sarà, come hai scritto tu, il dramma dei sopravvissuti, ma Gerald è diventato Gerald senza più la sua connotazione peculiare, secondo me.
Non riesco ad esprimermi bene, cerca di capire che cosa voglio intendere! :D
Al prossimo capitolo!
Auf Wiedersehen!   

Recensore Master
25/09/11, ore 17:13
Cap. 10:

Bel capitolo, a cominciare dall'atroce contrasto tra le scene bucoliche che allignano nello spirito del protagonista dormiente e quelle decisamente meno amene che offriva il fronte della linea gotica in quel periodo; inoltre, sarà uno scherzo delle mie sinapsi, ma questo capitolo mi ha ricordato molto come atmosfera la parte finale de Il partigiano Johnny di Fenoglio, dove infuria una battaglia due mesi prima della fine della guerra, in questo caso manca ancora meno, ma non abbastanza per non farle esigere ancora un pesante tributo, mi è piaciuta molto la scena della fine del soldato amico del protagonista, (leggendo i vari capitoli ho avuto il sospetto, non so quanto fallace, che fosse così abiutatyo a combattere che non si sarebbe abituato al clima di pace), e sono profondamente d'accordo con quanto detto nelle note s'utore a proposito di questa scelta, come ho trovato ben reso lo slancio del protagonista, che ha quasi un sapore epico (o almeno così potrebbe essere interpretato da chi vede nella guerra l'occasione per comporre ardimentosi testi sul valore guerresco stando comodamente a casa, magari nascondendosi dietro il detto "chi per la patria muor vissuto è assai" o altre facezie di questo tenore), con l'eroe (anche se in questo caso non è proprio quello che ci si aspetterebbe a sentire questa parola) che si getta nella pugna e nel periglio per recuperare le spoglie dell'amico ed evitarne lo sfegio del nemico, gesto lodevole, ma che gli costerà carissimo.
Credo proprio che il protagonista non faccia gran conto della promozione e l'encomio offerti dal generale, lui non l'aveva certo fatto per ansia di gloria e sete d'onore, specialmente ora che alle innumeri ferite dello spirito s'è aggiunta quella nel corpo, e l'unica consolazione è poter essere messaggero del suo valore ai parenti del caduto.

In sintesi, capitolo molto bello nella sua profonda amarezza, come si confà all'estrema crudezza del tema
(come disse Jerome K. Jerome, "chi dice che la guerra è un gioco dovrebbe mettersi a giocarla", ed avendo svolto il servizio di portantino nella Grande guerra, gli passò completamente la vena umoristica).
A presto,
Gianfranco

Recensore Veterano
23/09/11, ore 18:41

Ma che bambini adorabili.
Effettivamente è una cosa da straziare il cuore saperli in ginocchio in una chiesa a pregare per il ritorno di un uomo che probabilmente non tornerà. Anche perché adesso che è stato declassato, Gerald, potrebbe aver esaurito la sua dose di “fortuna”.  Eh si, Rebecca ha proprio deciso per il meglio grazie al Cielo. E’ rimasta la donna meravigliosa che era all’inizio della vicenda. Certo che in tempi di guerra si fa poco gli schizzinosi, come  negli anni ’20 e ‘30 in cui i figli dei comunisti piuttosto che nella gioventù del duce entravano a far parte di quella cattolica, anche qui si è disposti ad adattarsi ad un credo nuovo per necessità.
Io Rebecca la voglio proprio conoscere. E’ una montagna! Anche se sono per i finali drammatici, spero la ripagherai in qualche modo alla fine della storia.
Capitolo dolcissimo cara, davvero. Mi manca Sean.
Auf Wiedersehen!

Recensore Veterano
23/09/11, ore 18:09
Cap. 8:

Privjet!
Che cosa inaspettata. Quasi spaventosa. Non credo Gerald sia cambiato per sempre , però uccidere un uomo a quel modo…non lo credevo capace. Però in fondo hanno profanato ciò che di più caro ha. Curioso come una colpa amorale sia stata punita con un atto altrettanto “amorale”. Ma poi tutta questa moralità in un esercito io non ce la vedo proprio. In fin dei conti qual è stata la colpa di Gerald? Aver ucciso qualcuno con la sua stessa divisa? Mah…Complimenti vivissimi come al solito. Sono un po’ triste per il fatto che la storia stia finendo, ma è un bel connubio di emozioni già così, farla più lunga forse non avrebbe senso. E tu come sempre dimostri sempre un grande talento. Bravissima!
Al prossimo capitolo dunque!
Auf Wiedersehen! 

Recensore Master
23/09/11, ore 13:17
Cap. 10:

Mi sono persa un sacco di capitoli, non so dove ho la testa in questo periodo! >.<
Comunque, oggi li ho letti tutti di filato, tanto che sono ancora sotto shock per tutto quello che è successo!
Non mi sono dispiaciuta più di tanto per Bantry, era un vero bastardo, ma più che altro mi sono dispiaciuta per Gerald, perché non ce lo vedevo a uccidere qualcuno per qualcosa di diverso dall'autodifesa in guerra. Insomma, se me lo ricordo nei primi capitoli era tenerissimo, e invece Bantry è stato capace di far uscire il suo lato peggiore che l'ha ucciso per vendetta.
A questo proposito, la frase "La guerra tirava fuori il peggio o il meglio degli uomini. Stava a loro decidere quale parte scegliere." è verissima. Rebecca ha scelto il meglio, Gerald invece sta facendo molti errori, ma alla fine spero che riesca ad arrivare allo stesso punto di sua moglie...
Josh era il classico personaggio destinato a morire. Me lo aspettavo fin dall'inizio, proprio perché Gerald si appoggiava tantissimo a lui... e mi è dispiaciuto veramente tanto per la sua morte.
Connor e William sono stupendi, le loro scene danno un po' di fiducia, perché quelle di guerra sono tremendamente realistiche (brava, a proposito!)
E tranquilla per le parolacce: sono realistiche. In guerra non c'è tempo per le formalità!
Alla prossima!
Giulia

Recensore Master
21/09/11, ore 23:32

Sì, hai decisamente mantenuto la parola, la presenza in casa di quel turpe messere era solo una parte, anche se credo che tutto sommato per la protagonista e i figli sia meglio questa dignitosa indigenza che non persone di tal fatta, ed è lodevole da parte sua non mostrarsi arrabbiata, anche nei momenti in cui le liti filiali potrebbero indurla all’ira.
Hai descritto a mio parere molto bene il cambiamento esteriore della giovane donna che si ritrova costretta a dover sbarcare il lunario in un modo che mai si sarebbe aspettato, ma è altrettanto vero che anche se può apparire sciupato il suo aspetto per le privazione ed il dover affrontare una faticosa esistenza tra un lavoro ingrato e badare a due figli, la sua forte tempra interiore, pur sottoposta a torsioni non indifferenti, è rimasta comunque salda.
Quanto alla scelta di inviare i bambini in una scuola di fé diversa, mi è sembrata molto interessante, non solo per “ecumenismo” (non si può certo restare fermi a polemiche cinquecentesche, specie in contingenze così drammatiche) ma anche perché dimostra una reciproca volontà, quella di chiedere aiuto e quella di offrirlo (per quanto possa sembrare strano e paradossale, non sempre si trova questa felice corrispondenza al momento opportuno), ovviamente non posso che felicitarmi della tutto sommato buona integrazione dei due (oltre che per l’interesse del maggiore verso i riti di una tradizione cristiana così diversa dalla sua, specie se si pensa alla differenza che poteva esserci tra tradizione tridentina cattolica vigente all’epoca e quella derivata dalla riforma, in questo caso di tipo calvinista; quanto al singolare episodio che li vede protagonisti, è vero che il loro desiderio è particolarmente forte e si sono fidati ciecamente delle parole del sacerdote, ma vi è in quel gesto qualcosa di proprio non solo ai piccoli oranti, ma generalmente alla condizione umana, specie nel momento in cui la razionalità non dà più risposte e si aspetta un aiuto dall’alto per dirimere nel migliore dei modi i problemi che appaiono irrisolvibili).
Quanto al disegno, non è affatto male, sia per tecnica che per soggetto, ed è per assai piacevole abitudine poterlo scrivere.

Recensore Veterano
20/09/11, ore 17:43
Cap. 7:

Privjet!
Che capitolo!
La storia di Connor devo ammettere che stranamente (io mi aspetto sempre cose del genere) in questa storia mi ha colta di sorpresa. Devo dire che mi hai molto stupita per come l’hai fatta raccontare dall’anziano, una storia di una delicatezza rara che hai saputo gestire meravigliosamente. Si accorda bene con il personaggio, e mi ha commossa. E’ anche una sorta di testimonianza del pensiero del tempo che si insinua nella storia principale con molta discrezione. Davvero, complimenti. Ma perché hai lasciato che morisse? Ho avvertito il gelo, come se fosse caduto uno scudo, se si fosse spezzata la mistica protezione che difendeva la famiglia.
Invece la brutalità del soldato non mi ha affatto stupita, non perché tu sia banale in quello che scrivi, ma perché mi pareva viscido al punto giusto per poter fare una cosa simile. Del resto si era già preso (lui come rappresentante della categoria)  la casa ed il marito di quella donna, perché non anche la dignità? Che schifezza!
Insomma un capitoletto leggerino eh?
Alla prossima cara! Auf Wiedersehen!

Recensore Master
18/09/11, ore 00:02
Cap. 8:

Anche se si conosce la storia del secondo conflitto mondiale, fa sempre un ceto effetto leggere di come quelli una volta nemici si siano poi ritrovati dalla stessa parte (ed in questo caso sembra esserci una stima reciproca che va oltre le necessità belliche).

Quanto al tanghero che voleva violare l'altrui talamo, ha trovato davvero il momento e la persona sbagliata con il quale provare a fare umorismo da caserma sulle proprie imprese sentimentali, quanto alla sua reazione, immagino lo stupore dei soldati a trovarsi un alto ufficiale (d'accordo, si tratta di promozioni sul campo e non di un prodotto d'accademia, ma ci si aspetta da un graduato un diverso contegno) comportarsi in quel modo, davanti a loro certo non c'era più l'imbelle soldatino dell'inizio del conflitto, o il comandante provato da mille battaglie, ma una sorta di essere primordiale, deciso a farsi giustizia da sé e desideroso di vendetta, oltre che intenzionato a compierla con tutti i mezzi, anche senza ricorrere ad armi più raffinate dei propri pugni, e sicuro a cose fatte di aver risparmiato al pianeta un essere immondo come quello.

Quanto a Montgomery, credo sia davvero un ottimo conoscitore della psiche umana, se si limita a togliergli i gradi invece di deferirlo ai tribunali militari, dove la pur comprensibile motivazione addotta (anche i giudici hanno lasciato le famiglie a casa, a rischio di qualche Bantry di turno), difficilmente (ragionando in punta di diritto) gli avrebbero risparmiato una condanna, e se si può immaginare che al protagonista non gliene importasse nulla di ritornare nella truppa da cui era venuto, l'essere condannato per un'azione che lui riteneva buona e giusta gli sarebbe parsa un'ignobile beffa.

Due parole infine sul disegno, decisamente ben fatto (a proposito, mi piacerebbe sapere che tecnica è stata usata) e anche la didascalia che l'accompagna non è affatto male.

Recensore Master
17/09/11, ore 23:21
Cap. 7:

In primis grazie per le note d'autore che spiegano il perché di questa particolare scelta per il segreto del passato che incupiva tanto il vecchio Connor, Kavafis (che aveva le sue stesse inclinazioni) chiamava quelle relazioni "amori sterili che la gente condanna", in questo caso ci ha pensato direttamente il padre, il quale deve aver pensato "meglio un figlio morto che sodomita" (per usare l'espressione con la quale questo tipo di relazione veniva denominata)a fare giustizia, atto immondo, e quel che è peggio credo proprio che l'uomo (che non merita il nome di padre) abbia agito per il meglio, né credo, visto il luogo e la data, che i due avrebbero avuto grandi possibilità di essere capiti (basti pensare a cosa sarebbe successo qualche anno dopo a Londra con il caso Wilde), c'è da ammirare il giovane che, pur con minaccia (poi eseguita) di morte, abbia voluto affermare la sua libertà di amare chi voleva, come non c'è da stupirsi che l'allora giovane Connor abbia deciso di chiudersi in sé stesso, pensando solo agli affari, e che solo ora che sta lasciando questa valle di lacrime abbia deciso di confidarsi alle persone cui ha dato e ricevuto affetto, facendogli vivere serenamente gli ultimi anni (mi è parso interessante il particolare della confessione, gli scozzesi sono in maggioranza presbiteriani e considerano la confessione una pratica papista, quindi i McBride sono cattolici?)

Quanto al tentativo dell'ospite di conquistarsi i favori della padrona di casa, c'era da aspettarselo che avrebbe messo in atto i suoi laidi propositi non appena quel per lui fastidioso vecchio avesse lasciato la casa, e che l'attesa gli avrebbe accresciuto desiderio e l'ardire, incurante del lutto e dei bambini, meglio per la malcapitata che la fortuna, sebbene cieca, ha davvero dato un occhio di riguardo alla giovane signora, operando in modo che le venisse risparmiato l'oltraggio peggior che morte (come veniva chiamato pudicamente all'epoca).

Quanto al disegno, mi sembra faccia da ottimo corredo alla parte scritta, in effetti mostra un giovane che non sarebbe passato inosservato.

Recensore Master
17/09/11, ore 22:59
Cap. 6:

Complimenti per la divisione in due di questo capitolo, dà una visione speculare dei due lati coinvolti nella vicenda, da una parte lui coinvolto nella rotta che gli inglesi avevano subito ad opera dell'Afrikakorps, che aveva rovesciato una situazione che si era fatta difficile per gli alleati italiani, per meriti non solo degli inglesi (interessante che sia stato proprio il protagonista a scegliere El Alamein come punto dell'estrema resistenza inglese contro l'Asse prima di Alessandria) con tutto il seguito di difficoltà ulteriori che un clima già naturalmente ostile provoca a uomini che già da tempo hanno dovuto scoprire che patrimonio di patimenti e privazioni porti la guerra, per fortuna quella che nei piani del piuttosto sadico caporale doveva essere una solenne lavata di capo per quel soldato impacciato e imbelle si sia trasformata in una promozione a pari grado, dev'essere stato piuttosto sorpreso...
Giudizio ugualmente positivo per l'altra faccia della medaglia, ovvero il tutto sommato sereno ambiente che il vecchio uomo d'affari ha trovato grazie alla sua famiglia adottiva, capace di risvegliare una sensibilità inaridita dagli anni e dalle vicende personali, a quanto pare era in letargo, ma non morta; in un certo senso dev'essersi trattato per lui di una rinascita, il poter (come detto nel capitolo) essere utile a qualcuno (anche verso le insidie tese dagli ospiti), dalla lettura del testo sembra proprio che si sia immedesimato alla perfezione nel ruolo del nonno affettuoso e dispensatore di buoni consigli, specie al "nipotino" che sfrutta un po' troppo la sua primogenitura.

Recensore Master
17/09/11, ore 22:41
Cap. 5:

In primo luogo ho trovato ben scritta la genesi del sentimento di amicizia tra i due soldati, specie da parte del più pragmatico Josh (ed evidentemente meno sensibile rispetto al protagonista, va a suo merito avergli fatto scoprire questo lato dell'esistenza, che non aveva mai conosciuto oppure dimenticato).
Molto interessante la scelta del fronte mediterraneo per ambientare le gesta di guerra del protagonista, specie in un periodo in cui i rapporti di forza erano ancora a favore dell'Asse (anche se non gli riuscì l'impresa di conquistare Malta, in tal caso sarebbe stato ancora peggio per i soldati britannici), mi semnbra poi sia stato reso con la necessaria crudezza quello di cui non si parla mai quando la guerra viene mostrata solo come occasione di gloria o "prosecuzione della politica con altri mezzi" (chissà quanti hanno maledetto Clausewitz per questa frase...), uno dei momenti principali del capitolo è stato (a mio modesto avviso) la presa di coscienza che non si è più passivamente coinvolti nella guerra, ma ora si è passati dall'altra parte, quella di ingegnarsi alla meglio per porre fine alla vita degli altri (che farebbero altrettanto, ovvio), per salvare la propria, certo, per tornare ai propri affetti, sicuro, magari davvero per aiutare a far vincere il proprio paese, ma questo non nasconde né tantomeno minimizza la gravità del gesto.
Sì, in effetti non dev'essere stato facile sopravvivere agli attacchi degli U-Boot, come anche dover rendere conto ai superiori con il rischio di non essere creduti, ma come sagacemente detto nel corpo del capitolo, sopravvivendo si puà essere utili per un'altra battaglia, non male inoltre la scelta di farlo passare in marina dopo la parte in fanteria dell'altro capitolo.

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