Ciao Rodelinda,
Sono incappata in questa storia cercando tra le "scelte" di EFP, e sono subito stata incuriosita dal titolo.
Abelardo e Eloisa sono una delle coppie "romantiche" della letteratura per eccellenza, però io ho sempre pensato che Abelardo fosse un po' uno stronzo. Nelle sue lettere, Eloisa, poveretta, sembra davvero innamorata, lui invece è una merdaccia fatta e finita (vabè, concediamogli qualche punto compassione per la sua triste vicenda, ehm, intima).
In effetti un po' dell'ambiguità dell'Abelardo originale la trovo anche nel personaggio corrispondente della tua storia, e questo è sicuramente interessante.
Ma veniamo alla recensione. Sinceramente io ci penso sempre non una, ma dieci (mila) volte prima di lasciare una recensione non positiva a una storia che prima non stavo seguendo, però ho letto tutti i tuoi commenti alle altrui recensioni e, visto che chiedi spesso pareri sul tuo stile, ho pensato che forse potesse interessarti sentire un'altra voce.
Innanzitutto, il tema della storia è molto interessante. La vicenda di una ragazza che cerca più stimoli intellettuali di quelli che la sua famiglia e i suoi amici possono darle, e infine trova un'inaspettata guida in un individuo apparentemente privo di calore ma pieno di cultura, che spesso mostra un lato un po' instabile ma indubbiamente umano, appassiona di per sé; il lettore è intrigato dallo svolgersi degli avvenimenti e vagamente inquietato dal personaggio di Ricci.
Molte vicende di "vita quotidiana" sono descritte con dovizia di realistici particolari e rimandano alle esperienze del liceo, in cui, credo, quasi tutti noi possiamo identificarci.
I personaggi di contorno sono quelli, a mio parere, meglio resi, proprio perchè descritti con poche parole ma efficaci.
Il tuo stile, un po' barocco ma scorrevole, immerge il lettore in questo istituto torquato tasso, dove fin dall'inizio ti sembra di conoscere un po' tutti.
L'unico appunto che ti faccio è: ma come è possibile che ogni singola persona lì abbia un soprannome? Quasi tutti sono presentati come "Tizio Caio" detto "qualcos'altro"... per un paio di personaggi va bene, dopo un po' secondo me diventa stucchevole.
Che Federica sia soprannominata "Cantastorie" inoltre è un po' improbabile ma al limite ci può stare... che però i suoi compagni si rivolgano a lei chiamandola proprio così ("hey cantastorie!") è davvero poco verosimile.
Andrea è un personaggio ben reso secondo me: unisce la simpatia all'ingenuità tipica della sua età (particolarmente azzeccata secondo me l'osservazione sulla sua partecipazione a qualsiasi manifestazione di protesta, indipendentemente dall'argomento)... insomma, penso che incarni bene il ragazzino del liceo come quello che tutti abbiamo incontrato almeno una volta.
Non comprendo però l'insistenza sull'eccezionalità del suo rapporto con Federica... l'"altro da sé" etc. Boh, a me sembra che siano due ragazzini sui 18 anni, innamorati, come ne vedi ogni giorno a scuola, sull'autobus, sulle panchine dei parchi, a cui piace la stessa musica, andare a mangiare la pizza nello stesso posto eccetera... Non si capisce perchè la loro relazione dovrebbe essere in qualche modo diversa. Anche le scene di sesso sono un po' monotone, secondo me ne basterebbe una, e via.
Passiamo al problema principale (almeno secondo me): la caratterizzazione di Federica.
Visto che questa storia è lo spin off di "Istituto Torquato Tasso" sono andata a leggere anche quella, e ti dirò, secondo me era resa meglio lì: infatti in quel caso il suo personaggio era filtrato dagli occhi di Francesco, il ragazzo "normale" che guarda con ammirazione e una punta di invidia i personaggi più conosciuti (se fossimo in un film americano diremmo popolari) della scuola, e li vede come delle creature quasi leggendarie. Ci sta quindi che la sua presunta maturità sia vista in un modo un po' idealizzato.
In "A&E" (posso abbreviare così?) il punto di vista è interno a Federica: benché in terza persona, la voce narrante è la sua, o almeno così appare.
Però riprende subito il discorso sulla sua "eccezionale capacità di comprendere il mondo"... sul "potere della sua immaginazione" etc... da come viene presentata, sembra che sia lei stessa a pensare queste cose, e subito ciò la rende abbastanza antipatica.
Oltretutto perchè di questa straordinaria abilità lei non dà prova alcuna nel corso della storia: per esempio, in 13 capitoli non si è ancora resa conto di ciò che ogni lettore ha intuito dal secondo capitolo, cioè che si sta prendendo una cotta per 'sto Ricci.
E' soprannominata "Cantastorie" e spesso si disserta sul potere della sua immaginazione, che la fa vivere in un sogno... però nella storia non ha ancora fatto una fantasticheria che sia una! Né su storie inventate né (come mi aspetterei da una persona così creativa) su Ricci stesso: non mi riferisco a fantasie vere e proprie, ma anche solo a semplici ipotesi sulla sua vita, la sua infanzia, la sua casa, cose su cui nel corso della storia abbiamo ricevuto molti indizi... Insomma, da una che vive in un mondo di fantasia come minimo me lo aspetterei: invece Federica si limita a ricevere informazioni in modo abbastanza bovino.
Il fatto è che tutti non fanno altro che lodare o commentare la sua straordinarietà, il suo essere completamente diversa da tutti gli altri ("Sei troppo cerebrale" o addirittura "sei sconvolgente", uellà!) quando alla fine non è che sia molto diversa da milioni di altre ragazze... il più delle volte non fa che pensare a quanto sia speciale, oppure a quanto ami il suo ragazzo (che mi sembrano pensieri abbastanza tipici per un'adolescente).
Insomma, secondo me l'hai messa un po' in una situazione difficile, la tua protagonista: il presentarla subito come essere saggio e speciale, con una perfetta comprensione del mondo, rende poi difficile caratterizzarla in modo efficace. La sua "specialità" dovrebbe trasparire dalla storia, non essere decantata senza fondamento.
Quanto al co-protagonista, il fantomatico Ricci... boh, mi riservo il giudizio.
Non è molto credibile come insegnante di liceo, specialmente per il modo in cui si rivolge a Federica durante i primi colloqui... mi ricorda molto il Piton delle fanfiction (attenzione, non quello della Rowling), specie quanto le parla di insolenza... Mi sembra davvero un po' forzato. Non è molto affascinante (specialmente quando piange... OMG!), il più delle volte si comporta in modo molto più immaturo dei suoi studenti e la sua caratteristica più apprezzabile sembra essere la collezione di thé (la cui descrizione mi fa sempre venire l'acquolina).
Il suo intercalare ("Deo Gratias") spesso è usato un po' a sproposito, quando lui magari è innervosito e perciò non ha proprio nulla per cui ringraziare o rallegrarsi.
Il tema della crescita attraverso la scoperta di un universo culturale più ampio è sempre un tema molto affascinante, però non si capisce bene quale sia il ruolo di Ricci. Federica in realtà è già "aperta" a questo mondo; sembra la maggior parte degli argomenti che trattano lei li conosca già.
L'insegnante si sconvolge per le sue "straordinarie" intuizioni (che purtroppo a volte sono un po' banalotte, vedi Rimbaud), però non c'è (quasi) mai da parte di Federica un vero entusiasmo, un vero stupore di fronte alla scoperta, come mi aspetterei. Più che altro sembrano due che parlano di argomenti che interessano ad entrambi... inoltre la figura di Ricci nella sua vita è più destabilizzante che arricchente dal punto di vista intellettuale. Insomma, come mentore secondo me potrebbe fare un tantino di meglio.
Però se invece volevi creare un personaggio inquietante, con evidenti problemi psichici (il suo atteggiamento è quantomeno schizofrenico), allora credo che sia decisamente promettente.
A questo punto, dopo questo poema, ti chiederai "ma allora 'sta stronza come mai si è presa la briga di scrivermi tutto sto papiro di critiche?".
La risposta è molto semplice: dopo 13 capitoli sono ancora qui.
Su internet è facile chiudere la pagina e passare ad altro, ma non l'ho fatto.
Ci sono storie con caratterizzazioni perfette, forma impeccabile, ambientazioni precise che però non "prendono"; la tua invece, in qualche modo, sì.
Non so se sia in qualche modo ispirata alla tua vita, ma nella lettura si percepisce qualcosa di vero, di sentito, di genuino, qualcosa di intenso che non puoi raggiungere se già non c'è dall'inizio.
Nonostante creda che sia perfettibile, ha comunque quel non so che che contraddistingue le storie avvincenti, in cui ti chiedi cosa succeda dopo, e quindi secondo me vale la pena passare del tempo per limarla, perchè la "sostanza" è buona!
Spero che tu non mi stia odiando troppo.
Ciao (Recensione modificata il 23/09/2011 - 10:28 am) |