Recensioni per
Drowning valley
di Harriet

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
03/10/11, ore 21:20

Questa storia l'ho letta tutta d'un fiato e mi ha fatto veramente venire i brividi, anche se più che un giallo mi sembra far parte del filone soprannaturale. Le varie parti sono calibrate molto bene, il climax è graduale ed efficace, i personaggi sono ben delineati, lo stile è fluido. Sono soddisfatta di averla trovata :-)

Recensore Veterano
12/10/10, ore 22:36

Ho trovato questa storia un vero gioiellino per il modo in cui è scritta, per la fantasia, per il sentimento, per l'intreccio, per lo stile asciutto e quasi professionale che mi è parso molto superiore al livello medio delle fictions. Ho cominciato a leggerla e non riuscivo più a smettere. Ogni personaggio che appariva era un tassello di perfezione in più per non parlare del protagonista del quale ci hai svelato il  passato doloroso ma solo attraverso qualche pensiero o qualche gesto . Ti faccio davvero i miei più vivi complimenti per la tua indubbia bravura e siccome scrivi proprio il genere di storie che  amo di più e che purtroppo non sarò mai  capace di scrivere, credo che da oggi in poi potrai annoverarmi tra le tue lettrici più fedeli.

Recensore Junior
05/09/10, ore 00:35

Mhm, non c'è che dire, non me l'aspettavo così. Essendo inserita nella sezione ''giallo'', non mi aspettavo minimamente un fantasma (vabbè, ammetto di non aver letto gli avvertimenti, che ci si vuol fare...).
Ecco, non è che la storia non mi sia piaciuta, anzi. Anche se forse sviluppata un po' troppo in fretta, non è una brutta storia, per carità. Solo che... Mi somiglia un po' tanto a Ghost Whisperer XD e con ciò, ti comunico che comunque adoro quella serie. Però più che giallo, ecco, mi sembrava sovrannaturale o roba simile. Se ci fosse stata anche la scena nella quale il fantasma si rimette in contatto con la famiglia, e cadono lacrime su lacrime, avremmo avuto più o meno lo stile della puntata. Solo che lì la protagonista non lo fa per lavoro, ma perchè è quasi costretta a farlo.
Mi è piaciuta, a posteriori, ma è stato come quando ho letto "The Lace Reader": mi aspettavo qualcosa di totalmente diverso, e le aspettative non sono state soddisfatte. Però comunque apprezzo la storia =D

Recensore Junior
30/08/10, ore 10:20

I classificata

"Drowning Valley" di Harriet


Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica

Sarò sintetica, perché, riguardo a questo parametro, la storia è pressoché perfetta; ho individuato soltanto un paio di errori di battitura, i quali ad ogni modo non inficiano affatto la comprensione e/o l'apprezzamento del testo.

[p. 1, riga finale, "black out" va scritto o tutto attaccato (blackout) o unito da un trattino (black-out);
p. 4, penultima riga del paragrafo "Mercoledì": "(...) per evitare quelli non vuoi incontrare", manca un "che";
p. 7, terza riga: "(...) di questa gente che mi guarda che se avesse visto un fantasma", sostiturlo con un "come" renderebbe più fluida la frase;
idem, terzultima riga della pagina, "(...) la gestione delle fortune degli Rovai", immagino fosse un "dei".]

Mi permetto inoltre di aggiungere un piccolo appunto tipografico: al termine della battuta di un dialogo è preferibile omettere il punto finale, se seguito da didascalia-dialogue tag. Ciò non vale qualora il punto finale sia interrogativo o esclamativo o nel caso dei tre puntini di sospensione.
Sarebbe anche opportuno non adoperare la maiuscola per la prima parola della didascalia-dialogue tag.

Es. (p. 2): - Tempo di merda, eh?- Mi apostrofa il barista, (...) [Qui il punto interrogativo è necessario per comprendere il senso della frase; invece, la "M" di "mi" andrebbe minuscola]

(idem): - Sì, certo.- Rispondo, imbarazzato per lui. [Quel punto fermo prima del trattino conclusivo, invece, è di troppo; anche qui, la "R" dovrebbe essere minuscola]

(idem): - Preparami un tè caldo, dai, e lascia perdere il passato. [ Qui, invece, il punto fermo è corretto, poiché il dialogo non continua nella didascalia-dialogue tag]

Stile e lessico

La narrazione è condotta in prima persona dal protagonista e al tempo presente, due particolari che solitamente bastano da soli a farmi storcere il naso. Eppure, dinanzi a questa storia mi sono dovuta ricredere, perché entrambi i modi sono stati gestiti in maniera egregia e mai banale.
Lo stile è chiaro, diretto, limpido, senza per questo essere scialbo o poco incisivo; le frasi prediligono una costruzione paratattica e concisa, che imita bene un parlato "colloquiale, ma non troppo" ed è molto adatta a tratteggiare i pensieri del narratore.
Ho inoltre notato con piacere come le frasi stesse si facciano più involute e, allo stesso tempo, martellanti durante le visioni del protagonista, per riprodurre il suo stato di confusione mentale e la nebulosità solo apparente di queste premonizioni.
Così come lo stile, anche il lessico scelto si attiene ad un registro medio, familiare, che si addice sia al protagonista, un ragazzo che si presume dotato di una cultura media, sia agli abitanti del paese. Nonostante ciò, il linguaggio mostra un uso dosato di sinonimi ed evita la monotonia che spesso affligge chi predilige un vocabolario quotidiano.
Segnalo alcune ripetizioni, alle quali non ho però dato molto peso, perché, come gli errori del punto precedente, non intaccano la validità del narrato.

[p. 1: "Quella di aprile è arrivata all'improvviso, senza spiegazione, tanto che sono arrivati esperti di ogni tipo (...)";
p. 2: "Entro in uno di quei bar che una volta era un luogo vitale, dove la gente si ritrovava. (...) Però c'è gente che può essermi utile.";
p. 11: "(...), e nessuno può vedere la mia compagna invisibile. E a un certo punto li vedo: (...)";
p. 13: "Michela Rovai si è costituita spontaneamente. Ho paura che Nora impazzisca definitivamente, adesso.": qui sarebbe opportuno sostituire uno dei due avverbi in -mente con una perifrasi.]

Coerenza narrativa

Sarò franca, questa storia è organizzata e condotta con la precisione implacabile (ed impeccabile) di un orologio svizzero.
Si tratta di un giallo soprannaturale, ma entrambi questi elementi vengono svelati al lettore per gradi, con perizia, buttando qua e là qualche indizio o sospetto con casuale noncuranza, svelando le carte a tempo debito: si capisce che qualcosa di numinoso e innaturale infesta questo paesino senza nome, eppure non se ne ha la certezza finché non è il narratore/autore a dirlo, con rivelazioni calibrate, che non trascinano la suspence fino al logorio, né risultano troppo forzate e messe lì solo perché il corso del racconto lo richiede.
Inoltre, entro la fine, tutto viene spiegato, o almeno, tutto ciò che è importante, così da non lasciare il lettore con qualche fastidioso dubbio; benché su EFP non ne pubblichi, io di solito scrivo gialli, per cui uno "spiegone" esaustivo è un elemento imprescindibile per me.
Sempre a proposito di questa mia preferenza, ho apprezzato anche il fatto che l'elemento giallistico è stato gestito con giudizio: infatti, nei gialli ambientati in piccoli paesi e svolti in un numero ristretto di pagine, si corre spesso il rischio di ondeggiare fra una pletora di personaggi inutili e mal descritti, che infastidiscono più che servire a confondere le acque, oppure di ridursi ad un misero quartetto di individui, dei quali uno è il morto, uno è l'investigatore e, dei due restanti, uno è l'innocente accusato a torto e l'altro l'insospettabile (mica tanto) assassino.
Qui, invece, il novero dei sospettati è equilibrato e ci sono svariati, validi moventi non escludibili a priori; tuttavia, io avevo subodorato l'identità dell'assassino, non per imperizia tua, ma perché, dopo anni di scorpacciate di letteratura e filmografia di genere, solo Jeffery Deaver e la vecchia Agatha Christie mi danno ancora del filo da torcere.

Originalità (Attenzione! Spoiler!)

Il ritorno del reietto nel paese d'origine per chiudere i conti con il passato, la canzone rivelatrice della verità e la furia vendicativa di un fantasma sono topoi abbastanza frequentati dagli autori, tuttavia, viene inserito (quasi) sin da subito un elemento che spariglia le carte: il protagonista, il solo che può evitare il peggio, è un sensitivo.
Giuro, al momento della lettura mi sono brillati gli occhi, perché mai e poi mai mi sarei aspettata una scelta del genere e così ben gestita, poi. Riguardo a ciò, però, sarò più precisa nella sezione sui personaggi.
Inoltre, la minuzia impiegata nella costruzione del background ha reso appetibili e ammantato di una certa freschezza anche moduli narrativi già collaudati.

Caratterizzazione dei personaggi (Attenzione! Spoiler!)

Tutti i personaggi di questa storia sono definibili con tre semplici aggettivi: normali, vivi e realistici.
Partiamo dal protagonista-narratore, Federico Silvani: sarebbe un trentenne come tanti, né bellissimo né insignificante, un tipo comune, se non fosse dotato della capacità di comunicare con il mondo degli spiriti. Tuttavia, queste doti extrasensoriali, lungi dall'essere per lui fonte di sovrumana potenza, sembrano rappresentare più una "grana" che un pregio, sebbene abbia deciso di basare il suo lavoro su di esse.
Poco sopra le ho chiamate "premonizioni", ma non è un termine del tutto corretto: più che altro si tratta di impressioni, criptiche e violente, che spesso rischiano di sopraffarlo o, addirittura, di essergli fatali. Non gli servono la soluzione del mistero su un vassoio d'argento, anzi, deve essere lui a mettere insieme indizi reali e paranormali per giungere alla scoperta della verità, in maniera coraggiosa, ma mai tracotante. Ciò combacia alla perfezione con la mia personale idea di sensitivo credibile e calato nel reale.
Altrettanto plausibile mi è sembrato il personaggio di Maria Rovai, spettro spaesato che non vuole rassegnarsi all'idea di non essere più viva, autrice più o meno inconsapevole di una vendetta incontrollata che non riesce a colpire i veri responsabili della sua morte.
Per quanto proiettati in un dimensione altra, l'uno dal suo talento e l'altra dalla sua condizione, restano coerenti alla loro umanità, hanno sentimenti ed esitazioni in cui è facile immedesimarsi.
Una menzione particolare nella cura riservata anche alla costruzione dei personaggi secondari, sospettati e comprimari, i quali emergono dalla pagina con la medesima vividezza dei protagonisti; sono ben disegnati, soprattutto grazie ai commenti che il narratore fa su di loro, che spesso si riducono a poche, efficaci parole. Personalmente, ho amato la presentazione, seppur corsiva, dei pittoreschi colleghi di Federico: fa venir voglia di sapere tutto di loro, anche se esula dalla tematica del racconto.
Allo stesso modo, anche le ambientazioni hanno la loro precisa identità: il fiume prende vita, nel senso letterale del termine, grazie al suo ruolo di medium per la vendetta di Maria, mentre la geografia del paese senza nome è tratteggiata per mezzo di una serie di panoramiche dei suoi luoghi più significativi ai fini della vicenda (il bar, la casa del glicine, la scuola di musica).

Attinenza alla citazione (Attenzione! Spoiler!)

L'uso dei due elementi presenti nella strofa scelta, l'acqua e il suono, per delineare le visioni di Federico è stato... geniale.
L'acqua del fiume, l'arma del delitto, e le note della canzone, che contiene la rivelazione dell'oscuro segreto sotteso alla morte di Maria, si amalgamano nelle percezioni del protagonista, divenendo a mano a mano l'una sempre più aggressiva e l'altra sempre più limpida. La devastante potenza di acqua e suono si manifesta chiaramente al culmine della vicenda, durante la possessione di Federico da parte del fantasma di Maria, punto in cui parte della citazione è stata letteralmente rielaborata nel testo.

Apprezzamento personale

Non userò molti giri di parole: questa storia mi è piaciuta. E molto.
Il giallo soprannaturale è uno dei miei generi preferiti, il protagonista maschile e sensitivo è stato la ciliegina sulla torta. In particolar modo, non mi aspettavo di leggere qualcosa di questo tipo, visto che la sezione gialla di EFP è poco frequentata e le storie sentimentali la fanno da padrone.
Tuttavia, ciò non mi ha affatto resa indulgente nel giudicare il tuo operato, tutt'altro: quando mi trovo a dover valutare un racconto nelle mie corde, divento ancor più saccente e pignola del solito, se possibile. Cerco affannosamente il più piccolo difetto, lo stereotipo di troppo, il passaggio forzato. In breve, sono inclemente.
Beh, mi ha fatto davvero piacere scoprire che questa storia era praticamente inattaccabile, a parte le inezie che ti ho segnalato in precedenza.
Nient'altro da aggiungere, all'infuori dei miei complimenti.

P.S. post giudizio: Come avrai notato sulla discussione del forum, ogni autore-giudice ha la sua idea riguardo alla veste tipografica dei dialoghi. Persino le case editrici non concordano, su questo punto.
La regola che ti ho indicato io è quella che adopero di consueto e non ho mai ricevuto critiche di sorta, nei vari contest a cui ho partecipato. Spero, perciò, che possa esserti altrettanto utile.
Sono felice anche di averti avvicinata alla musica di Florence + The Machine, è un gruppo che merita almeno l'ascolto, davvero.

MR