Le rose sono rosse
Le viole sono blu
L’angst me lo dai solo tu
Pensavi di essertela scappata, eh? E invece no, io non ho intenzione di risparmiarti, signorinella! Perché tu, dannata, tu che da anni molesti il mio povero soffitto che di conseguenza importuna me negandomi quelle poche ore di sonno che meriterei (e sopprimendo quei pochi residui di salute mentale che mi erano rimasti), ecco, proprio tu, te le meriti le mie digressioni tediose!
Ma mannaggia a te. Ero tanto felice per gli ultimi capitoli, avevano un’abnorme quantità di fluff (fluff, capish, quando mai abbiamo sperimentato del fluff in VR? Quando vedo dei momenti aw mi sento tipo i cavernicoli con il fuoco), ero tutta trepidante di poter leggere un capitolo “in live” (Perché mi sto immaginando come Barbara D’Urso?) (Vabbè) (Vai a fanculos, col cuore) e mi sono beccata questo.
Prima ci prometti solo gioie e poi ci droppi cannonate di sofferenza? Sei una delinquente. Peggio di chi si accorda a prendere le tisane a distanza dandoti buca all’ultimo minuto (ops).
Ti mando un grosso dito medio stellare.
“Aggiornerò prima di San Valentino” disse Ran. Seh. Devo, devo ritirare fuori ‘sto meme: https://ibb.co/R38Q69w
L’inizio del capitolo già mi stonava. Tutti flashback dislocati fra loro nella linea temporale, ma con al centro le stesse tematiche. Non so se era questo il paragrafo a cui ti riferivi dicendo che doveva “creare atmosfera” dato che non rivela nulla in modo esplicativo, ma già da qui si intuiva che il seguito sarebbe stato pesante con i contenuti e che l’inizio svolge perlopiù una funzione introduttiva. Vabbè, insomma, sto cercando un modo carino per dire che mi ha messo ansia, il succo è quello. Il primo pensiero che mi è sorto è stato: “Izaya… Izaya dove sei andato… Izaya cosa caspiterina stai facendo… Izaya…”
Io proprio non potevo scegliermela una coppia con due pg più funzionanti. Nah. Chessò, potevo starmene in panciolle sul divano a leggere fanfic su Topolino e Minnie (uh gesù), ma no, scegliamoci la coppia in cui parti prevenuta perché già sai con largo anticipo che finirà tutto male. Questo è masochismo puro, io una volta non ero così. Narita, what have you done to me.
Però mi ha steso il fatto che quando ci siamo risentite tu fossi totalmente focalizzata sull’apparizione di Kameron mentre io facevo spallucce assorta dal pupazzetto allacciato allo zaino. Il pupazzetto.
Sapere almeno che non è un dettaglietto futile, ovvero che non rientra fra le ormai rinominate “osservazioni alla Shà”, mi ha sollevato l’umore. La curiosità del mio soffitto è incontentabile (e soprattutto invivibile per me), sono notti che mi chiede chi gliel’ha regalato. Ci parli tu?
Ma insomma, torniamo al punto: Kameron. Kameron e il pianoforte, Kameron e le note, Kameron e l’indovinello, Kameron e la bambola. Come sono tutti collegati fra loro? E perché lo sto chiedendo proprio a te se so già che non mi risponderai?
Ho fatto una capatina sul topic (it’s been 84 years) eee non ho trovato risposte, solo altri interrogativi che mi hanno fuso il cervello (oh ma che evento inconsueto, quale grande avvenimento fuori dall’ordinario).
Perché inserirlo proprio in questo capitolo? Per il tema, I guess…? … Eh, proprio un colpo di genio. Non ci era arrivato nessuno. Gordon Ramsay è dietro l’angolo pronto a rammentarmi che sono uno stupido sandwich. Mi faccio clap clap da sola, con la mia faccia in mezzo all’applauso però.
Ma sul serio, immagino che sia connesso alla situazione, ovvero che Izaya si trovi da solo a casa di un altro uomo. Altro in mente non mi viene.
Perché la bambola lo fissa dicendogli di chiudere gli occhi mentre spalanca la bocca? A parte che è creepy, ho una mezza idea, ma è ancora più creepy di quanto non sia già, quindi se troverò coraggio te la esporrò in chat per non fare la figuraccia pubblica. Sii il mio promemoria (e fu così che la mia ipotesi rimase incatenata nell’alta torre della mia mente non odendo nessuno strombazzare “sciogli i tuoi capelli” (?))
Perché Izaya le parla tranquillamente quando giocano a prendere il tè? Su questa vado sul sicuro perché ho la risposta pronta: ma che caspita ne so?
Che legame c’è con le note che Izaya tamburella sul tavolo? Su questo… da quando ti ho detto del sogno, mi sto facendo i peggio trip mentali – ah, perché prima non me li facevo. Ora, non capisco se tu, essere malefico, vuoi solo perculare la mia Ni o se potrebbe essere vero. Perché l’opzione del codice morse non l’avevo lontanamente presa in considerazione e il racconto del sogno era perlopiù per denotare quanto VR ormai abbia incenerito la mia materia grigia. Quindiii. Non so. Forse per ora l’accantono come teoria.
(“L’accantono” disse. Già sto attivando la modalità “con una mano scrivo gli appunti delle lezioni, con l’altra deduco la durata delle note dal motivetto che Izaya ha canticchiato nel capitolo 25 e lo traduco con l’alfabeto morse”. Cos’avevo detto sulla mia sanità mentale?
Argh, no, scherzo. L’accantono sul serio, attenderò un po’.)
Oltretutto, il sogno era pressappoco inquietante. Sentivo Izaya canticchiare dal nulla, poi quando è entrato nel mio campo visivo ha iniziato ad avvicinarsi ripetendo “come ne esci?”, ha preso foglio e matita da nonsodove e mi ha suggerito questa famosa teoria… dopodiché mi ha detto “Vedi? È un indovinello. Sono ventiquattro combinazioni possibili, ma solo una è giusta.”
Mi giro per guardarlo in volto.
Izaya è sparito.
Okay.
Tralasciando un attimo le teorie e incentrandoci sul capitolo: quante volte dice “scusa”, mh?
Reputo a dir poco spaventoso l’impossibilità di ricordare cos’è successo. Non mi riferisco solo a ciò che avviene all’interno del campo sessuale, ma anche per le cose più semplici, come rimuovere il modo in cui è arrivato da Hideki, interi pezzi di vita che vengono cestinati. È agghiacciante l’idea di non poter accedere ai propri ricordi, non essere cosciente della propria vita.
Probabilmente sono domande che ci stiamo ponendo tutti/e: quei rapporti ci sono stati? Erano solo pensieri come dice? Non ricorda sul serio? O sta mentendo a sé stesso, ingannando anche noi?
È inimmaginabile vivere senza sapere ciò che accade nella propria vita. Vivere con il dubbio di cosa è successo e cosa no. Quel “non sbloccare la sicura” in particolar modo mi spaventa, perché divulga dubbi su un terreno già conosciuto ma sul quale non si vorrebbe più mettere piede.
Vado in ordine un po’ sparso: la scena della cena mi ha ucciso. Possiamo anche attestare che tutto il capitolo mi ha assassinato, solo in modi differenti. Continuo a supporre fermamente che prima o poi Kururi avrà un esorbitante mental breakdown e sbroccherà di brutto. Fin dall’inizio di VR l’ho inquadrata come una spugna che assorbe silenziosamente contenendo tutto scrupolosamente, ma arriverà il momento in cui lo rilascerà con un’immensa ondata di ira intemperante e- no? Sto esagerando? Non ci serve un altro pg intriso di rabbia smoderata e incontinente? Ormai sono la fan più sfegatata del fanclub #kururisbrocca, oltre che unica iscritta probabilmente.
In questo contesto, ci sono molte frasi e pensieri di Izaya formulati specialmente sottoforma di accusa che mi hanno massacrato. La prima ad aver lanciato il colpo è stata l’insinuazione che organizzargli visite su visite da psichiatri di ogni genere rappresenti solo una scusa per non doversi assumere nessuna responsabilità nel caso si fosse tolto la vita. È specialmente l’ultima parte del discorso a scuotermi, proprio quel “per poter scaricare la colpa se si fosse ammazzato.”
Tutte le accuse che gli rivolge non sono nobili, ma non mi sorprende che la sua reazione sia questa. La convinzione di non essere voluto. Non è il pensiero più lampante che verrebbe a chiunque nella sua stessa situazione dopo tutto ciò che ha subìto? La credenza di essersi “arresi con quel figlio che portavano dai dottori per farlo aggiustare, solo perché non potevano restituirlo e prenderne un altro.”
La scena in macchina con Shirou è stata lancinante, ho incassato il colpo in pieno petto. Anche qui, quello che gli ha detto Izaya non è bello, l’accusa di non esserci mai stati e che se invece si fossero degnati di essere più presenti le cose sarebbero diverse, lui sarebbe diverso. Non è bello, ma è vero che non è stato corretto essere esageratamente assenti durante la sua infanzia e anche attualmente, perché poi hanno ripetuto lo stesso errore con le gemelle. Almeno loro si sono potute appropriare del vantaggio di avere un fratello maggiore, una figura, ma Izaya chi hai avuto? Come può essersi sentito un bambino che vede i propri genitori una volta al mese giusto per ricordarsi che esiste? Penso – o almeno, lo immagino, perché non lo posso sapere per certo o per esperienza diretta – che ricevere un’accusa del genere dev’essere devastante per un genitore, la critica di non essere stato bravo, di non essere stato all’altezza del ruolo. Volere il meglio per il proprio figlio e invece doversi sentir dire che in parte è causa del suo malessere. Non ho veramente le parole per esprimere come mi ha fatto sentire questo pezzo e forse non so bene neanche io il motivo per cui mi ha punto così tanto. Scusarsi è il minimo che possano fare, perché sono stati carenti sotto troppi aspetti e in modi eccessivi. Anche questo fa parte degli abusi di Izaya e lo so, l’ho detto io stessa, ciò che gli dice non è decoroso e lui stesso si sente disonesto non solo a dirlo, ma anche semplicemente a pensarlo in modo sincero perché è come si sente realmente… e non è qualcosa che può padroneggiare, pensieri e sentimenti non funzionano così. Ma è vero, è vero che se avesse sentito quel calore familiare che dovrebbe essere un diritto di tutti i bambini, forse, probabilmente, non sarebbe andato altrove a cercare altre braccia che lo avvolgessero per sostituirsi a quelle che non ci sono mai veramente state. L’incuria che ha ricevuto rappresenta una trascuratezza, ma soprattutto un danno duraturo, che nessun bambino dovrebbe meritare, finendo per essere abbandonato a sé stesso. Non ho mai messo in discussione che fare il genitore sia un lavoro difficile, che spesso non esista un modo esatto di fare le cose e sbaglieresti anche intraprendendo il metodo opposto a quello adottato, ma una tale carenza di cure e attenzioni è imperdonabile.
E il fatto che Shirou però glielo riconosca, perché sa che è così, ci intravede uno scorcio di verità, mi ha distrutto. Forse non me lo aspettavo. E forse è altrettanto strano, ma è la parte che più mi ha fatto male del capitolo, insieme ai consultori, anche se in modo diverso. Come poi ho scoperto che è stato per te, a ferirmi maggiormente sono state le scene che tu hai definito “di contorno”, tutti quegli episodi in cui viene mostrato l’impatto di ciò che ha passato e cosa costituiscono le conseguenze.
Piccolo inciso prima di passare oltre: io non capisco – again, non posso saperlo – ma presumo che avere a che fare con un adolescente sia già difficile di per sé, se poi l’adolescente in questione ha anche un passato disastrato di un certo spessore e molti comportamenti disfunzionali immagino che la strada diventi ancora più tortuosa quindi non voglio sminuire le problematiche che incontrano Kyouko e Shirou e non pretendo che siano i genitori perfetti. Fatta questa premessa, ci sono momenti in cui non li capisco. A tratti mi sembra che non realizzino neanche che Izaya soffre di un disturbo, tantomeno cos’ha patito. Ciò non giustifica le sue sfuriate, perché stare male e/o avere una patologia non ti autorizza a comportarti senza vincoli e deliberatamente con la scusante che ciò che fai non dipende veramente da te (sto sprecando pochissime righe su un argomento molto complesso e che dovrebbe essere trattato più ampiamente, ma spero di essermi fatta capire), però mi sembra proprio che a tratti non lo capiscano. Non capiscono che ciò che ha comporta degli squilibri evidenti, come se non lo sapessero. Questo rende tutto doppiamente triste, perché se prima potevano avvalersi della scusa di essere assenti e che a dettare l’incomunicabilità fra loro fosse questo motivo, adesso che invece ci sono il dolore di essere incompreso è maggiore: non è che non possono arrivarci per chissà quale impedimento concreto, è che non ci riescono perché non si tratta di un ostacolo fisico. Quel muro che c’è stato fra Izaya e i suoi genitori non è determinato dalla distanza e dalla loro perenne lontananza (sebbene ciò abbia influenzato lo stato attuale delle cose), è una barriera onnipresente fra loro anche quando si trovano materialmente vicini. Non si capiscono e basta. Il punto è che molte volte non c’è bisogno veramente di capire per rispettare il dolore altrui (madò, ‘ste frasi fatte stile Baci Perugina molto alla INFJ, mi bacchetto da sola) – cioè, quello che voglio dire banalmente è: devono comprendere come si sente lui per appurare che sta male? … No. Eppure, nonostante ciò e nonostante siano al corrente della sua situazione (tra l’altro immagino che qualche ricerchina se la siano fatta o che gli sia stato comunicato cosa comporta, non è che gli affibbiano una diagnosi per etichettarlo e finisce lì), nonostante tutto questo, tutto ciò che riescono a dire è: “Ha visto? È intrattabile! Non si può parlare con lui quando fa così!”
… Io resto sinceramente smarrita. Giuro, non capisco come funziona questa dinamica.
Avevo detto che sarebbe stata una breve parentesi. Vabbè.
La parte in cui fa fare la giravolta a Kururi per consolarla, aww. Ma anche qui, mi riallaccio al discorso di prima. Come l’abbiamo chiamato spesso, Izaya è un ragazzo-padre più che un fratello. C’è un particolare in questa scena, l’aver acquistato un terzo pacco di adesivi perché, cito: “Avere due gemelle significava acquistare sempre una terza cosa di tutto e tenerla da parte, perché era matematico che litigassero pur avendone una a testa”, che sommato ad altre considerazioni da parte di Izaya, come quando nel capitolo 31 si appresta a comperare le calzamaglie per le gemelle, tastando una miriade di tessuti con la stessa dedizione che solo un genitore potrebbe avere – ecco, in questi particolari qui in cui tutte/i ci sbrodoliamo davanti allo schermo ululando una ventata di “awww”, io un po’ mi arrabbio. Sono gesti senza dubbio teneri, la dimostrazione che a quelle due birbe ci tiene, ma è tenero invece che dentro di lui si sia installata quella mentalità tipica e peculiare di un genitore? Questi sono pensieri che appartengono ad una figura che non dovrebbe essere propria di Izaya e che derivano da quelle mancanze che ha vissuto. Chiedersi perché sia lui a dover badare costantemente alle sorelle è giusto. Alla fine, resta un semplice adolescente e dovrebbe vivere una vita da tale, non questo. Non solo è stato privato di figure genitoriali affidabili, ma lui stesso si è ritrovato in una posizione d’obbligo in cui era forzato ad essere per le sorelle quel pilastro che lui invece non ha avuto. Lo trovo crudele sotto un duplice aspetto, ad un livello più profondo.
Comunque, le gemelle sono delle buongustaie. Anche io amavo Pocahontas da piccola – ma Mulan non si batte.
Perché ad ogni recensione finisco per ficcarci dentro la Disney? Misteri.
A proposito del non vantare di una figura di riferimento. “Era spaventato, era da solo e non sapeva dove andare”, quanto è triste? Specie perché è il tema costante di tutto il capitolo. In quel pezzo aveva 15 anni ed è assurdo che non avesse nessuno da cui andare tanto da rivolgersi a sconosciuti su una chat, ma il problema principale è che quel “spaventato, solo, non sapeva dove andare” persiste anche a distanza di due anni, dove di fatto, ritrovandosi in una situazione simile, non sa dove andare né cosa fare se non rivolgersi a gente sconosciuta. È triste che non abbia mai avuto nessuno a cui chiedere aiuto, nessuno da cui ricevere supporto, da quando è piccolo fino ad ora. È aberrante, non avere qualcuno su cui fare affidamento da piccolo incide e molto, figuriamoci passare tutto il resto della propria vita così.
Sono cattiva però se le paranoie sulla Yakuza mi hanno stesa? “Si sarebbero commossi.” E anche “Informatore suonava potente perché l’informazione è potere. Anche se finora gli aveva dato solo il potere di fare una cazzata dietro l’altra”, non c’è bisogno di essere un informatore per avere questo potere, basta chiamarsi Izaya.
Un’osservazione che mi ha sorpreso è che tutto ciò che noi abbiamo letto ora, lui l’ha vissuto negli ultimi capitoli. Si è svolto sotto i nostri occhi, eppure non ne eravamo al corrente. È orribile come abbia passato tutto questo, dai messaggi molesti fino ai pensieri intrusivi mentre si trovava da solo nel camerino, dalle conversazioni ed incontri con Shizuo che venivano inesorabilmente “sporcati” da ciò che riceveva sul telefono fino alle visite nei consultori ed i tremila test rapidi…
Mi ha fatto pure un po’ riflettere su un pallino che ho fisso quotidianamente. Finché una persona non si apre e non si confida su cosa sta accadendo nella sua vita, tu non potrai mai sapere veramente come sta e cos’ha in corso. Dal di fuori possiamo presagire qualcosa, fare congetture o semplicemente pensare che persona x banalmente sia stanca… oppure, non notare assolutissimamente nulla come è successo in questo caso. Sì, è anche un pensiero un po’ alla Skam - ognuno di noi è protagonista della propria storia e fino a quando non la racconta a qualcuno, tutti gli altri sono degli estranei equivalenti agli spettatori che hanno appena preso posto in una sala del cinema, ancora ignari del film che stanno per vedere. Quanto è inquietante che prima dell’aggiornamento mi sia vista la stagione spagnola su Noora che trattava gli stessi argomenti di questo capitolo? Vita, smettila di coordinarti a VR, non è salutare.
Ma tornando a noi, il fatto che abbia affrontato tutto senza una spalla su cui appoggiarsi, specie quando ha iniziato a girovagare per i consultori, quando ha iniziato ad essere consumato dall’ansia a causa dei test, è crucciante. Forse il lato più triste di questo capitolo è che ci mostra Izaya come è sempre stato fino ad oggi: solo, appunto. Unicamente adesso si sta concedendo di potersi permettere un sostegno come tutti quanti, un sostegno che è impersonato da Shizuo.
Farò la figura dell’insensibile, ma quando ha realizzato di star leggendo una pagina relativa alle infezioni vaginali sono scoppiata a ridere. E quando si convince che il contagio sia retroattivo e di aver infettato Shizuo, I’m-
Incredibile, è comparsa almeno un’adulta dall’animo candido – sììì, mi riferisco alla dottoressa che è stata brv (vabbè, “brava”, è stata umana, un requisito ormai introvabile, tutto questo capitolo non fa altro che affermare la tesi che gli esseri umani fanno schifo come poche cose al mondo, watch me dirlo mentre giro sulla sedia in modo maniacale – no, sto scherzando, ancora non ci sono arrivata a questi picchi di insania. Prossimo step: bruciare una scacchiera).
Un’implicazione aggiuntiva a dover fronteggiare queste visite da solo è che oltre a vederlo senza nessuno, lo vediamo anche palesemente in preda all’ansia. Durante il controllo era vittima di un’agitazione incontenibile ed è stato qui che ho realizzato che non era cambiato nulla da quelle volte in cui di anni ne aveva 15 e l’unico su cui poteva contare era sé stesso. È stato lo stesso qui, le uniche parole di conforto a cui si è potuto aggrappare sono state le sue mentre cercava di placare lo stato d’animo sfoggiando la sua irrefrenabile parlantina.
E no, non è giusto ritrovarsi in questa situazione, sottoporsi ad una seconda violenza rimarcando l’esistenza della prima.
(“Poteva fare un’eccezione solo per Shizuo, perché Shizuo stava in una categoria a sé, la categoria dell’unico ragazzo che gli piaceva” ♥ e purtroppo, uno dei pochi ragazzi in questa storia che si comporta dignitosamente in questi contesti).
Qui parte la mia interminabile disquisizione sull’argomento “men are trash”, yeeeey. “Una parte del genere umano che aveva le gonadi esterne a volte faceva schifo”, “a volte” mpf – la smetto prima che qualcuno venga a farmi alzare gli occhi al cielo dicendo “not all men” (no, ve prego).
Sai che ci tengo particolarmente a questi temi, ma cercherò di non dilungarmi eccessivamente e di esprimermi al riguardo come meglio riesco, specie perché sono discorsi molto delicati e, mi duole dirlo, purtroppo sono anche estremamente attuali al di fuori dalla fanfic.
Vado con il commento schietto: l’ottava fermata mi ha fatto schifo. Prima di leggerla mi sono dovuta fermare un po’ perché quel “ricordava” secco e coinciso non prometteva nulla di buono. Ed ho deciso saggiamente di sfruttare la pausa per mangiarmi dei biscotti. Se il tuo scopo era farmi salire la nausea, good job, ci sei riuscita. Rileggerla ha fatto altrettanto schifo. È molto grafica e descrittiva, la prima volta ho scorso lo schermo velocemente e con lo sguardo un po’ di traverso perché gne.
Io non concepisco da dove arrivi la necessità di denigrare un corpo o una persona con commenti sempre correlati al sesso. Cerco di attenermi alla fanfic, se no la Ne si affaccia dalle shadow functions e mi fa scrivere un trattato. Però non so veramente come esporre cosa mi ha disturbato di questa parte perché non trovo parole abbastanza forti ed adeguate se non queste due: che schifo. Ci sono frasi che mi limiterò a quotare perché non so in quale altro modo esprimere quanto siano ripugnanti se non sperando che leggendole si crei un sentimento condiviso e che anche in te suscitino lo stesso ribrezzo che ci ho visto io, permettendoci di annuire insieme per ripetere all’unisono la frase che mi è rimasta fissa in testa per tutto il paragrafo: “che schifo.”
“Quindi è così che bisogna fare con te, bisogna un po’ costringerti?”, “L’errore è stato essere troppo gentile” (diooo, sono frasi da depravato, ma che schifo è), “Fammi vedere se vali almeno la metà di quello” (perché gliel’hai fatta direee spostando tutto il discorso su termini di valore correlato a questoo nooo), “Hideki aveva risposto che non era così scemo da camminare senza scarpe dove ci pisciavano i cani.”
È tutto così sbagliato.
Andando avanti di questo passo dovrei citare tutto il capitolo, ma ho messo in rilievo queste perché in particolar modo rispetto ad altre gli appartiene quel senso di malvagità immotivata che deriva da… non ho mai capito cosa?
E tutto ciò insedia dei giudizi su sé stesso non veritieri, basati sulle opinioni di persone che non hanno il diritto di metterci bocca. Il particolare in cui Izaya si copre il petto con le braccia che nhh.
Insomma, quello che ripeto da ormai tre lunghe recensioni è che essere insicuri sul proprio corpo e sulle prime esperienze è normale. Quello che non dovrebbe essere normale sono le critiche provenienti da persone esterne.
Quando cerca su internet dei pareri, uff. Capisci quanto disagio prova su un argomento in cui di per sé è spesso la norma sentirsi in imbarazzo, ma lui lo sente a livello amplificato per colpa di tutta ‘sta situazione?
E come ho detto già in passato, sono eventi che restano indelebili, che in qualche modo ti marchiano impiantando delle logiche fasulle, la sensazione di essere giudicato anche quando a farlo non è nessuno se non la tua testa che ha assimilato dei concetti infondati. Delle convinzioni che creano un blocco che in Izaya era già presente e già fortemente marcato. Mi sto riferendo in particolare ad “Aveva solo diciassette anni quando gli dicevano che fosse buono all’unico scopo di aprire le gambe, fino a convincerlo che ci fosse qualcosa di sbagliato ad aprirle con chi decideva di farlo, anche se era solo Shizuo” e forse è una magrissima consolazione quasi inesistente, ma da una parte quel “solo” mi conforta, mi fa credere che in questo pensiero ci sia una nota di consapevolezza, una presa di coscienza nel riconoscere che c’è qualcosa di sbagliato in tutto questo e spero che venga tramutato in un desiderio di ribellarsi verso tutto ciò, se ha senso. Capire che non è qualcosa che si merita, come invece espone in molti altri punti. È che ha una considerazione di sé stesso così, boh, bassa? E al contrario, un’alta tendenza a colpevolizzarsi, a credere che sia giusto così (che annulla tutto il mio discorso di prima). C’è una determinata inclinazione, a volte più velata, altre volte più esplicita, nell’indursi a credere che “se l’era cercata”, che “era lui che provocava”. Il momento in cui ricorda cos’è successo con Hideki è impregnato di un conscio desiderio di autopunirsi e di nuovo non so come esprimermi se non ripetendomi e constatando che è tutto così sbagliato, sotto così tante luci.
Quel “va bene, grazie” è una pugnalata proprio per questo, per la ricerca apposita di situazioni che siano disposte a fargli male, dettate dall’assillo convinto di meritarlo, ma non è così.
Anche ad un livello più fisiologico, ciò che si è innescato in Izaya è malsano, ma è lui stesso a farlo presente nel capitolo precedente. “Quando infine si bagnava la mano, soffocava l’urlo con l’altra, quella con cui per tutto il tempo aveva soffocato i singhiozzi”, questa scena è disturbante il doppio, perché si sta autoinfliggendo una punizione su un castigo che ha già subìto. Non ha neanche più senso chiamarlo piacere, perché è tutto il contrario. Piacere è solo il nome che gli si attribuisce per un senso comune e condiviso, ma in questo caso non lo è, è un appagamento indotto da un tipo di sofferenza interna.
La cosa che più mi scombussola di tutta questa storia è che come ho detto prima, Izaya si autoconvince di meritarselo facendo ricadere le accuse su di lui, incriminandosi con la colpa di essere lui che se le cerca, lui che provoca, con l’esito di volersi privare del diritto anche di protestare, di essere costretto a dire “quindi non posso lamentarmene”. Ciò che fa rabbrividire è che, anche se fosse stato consenziente, in molte scene ha 15 anni (fa un po’ senso parlare di consenso a quest’età, non sai veramente cosa implica e cosa stai facendo) e dall’altra parte c’è un adulto, qualcuno che la responsabilità ce l’ha e nel momento in cui sceglie di ignorarla diventa un approfittatore. Quanto è malato che siano attratti da un ragazzino? Vorrei dire che risulta irreale, ma purtroppo non lo è, anzi.
Pooooi. È un capitolo in cui la Fe di Izaya fa di nuovo capolino, mostrando accenni della sua esistenza (incredibile… è viva? *la tocca titubante con un ramoscello*) (Questo mi riporta a galla tutte le conversazioni in cui Izaya viene definito come INFJ. Just no.) (Sì, ne abbiamo parlato, ma just no.)
A parte che, ma quante scuse inventa? Intervenire con l’unico scopo di scoprire le reazioni di chi ha davanti? Era il cacciatore che non devi augurarti di incontrare quando stai scappando dall’orco? Solo io sento una vocina nella testa che mi sta suggerendo la parola “r-i-d-i-c-o-l-o”?
E pssst. “Era un tipo calvo” *guarda Nobu con circospezione* dillo che l’hai fatto apposta, dillo. Poteva avere i capelli alla Johnny Bravo o la cresta da punk colore verde fluo, ma no, l’hai fatto calvo. Lo fai apposta.
Cerco di non prolungarmi dato che ne abbiamo parlato proprio ultimamente, ma ci sono delle osservazioni molto puntuali sparse per tutto il capitolo. La scena con Lisa sulla metro è un episodio visto e rivisto che sarà capitato almeno una volta nella vita di ogni donna. E la constatazione di un messaggio diffuso con quella che viene definita “rassegnazione passiva”, l’arrendevolezza all’evidenza che domina ogni giornata in ogni parte del mondo, quella che se sei donna automaticamente certe cose devi aspettartele e sei tu a dover prendere provvedimenti per non farle accadere, costituisce un’accettazione indottrinata fin da quando si è piccole, manifestando che un modo di opporsi non esiste, che la norma non è la combattività, ma essere sottomessa. La donna che fa spallucce non sarà piaciuta a nessuno, ma è doloroso che il gesto di ammonizione ci sia anche per la donna stessa, perché forse quel rimprovero lo sta rivolgendo alla sé stessa del passato o ad una sé stessa del futuro. Perché forse lei stessa si è ritrovata a vivere una situazione simile e ciò che ne ha assimilato è lo stesso insegnamento che sta trasmettendo ad una ragazzina. È malefico il senso di remissività comune che viene plasmato.
Ma tornando alla fic (io lo sapevo che avrei deviato troppo su questi temi, lo sapevo), mi sono chiesta se quella di Izaya fosse un’osservazione sul momento o se fosse dovuta anche ad un ricordo passato. Sebbene non si sappia ancora nello specifico come sono andate le cose, anche ciò che ha fatto Kyouko, non pronunciarsi sugli stupri, è un simbolo della stessa rassegnazione passiva a cui fa riferimento. Però forse prima di intraprendere questo discorso dovrei aspettare di avere il quadro completo.
Comunque, quel che è peggio della situazione è che la differenza fra una realtà fantastica, quella della fanfic, e la nostra realtà, quella del mondo in cui viviamo, è che in un evento reale probabilmente nessuno sarebbe intervenuto in difesa di Lisa. Ed il brutto è esattamente questa realizzazione, che della scena citata la parte più inverosimile sia una mossa d’aiuto. Il fatto che, tra l’altro, ad intercedere sia un pene-munito (*guarda Izaya* ehm. Vabbè, faccio la brava, non lo dico) e quindi non solo abbiamo l’eroe del momento, ma è addirittura un uomo! Subito da fare santo! Osanniamo collettivamente un minimo di decenza umana!
E poiii. Sono felice che non si sia solo limitato ad intervenire, ma che l’abbia anche rassicurata su un discorso che dovrebbe essere ovvio, ma quando ci stai dentro non lo è, perché non lo vedi. Che le abbia detto che la colpa non è sua, che non è lei quella che dovrebbe vergognarsi, ma dovrebbe farlo chi questa vergogna ha voluto fargliela provare. Quando poi nella conversazione ha inserito le gemelline… ripeto ciò che ho già espresso in chat, ma ho raggelato sul posto nel momento in cui ho realizzato di star leggendo alcuni passaggi all’interno del capitolo non con nonchalance (io che non mi arrabbio su questi argomenti, tsè) e non con indifferenza, eppure con una sensazione di normalizzazione assurda. Non mi ha fatto strabuzzare gli occhi il dettaglio di Izaya che insegna alle sorelle come difendersi, perché (e qui raggelo di nuovo scrivendolo) è normale. Non è nulla che non abbia già visto o sentito. È una realtà concreta, vera. Cioè, ho letto tutto quasi intravedendo un realismo surreale (?) perché sono episodi autentici, ma non ne realizzi l’assurdità fino a quando non li vedi su carta o pellicola, fino a quando non li estrapoli dal contesto quotidiano.
Questo capitolo è un concentrato di temi che meriterebbero molto più che delle misere righette dove ribadisco l’ovvio, ma mi fermo qui e sul serio questa volta, perché fra le mie intenzioni non rientrava quella di scrivere un trattato su questo hahaha
Mi fa ridere che sono stata tutto il tempo a chiedermi chi fosse la ragazzina delle novel quando svelava la sua identità letteralmente al rigo successivo, con te nel frattempo che mi dicevi “cricchio, ma leggiii lo dice dopo!”
La mia Ni è complicatina. E sappi che come ce l’ho avuta con Narita per aver inserito fra i conoscenti di Izaya una semi-omonima, allo stesso modo ce l’ho con te perché l’hai inclusa in VR. Almeno Narita si era limitato a citarla, tu no, tu hai osato inquadrarli mentre interagiscono. Capisci che vedergli rivolgere la parola ad una tizia che si chiama Lisa (Risa, come l’hai scritto tu) è stato inquietante? Perché tanto di traumi questa fanfic me ne ha dati pochi.
Però devo ammettere che l’ho apprezzata, specie perché ha minacciato l’incolumità dei testicoli di Izaya (ma non si può minacciare qualcosa che non esist- la smetto) e la chicca “Come-ti-pare Stronzo?”
Approvata. Dimmi, per caratterizzarla così hai preso spunto da qualcuno che conosci? Mh?
Scherzi a parte, l’ho apprezzata anche per la sua funzione di “specchio”. È Izaya stesso a percepire l’ironia di quella situazione, è rivedere nell’altra una versione di sé stesso appartenente ad un’epoca passata e potergli dire ciò che nessuno gli ha detto quando in quella situazione ci si è trovato lui. “Impara a difenderti da sola” è un preavviso per tutti gli altri episodi in cui si imbatterà (si spera di no), è ciò che invece lui ha dovuto imparare a sue spese, perché rare sono le volte in cui qualcuno si fa avanti per prestare soccorso ad un’altra persona che ne necessita.
Passando al sogno e ai ricordi che a mano a mano riaffiorano. In verità, cerco di non soffermarmi troppo perché questa recensione sta sfidando la lunghezza dei capitoli di VR (pff, seh) e perché il tizio sulla soglia della porta è ew.
L’aneddoto sulla padella mi ha stesa. Shizuo, sei tutto scemotto. Ma trovo adorabile (ih, questa è una molestia) il sorriso inconscio e come anche nei sogni Shizuo riesca a raggiungerlo e a confortarlo senza saperlo.
C’è una frase presente nell’intermezzo dove Izaya si trova in macchina con Shirou che viene ripetuta anche qui, “perché era il genere di persona che giudica il valore delle cose in base a quanto costano” e nel contesto costruito nel sogno è ancora più affliggente. L’idea di farsi acquistare per assopire il desiderio di essere voluto, valorizzare sé stesso in base a quanto lo apprezzano gli altri. Ed è preoccupante, perché la domanda che si pone, “quanto valgo?”, immagazzina tutto ciò, come se il proprio valore fosse determinato da questo, da quanto qualcuno è disposto a dargli anche in un senso più metaforico.
“Era stanco di dare troppo a poco prezzo. Stanco di posare coperte sugli altri, stanco di tendere le braccia, stanco di chinarsi su tutte le culle per fare una carezza alle cose brutte e tristi che ne avevano bisogno. Voleva ricevere. Voleva pretendere”, “A volte si sentiva ancora come quel bambino che saliva su uno sgabello per prendere qualcosa da una mensola che le sue sorelle gli stavano indicando. Ma a volte avrebbe voluto essere lui a indicare una mensola.”
È inutile che dica quanto sento personalmente queste frasi. Non mi piace mettere di me nelle recensioni, spesso cerco di porre un distacco fra me e ciò che leggo (o meglio, è una muraglia emotiva che si erge quando racconto ciò che ho letto io, non mi piace espormiii), ma altrettanto spesso mi risulta difficile con VR, perché non ho mai sentito qualcosa di così mio nonostante non mi appartenga. È sconcertante – veramente, mi lascia allibita e mi imbarazza hahaha
Ho un rapporto strano con Izaya ultimamente, probabilmente a causa di quel famoso periodo di transizione di cui ti ho parlato. A maggior ragione per me è strano visualizzarlo così, leggere di quel lato fragile e nascosto che non ha mai voluto rivelare. Comprendo perfettamente la sensazione di avvolgere sempre gli altri nelle coperte, ma non avere nessuno che tende le mani quando è il proprio turno di essere raggomitolati e nonostante ciò continuare a prendersi cura di chi si ha davanti. Essere sempre colui che sale sullo sgabello con annesso il rischio di sporgersi troppo sbilanciandosi e cadendo. Sta impugnando il ruolo di quella figura portante che ha sempre desiderato avere fin da bambino (che tutti dovrebbero avere fin da bambini), ma che non gli è mai stata concessa. Da un lato è lodevole, ma dall’altro penso che sia un bene dire basta…? Ed è quello che un giorno farà e sarà una scelta causata proprio da questo sbilancio unilaterale. Ma quando smetterà di allungarsi per raggiungere le mensole non risolverà il problema, instaurerà un disequilibrio diverso.
E quindi, mi piace quel “un giorno non avrebbe più aspettato dieci minuti per nessuno” perché la verità è che ultimamente penso che… faccia bene? Sarebbe una specie di riscatto personale, anche se gli creerà solo danni diversi da quelli presenti ora.
Mi fa un po’ senso scrivere queste cose haha. Spero di tornare qui un giorno per rileggere questa recensione e dirmi “no, non è vero, la soluzione non è questa!” come ho fatto fino ad ora. Purtroppo con Izaya sappiamo già come finirà – mi ero ripromessa di non pensare all’epilogo o a Ketsu. Ho fallito anche oggi.
Dunque, fatto tutto ‘sto discorsone forse ora acquisirà una logica più sensata dire che a me la scena del cavalcavia è piaciuta! Specifico per non sembrare fuorviante anche qui che ad essermi piaciuto non è stato il momento spinto in sé (ew, ti prego, no), bensì l’atmosfera che aleggiava in sottofondo, l’atteggiamento di Izaya. Mi ha conquistato il mood “anche io voglio pretendere di ricevere qualcosa” fasciato da quel tono rabbioso.
… Il problema è che la scena me l’ha fatto odiare per il contesto. È un lato di Izaya che mi farà incavolare (I’m ready), ma che vorrei vedere in altre circostanze, non di certo… in questa roba qua. Mi è piaciuta l’intensità di ciò che stava provando e come lo stava provando, ma vorrei che non si aggrappasse agli eventi sbagliati.
… Vabbè, sto fresca allora.
E arrivo all’ultima parte (*osserva il conteggio parole* oh shit, devo stringere).
Il fatto che con quei soldi ci abbia comprato l’orologio di Shizuo gnn.
Vabbè! Mi concentro sugli argomenti più felici!
Quest’ultimo pezzo è stato veramente una boccata d’aria. I POV di Izaya sono sempre talmente soffocanti, speravo che nel mezzo o alla fine ci fossero delle pause per riprendere fiato. Questo capitolo è straziante, eppure tutte le volte in cui appariva qualche accenno alla shizaya sorridevo come una scema davanti allo schermo. Tralasciando che il lato tsuntsun di Izaya mi fa schiattare e il momento in cui ha ringraziato il cielo che Shizuo non gli avesse chiesto di uscire per Natale altrimenti sai che problema, grande liberazione non avere un appuntamento (mpf, Izaya), ecco, accantonando che già qui stavo morendo, poi sono rimorta subito dopo alla parte del camion dell’immondizia. Shizuo ormai lo insulta anche involontariamente, è proprio il mio idolo, il mio modello di vita. Un’aspirazione.
Anche se quel “dimentica” alla fine, ugh.
L’ho scritto anche nella recensione del capitolo precedente a questo, ma riconoscere finalmente il bisogno di potersi fidare di qualcuno quando non ha modo di fare affidamento su sé stesso è così importante ed è altrettanto essenziale che riscontri questo ruolo in Shizuo, proprio perché anche se edulcora la pillola resta sincero e non gli nasconde la verità. Importante specie perché questo capitolo è l’esempio incontestabile che Izaya percepisca un distacco verso sé stesso anche quando è cosciente. Per tutte queste pagine viene illustrato che non ha appigli attendibili. C’è sempre un “Shinra aveva detto”, “Hideki aveva detto” mai un “Izaya aveva detto.”
Meno male che io, invece, avevo detto che mi sarei concentrata su argomenti più felici. Ho sviluppato una concezione molto atipica di “felicità”. Devi avermi influenzato tu, sei stata una brutta compagnia.
Mi avevi detto che in questo capitolo compaiono tutte le personalità di Izaya, di conseguenza mi sono armata di tanto intuito e di una buona dose di pazienza per arrivare alla conclusione che… non ne ho beccata nemmeno mezza.
Sssscherzo. Qualcosina ho trovato, credo.
Lucian penso che sia quello più scontato, vbb. Poooi. “Izaya avrebbe voluto dire un nome, un nome curioso che un tempo lo riempiva di vanto, come se fosse un titolo regale; avrebbe voluto dirlo, ma gli sfuggiva, sulla lingua diventava estraneo come quel luogo. Perché nelle pagine illustrate del suo libro, il bosco era luminoso e di un verde brillante, un bosco delle fiabe, come quello che aveva preteso di allestire in camera sua copiando gli alberi di cartapesta di una recita. Ma quello non era il suo bosco, si era perso. Quello era un bosco pieno di cose brutte e tristi, mentre nel suo erano belle e felici” immagino che sia un riferimento a Pymbor e mi hai illuminata sul fatto che le metafore in cui citi copertine e culle fossero di Pym insieme ai momenti in cui dice “i suoi genitori sarebbero stati fieri di lui” e frasi affini, mentre Bor mi è venuto in mente durante il litigio a casa.
Deduco che Il Mago sia il barbone nel sogno, ma anche questo viene fatto presente in modo abbastanza esplicito (“Non aveva badato al fatto che il barbone si fosse sollevato da un manto nero puntellato di stelle, né che sotto indossasse un accappatoio a mo’ di tunica, né che in testa avesse un cilindro. Era lui quando da piccolo si travestiva da mago” e anche “Un cane tenuto al guinzaglio da un cumulo di cenci che non avevano notato, perché allo sguardo sembrava solo un angolo più denso di buio, come un groviglio, uno scarabocchio nero” immagino che faccia riferimento al ragno).
Il serpente, sarà per le tematiche sessuali onnipresenti in tutto il capitolo, ma lo vedo sparso un po’ ovunque, specie nel sogno quando il tipo sul divano inizia ad offrirgli dei soldi (mi ricorda molto la frase che dice nel capitolo 16, “Era come dicevo sempre, l’amore si compra con il corpo. Dai e ricevi, ricevi e dai”).
Abbandono, sarà semplicistico, ma lo vedo all’inizio, nel flashback del capitolo 29… eee non mi ricordo più se avevo beccato altre frasi. Il Muto non saprei dove individuarlo se non quando fissa Hideki in silenzio haha anche se così facendo intacca la scena in cui è presente Lucian.
Isa mi è venuto spesso in mente nelle parti in cui sbraita, ma in particolar modo nella scena del cavalcavia.
Non manca più nessuno ♫ solo non si vede… Daniil.
Ho riletto il capitolo più volte.
Mi sono arrovellata le meningi.
Ho chiesto consiglio al sommo soffitto.
Ma non lo trovo. Mi sento come il padre di Nemo. Se non si vuole far trovare, restasse in Siberia – nu, scherzo. Daniil e Isa sono i miei preferiti, a maggior ragione mi dispiace non scovare neanche un indizio.
Proprio non si vuole fare trovare da me. Perchééé. Dove seiii. Где ты? (Prima che tu lo chieda, no, oltre al morse non mi è stato insegnato anche il russo e sì, mi sto affidando all’ampia saggezza di internet. Spero che non sia come in cinese dove se sbagli un accento finisci per dare della cavalla a tua madre. In caso, sei un tenero pony.)
In conclusione, posso affermare che questo capitolo si è dimostrato essere come stavi attentamente cercando di suggerirmi ancor prima che iniziassi a scriverlo: uno strazio.
Come al solito, offendi i tuoi pargoli senza ritegno. “Questo capitolo fa schifo”. Tuuuu fai schifo. Come ti permetti di insultare i tuoi capolavori? Mh? Vuoi tirare fuori lo Shizuo che è in me (ohoh~)?
Personalmente, non l’ho trovato pesante – o meglio! I temi sono giustamente delicati, perciò il capitolo strascina con sé un peso considerevole, ma non l’ho trovato affatto noioso, anzi! Istiga quella curiosità che ti rapisce tenendoti incollata allo schermo perché vuoi saltare subito al rigo successivo per sapere cosa sta succedendo.
Ma poiii lasciatelo dire: tu sei un genio. Come ti è venuta in mente la struttura a fermate? L’ho amata. La sovrapposizione fra le tappe reali e quelle presenti nella mente di Izaya è brillante. A volte mi chiedo dove trovi l’inventiva per scrivere i capitoli con dei determinati schemi. E oooh, “Penultima fermata. Capitolo 27.” È genialeee.
Ah, e anche qui, non mi ripeto perché l’ho già detto nei vecchi capitoli, ma adoro quando Izaya si focalizza sul mondo esterno studiando gli altri.
Non ho commentato tutto perché su alcune cose non gliewwwwwwwla faccio. Specie il tizio creepy e il particolare di aver capito che davanti ha un minore… è rivoltante. Ma tanto ti sei sorbita già troppo, lo vedo che stai tirando un sospiro di sollievo perché finalmente sto per concludere questo Rotolone Regina. Ero pure un po’ titubante sul lasciare una recensione perché meh vorrei focalizzarmi sui cHAPPY come li hai chiamati tu, sul fluff. Give it to me, my body is ready.
Prima di andarmene (ehi, non spintonarmi, un attimo di pazienza!), volevo dire una cosetta che è slegata da questo capitolo, ma si estende per tutta la fanfic in modo generalizzato.
Arriverà un giorno in cui questa bellissima opera avrà la sua conclusione (se spera) e allora io me la rileggerò per l’ennesima volta (oh cielo) perché finalmente quando tutto avrà senso potremo capire anche i pelucchi più nascosti e che fino ad ora non abbiamo notato, attribuendo a ciò che abbiamo letto nuovi significati. Ho sentito spesso parlare di persone che rileggono quel libro specifico che gli ha cambiato la vita e gli è entrato nel cuore, perché ogni volta dona qualcosa di diverso benché le pagine restino invariate – raramente è capitato a me, l’unica eccezione fino ad ora è stata il Piccolo Principe, che ormai è un libricino che rivisito a cadenza regolare (pssst, la me 14enne rimase molto sorpresa di trovarlo citato proprio qui. Che poi, reputo azzeccatissima la scena della volpe per Izaya) … e non posso saperlo con certezza, ma sento che VR è pericolosamente vicina a diventare questo. In un certo senso, ci sono praticamente cresciuta con questa fanfic. La prima volta che l’ho letta ero una ragazzina quasi uscita dalle medie e dentro ci vedevo tante cose, ma non tante quante adesso. Ad ogni rilettura si accumulavano nuove considerazioni e ne ricavavo tanti altri concetti, altri pensieri che prima non percepivo. Mi piace pensare che sia una storia che evolve insieme a noi. Quindi, nulla, spero vivamente di poterla vedere finalmente completa un giorno (a parte che sarà sicuramente una grande soddisfazione per te!) e di poterla rileggere da capo ancora e ancora e ancora. Non importa quante siano le riletture, non importa quante siano le volte in cui mi immergo fra le stesse pagine, per me VR è sempre stata (e spero che sarà sempre) una di quelle storie che non mi stancherò mai di rileggere. E lo so, ogni volta ti riempio di complimenti, ma lo faccio da lettrice molto affezionata. Sai bene quanto sia precisina (lo sai), quanto sia pignola (lo sai), quanto mi soffermi sui particolari e quanto spesso in passato mi sia capitato di storcere il naso perché non trovavo mai qualcosa che mi soddisfacesse pienamente - ma con VR è successo. Mentirei se dicessi che mi sia sempre andato bene tutto (vabbè, e che non sai nemmeno questo? Quanti PM ci siamo scambiate anni fa sull’orientamento sessuale di Shizuo? Quante conversazioni sul fatto che Izaya fumasse? Parliamo di secoli or sono), ma in realtà io la fanfic la ringrazio anche per questo… per non avermi dato le cose a modo mio, perché per una volta il mio lato puntiglioso si è fatto da parte dicendo “ah, ma sai che così non è per niente male?”, a spronarmi a vedere le cose non solo com’erano prefissate nella mia testa, ma anche da altre angolazioni che non sapevo di gradire… e non è che l’abbia mandato giù passivamente, sono decisioni che ho accettato perché ho scoperto che mi piacciono anche così (anzi, lo stupore è stato scoprire che così mi piacciono perfino di più).
Che parafrasi assurdamente lunga per dire che ho visto del potenziale nel trio Izaya/sigarette/Shizuo.
Iiiih. Ho finito.
E mannaggia alle note. Mi hai fatto aprire un link (…) contenente un asmr (…) pessima, sei pessima.
Dalle mie elucubrazioni è tutto. Vado a… chiudere gli occhi.
Bye bye bii.
P.S. “Perché non poteva farsi i fatti suoi, già che ne aveva troppi?” Io 🤝 Izaya (ew. Dopo la mano me la lavo). |