Il mostro sotto il letto
di XShade-Shinra
Non devi fare tutte queste storie quando papà fa il turno di notte» disse dolce. Improprietà lessicale -> “disse dolcemente” o “disse con fare dolce”
fin'oltre -> non serve l’apostrofo
“«Ma mamma…» fece per dire la bambina, prima che la donna la interrompesse:
«Niente “ma”, ora a letto» disse severa” -> ripetizione del verbo “dire” in uno spazio troppo ristretto. Potresti cambiare con: “fece per obiettare” o “fece per protestare”.
Sembra quasi l’inizio di una barzelletta, ma il finale è tragico e, oserei dire, realizzato con grande effetto. Hai mantenuto un tono leggero e confortevole per tutto il tempo; nonostante la paura della bimba, è il buonsenso della madre che traspare nel testo e questo fa sì di rendere la conclusione sorprendente e inaspettata. Ho, però, percepito il testo un po’ ridondante e ripetitivo, a causa di tutte le volte che, in così poco spazio, hai usato termini come “mamma” e “bambina” o una delle loro varianti. Il lessico e il cambio di tono nei dialoghi, tra l’altro adoperato in modo chiaro e ben definito, serve appunto per evitare tali ripetizioni: il lettore, leggendo, capisce da sé chi dice cosa, senza che tu debba aggiungere il soggetto dopo ogni discorso diretto.
Va da sé che la trama è molto originale e ben congeniata. Ho adorato la soluzione finale, questo ironico colpo di scena che mette a tacere l’adulto: i bambini vanno creduti e capiti, ed entro certi limiti accondiscesi. In questo caso, l’infantilità dettata dall’età della figlia pregiudica l’opinione della madre.
Il titolo, ovviamente, è semplice ma racchiude bene l’intera trama. È stato un colpo da maestro, da parte tua, non specificare mai in quale stanza o sotto quale letto la bimba ha visto il mostro: non è mancato il dettaglio, e il gioco, che si intesseva alle spalle della trama superficiale, ha potuto fare scacco matto con tutta la sua eleganza e congenialità.
La bambina ha paura, ma non per sé: questo è un dettaglio fondamentale. All’inizio la mostri come una figlia piagnucolona e impaurita, preda dei pettegolezzi e degli scherzi degli altri, che crede facilmente a ciò che gli viene raccontato. Alla fine, però, ne mostri il coraggio e lo spirito combattivo: è un guerriero che tenta in tutti i modi di salvare la madre, crogiolandosi, infine, nel fallimento.
Mentre la donna, scusa se lo dico, non sembra possedere molta pazienza o spirito di accondiscendenza, il quale non va però frainteso con il viziare i propri figli. La madre è un adulto che non ricorda più quando le parole di un bambino possano essere veritiere, né pare saper riconoscere nella figlia i giusti valori o le corrette intenzioni. Alla fine appare come un genitore distaccato che viene ucciso e ingoiato da un incubo.
Non posso che dirti brava: la storia mi è piaciuta molto; hai saputo tenere la trama in toni molto pacati finché, al momento opportuno, hai completamente fatto balzare il climax della narrazione, invertendo genere e finale di trama. Complimenti! |