Recensioni per
Qualcosa di sbagliato
di Abraxas

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
16/06/12, ore 15:56

L’amicizia fra il branco dei Quiliute io la prenderei come punto di riferimento. Ora ho veramente capito cosa ha provato Quil, in un momento così strano e delicato della sua vita. Lui si è in qualche modo innamorato di una bambina, ma nessuno riesce a capire che non si è innamorato, lui vuole solo stare vicino a lei, vuole la sua sicureza, la sua felicità e un giorno, quando lei sarà più grande vorrà pure il suo amore. Coplimenti, perché i hai fatto leggere un aspetto che non avevo mai cercato di vedere in Twilight. Complimenti (di nuovo!) e a presto.
Costanza

Recensore Veterano
03/03/11, ore 23:17

E' così maledettamente vero, questo Quil, che ti viene voglia di entrare nella storia e di prenderlo a sberle, cosa che, sono sicura, vorrebbe fare anche Embry, perché vorrebbe dire che non è cambiato niente.
E invece è bastato un secondo ed è cambiato tutto. Quil si sente un mostro, sbagliato, per aver avuto l'imprinting con una bimba così piccola, ed è incoraggiato in questo pensiero da quello che gli dice Emily.
Beh, forse far dire proprio la parola "pedofilo" ad Emily è stato un po' azzardato, però è vero anche questo. Perché nei momenti di rabbia si dicono le parole peggiori che ci passino per la testa senza mettere filtri di nessun tipo tra il cervello e le labbra. Perciò, bravo.
Mi piace davvero il fatto che Quil sia così... titubante, nell'affrontare la nuova situazione che gli si è posta davanti, e che non passi tutto come la cosa "perfetta" che la zia Steph ci vuole far ingoiare con un bastone.
Quil è un ragazzino di sedici anni, con tutti i dubbi che questa età porta con sé, e, nonostante possa essere infinitamente maturo, è con quella mentalità che si approccia all'imprinting.
Un ragazzo di sedici anni legato per sempre a una bambina di due. E, ok, la bambina crescerà, ma al ragazzo il "perché proprio a me" potrebbe sorgere spontaneo.
E, ovviamente, una nota finale va a Embry, giocherellone come è nella sua natura, ma allo stesso tempo un amico vero. Rispetta i silenzi di Quil, nonostante cerchi di tirargli su il morale, e la sua costanza e la sua amicizia vengono premiate alla fine. Quil gli riserva una battutaccia, e, anche se la storia finisce così, mi immagino i due amici a sorridersi l'un l'altro come due cretini.

Mi piacciono i tuoi quadri di realtà, che gettano una luce "vera" su questi personaggi fin troppo perfetti e fin troppo piegati alla necessità della narrazione.

Bravo, bravissimo, come sempre :)

Recensore Master
16/02/11, ore 22:55

Me la sono riletta tutta con calma, gustandola di nuovo, e ricordando con tenerezza -mia, perlomeno- :-) la sera in cui abbiamo parlato dei pericoli che può correre un bimbo in casa.
Due parti di chiacchiera, una per te e una per la Meyer.
Tu sei magistrale come al solito. Il tema è forte e scottante, ma passa quasi in secondo piano davanti al quadro perfetto che hai saputo dipingere dell'amicizia tra due ragazzi normali, un'amicizia che guarda caso è nata a La Push e vive un istante magico a First Beach, ma potrebbe essere nata a Bruzzano e vivere un attimo magico sui Navigli. L'interazione dei tuoi due personaggi è fantastica, sono così VERI che sembrano far parte della compagnia di sempre, di quelli che conosci dalle elementari, ce li ho anch'io due così nella rubrica del mio cellulare. Hai tratteggiato qualcosa di molto vero, al di là del tema.
Embry che tira fuori la verità, che conforta con una battuta, che prende in giro, è IC col personaggio che la Meyer ha solo tratteggiato ma che emerge per logica, come lo ha vita lo ha voluto, in base a quello che sappiamo di lui. Mi piace forse anche più di Quil, anche se non è il protagonista.
Quil, da parte sua, mi fa una tenerezza infinita. Un personaggio "vero" anche lui, così tanto vero che chiunque reagirebbe come lui di fronte a... a... a... un abominio come quello creato da Stephenie Meyer.
E siamo arrivati a lei.
E' un abominio. Lo detesto. E' una schifezza che non aggiunge magia a una storia, non fa sognare, non apre il cuore. Non a me. E' un abominio, un insulto alla libertà delle persone, al buon senso e alla leggibilità di un libro e di una trama. Sai che mi sono affezionata a storie dove l'imprinting esiste ed ha agito, vedi le Jake/Nessie che entrambi amiamo, ma non credo andrò mai oltre e lì non si tratta del tema in sè, si tratta solo della bravura dell'autore nel muovere i suoi personaggi.
Al di là di questo, è un abominio. Non è poetico, mi fa solo venire mal di stomaco. Mi fa venire il mal di stomaco condannare un uomo ad aspettare per sette anni una bambina, opprimere entrambi con un vincolo caduto dal cielo. E' un espediente da botteghino che umilia la profondità dei personaggi e la libertà di "persone" dei personaggi. Bleah!
Detto questo, tu con quell'abominio hai costruito un piccolo capolavoro. Non esito a usare parole grosse, con te, te le meriti tutte.
Fai conto che io in questa storia sia però Emily incazzata nera, anche se non darei mai e poi mai del pedofilo al povero Quil :-)
Un abbraccio, come sempre
J

Recensore Master
08/02/11, ore 09:37

Idea carina e originale per questo missing moment.
Sai, anch'io mi sono posta le stesse domande di Quil. Insomma, l'idea che un adolescente super pompato si innamori di una bambina di due anni... mi disgusta un po', ecco. Probabilmente avrei reagito come Emily, pur conoscendo tutti i segreti dei lupi. Forse è anche colpa dei miei pregiudizi verso l'imprinting: ai miei occhi un'immane cavolata, inventata soltanto e appositamente per impostare Jacob.
Ma sto divango.
Volevo semplicemente dire: ho apprezzato la tua idea di sottolineare la stranezza dell'imprinting, usando chi ne è stato coinvolto in prima persona. I dubbi e le insicurezze fanno parte dell'animo umano, ma la Meyer non sembra rendersene conto.
E poi ho adorato il modo in cui hai fatto interagire i due ragazzi. Molto spontaneo e naturale. Anche i pensieri di Quil paiono molto credibili.
Complimenti.
vannagio