(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) "Ritratto di Signora" è una di quelle storie tanto ispirate da suonare quasi stonate in un contesto narrativo votato alla propria ripetizione tautologica. In un fandom in cui domina infatti il ricorrere di trame più o meno inverosimili, giocate su accoppiamenti arditi più che sul gusto del tributo, nei fatti, offre al lettore non solo la possibilità di apprezzare pagine curate nella lingua, nell'ambientazione e nel dettaglio, quanto soprattutto di cogliere senza la minima difficoltà i tratti dei personaggi amati e qui celebrati con estrema fedeltà al canone originale. La felice intuizione di Keiko - felice perché si trasforma in un pezzo di bravura e felice per il diletto che ne trae chi sfoglia questo piccolo gioiello - è quella di abbandonare il filone che ha avuto più seguito nell'area del fandom di Harry Potter (sarebbe a dire l'anticipazione della chiusa o la descrizione di eventi che hanno come protagonisti i personaggi principali dell'opera) per approfondire le vicende inerenti le due generazioni che precedono quella eroica e maledetta raccontata dalla Rowling. Non si tratta, tuttavia, della consueta digressione sui Malandrini, quanto piuttosto di un'analisi critica, dolente, a tratti venata di una nostalgia incredibilmente amara, del progressivo degrado morale della famiglia Black, di cui le tre splendide eredi sono specchio e simbolo. "Ritratto di Signora" è senz'altro la brillante rivincita di Tonks, colta nella stagione più gloriosa della sua adolescenza e accompagnata sino al coronamento di un vagheggiato sogno d'amore: ma è anche, se non soprattutto, un'ideale immagine seppiata in cui si riflette sua madre, orgogliosa, ribelle, fortissima e determinata anche quando la storia le assegna il ruolo di perdente. In un crescendo corale, cui è impossibile ascrivere una sola acme drammatica, perché ricchissime di momenti esemplari, queste pagine narrano un intero capitolo della storia del Mondo Magico: lo fanno, soprattutto, attraverso donne che abbandonano la cornice per assumere la statura morale di demiurghi ed eroine. E se per Andromeda la rinuncia a Rabastan segna la morte di un'epoca e una decisa scelta di campo, per Tonks affondare nei ricordi materni è l'emenda finale di una macchia inesistente. "Ritratto di Signora"? Verrebbe da dire uno sia troppo poco per i volti straordinari che Keiko ci offre, segnalandosi per l'ennesima volta come una di quelle narratrici appassionate che costituiscono pure l'anima del fandom migliore. |